Nel corso della serata italiana di domenica scorsa è andata in scena all’AT&T Stadium quella che potrebbe essere ritenuta la più controversa quanto bizzarra partita di questa stagione e non solo. I Dallas Cowboys di Tony Romo, Jason Garrett e Jerry Jones vincono in rimonta sui Detroit Lions con il punteggio di 24-20 assicurandosi di fatto il passaggio al Divisional Round in cui dovranno sfidare all’interno di Lambeau Field i Green Bay Packers. Partita che presenterà alle nostre porte parecchi aspetti degni di nota, sarà principalmente il rematch dell’Ice Bowl, lo scontro tra quelli che probabilmente sono stati i due migliori quarterback di questa stagione, ossia lo stesso Tony Romo e Aaron Rodgers, per non parlare del fatto che si scontreranno l’unica squadra imbattuta in trasferta (i Cowboys) e l’unica squadra della NFC imbattuta all’interno delle proprie mura amiche (i Packers, per completezza nella AFC sono rimaste imbattute in casa le sole New England Patriots e Denver Broncos).
Anche la partita tra Cowboys e Lions presentava parecchie note importanti, prima fra tutte quella che contrapponeva la linea offensiva di Dallas e quella difensiva di Detroit, con tutto quello che ne conseguiva. Il running game della formazione di casa, uno dei migliori della lega, guidato dal miglior running back dell’intero parco della National Football League, ovvero DeMarco Murray, contro la miglior run defense che questa stagione abbia conosciuto. Il pass rush della formazione del Michigan con Ndamukong Suh, con la rimozione della sua squalifica per far spazio ad una multa da 70.000$, a guidarlo contro la protezione che la linea offensiva con più membri nominati per il prossimo Pro Bowl possa garantire al miglior Tony Romo di sempre.
Proprio questo match-up è stato quello che in avvio di partita si è rivelato essere un importante ago della bilancia, in grado di indirizzare la partita in una direzione ben precisa: quella a favore della squadra appartenente alla MoTown.
Già, perché nei primi minuti della partita la linea offensiva dei Dallas Cowboys è sembrata tutto fuorché se stessa. Murray non ha spazio e possibilità di sviluppare le proprie portate, Romo non ha abbastanza tempo a disposizione per cercare i propri target. Ed è proprio così che Jim Caldwell ne approfitta con un paio di touchdown firmati Golden Tate e Reggie Bush. L’ex Seattle Seahawks si rende protagonista in ambo le segnature: prima con la suntuosa ricezione valida per 51 yard e l’approdo nella end zone avversaria, poi il blocco decisivo per lo sviluppo della corsa del proprio compagno con la maglia numero 21, anch’esso culminato nell’arrivo nella end zone di Garrett e dei Cowboys.
Ma se c’è qualcosa che nella serata di domenica ha cambiato tendenza rispetto a quanto visto nel corso di buona parte della regular season è quanto l’AT&T Stadium fosse marchiato di stelle texane. Riscontrabile questo aspetto quando, quasi fuori dal nulla e nel momento di maggior difficoltà per Dallas, Tony Romo trova il taglio nel centro del campo di Terrance Williams che permette al WR di macinare le 76 yard che lo separavano dalla end zone difesa così strenuamente dai Lions. Un paio di field goal mantengono abbastanza ampio il margine a favore di Detroit fino a quando tre giocate ben definite alterano completamente la natura del match.
Si parte dal touchdown su 4th & 1 in cui DeMarco Murray si infila attraverso la defensive line di Caldwell per dare la definitiva carica che serviva per spronare i propri compagni di squadra, passando attraverso il ritiro di una flag per DPI (defensive pass interference) fino al più largo balzo che un giocatore possa fare, dal più basso al più alto. Autore di quest’ultimo aspetto è DeMarcus Lawrence.
