Ci sono voluti ventidue anni e otto sconfitte consecutive ai playoffs per riallacciare il rapporto tra i Chiefs e la vittoria in postseason, evento che non si verificava dal 1994, quando alla guida della franchigia c’era un certo Joe Montana, che scelse proprio Kansas City per giocarsi gli ultimi spiccioli di una gloriosa carriera NFL iniziata a San Francisco.
Un viaggio, dalla California al Missouri, che esattamente vent’anni dopo, con meno gloria alle spalle, ha compiuto Alex Smith, il quarterback che è cresciuto e ha trovato la definitiva maturazione sotto la mano esperta di Andy Reid, ancora una volta dimostratosi uno stratega tra i migliori del football professionistico, capace di preparare al meglio le partite e sfruttare il momento positivissimo del suo team, giunto all’undicesima win consecutiva di questa stagione.
Un trend confermato dall’ottima partenza siglata da Knile Davis, ex primo backup di Jamaal Charles, che pensava di ritagliarsi uno spazio importante dopo l’infortunio del compagno di reparto, ma che invece ha dovuto accontentarsi di ricoprire il ruolo di returner, restando sulla sideline, a fare da spettatore alle imprese dei colleghi Charcandrick West e Spencer Ware.
A secco di touchdown return per tutta la regular season, il prodotto di Arkansas ha saziato la sua sete centrando il bersaglio grosso nella prima azione della postseason NFL 2015, infilzando gli avversari con un ritorno da 106 yards che entra di diritto nella storia della lega, diventando, di fatto, il secondo più lungo di tutti i tempi, dopo quello, da 108 yds, con cui Jacoby Jones aprì il Super Bowl XLVII.
Primo giocatore di sempre a segnare nella prima azione dei playoffs, Davis ha sfruttato tre preziosi blocchi per sfogarsi in campo aperto e regalare a Kansas City il primo vantaggio della partita, indirizzata fin da subito in loro favore; cosa confermata pochi minuti più tardi da Eric Berry, che inaugura la pessima giornata di Brian Hoyer pizzicandolo sulle proprie 33 yards.
Ritornato a giocare dopo che gli era stato diagnosticato il linfoma di Hodgkin nel Novembre dello scorso anno, il numero 29 ha dato seguito alla sua straordinaria storia di vita diventando protagonista già nel quarto di apertura del match con un’azione che ha contribuito ad aumentare ulteriormente la sicurezza e l’autostima dei Chiefs.
Una consapevolezza nei propri mezzi e della propria forza che non è stata nemmeno scalfita dall’intercetto subito nel drive immediatamente successivo da Smith, fermato da Brian Cushing, uno dei leader della fortissima difesa texana, tenuta costantemente sulla corda dagli avversari, abili a sfruttare i suoi punti di forza in loro favore.
Fin dai primi minuti della sfida è infatti parso chiarissimo come Reid volesse approfittare dell’intraprendenza del fenomenale J.J. Watt per conqusitare importanti porzioni di terreno su ogni down; lasciato penetrare spesso e volentieri nel backfield dai lineman di KC, il numero 99 ha infatti chiuso il match con 1 solo tackle all’attivo, a causa anche dell’infortunio subito nel corso del terzo quarto, quando è uscito dal campo per problemi al linguine.
Maltrattato dal rookie Jake Fisher, ignorato spesso e volentieri dalle guardie, più propense ad uscire in pull che affrontarlo direttamente, la stella dei Texans non ha inciso come avrebbe voluto sulla partita, tanto che alla fine ha pure chiesto pubblicamente scusa ai suoi tifosi, come se il fallimento di Houston fosse esclusiva conseguenza della sua prova incolore.
Purtroppo, o per fortuna, i fans assiepati sugli spalti del NRG Stadium, avevano però già individuato i due principali colpevoli della debaclé, il già citato Hoyer, che dopo l’errore iniziale ha collezionato altri 4 turnovers, 3 intercetti e 1 fumble, e l’head coach Bill O’Brien, reo di non aver sostituito il numero 7 con il backup Brandon Weeden, l’eroe delle tre vittorie che hanno consentito ai Texans di staccare il biglietto per i playoffs, aggiudicandosi la AFC South.
