Partiamo dalle premesse anzi no…dalle promesse, dato che Tony Romo aveva sostanzialmente assicurato che quella 2014 sarebbe stata una sua grande stagione personale e così è stato, ed ora ha pubblicamente sostenuto che i Dallas Cowboys sono pronti per vincere il Super Bowl, mettendo notevole pressione sul campionato che l’America’s Team si sta preparando ad affrontare. Tuttavia il buon Tony non l’ha certo sparata a caso, d’altro canto la squadra di Jerry Jones arriva da una stagione magari non totalmente soddisfacente (J.J. si ritiene soddisfatto solo quando arrivano trofei da esporre in bacheca…) ma che sicuramente è stata migliorativa rispetto a tutte quelle occasioni in cui Dallas o non si era qualificata per i playoff oppure vi aveva avuto accesso solo per uscirne una settimana dopo. I Cowboys sono invece arrivati ad un passo dal NFC Championship perdendo il secondo turno contro Green Bay per 26-21 dopo aver sconfitto Detroit nella Wild Card, sicuramente un segno tangibile di progresso per una squadra che ha sempre mille attese addosso, dato il suo passato glorioso e vincente.
Ci verrebbe da dire che i Cowboys sarebbero stati molto probabilmente da Super Bowl se solo fossero riusciti a trattenere DeMarco Murray, ma la dura legge del salary cap ha messo la dirigenza alle strette costringendo l’organizzazione a scegliere tra lui e Dez Bryant. Il fortissimo running back si è trasferito a Philadelphia ed i Cowboys dovranno difendere contro di lui due volte l’anno, mentre Bryant ha ricevuto un nuovo contratto pluriennale dopo lunghe trattative con minacce da parte del giocatore di restare fuori durante gli allenamenti previsti.
L’accordo ha tolto di mezzo una distrazione di non poco conto in quanto il caldo Dez Bryant è attualmente inseribile nel lotto dei migliori tre ricevitori della NFL, di anno in anno sta cementando il suo status di nuovo Michael Irvin, e nella passata campagna ha messo assieme la terza stagione consecutiva con almeno 1.200 yard su ricezione prendendo 88 palloni e segnando il massimo in carriera di mete, 16, un lusso troppo sfrenato – data anche l’intesa con Romo – per non poter essere schierato. Quando l’attacco ha bisogno, è lui il playmaker in grado di battere qualsiasi defensive back e trasformare in preziosi punti le idee che provengono dalle linea laterale.
Ora, il vero grattacapo: come rimpiazzare le 1.800 yard abbondanti prodotte da Murray? L’approccio sembra essere quello della rotazione, e c’è molto da dimostrare da questo punto di vista. DeMarco è stato fondamentale per permettere di avere meno pressione sul quarterback e per trasformare le chiamate di corsa in guadagni pressoché certi, un fattore che ha consentito sia una gestione ottimale del cronometro che l’apertura delle soluzioni su passaggio data l’alta concentrazione che le difese avevano su di lui, oggi il compito sembra riversarsi su Joseph Randle, terzo anno da Oklahoma State che ha scritto una produzione interessante (6.7 yard a portata) su un impiego molto limitato, ma chiamato a sobbarcarsi delle responsabilità non da poco, perché senza delle corse effettive potremmo assistere ad una regressione offensiva causata dalla prevedibilità. L’aggiunta di Darren McFadden non ha generato eccessivi entusiasmi per quanto il giocatore abbia espresso la volontà di ricostruirsi una carriera dopo aver deluso ai Raiders, ma le alternative non mancano, in quanto Lance Dunbar è stato sotto-utilizzato per ovvi motivi, ma avrà un ventaglio più ampio di possibilità di giocare.
Se le difese saranno intimidite dal gioco di corse dei Cowboys, per Tony Romo sarà sicuramente un’altra annata di successo. Maturazione indiscutibile del giocatore a parte, tenere onesti gli avversari ha distolto una parte di concentrazione avversaria dal quarterback, ed i risultati si sono visti. Tony ha giocato quello che è considerato da molti il suo miglior football di sempre, limitando il numero di errori commessi in momenti decisivi delle partite, l’unico difetto di una certa rilevanza che si poteva imputare ad un regista che ha completato quasi il 70% dei suoi passaggi con 34 passaggi vincenti a fronte di 9 intercetti, numeri certamente vicini all’eccellenza del ruolo. Segno che a 34 anni certi aspetti del gioco si comprendono meglio che non ad inizio carriera, Romo di errori ne ha commessi tanti ma gli va riconosciuto di aver tratto da essi sempre le migliori lezioni, continuando a stringere i denti a causa di una schiena che finalmente sembra essere completamente guarita.
