I Green Bay Packers hanno ritrovato loro stessi nel momento più consono della stagione. Per tutta l’ultima parte del campionato regolare sono difatti risultati essere una squadra dalle risultanze esattamente contrarie rispetto a quelle messe in mostra l’anno scorso, due anni fa o cinque anni fa, costantemente attrezzati di un attacco letale e produttivo e con una difesa che spesso era risultata individuabile quale pecora nera della situazione.
La Wild Card disputatasi a Washington ha fornito indicazioni ancora differenti. Il reparto difensivo è stato fondamentale permettendo a Green Bay di prendersi tutto il primo tempo per risolvere quei fastidiosi problemi offensivi, che dall’intervallo in poi non si sono più fatti vivi. Ed i Packers, pur non essendo devastanti come di consuetudine, sono magicamente tornati una squadra in grado di presentare un attacco completo e produttivo, il che ha certamente rappresentato la chiave di lettura principale analizzando l’affermazione contro i Redskins.
Per larghi tratti della regular season non c’è stata una connessione adeguata tra Aaron Rodgers e la sua fornita batteria di ricevitori, un qualcosa di davvero strano se si pensa agli automatismi creati negli anni, e l’aspetto maggiormente bizzarro della faccenda era individuabile nel fatto che più gli addetti ai lavori pensavano che la crisi fosse solo temporanea e più i Packers sprofondavano verso il basso, alimentando le frequenti espressioni di sconforto leggibili nel viso di un quarterback ora non più in grado di giocare come una macchina industriale tarata con la maggiore delle precisioni.
Green Bay, reduce da due stop consecutivi per chiudere la regular season, ha mostrato i denti quando andava fatto, sotto la pressione di una possibile eliminazione che rappresenta pur sempre una grande delusione nei confronti dell’immenso lavoro che ogni squadra esegue per prepararsi alla stagione, ed è proprio così che il team di un Mike McCarthy spettacolare nell’eseguire correzioni al gameplan durante l’intervallo si è scrollato di dosso un primo quarto che altro effetto non aveva sortito che quello di confermare tutti i problemi dei Packers.
I motivi del turnaround sono stati essenzialmente due.
Aaron Rodgers non può che far parte del pur breve elenco, essendo improvvisamente tornato a giocare da Mvp trascinando i suoi in ogni situazione richiesta, effettuando gli aggiustamenti corretti nelle letture pre-snap, ritrovandosi ad essere mortifero nel mettere in difficoltà una difesa che ad un certo punto non riusciva ad effettuare le sostituzioni difensive necessarie se non prendendosi qualche penalità di troppo (merito della no-huddle), ma soprattutto rinnovando l’intesa con Randall Cobb e Davante Adams, che sono finalmente parsi ritornare della loro tradizionale consistenza firmando non troppo casualmente una meta ciascuno proprio nel momento in cui la partita veniva riaperta, ovvero durante un secondo quarto nel quale Rodgers ha completato uno spettacolare 14/20 per 148 yard e due segnature.
Ciò che ha maggiormente aiutato i Packers nel secondo tempo è stato tuttavia un gioco di corse altamente efficace, che dopo aver registrato la miseria di 17 yard nei primi trenta minuti ha finito per produrne 141 una volta terminata la gara. Utilizzando una combinazione molto sensata tra Eddie Lacy e James Starks che ha permesso di sfruttare le differenti qualità fisiche dei due running back l’attacco di Green Bay è riuscito ad imporsi nel tempo di possesso ed ha ulteriormente aperto il ventaglio di soluzioni disponibili per il gioco aereo, creando i presupposti per mettere in estrema difficoltà una difesa sempre più stanca e frustrata, impossibilitata nell’ottenere quello stop decisivo per tenere in bilico la situazione.
I Redskins non hanno giocato male guardando la gara nel suo complesso, ma non sono riusciti ad evitare che i loro difetti fossero esposti dagli avversari. La offseason dovrà portare assolutamente delle soluzioni per il problema principale dell’attacco, il mancato rendimento del gioco di corse, un aspetto che se messo correttamente in funzione avrebbe potuto fornire l’antidoto giusto per contrastare i Packers. Alfred Morris ha passato una stagione frustrante, l’assenza del rookie Matt Jones non ha aiutato, e la direzione presa dal match nel secondo tempo ha fatto propendere Jay Gruden al semi-abbandono del backfield. La gara è stata inevitabilmente decisa tra la fine del terzo quarto e l’inizio del primo, periodi coincidenti con i drive che Starks e Lacy hanno portato a termine con una meta ciascuno, mentre dall’altra parte Kirk Cousins cominciava a sentire tantissima pressione, finendo per le terre in sei distinte occasioni, spezzando ogni possibile presa di ritmo.
Di positivo c’è che a Washington sembra finalmente esserci un programma a lungo termine. Cousins era alla sua prima partecipazione da starter in ambiente playoff ed ha risposto se non altro in maniera soddisfacente, senza farsi intimidire dalle circostanze e mostrando una maturazione tangibile rispetto a dodici mesi fa. Non ha commesso grosse stupidaggini pur essendo andato vicino all’intercetto in una manciata di occasioni (uno l’ha salvato l’immenso Jordan Reed, con una giocata da circo), ha fatto girare bene l’attacco per tutto il primo tempo e segnato una meta su corsa per aprire il terzo periodo, è un regista in crescita che ha giocato una stagione molto, molto al di là delle aspettative mettendo su statistiche letteralmente incredibili per tutta la seconda parte della regular season. Se c’è una storia inaspettata in questa stagione, è proprio la sua.
I Redskins, seppure eliminati, possono vedere il loro futuro in maniera diversa. Grazie all’acume del general manager Scot McCloughan, che potrebbe essere visto come il Most Valuable Player occulto della franchigia, il roster è molto ben attrezzato e futuribile e la squadra pare poter finalmente diventare competitiva per un lungo periodo, una sensazione che manca in città da un ventennio abbondante.
Per i Packers è invece già tempo di concentrare ogni forza sulla sfida che vedrà la squadra di McCarthy viaggiare verso il deserto dell’Arizona, per incontrare quella stessa squadra che nella sedicesima settimana di gioco ha preso Green Bay a calci nel sedere. La memoria di quel devastante 38-8 è ancora fresca, ed ancora non è dato sapere se i Packers abbiano ritrovato loro stessi solo momentaneamente oppure se siano pronti ad un’improbabile lunga corsa verso la gloria. I fatti dicono che i Cardinals sono tra le squadre più accreditate per vincere il Super Bowl, e con questo è necessario fare i conti.
Tuttavia, con un Rodgers tornato ai suoi livelli tradizionali, non ce la sentiremmo di escludere nulla.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.