“Sweet Caroline” è la canzone che risuona nel sottofondo del Bank of American Stadium alla fine della prima Wild Card di questi play off: Carolina supera Arizona e torna a vincere una partita di post season dopo il 29 a 21 con cui sorpassarono i Bears nella loro Chicago il 15 Gennaio 2006. Nel mentre ci sono state altre due apparizioni, entrambe finite nello stesso modo con una sconfitta al Divisional per mano dei Cardinals e dei San Francisco 49ers.
Sicuramente la partita non passerà alla storia per il gioco, l’intensità e per la precisione delle due formazioni, forse verrà ricordata come una delle peggiori della storia recente dei play off ma alla fine quello che conta veramente è il risultato.
I Panthers si impongono per 27 a 16 maturando il punteggio nel secondo tempo quando Arizona ha letteralmente mollato la presa dopo esser rimasta in partita per i primi due quarti approfittando degli errori commessi dalla formazione di casa.
Perché se ne sono viste di tutte, di cotte e di crude, sia da una parte che dall’altra; alla fine ha prevalso Carolina per il semplice motivo di aver avuto un quarterback a guidare l’attacco, una figura purtroppo mancata ad Arizona con Ryan Lindley semplicemente inadeguato alla sfida presentatogli: due intercetti lanciati portando i suoi tra le tre peggiori prestazione offensive di sempre nei PO con sole 77 yards prodotte.
La speranza per i Cardinals di poter provare a vincere era legata alla sua difesa, recentemente sospetta contro le corse ma con una pass rush e delle secondarie di ottimo livello per tenere in scacco l’offense dei Panthers, limitata parecchio dall’assenza di target di spessore eccetto il rookie Kelvin Benjamin, e con una linea offensiva che durante la stagione si è dimostrata spesso inadeguata.
I primi trenta minuti hanno sottolineato questi aspetti con Cam Newton costretto a un intercetto oltre al fumble su punt return commesso dal beniamino di casa Brenton Bersin dal quale è scaturito il touchdown pass lanciato da Lindley a Darrenn Fells.
La seconda frazione ha premiato Carolina perché capace di monopolizzare il cronometro(37 minuti di controllo del pallone contro i 22 avversari) e di punire Arizona con il running game, un’arma ritrovata grazie alla prestazione di Jonathan Stewart autore di 123 yards e un touchdown.
La svolta è arrivata con l’uno – due decisivo dei padroni di casa verso la fine del terzo periodo: prima Fozzy Whittaker va a segnare su uno screen pass da 39 yards, immediatamente dopo Ted Ginn perde il pallone sul kick return dando a Newton l’occasione di pescare Mike Tolbert in end zone per la marcatura che chiude la partita.
Il dato più evidente è come la coperta di Arizona fosse corta di fronte a una squadra arrivata ai play off in striscia positiva da quattro W: a furia di tirare da qualche parte si scopre qualcosa, così è stato, con la difesa tenuta troppo a lungo sul campo e successivamente crollata sul piano fisico mancando placcaggi senza più trovare gli spunti per rimettere in partita i suoi nonostante i numerosi errori dell’attacco di Carolina.
La voce grossa l’ha fatta la difesa dei Panthers: Ron Rivera ha punito costantemente le indecisioni avversarie vantando di un front seven ritrovato lasciando liberi il devastante duo composto da Thomas Davis e Luke Kuechly di poter droppare in copertura, tagliando i rifornimenti ai temibili wide out di Arizona.
Carolina ha chiuso con 4 sacks, un fumble recuperato e due intercetti su cui entrambi Kuechly ci ha messo la firma portando a terra il primo e deviando il pallone per la chiusura definitiva di Tre Boston.
Deluso speciale della serata Larry Fitzgerald, limitato a 3 prese per 31 yards, probabilmente arrivato al capolinea della sua esperienza in Arizona vista la pesante cifra che chiamerà sul cap nel prossimo anno oltre al emergere di due giovani wide receiver come John Brown e Michael Floyd. Di lui si ricorderà quel fantastico 2008 dove trascinò i suoi al Super Bowl, rischiando quasi di vincerlo per poi cedere il passo agli Steelers.
Rimane da pensare se Bruce Arians, una delle menti offensive più brillanti di questa Lega, non si sia accorto che questo Lindley era inaffidabile per i play off e si potesse magari cercare un rimedio altrove dato che Drew Stanton difficilmente sarebbe stato della partita. Nonostante questo, il record di 11 vittorie e 5 sconfitte rimane un successo per la formazione dell’Arizona, capace di mettersi dietro i Niners ma di cedere il passo a una lanciata Seattle.
Sicuramente l’anno prossimo potranno dire ancora la loro sperando che la sfortuna li perseguiti di meno rispetto a quest’anno dove gli infortuni si sono presi Carson Palmer, Andre Ellington, Darnell Dockett e il promettente rookie tight en Troy Niklas, tutti quanti mattatori delle vittorie in regular season o capaci di dare un significativo contributo alla squadra.
Carolina esulta: grazie al flop della Division è stata capace di approdare ai play off e di avere il vantaggio di giocare in casa la prima partita. Cam Newton è la guida di questa squadra ricca di giovani però con ancora troppi ruoli importanti tipo il left tackle scoperti e affidati a gente che di mestiere dovrebbe occupare altre posizioni.
Newton è il secondo QB dopo Tim Tebow ad aver vinto l’Heisman Trophy e una partita di play off: è stato capace di assumersi le sue responsabilità, ha punito con le sue gambe quando è servito e piazzato il pallone negli spiragli giusti seppure la linea abbia spesso fatto passare troppa acqua.
Se sano ha confermato di poter essere la guida di questi Panthers, con lui Carolina ha un’identità offensiva per supportare l’enorme lavoro fatto dalla difesa. Più volte è stato chiamato al banco di prova decisivo, ha sempre risposto presente e finalmente si gode la sua prima vittoria nella post season.
Si ritorna al Divisional: Seattle o Green Bay in base al esito della sfida Detroit at Dallas, sulla carta due sfide fuori portata per il gruppo di Ron Rivera ma ciò che conta è aver dimostrato di avere continuità in un progetto più volte finito sul filo di un rasoio però sempre rimesso in riga.
Newton si è tolto un grosso peso come molti dei suoi compagni, comunque vada Carolina uscirà a testa alta da una stagione che a tratti sembrava compromessa. E giocare senza pensieri potrebbe essere un’arma in più perché ai play off nulla è sicuro.
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