Per lui è pressoché garantita un’altra stagione nei dintorni delle 3.500 yard, dato che oltre al già citato Dez Bryant, che meritava un paragrafo tutto per sé, le armi a disposizione sono molteplici e pericolose. Terrence Williams è cresciuto tanto ed ha dimostrato di valere l’altro posto di wide receiver titolare con poco più di 600 yard e soprattutto grazie alle 8 mete, Cole Beasley è il giocatore che non tradisce praticamente mai quando lo si va a cercare con un terzo down da convertire e si è ritagliato questo specifico ed importante ruolo, mentre la consistenza del tight end Jason Witten, che dopo tredici stagioni nella lega non smette mai di produrre come si deve (700 yard e 5 mete per lui nel 2014), rappresenta tutt’oggi una carta vincente offensiva, un fattore molto determinante da considerare se lo si relaziona al mancato sviluppo di Gavin Escobar, preso due anni fa per divenire il suo successore.
Qualsiasi chiamata arrivi dalla sideline, che si affiderà nuovamente alle direttive di Scott Linehan con Jason Garrett maggiormente coinvolto nei compiti veri di head coach, Dallas potrà fare affidamento su quella che è considerata la miglior linea offensiva della NFL, una trincea che merita un plauso per come è stata costruita. Ogni giocatore è molto forte ed il settore è stato ringiovanito con grande successo, a partire da Tyrone Smith, che si è affermato come uno dei migliori tackle sinistri (definirlo il migliore della Lega non sarebbe comunque fuori luogo…) per la sua completezza e per la capacità di tenere i difensori lontani dal quarterback con una costanza davvero eccellente. Zack Martin ha mantenuto fede al suo status di scelta di primo giro giocando in maniera ottimale in tutte le fasi offensive, meritandosi lo status di All-Pro e disputando tutte e sedici le gare, il centro Travis Frederick ha confermato il suo alto valore ed è l’indiscusso direttore delle letture pre-snap, oltre che bloccare in maniera perfetta per le corse. Lo schieramento è completato dal veterano Doug Free, tackle passato a destra sin dall’avvento di Smith ed in quel lato maggiormente a proprio agio, e dal vincitore della battaglia tra Ronald Leary ed il rookie La’el Collins, firmato da Dallas come free agent per le varie vicissitudini pre-draft ma giudicato da ogni scout come una prima scelta sicura.
Il tosto Rod Marinelli è stato confermato quale coordinatore difensivo dopo i progressi mostrati durante lo scorso campionato, anche se restano alcuni dubbi da sistemare in alcune specifiche posizioni. Il reparto si è comportato molto bene contro le corse concedendo appena 103 yard di media, ma sono attesi miglioramenti in fase di pass rush dato che il numero di sack di squadra, 28, è stato piuttosto basso, e la difesa aerea ha spesso lasciato a desiderare.
Jerry Jones è stato molto aggressivo sia sul mercato dei free agent che nelle strategie poste in atto al Draft, dove ha direzionato gli sforzi nel cercare di aumentare la pressione sul quarterback avversario. I componenti della rotazione della linea non hanno difatti apportato un grande contributo, il roster non presenta alcun pass rusher comprovato, nessuno è giunto dalle parti della doppia cifra in questa specifica statistica. Per questa ragione il boss di Dallas si è preso il rischio di firmare un elemento come Greg Hardy, alle prese con una squalifica (ridotta da 10 partite a 4) per aver violato il codice comportamentale della Lega, e di selezionare un rookie come Randy Gregory, sceso al secondo round del Draft dopo aver ammesso l’uso di droghe leggere. La specialità riconosciuta di entrambi è quella di saper atterrare il quarterback con una certa costanza, un fattore che può aiutare le lacune delle secondarie a rimanersene nascoste in qualche occasione, con Hardy a subentrare nella lineup non appena disponibile, e Gregory da impiegare nelle ovvie situazioni di passaggio. Restano a disposizione Jeremy Mincey, 6 sack e 29 pressioni totali, e DeMarcus Lawrence, il quale ha fatto vedere molto poco durante la regular season per poi effettuare giocate decisive in postseason. Il duo di tackle rimane invariato, con Tyrone Crawford chiamato a continuare sulla strada che l’ha portato a giocare meglio nel mezzo che non all’esterno, sostituendo lo spento Henry Melton, e Nick Hayden a giocarsi tutti i down di corsa, settore dove si è distinto.
