In casa Bills, dopo anni di fallimenti e di ricerca di qb all’altezza era più che necessaria una svolta radicale, nella squadra, nel coaching staff e nel ruolo più importante del football moderno.
Ad oggi due su tre sono i compitini portati a termine e il cambio radicale nel coaching staff, unito a importanti aggiunte in fase offensiva di gioco e una difesa solidissima costruita negli anni possono far intravedere quel miraggio che da 15 anni sfugge prontamente già a metà novembre: i playoff.
I Bills hanno uno dei migliori roster della lega, molto equilibrato e con stelle nei punti nevralgici, ma hanno anche una deficienza ed è enorme: il ruolo di qb non ha nessuno in grado di fare la differenza, ma soprattutto non ha nessuno su cui fare affidamento e ancora peggio, non ha nessuno su contare per non fare errori e buttare via le partite. E questa situazione dura da davvero troppo tempo esclusa la breve parentesi con Bledsoe.
La dirigenza e la proprietà si sono stufati di tanta mediocrità attorno alla squadra e hanno portato una offseason agguerrita che comprende l’assunzione di Rex Ryan come head coach.
Il primo compito difficile per il nuovo coach è stato quello di trovare soluzione alle debolezze dietro il centro. Il primo passo è stato portare i veterani Matt Cassel e Tyrod Taylor a competere e spronare la prima scelta del 2013 EJ Manuel.
Per il momento però i risultati sono davvero pochi e senza Kyle Orton, il veterano subentrato a Manuel nella scorsa stagione, la migliore soluzione sembra essere quella di Matt Cassel, che conosciamo e sappiamo qual è stata la sua carriera e finora.
La soluzione non esalta davvero nessuno ed è per questo che la vera attenzione è da rivolgere verso altri ruoli del reparto offensivo visto che la dirigenza ha preso la situazione in mano è ha provato a compensare le carenze dei qb aggiungendogli intorno importanti pedine.
Innanzitutto l’aggiunta di LeSean McCoy è stato pensata proprio per togliere molti lanci dalle mani del qb e affidarli invece alle gambe e alla velocità di uno dei migliori running back della lega e che soli due anni fa era il leader per corse e yard guadagnate.
Certo si è dovuto sacrificare un prospetto di livello altissimo come Kiko Alonso, anche se reduce da un grave infortunio, ma se, anche grazie al nuovo offensive coordinator Greg Roman, McCoy riuscirà a diventare quel leader offensivo che tutti si aspettano, il sacrificio di Alonso potrà essere mitigato.
McCoy arriva da una stagione non particolaremente brillante, anche a causa di un rapporto non proprio idilliaco con l’ormai ex coach Chip Kelly, ma il ruolo che gli si chiede sarà quello di provare a vincere le partite con la palla in mano e non solo quando ce l’hanno in mano gli altri.
Sulla difesa dei Bills si può fare grande affidamento, ma essere padroni del proprio destino è molto meglio e McCoy può essere quell’uomo in grado di spostare gli equilibri delle partite e il game plan ne terrà conto.
Il parco ricevitori poi è in grado di mascherare le lacune del qb. Non sarà un anno facile per Watkins e Harvin, neo acquisto, perchè gli sarà chiesto lavoro extra. Non sarà sufficiente posizionarsi nel posto giusto, ma dovranno anche essere capaci di creare sufficiente separazione dalla copertura per poter compensare lanci fuori misura e dal tempismo sbagliato.
Un ruolo del genere si può chiedere a Watkins, talento indiscusso che già nel primo anno ha dimostrato di poter spaccare le partite, ma forse un po meno ad Harvin.
La dirigenza, portando sulle sponde del lago Erie un giocatore come Harvin ha voluto precisamente togliere pressione dalle spalle di Watkins ed evitare che la stagione di sophomre, anziché quella dell’esplosione, si trasformi in quella delle difficoltà.
Harvin è infatti un talento cristallino dalle performance alternanti, un talento su cui diverse squadre hanno puntato molto e che però non hanno rimpianto mandandolo via. In questa squadra però sarà un fondamentale aiuto per Watkins, non più costretto dalle cure speciale dei CB avversari.
Robert Wood, terzo ricevitore in slot, giocherà un ruolo forse meno importante, ma ha l’abilità per rispondere presente quando sia Harvin che Watkis non potranno far girare le mani.
Il problema di quest’attacco è forse la linea offensiva. Le certezze sono poche e le “incognite” tante.. di sicuro c’è solo il left tackle Glenn, mentre Incognito, la salute di Wood e gli altri ruoli sono tutti da scoprire e valutare. Il camp dei Bills è tutto rivolto a questa linea che dovrà imparare ad aprire i varchi per far scatenare McCoy, compito non facile e non di sicura riuscita.
Se il lato offensivo della squadra è tutto da scoprire la difesa è quella in grado di vincere le partite e di vendere anche i biglietti. Con l’aggiunta poi di Rex Ryan in panchina e del suo talento difensivo i Bills saranno un dura roccia da affrontare. Per chiunque e da subito perchè per una difesa abituata fino a poco tempo fa al sistema di Pettine, discepolo di Ryan, l’adattamento non sarà difficile.
La perdita di Alonso è stata forte, ma la presenza di Mario Williams e Marcell Dareus e di tutta una difesa rodata sarà un fattore determinante. L’anno passato i Bills sono arrivati a un passo dai playoff proprio grazie alla difesa (già priva di Alonso causa infortunio) e quest’anno coi miglioramenti in attacco e con la speranza che McCoy and Co. possano lasciare un po’ più di respiro ai compagni, la difesa in casa Buffalo si prepara a un anno di altissimo livello.
La linea dei Bills infatti schiera due probowlers e il nose Kyle Williams è forse il migliore nel ruolo. I linebackers, importantissimi nelle difese di Ryan, sono decisamente al completo: oltre alla star Mario Williams ci saranno Jerry Hughes, Preston Brown e Nigel Bradham.
In totale i Bills possono quindi puntare su un front seven quasi senza rivali, ma inoltre posso contare su molta qualità anche in ogni posizione della secondaria: in particolare Stephone Gilmore è cresciuto molto è già da quest’anno potrebbe ritrovarsi tra quei pochi che possono essere definiti “shut down corner”.
I Bills quindi possono contare su un nuovo coach, una delle migliori menti difensive della lega, che si inserisce in un gruppo classificatosi quarto nel complesso e terzo nelle yard concesse su passaggio.
Combinando questo con con l’unità offensiva che sulla carta è migliorata moltissimo si potrebbe pensare che i playoff siano a portata di mano, ma tutto questo deve fare i conti con la situazione qb.
Purtroppo da questo punto di vista Ryan non ha le qualità cristalline per far uscire il genio nascosto dai proprio qb e poi forse non c’è proprio un genio nascosto da far uscire e per questo vedo molto difficile riuscire a migliore il 9-7 dello scorso anno. Il tutto in attesa di un qb in grado di dare una svolta decisiva.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.