Proprio quest’ultimo, che a fine partita dirà che il capo allenatore gli aveva chiesto di scaldarsi sul finire del terzo periodo, è però il primo a prendere le difese degl’indiziati, spiegando che il suo collega aveva espresso il desiderio di guidare i compagni fino al termine del match e che, a quel punto, l’HC non se l’è sentita di farlo uscire dal campo; un fatto riportato anche dallo stesso Hoyer nel postpartita: “Sono stato io a chiedere di concludere la partita alla guida del mio attacco; lasciare i miei compagni in quel momento non mi pareva ne giusto, ne onorevole, e non rientra nemmeno nel mio modo di essere.”
Una scelta indubbiamente nobile, ma che ha forse penalizzato oltremodo Houston, incapace di reggere il passo degli ospiti per tutti i sessanta minuti di football, ed uscita definitivamente dalla partita nel terzo quarto, quando, dopo un buon drive condotto principalmente da Alfred Blue, la offense si è arenata in prossimità dell’endzone avversaria, dove l’ex QB di Patriots e Browns ha servito un comodo intercetto a Josh Mauga sulle 2 yards.
Fermato anche da Marcus Peters e Sean Smith, ad Hoyer non è bastato il prezioso contributo di DeAndre Hopkins, confermatosi ancora una volta uno dei top receiver della lega e autore di alcune prese spettacolari, per salvare almeno l’onore della più giovane delle trentadue franchigie NFL, che ha lasciato la sua casa senza aver messo sul tabellone alcun punto.
Un box score che ha invece celebrato il dominio assoluto, 30-0, da parte dei Chiefs, che dopo la meta in apertura di Davis sono ancora andati a segno in 3 occasioni con il sempre preciso Cairo Santos, 2 FG da 49 yds e 1 da 33 yards, Spencer Ware, corsa da 5 yds, e Chris Conley, ricezione da 9 yards, che dopo l’uscita dal campo di Jeremy Maclin è diventato il WR più cercato da Smith.
Infortunatosi al ginocchio, si presume una possibile lesione al legamento crociato anteriore, il numero 19 che in questo 2015 ha cambiato completamente il volto al passing game di Kansas City, potrebbe saltare la sfida della prossima settimana con i Patriots, nella quale sarà invece presente Travis Kelce, confermatosi un’arma preziosa per l’attacco con 8 ricezioni per 128 yards totali.
L’ultima volta che il team del Missouri ha viaggiato fino a Boston, nella stagione 2011, New England si impose con un netto 34 a 3, risultato vendicato nella regular season dello scorso anno, quando, tra le mura amiche dell’Arrowhead Stadium, i ragazzi di coach Reid si imposero 41 a 14 sugli avversari, causando una delle peggiori prestazioni della carriera a Tom Brady; chissà se quest’ultimo, osservando il trattamento riservato nel match di ieri al suo ex compagno Hoyer, ha ripensato, o meno, a quel match del 29 settembre 2014.
Quello che è certo, è che dopo la prestazione sfoderata ieri, questi Chiefs si sono dimostrati una squadra solida e concreta, ben strutturata su entrambi i lati della palla e con tutte le carte in regola per giocarsi le proprie chances nella sfida del Gillette Stadium.
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…
Vi aspettiamo al Gillette Stadium cari Chiefs per rendervi la lezione del 29/11/14.
Ovvio che dobbiamo recuperare quanti più giocatori possibili ed infatti è proprio per questo che il saggio coach Bill e lo staff hanno deciso di giocare le ultime partite di regular season senza acciaccati anche rischiando di perdere il n 1 nel seed (cosa infatti accaduta).
Waiting for saturday night!
Go Pats Go!
Attenzione perchè Kansas City è lanciatissima verso una doppietta storica, baseball + football.
Vedremo se l’ineffabile coppia B&B saprà tirar fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro…