Cinque squadre simultaneamente a quota 6-0 non s’erano mai viste nemmeno nel campionato più equilibrato che la National Football League fosse riuscita ad organizzare nella sua lunga storia. Un evento inedito, molto diverso rispetto ad un torneo più tradizionale, che ad autunno inoltrato è abituato a vedere una sola franchigia ancora imbattuta, o al massimo due. Una vera e propria caccia all’uomo, che trasforma anche le squadre meno attrezzate in agguerrite combattenti, perché quando si detiene il titolo di unica compagine ancora priva di sconfitte, tutti cercano di dare il massimo per prevalere. Comprese le squadre senza vittorie.
La situazione di questa stagione, a seguito del Thursday Night di questa settimana, è però differente. Cinque squadre perfette non equivalgono necessariamente ad altrettante candidate al Super Bowl, e più o meno per ognuna è stata individuata una possibile debolezza che possa prima o poi intralciare il percorso illibato. Ci sarà da fidarsi, visti i trascorsi, di Cincinnati? Chi perderà tra Denver e Green Bay nello scontro di domani notte portando aritmeticamente il totale delle imbattute a quattro? Carolina durerà ancora a lungo?
I dubbi sono legittimi, ma nessuno osa contestare il clamoroso momento di forma dei Patriots, che giovedì notte hanno ottenuto la loro settima vittoria consecutiva. L’unica critica che viene timidamente rivolta loro è quella di ritrovarsi a giocare a questo livello in un momento del campionato dove ancora l’atmosfera non è abbastanza calda, e ci si chiede in quali condizioni fisiche e mentali New England potrà arrivare una volta che il mese di gennaio busserà alle porte delle partecipanti ai playoff. Questa è una squadra in missione, che sta tenendo ritmi vertiginosi che sembrano essere sostenuti dalla mai cessante propulsione vendicativa di quello scandalo accaduto in offseason, un argomento molto delicato di cui parlare perché andato ad infamare la franchigia senza uno straccio di evidenza, macchiando la figura del Brady pluri-campione e rendendo derisibile quella del Commissioner Roger Goodell, sulla cui presunta imparzialità di giudizio nutre dubbi qualsiasi esperto in materia.
L’onda del combattimento legale tra i Patriots e Goodell è tutt’ora in movimento, e non accenna a fermarsi. A Foxboro la stanno utilizzando come motivazione primaria per sbattere nel muso vittorie a tutti quanti si siano presi la briga di avere dubbi sull’effettiva forza di questa squadra, che ha vinto più di ogni altra nella storia recente del football, con strategie lungimiranti ed investimenti sensati al di là di ogni ragionevole sospetto.
Tom Brady vuole la rivalsa servita su un piatto d’argento, vuole il trofeo di Mvp del Super Bowl e desidera riceverlo dalla stessa persona che l’ha diffamato. E’ grintoso ed agonisticamente cattivo come lo era stato solo nel 2007, l’anno della quasi perfect season. E non a caso i paragoni con quel campionato niente meno che dominante si stanno accumulando copiosamente. Il quarterback proveniente dall’università di Michigan sta viaggiando con un 69% di completi ed un rapporto allucinogeno tra touchdown scagliati ed intercetti subiti: 20 a 1. A livello aereo le possibilità di successo sono così tante che i Patriots possono permettersi di ritrovarsi nei bassifondi della Lega per le statistiche su corsa senza quasi che nessuno ci faccia caso. Brady lancia in media per 344 yard a partita, la squadra è al primo posto per punti segnati, seconda per yard su passaggio e yard totali. Ed il tutto viene sviluppato con una linea offensiva a malapena riuscita, negli ultimi quindici giorni, a mettere in uniforme la bellezza di sei uomini, una scarsità di profondità che ucciderebbe chiunque, ma non certo gli uomini di Bill Belichick.
Sono i soliti Patriots. Quelli che vincono tanto, e che seppure non arrivino sempre ad aggiudicarsi il Super Bowl sono capaci di pervenire con un’invidiabile costanza tra le due migliori compagini della AFC, un posto che oramai sembra spettare loro di diritto vista la qualità di football che giocano. Affrontano ogni ostacolo con metodi diversi, sono letali nell’individuare il punto debole dell’avversario trasformandolo in un vantaggio da sfruttare.
L’edizione del presente campionato mette in atto una distribuzione ottimale dei passaggi, che vede in Rob Gronkowski e Julian Edelman i due fari essenziali di tutto il meccanismo, ma che non ha paura di mettere la testa fuori dalle sicurezze e coinvolgere in tante occasioni anche gli altri. Chiaro, poter schierare un campione come il Gronk non è facoltà di tutti e le cifre parlano chiaro, offrendo i connotati di un’altra possibile stagione leggendaria per uno dei tight end più forti che si siano mai visti sul pianeta Terra, ma l’attacco di New England va ben oltre.
Sa affidarsi a giocatori come Danny Amendola quando la situazione lo richiede, vedendolo ammassare due gare consecutive da oltre 100 yard per poi tornarsene tranquillamente nei ranghi, ma l’aspetto peggiore (per gli avversari) è l’immutato savoir faire di Belichick, che ha saputo tirare fuori dal cilindro un Dion Lewis del tutto inatteso, preziosissimo per tutte quelle situazioni in uscita dal backfield dove l’uno contro uno lo vince sempre lui, ricevendo per 10.9 yard di media a chiamata. Senza poi dimenticare che le alte attenzioni dedicate a Gronkowski aprono spazi per Scott Chandler, uno che al di là degli esigui numeri è meglio tenere d’occhio nelle ultime 20 yard, e che ora è tornato in campo pure Brandon LaFell, restituendo al reparto quell’elemento di statura che mancava alla batteria di ricevitori.
Le statistiche difensive parlano di una squadra molto migliorata sotto alcuni punti di vista, anche se tendente alla concessione in fase aerea. Tuttavia, tutto quello che viene elargito non finisce in punti, e questo è ciò che conta più d’ogni altra faccenda legata al gioco. Gli avversari di New England terminano un drive offensivo con punti a referto nel 28% dei casi. I Patriots, quella percentuale la trasformano in un 55% quando ad attaccare sono loro. La difesa contro le corse funziona piuttosto bene, pur considerando che i dati vengono un pò forzati dal distacco che l’attacco riesce a creare segnando così presto e così spesso, costringendo i coordinatori avversari ad abbandonare le corse per tentare di acuire le distanze.
Chandler Jones sta giocando come un uomo indemoniato. 8.5 sack in nemmeno metà stagione ed una presenza costante nelle vicinanze del quarterback, un giocatore in questo istante incontenibile per forza e tenacia. Patrick Chung e Devin McCourty costituiscono una coppia di safety tra le più efficienti della NFL, consentendo l’applicazione di una moltitudine di schemi differenti. Giocatori come Malcolm Butler, che spesso rischiano di essere ricordati per un particolare evento – in questo caso, l’intercetto decisivo dell’ultimo Super Bowl – per poi sparire misteriosamente, sta invece giocando con notevole costanza di rendimento dimostrandosi un corner completo, in grado di difendere in maniera soddisfacente i passaggi ma che sa contemporaneamente incunearsi con adeguatezza per contribuire a fermare le corse.
Anche da quest’altra parte del campo le armi da utilizzare sono molte, permettendo alla squadra di non doversi sempre affidare ai protagonisti principali. Nelle ultime due settimane Dont’a Hightower ha fatto registrare una pressione sul quarterback in 15 delle 36 occasioni in cui è stato incaricato di andare in pass rush. Dominique Easley fa parte di un pacchetto secondario di non minore rilevanza rispetto a quello base, dove si sta facendo valere vincendo parecchie battaglie in trincea, mostrando tutta la lontananza dei suoi problemi al ginocchio nel tentativo di dissipare i tutti che lo attorniano sin dalla sua selezione nel Draft 2014. Rob Ninkovich ha scritto cifre meno luminose rispetto alle ultime due stagioni, ma il suo saper incidere non si calcola con i semplici numeri, ma con una versatilità che lo vede attaccare il regista con determinazione affrettandone le decisioni, ma anche intuire lo sviluppo dell’azione riuscendo spesso a battere a terra dei passaggi (domenica scorsa ha letteralmente frustrato Ryan Fitzpatrick da questo punto di vista), un insieme di caratteristiche che riescono a farne mettere da parte la tendenza al farsi tagliare fuori spesso dalle azioni di difesa contro le corse. Infine, Duron Harmon permette al defensive coordinator Matt Patricia di disporre schieramenti nickel con tre safety in campo contemporaneanente, mascherando Chung da corner ed intercambiando le responsabilità di ognuno mettendo in crisi le letture del quarterback.
I New England Patriots stanno diventando il terrore di ogni avversario. Vero, hanno battuto squadre in non grandissimo stato di forma o di talento nettamente inferiore, ma si sono imposti già in tre partite divisionali rimettendo ogni gerarchia al suo posto, quand’invece i discorsi di preseason miravano a dimostrare quale tra le compagne divisionali si fosse meglio attrezzata per superarli. Hanno sconfitto dei Jets tostissimi, rinvigoriti da Todd Bowles e da un attacco sorprendentemente produttivo. Hanno tenuto testa ai Bills del vecchio nemico Rex Ryan, attaccando meglio di loro nonostante le evoluzioni di Tyrod Taylor. Hanno cancellato dal campo i Dolphins del nuovo corso di Dan Campbell, una compagine totalmente rivoluzionata in positivo dal nuovo regime.
E’ un momento dove i Patriots sono nuovamente attorniati dalla stessa magica aura di irraggiungibilità che avevano messo in campo in quel 2007 così magico, ma poi concluso con la più grande delle delusioni. Sembra davvero che qualsiasi cosa facciano a loro venga fuori meglio rispetto a chiunque altro, hanno un cumulo di grinta spaventoso, ed una capacità cinica di colpire ripetutamente l’avversario nelle sue manchevolezze.
E così, mentre si continua a riflettere sull’incisività a lungo termine della poca profondità del reparto ricevitori dei Packers, sul fatto che Peyton Manning sia imbattuto solo perché i Broncos possiedono una difesa fantastica, e sulla poca affidabilità storica che quarterback come Andy Dalton e Cam Newton forniscono alle rispettive franchigie in chiave playoff, i Patriots continuano nel loro percorso senza più guardarsi indietro.
Visti così fanno paura. Ed in questo momento del campionato, il ruolo di favoriti non può che andare a loro.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Grande articolo spero solamente che a differenza delle lacrime amare versate nel 2007 quelle del 2016 siano di pura gioia.
Go Pats!