I fatti sono oramai ben conosciuti a tutti. Quanto accaduto nell’ultima settimana di offseason NFL in termini di sviluppi della famigerata vicenda battezzata Deflategate sta letteralmente mettendo sottosopra lo status di una Lega che da un lato continua a progredire nelle sue ricchezze e nella sua esposizione, ma dall’altro rischia di farsi sempre più sfuggire di mano una gestione d’immagine quanto meno complicata.
La bolla, seguendo un movimento apparentemente contrario ai palloni dei Patriots, si è gonfiata talmente tanto che da un momento all’altro scoppierà facendo un fragore molto, troppo grosso per quello che la NFL si può permettere, o forse è già scoppiata. Difficile dirlo. E’ una situazione da cui nessuno uscirà vincente, comunque si sistemino le cose. I New England, Bill Belichick, Tom Brady, la NFL stessa, Roger Goodell. Nessuno sarà salvo.
Sono passati esattamente sette giorni dal rilascio ufficiale al pubblico del rapporto di Ted Wells, ovvero lo scritto che ha sancito che probabilmente (“more probably than not”) i palloni dello scorso AFC Championship tra Patriots e Colts sono stati alterati prima di uscire dal tunnel e momentaneamente sottratti alla vista del capo arbitro Walt Anderson, e che probabilmente Tom Brady era a conoscenza del fatto che qualcuno stava accomodando il livello di aria contenuta negli ovali per suo conto. In questi sette giorni c’è stato ampio tempo per digerire i fatti e farsi un’opinione, prendere i due lati della faccenda e capire quale delle due fazioni possa o meno aver ragione, e soprattutto dove stia la logica di tutto questo. Ma venirne a capo è un’impresa di proporzioni titaniche, soprattutto dinanzi alla scarsa coerenza che emerge dalle sanzioni che il Commissioner ha applicato alla franchigia, ma soprattutto alla sua superstar, uno dei quarterback più forti di ogni epoca.
Partiamo da un presupposto chiaro: chi tenta di procurarsi un vantaggio deve essere punito, e su questo non ci piove, ogni tipo di competizione deve sempre essere baciata dalla luce della trasparenza (anche se pare un po’ strano battere queste parole in italiano, data la nostra ampia cultura locale in materia…). Quindi, se Tom Brady ha volutamente imbrogliato ed i magazzinieri di squadra hanno collaborato nell’architettare a puntino il piano diabolico, è giusto che tutti vengano adeguatamente sanzionati.
Ed è quell’adeguatamente di cui sopra a lasciare le maggiori perplessità del caso.
A conti fatti abbiamo quattro partite di sospensione senza stipendio per il quarterback, la privazione della prima scelta 2016 e quarta scelta 2017 ed una sanzione economica di un milione di dollari per New England, punizioni che il proprietario Robert Kraft combatterà ad ogni costo, questo perché i capi d’accusa sono tuttora nel campo dell’ipotetico, prove circostanziali che non sono conseguite in alcun che di tangibile. Poco conta che nell’ambito legale americano il termine “more probably than not” venga comunemente utilizzato nel linguaggio scritto dei tribunali per descrivere degli aspetti in realtà ben definiti (sarà, ma a noi un “definitely” chiuderebbe a puntino la questione…), la realtà dei fatti è che il rapporto non ha dimostrato sostanzialmente nulla, e che al momento l’unica accusa movibile in direzione del titolato quarterback è quella di non aver collaborato in maniera sufficiente con le indagini, non avendo ad esempio fornito il proprio cellulare per esaminare chiamate e messaggi ed eventualmente scagionarlo da tutta la faccenda.