Accantonando il touchdown di Murray non si può non andare a rivedere quanto accaduto riguardo la DPI. Punteggio sul 20-17 a favore dei Lions, cronometro a 8:25 dal termine. Il LB Anthony Hitchens, nel tentativo di difendere un passaggio su 3rd down di Matthew Stafford direzionato verso il TE Brandon Pettigrew, si pone tra la palla e le mani del proprio avversario venendo sanzionato con la flag. L’arbitro Pete Morelli chiama con il microfono la penalità che avrebbe di fatto garantito il primo down ai Lions, invece di un susseguente punt. Ma subito dopo la flag viene ripresa e la penalty annullata. Nel drive immediatamente successivo è alla fine giunto il touchdown che consegna la prima leadership del match in mano ai Cowboys, che verrà poi mantenuta fino alla fine dei giochi.
Parecchio scalpore ha suscitato tutto ciò, e ovviamente parecchie polemiche sono seguite. La valutazione fatta a riguardo da Morelli è quella che constata la mancata giustificazione della pass interference a causa del minimale contatto tra i due giocatori. Il risultato sarebbe quindi un face guarding, penalità a livello collegiale ma non tra i professionisti. Un ulteriore aspetto sottolineato da Morelli sarebbe la mancata riunione degli arbitri sul da farsi nei momenti appena successivi alla chiamata, mentre invece la penalty è stata immediatamente resa pubblica. Lo stesso arbitro ha sottolineato l’errore commesso nella fattispecie. Probabilmente un’altra flag sarebbe dovuta partire ai danni di un Dez Bryant che senza casco è entrato perentoriamente in campo nel tentativo di discutere con la crew, ma anche qui la controversia della situazione l’ha fatta da padrona.
Le polemiche della formazione del Michigan non hanno tardato ad arrivare e le varie parti hanno gridato allo scandalo e al furto. In particolar modo la safety James Ihedigbo ha sottolineato la questione in maniera piuttosto marcata: “Avevano già messo la palla a terra indicando il nuovo punto di partenza per poi ripiegare annullando la pass interference. Non so cosa sia accaduto. Nei miei otto anni nella NFL non ho mai visto niente del genere, mai”. Parole abbastanza grosse da parte del DB della MoTown che tuttavia non cancellano il secondo tempo da parte della sua squadra.
Il punt che ha seguito tutto ciò è stato di sole 10 yard, e la difesa non ha retto la botta psicologica, con il tutto culminato nel secondo touchdown di giornata di Terrance Williams su un passaggio da 8 yard da parte di Tony Romo.
Altre due giocate mettono ancora in mostra questo aspetto: una precisa conversione di 4th down e il momento di cui sopra di DeMarcus Lawrence. Per quanto riguarda il 4th down si sta ovviamente facendo riferimento a quello in cui si è reso protagonista Jason Witten. Il TE di Dallas ha ricevuto il pallone lanciato da Romo per un guadagno di 21 yard quando ne bastavano solo 6 per la conversione. Importante momento della partita questo, dato che è culminato come detto nel TD di Williams.
Per quanto riguarda Lawrence la questione è più complessa, e soprattutto emozionale. Il rookie DE ha messo in mostra in un singolo minuto di gioco tutta la sua inesperienza e la sua voglia di rivalsa. Due minuti al termine, i Lions sotto di quattro e intenti a riprendersi la leadership del match. Fumble commesso da parte di Detroit e recuperato da Lawrence. Sarebbe dovuto essere il takeaway che avrebbe sigillato il tutto, ma così non è stato. Nello sciocco tentativo di guadagnare qualche yard Lawrence viene colpito all’altezza del pallone e commette un secondo fumble recuperato dagli ospiti a sua volta. La rabbia e la frustrazione dei suoi compagni arriva dritta in faccia per il giovane defensive lineman.
Tuttavia la voglia e il cuore possono garantire una forza di cui l’uomo è capace solo nei momenti di più totale disperazione, a livelli tali da permettere a Lawrence di effettuare su un successivo 4th down il sack (tra l’altro il primo della sua giovane carriera) che chiude i giochi solo un minuto successivo al suo fumble. Con poco meno di un minuto da giocare Romo poggia il ginocchio a terra chiudendo i conti in via definitiva, questa volta per davvero.
