Oltre ai ringraziamenti per averci seguito tutta la stagione in grande numero, è giusto fare il punto su questo momento finale della stagione. Super Bowl alle porte con uno scandalo, il Deflate-gate, che si sta… sgonfiando piano piano (!), e che difficilmente condizionerà più di tanto il gran ballo, anche se i toni da sfida dell’owner dei Patriots, Robert Kraft, sull’onore ferito di Belichick e Brady fanno capire come i Pats si sentano superiori un po’ a tutto, forse anche ai Seahawks. Senza entrare nel merito, si parte dai palloni (o dallo spygate…) e qualche peccatuccio in quel di Boston si può trovare sicuramente, ma come disse una volta il grande manager dei Brooklyn Dodgers e New York Giants Leo Durocher, “Nice Guys finish Last”. E con quel cattivo ragazzo di Belichick i Patriots sono quasi sempre finiti tra i primi, quindi alla fine i conti tornano, anche se un pò macchiati. Buon Super Bowl a tutti e via col nostro Weekly…
UNA LEGA DI MISTERI
Il vero mistero del Deflate-gate in questi ultimi giorni sembra essere diventato, in verità non per la prima volta in questa stagione, il comportamento della lega e le sue strategie di controllo. Sembra confermato che il controllo dei palloni dei Pats sia arrivato, nella partita contro Indianapolis, all’intervallo e non ad inizio partita, per una strategica volontà di pescare New England sul fatto: un pò come aspettare che i ladri siano dentro la banca prima di catturarli, mossa rischiosa visto che Brady e company avevano già preso il controllo dell’incontro (17-7 all’halftime), e poco trasparente nei suoi effetti (le conseguenze rimangono misteriose e minime rispetto al can-can mediatico). Se c’erano dubbi che i palloni venissero sgonfiati dal personale di New England (e non parliamo di mandanti…), intervenire almeno nell’ultima giornata contro i Bills sarebbe stato ovviamente meglio, ma aspettare i playoffs (e a meno di una settimana dalla partita con Seattle Brady non è stato ancora sentito dalla lega!) conferma che negli uffici del Commissioner Goodell qualcosa di strano c’è: e del resto già il caso Ray Rice faceva venire dubbi sull’efficienza investigativa dell’NFL…
CAMBIAMENTI A SAN FRAN
Nulla di personale con Jim Tomsula, anzi la massima comprensione per il difficile lavoro che lo attende. Ma è indubbio che se dobbiamo dire, “E’ un miglioramento rispetto a Jim Harbaugh”, allora la risposta è ovviamente no. Non siamo neanche al paragone con l’addio, venti e più anni fa, di Bill Walsh e il suo posto preso da George Seifert: che era un suo discepolo, pronto ad applicarne con umiltà le idee al meglio possibile, cosa che non sta avvenendo con SF. Dove c’è una tabula rasa completa di 4 stagioni positive, anche l’ultima se teniamo conto che la difesa di Vic Fangio rimaneva tra le migliori della lega. No, anche lui via e sostituito da Eric Mangini, parcheggiato come coach dei tight-end proprio ai 49ers la scorsa stagione, ma che veniva visto addirittura come un potenziale nuovo head-coach. Non sarà così, ma la sua esperienza potrà aiutare Tomsula. Per l’attacco si parlava di Lane Kiffin, ex capo allenatore dei Raiders e attualmente responsabile offensivo di Alabama nel college, il luogo dove ha deciso di rimanere anche per la prossima stagione. Resta in sospeso la ricerca per la persona adatta ad aiutare Kap a crescere, se la dirigenza continuerà a puntare su di lui come quarterback del futuro (e del presente)…
DAN QUINN AI FALCONS
La scelta dei Falcons sembra certa, ovviamente bisognerà aspettare la fine del Super Bowl affinché l’attuale coordinatore difensivo dei Seahawks venga ufficializzato. Una scelta quasi dovuta, visto come la difesa è proprio il reparto che ha fatto acqua in questi anni, impedendo che Atlanta facesse il salto di qualità, e la scorsa stagione si è toccato il fondo, con un piazzamento negli ultimi posti in quasi tutte le stats di reparto, dai punti concessi ai sacks totalizzati. E l’attacco promette finalmente di valorizzare al meglio Matt Ryan e soci, con quel creativo di Kyle Shanahan a bordo: ovviamente rinforzare la linea offensiva sarà obbligatorio…
JOHNNY… CAOS!
Una turbolenta stagione per Johnny Football, a dir poco, ma i retroscena del suo disastroso primo anno spiegano molto i motivi del fallimento. Le voci di corridoio dai Cleveland Browns rivelano un giocatore più portato alla vita notturna che a passare ore e ore a studiare le squadre avversarie, e questa attitude parte da molto lontano, ovvero a Texas A&M. Manziel al college giocava un football molto semplice: tutte le protezioni e le coperture che fanno parte del playbook di una squadra NFL erano minime, nel complesso lui doveva, partendo dalla shotgun, correre e lanciare al suo ricevitore preferito, ovvero Mike Evans, non a caso una delle poche note positive dei Bucs quest’anno. Questo spiega perchè quando rilevò Brian Hoyer contro i Bills fece bene, segnando un touchdown nel suo primo drive. Ma quando si trattò di giocare da starter contro i Bengals, il disastro più assoluto venne fuori: 10 su 18 per 80 yards e due intercetti. Al college Johnny era fenomenale quando si trattava di preparare partitone come quelle contro Alabama o Auburn: meno con Rice o Sam Houston State. “Il problema è che lui si credeva un fenomeno prima di arrivare nella NFL. I giocatori dei Browns hanno rispettato di più Connor Shaw (il terzo quarterback undrafted) perchè conosceva gli schemi e ha giocato infortunato, mentre prima dell’ultima partita di campionato al sabato Manziel era a letto invece che presentarsi per la fisioterapia”, rivela una delle tante gole profonde dello spogliatoio di Cleveland. Indubbiamente il valore mediatico che possiede lo rende ancora un asset importante per i Browns, quando si parla di magliette vendute, ed è difficile scaricarlo completamente dopo solo un anno: ma è meglio per Johnny Football che si ricordi che la celebrità, le foto con LeBron, le notti folli, durano poco se continuerà a giocare così. E un talento unico anche se difficilmente gestibile rischia di rovinarsi per sempre se non cambia decisamente registro…
PROTAGONISTI
Darrelle Revis
Passano gli anni ma Revis rimane uno dei migliori cornerback della lega, capace di annullare avversari con estrema facilità: in questa stagione statisticamente è il quarto a livello di efficienza difensiva nella sua categoria, e qualunque ricevitore dei Seahawks che si troverà davanti avrà vita sicuramente difficile. Dal momento che Seattle non eccelle particolarmente in questo reparto dove l’elemento più affidabile è Doug Baldwin, Revis avrà sicuramente un ruolo chiave nella partita di domenica…
Marshawn Lynch
La miglior run-offense della lega, un’arma letale che ha un nome e cognome, the beast Lynch, ma i Pats cercheranno se non di fermarlo, quanto mai di limitarlo. Vince Wilfork sicuramente è uno dei più eccellenti run-stopper dell’NFL, meno buoni i defensive-end che giocano vicino a lui, ovvero Rob Ninkovich e Chandler Jones. Probabile quindi che la strategia di Seattle sia di evitare Wilfork, e far cozzare Lynch contro i due ends di New England: occhio anche ai linebacker Dont’a Hightower e Jamie Collins per evitare grossi guadagni al running-game dei campioni del mondo…
appassionato della cultura americana, dagli sport alla letteratura al cinema della grande nazione statunitense…
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