Brady, per come stanno le cose oggi, dovrà saltare le prime quattro partite di campionato perché il sacco dei palloni dei Patriots è sparito dalla circolazione per otto minuti all’insaputa di un arbitro che per regolamento avrebbe dovuto utilizzare un sacco alternativo eliminando ogni uso di qualsiasi pallone gli fosse sfuggito dal controllo, perché le misurazioni dei dodici ovali della squadra di casa durante l’intervallo del Championship, eseguite con due misuratori tarati in maniera leggermente differente l’uno dall’altro, risultavano in un valore medio inferiore di due decimi rispetto a quello consentito, ed infine perché una regola sin troppo cervellotica predisposta dalla Lega prevede dei limiti per il gonfiaggio dei palloni prima che gli stessi vengano portati in campo (il limite è compreso tra i 12.5 ed i 13.5 psi, dove l’unità di misurazione aria contenuta nel pallone è il pound per square inch), che comunque vengono in ogni caso lavorati e modificati per aderire alle esigenze di grip di ogni singolo quarterback della NFL, un aspetto che già di per sé rende non uguali gli “strumenti” di gioco a monte, ma che non per questo rappresentano delle modalità per recarsi chissà quali vantaggi.
Il mattino dopo la comunicazione ufficiale delle penalità, la maggior parte del mondo sportivo americano (lasciamo stare alcuni patetici articoli apparsi su noti quotidiani italiani) si è svegliato con una chiara idea in testa: Tom Brady ed i Patriots sono degli imbroglioni patentati – impressione peraltro comprensibilmente appesantita dai trascorsi riguardanti del famoso Spygate – ed ora tutti sanno perché hanno vinto così tanti Super Bowl in poco tempo. Il quale è un concetto che, come tutti i concetti per i quali non si gratta abbastanza la superficie, lascia dietro sé un’impressione clamorosamente grossolana e per certi versi completamente errata.
Spiare i segnali degli altri è un reato e come tale è stato punito, sgonfiare impercettibilmente i palloni per maneggiarli meglio è tutta un’altra storia, che va al di là del mero regolamento. Non perché lo fanno tutti (anche se poi, come noto, sono solo gli arbitri a predisporre gli ovali in maniera definitiva prima del fischio d’inizio), ma perché un grip migliore da parte di un quarterback non può certo condizionare una partita, non può salvargli la vita né da un sack e né da una lettura difensiva sbagliata, né tantomeno incidere sull’andamento di una partita terminata per 45-7 per i Patriots, una gara dove i Colts vennero peraltro letteralmente distrutti dalle corse avversarie.
Quella di Goodell è una decisione che mette in discussione troppe cose, e che può essere messa in paragone con troppe cose.
Che coerenza emerge difatti da una sanzione disciplinare del genere se confrontata con il semplice avvertimento indirizzato a Minnesota e Carolina per aver riscaldato (quindi alterato) dei palloni sulla sideline poi utilizzati in partita durante la scorsa stagione quando la pratica è chiaramente vietata dal regolamento?
Qualunque sia la verità sul Deflategate, ammesso e non concesso che sia mai possibile farla saltare fuori, il danno d’immagine è fatto. Goodell ha preso una decisione che ha screditato ai più l’immagine di un quarterback che ha sempre dimostrato di non aver bisogno di nulla se non del suo immenso talento per vincere, una storia bellissima di un sesto giro trasformatosi in leggenda grazie allo studio approfondito del gioco e al duro allenamento. Comunque vadano le cose la cosiddetta legacy dei Patriots rischia di essere sempre asteriscata dalle presunzioni, anche se i fatti dimostrano abbondantemente che la loro lungimirante ed arguta costruzione dei roster e la preparazione maniacale delle partite da parte di Bill Belichick e del suo staff sono gli unici due motivi per cui New England ha costruito una dinastia così longeva.
Roger Goodell è sempre stato esemplare nei suoi interventi disciplinari atti a preservare l’immagine della sua Lega, ma stavolta non si è accorto – o quantomeno ha accettato il rischio – di aver intaccato la credibilità del suo stesso prodotto, la fonte di vitale importanza delle proprie ricchezze, senza aver condotto delle verifiche adeguate, o quantomeno complete. E’ un episodio che rischia seriamente di accodarsi ai recenti fallimenti della sua conduzione, contraddistinti in primis dalla gestione del caso Ray Rice, un giocatore che per un episodio molto grave di violenza è stato originariamente sospeso dalla NFL per metà delle partite previste oggi per Brady. Viene a mente anche l’accordo preso dalla Lega con Greg Hardy, processato nel 2014 per violenza domestica e piazzato nella exemption list del Commissioner fino alla risoluzione del processo, tenendo fede al dogma americano “innocente fino a prova contraria”.
Ma dato che nel caso Deflategate prova ancora non sussiste a conti fatti, perché allora Brady è stato sospeso?