Come possiamo evincere quindi la partita non è mancata di colpi di scena, di attimi di terrore da una parte e dall’altra, da momenti magici e soprattutto da particolari quanto esosi errori in grado di trasmutare il tutto in una grossa ed enorme polemica. Un match che chiude con il botto il Wild Card Round e che consente ai Dallas Cowboys di continuare nel loro sogno.
La formazione texana si è imposta in un come back dai forti sapori in un AT&T Stadium che forse per la prima volta in questa stagione non era che un esplosione di colori in favore dei Dallas Cowboys, ricacciando indietro dei sorprendenti quanto rognosi (in senso buono, ovviamente) Detroit Lions. Formazione della MoTown che comunque ha molto da recriminare a se stessa nonostante la flag-non flag, in particolar modo a voler riguardare l’avvio della propria partita. Ciò in cui questa squadra deve migliorare è sicuramente il reparto offensivo, ricordando ancora una volta le grandi capacità difensive di cui è dotata.
Calvin Johnson, ritenuto da molti il miglior WR dell’intera lega, non ha inciso nel corso della stessa e non sembra stare estremamente bene dal punto di vista fisico con delle caviglie abbastanza mal messe. Sole 5 ricezioni per il numero 81 per 85 yard, nessuna segnatura e ancora una volta una presenza quasi spettrale, una sorta di fantasma del vecchio Megatron, che in una sola occasione è riuscito a tirare fuori una big play da 28 yard. Sicuramente è difficile farlo con perenni raddoppi a proprio scapito, ma Detroit ha dimostrato di poter godere anche di un solido running game, che ha saputo aprire i varchi al solo Golden Tate, arma in più di quest’attacco dal grandissimo potenziale. Non dimentichiamo Matthew Stafford e il suo titolo di prima scelta assoluta, ancora a secco di vittorie in trasferta contro squadre dal record positivo e più pesantemente ancora senza una sola vittoria nella post-season.
Tutti gli occhi ora saranno rivolti a Ndamukong Suh, probabilmente in procinto di partenza nella prossima off-season, e buona parte del futuro della franchigia del Michigan dipenderà da questo e da come tenterà di sopperire alla sua assenza nel caso questa venga in essere.
Per quanto riguarda Dallas non si può che continuare a ribadire quanto questa squadra si stia dimostrando resiliente ed in grado di risolvere le partite nei modi più disparati. Alle volte con le ricezioni dell’estroso Dez Bryant, alle volte con quelle ciniche e concrete di Jason Witten, in altre occasioni con le poderose e vogliose scariche di Beasley, fino alle portate di quello che è il reale e vero fattore X di questa squadra: DeMarco Murray. Anche la difesa si sta dimostrando un’importante arma per Jason Garrett con un front seven costantemente in grado di apportare una gran pressione ai quarterback avversari ed una secondary che raramente commette gravose sviste.
Ora è arrivato il momento di iniziare a fare sul serio in un Divisional Round che presenta alle porte quella che potrebbe essere una delle sfide più allettanti di questi play-off, uno scontro degno di una snervante attesa.
Studente di giurisprudenza. Appassionato delle Big Four, NFL in particolare. Tifoso sfegatato Green & Gold!
Romo ha fatto il compitino (bravo: 7+) mentre dall’altra parte Detroit ha buttato la partita nel cesso (puntare su un 4° e 1 a metà campo nei playoff è una mossa da deficienti, da qualunque parte la si voglia guardare). Risultato giusto: la flag scomparsa è più una questione di forma che di sostanza.
la prova della verità per Romo e compagni è domenica sera: se si batte GB si arriva carichi allo scontro con Seattle e penso che sulle ali dell’ entusiasmo si possa superare l’ostacolo tanto è vero che pur in ripresa Seattle quest’anno non ha convinto