C’è molta attesa per il ritorno di Sean Lee, che si troverà allineato in un ruolo tutto nuovo,quello di weakside linebacker. Rotto il legamento crociato anteriore la scorsa estate il forte ex-Penn State è dovuto rimanere fermo ai box per tutta la stagione, e se non ci saranno conseguenze date dall’entità dell’infortunio i Cowboys potranno schierare un playmaker d’impatto in una posizione dove il giocatore vive di ampia libertà grazie ai bloccaggi del defensive tackle, con possibilità di racimolare statistiche molto interessanti. Anche in questo reparto Marinelli dovrà variare i pezzi della scacchiera per responsabilità non sue, in quanto Rolando McClain sarà assente per squalifica durante le prime 4 partite. Ed è un peccato, perché dopo aver annullato il suo ritiro perdurato per tutto il 2013, ha disputato una stagione molto soddisfacente sotto tutti i punti di vista, mostrando le intuizioni che l’avevano distinto sin dai tempi di Alabama. C’è in ogni caso una discreta profondità nel ruolo, con il veterano Jasper Brinkley giunto dai Vikings per offrire appunto un backup valido, mentre sul lato forte troverà sicura conferma il secondo anno Anthony Hitchens, dimostratosi versatile e sufficientemente atletico per restare in campo nei down di passaggio.
I dolori difensivi aumentano senz’altro pensando alle secondarie, il vero punto debole di tutta la squadra nonostante investimenti molto onerosi che non hanno però reso secondo le attese. Gli indiziati sono sostanzialmente due, Brandon Carr e Morris Claiborne, presi rispettivamente tramite free agency e Draft nella offseason del 2012 con grossi sacrifici economici e di scelte (per Claiborne i ’Boys salirono alla sesta assoluta) per poi non avere un riscontro effettivo sul campo, dato che ambedue sono stati responsabili delle maggiori amnesie in copertura di cui il reparto ha sofferto. Claiborn ha tra l’altro sofferto un infortunio al tendine patellare del ginocchio che lo terrà fuori probabilmente fino a training camp iniziato, e dovrà lavorare molto duro per recuperare il posto da titolare che l’affidabile Orlando Scandrick si è meritato nelle ultime due stagioni, mentre Carr ha probabilmente l’ultima occasione di dimostrare di valere 12 milioni di dollari all’anno. Per questo motivo Dallas ha preso il cornerback Byron Jones con la selezione di primo giro 2015, nella speranza di trovare un futuro starter giovane, costante e futuribile, ed ha aggiunto profondità alle rotazioni prelevando Corey White dai Saints, programmando per lui una presenza in tutte le situazioni di nickel package. J.J. Wilcox e Barry Church sono risultati essere nelle prime tre posizioni di squadra per placcaggi effettuati, e rientrano ai loro posti di safety anche se ambedue sembrano maggiormente attrezzati per rivestire il ruolo di strong, dato che possiedono maggiore intuito per difendere le corse affiancandosi ai linebacker, mentre servirebbe la presenza di un playmaker con grande rapidità di movimento che oggi a roster non c’è.
Dan Bailey è uno dei migliori kicker della Lega, è affidabilissimo anche sotto pressione ed ha infilato con grande precisione calci da tutte le distanze, chiudendo con 25 field goal a segno su 29 tentativi stagionali ivi compreso un 5/7 da oltre le 50 yard, e permette ai Cowboys di segnare tre punti garantiti quando il drive va in stallo. Chris Jones è stato confermato nel ruolo di punter dopo un’annata più che soddisfacente (39.8 yard nette per calcio,non poche), mentre si cercano nuove soluzioni per ritornare i calci, dato che il prolifico Dwayne Harris si è trasferito ai Giants. Lance Dunbar potrebbe essere una valida opzione.
I Dallas Cowboys, dopo aver sistemato con costrutto i problemi contrattuali con Dez Bryant, sembrano pronti a fare un altro passo avanti nel tentativo di conquistare un Super Bowl che manca esattamente da vent’anni. Le potenzialità per produrre tanto in attacco ci sono tutte nonostante la rinuncia a DeMarco Murray, grazie al quale la squadra possedeva il secondo miglior gioco di corse della NFL, Tony Romo è in un momento di forma e di maturazione che mai aveva raggiunto precedentemente in carriera, la linea è decisamente la più forte in circolazione. Dallas dovrà continuare a segnare tanto, cercando nel contempo di difendere meglio aggiustando la pass rush e l’opposizione ai passaggi, due chiavi di volta che possono fare tutta la differenza tra un NFC Championship sfiorato d’un soffio ed il raggiungimento dell’agognata finalissima, un traguardo per cui il competitivo Jerry Jones offre pretese sempre più insistenti, nel tentativo di rivivere ancora una volta i gloriosi fasti di Aikman, Smith ed Irving. Meglio agire subito, prima che la finestra si chiuda.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
allorA posso sognare….. peccato solo che sky abbia perso i diritti della NFL per Mediaset premium dovrò andare al bar con la speranza di farmi vedere le partite quando giocato i Cowboys …. forza Dallas