Mentre moltissime persone si domandano, per logici motivi, quale tipo di credibilità sia mai potuta rimanere nei riguardi della pluri-stellata ditta Brady-Belichick e dei Patriots, una franchigia di ammirevole e rara consistenza che ha saputo dominare in due diverse decadi di un football americano contraddistinto dalla free agency. Ora la battaglia passerà sul campo legale nel tentativo di appellarsi alle decisioni prese dal Commissioner, sarà una primavera/estate calda e molto lunga, ed a prescindere dal risultato finale di tali vicissitudini difficilmente la Lega ne uscirà in uno stato tanto migliore rispetto a quello in cui si trovano i Campioni in carica in questo momento.
E casomai avessero bisogno di qualche motivazione extra per vincere il quinto titolo, una è appena stata servita loro su un piatto d’argento.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Di solito sono sempre d’accordo con i vostri articoli, ma questa volta no.
Sono d’accordo sul fatto che la cosa sia stata gonfiata oltre modo e che Brady non si meriti tutto questo.
Ma la colpa e’ solo dei Patriots e di Kraft, e del muro contro muro che sta mettendo in piedi.
Vogliamo parlare del ball-boy e dello responsabile dello spogliatoio licenziati?
Perche’ se non hanno commesso nulla di male?
Forse perche’ nei messaggi riportati prendevano in giro Brady e la sua ossessione per la pressione dei palloni?
Perche’ “minacciavano” di raccontare la cosa a ESPN?
Non si sono dimostrati abbastanza “aziendalisti” ?
E vogliamo parlare del contro-report dei Pats in cui si sostiene che McNally era soprannominato “Deflator” perche’ era grasso e voleva perdere perso?
Ma dai…
Ritornando ai fatti abbiamo dei palloni che misuravano X prima della partita, sono stati sottratti agli arbitri, e misuravano X-Delta al halftime.
Inoltre piu’ di una squadra aveva lamentato in passato il fatto che Brady giocasse con palle “sgonfie”.
Qual e’ la ragionevole conclusione di tutto cio’ ?
Che i palloni siano stati sgonfiati nel lasso di tempo in cui sono stati sottratti agli arbitri.
L’unica altra spiegazione possibile e’ che quel Delta sia dovuto al calo della temperatura. Questo e’ l’unico punto che i Pats portano avanti debitamente nel loro contro report senza coprirsi di ridicolo, e su questo io non credo sia stata fatta opportuna chiarezza (spero venga fatta in sede di appello).
Esclusa la causa “fisica”, la conclusione logica e’ il dolo, qui non siamo in un’aula di tribunale, non c’e’ presunzione di innocenza, tanto piu’ che la prova provante e’ stata nascosta, perche’ Brady si sarebbe altrimenti rifiutato di consegnare il materiale informatico?
Non si puo’ parlare di presunzione di innocenza e di “smoking gun” se l’accusa non ha gli strumenti necessari per accertarsene.
Ted Wells non puo’ bussare alla Polizia Postale e chiedere la messaggistica di Brady, se lui non vuole consegnarla, non ha modo di accertarsene.
Di qui il “more probable than not” e il “generally aware”, le 4 giornate e il first round pick fumato nel 2016.
E un’altra cosa, i Vikings e i Panthers hanno AMMESSO di aver scaldato il pallone, perche’ c’erano meno trenta gradi e sembrava sensato farlo, non hanno detto che si sono scaldati perche’ ci ha scoreggiato sopra un Big Foot invisibile.
Un’altro gate passato sotto silenzio e’ stato il rumore di tifo artificiale pompato in quel di Atlanta, questo lo considero piu’ grave di sgonfiare un pochettino il pallone perche’ piove e fa freddo, ma di nuovo Atlanta ha AMMESSO subito la colpa.
Se Brady avesse ammesso subito la colpa, magari DOPO il superbowl, tutto questo polverone non sarebbe stato sollevato, e lui ne sarebbe uscito meglio (almeno ai miei occhi, e a quelli di molti altri, mi auguro).
Perche’ che i Pats siano fortissimi non e’ certo merito dei palloni sgonfi, e questo, da tifoso dei Bills, lo so fin troppo bene.