Nell’anno in cui le grandi favorite stanno faticando più del previsto, i Patriots si sono lentamente affermati come una delle più serie contendenti per il titolo della AFC e si comincia a puntare su Brady e compagni anche in ottica Super Bowl. A inizio stagione, quando i ragionamenti si facevano solo sulla carta, i nomi che circolavano tra i bookmakers erano i Seahawks, i Broncos, i Saints e i 49ers, mentre di Brady si cominciava a dire di come gli anni si facessero sentire, e che intorno non avrebbe avuto l’aiuto necessario e i Patriots non erano molto considerati per la vittoria finale. Dopo un mese di regular season poi, le voci che davano i Patriots fuori dai giochi trovavano conferma con un record di 2-2, dove le vittorie erano maturate contro gli abbordabilissimi Vikings e Raiders.
La sconfitta per 41-14 nella week 4 contro Kansas City era il punto più basso della stagione tanto che già si parlava di fine di un ciclo, si tiravano le somme sull’era del duo Brady-Belichick, e si parlava di lascito ed eredità. Ma più in basso del punto più basso si era arrivati quando in conferenza stampa a Belichick venne chiesto della possibilità di far sedere Brady in panchina perché forse è arrivato il momento di trovare il successore. La risposta dell’head coach (qui il video) ha segnato il punto di svolta. Si tratta di una risposta/non risposta che racconta quanto i Patriots credano in loro e nelle loro armi e quanto invece sia sbagliato darli già per vinti. Da lì in poi sono solo vittorie, ad eccezione della trasferta a Green Bay in un anticipo di possibile Super Bowl, e domenica scorsa per il sesto anno consecutivo New England ha vinto la division, con tutti i detrattori ora impegnati a cospargersi il capo di cenere.
I Patriots che abbiamo di fronte non solo guidano la Conference con il record di 11-3, ma sono anche la franchigia con il più alto differenziale tra punti segnati e subiti. Forse siamo di fronte ai Patriots più forti della storia, più forti anche di quel 2007 imbattuti, perché hanno saputo reagire alle critiche e alle difficoltà uscendone compatti come squadra, dimostrando quanto ogni reparto può dire la sua e se oggi sono lassù è perché sono in grado di vincere sempre e ad ogni lato del campo: in attacco, in difesa e con lo special team.
Ovviamente non può sorprendere che un attacco guidato da Tom Brady stia macinando molti punti perché ormai non è niente di nuovo dire che Brady appartiene ad un schiera di pochi eletti non umani. E’ vero anche però che non tutto è merito del qb e quel Rob Gronkowski ce lo ricorda ad ogni partita. Non appena è riuscito a risolvere i problemi fisici e rimanere sano, il tight end di New England è diventato il bersaglio preferito di Brady e ha cominciato a collezionare td su td, alcuni grazie a giocate di livello da wide receiver, altri guadagnati con una strapotenza fisica impressionante: nell’uno contro uno Grink non va giù, nel due contro uno i difensori faticano, nel tre contro uno si può pensare di fermarlo aggrappandosi a ogni cosa, braccio bionico compreso. Se due anni di continui infortuni non lo avessero rallentato, i suoi numeri sarebbero oltre ogni limite, di gran lunga oltre i record di Graham e Thomas. In tutto questo però il contributo invisibile della linea offensiva è il fattore x del cambiamento. Brady, Gronk, LaFell ed Edelman hanno cominciato a girare perché la linea offensiva a cominciato a girare. Se il qb non ha il tempo materiale di lanciare non si va da nessuna parte e i cambiamenti del mago Belichick hanno rassettato un reparto in grande difficoltà ad inizio stagione, ma che ora lascia il tempo al proprio qb di trovare una via per la end zone.
Se la difesa non è stata produttiva a livello di punti ha però regalato a Brady tempo sul campo e ottime posizioni di partenza grazie a 20 turnover e limitando gli avversari a soli 20 punti per partita. Il nome di svolta è quello di Revis, probabilmente il miglior cornerback della lega, che grazie alle sua presenza è in grado di spostare gli equilibri dell’intero reparto. Al di là del contributo delle sue giocate personali, Revis è un trascinatore e permette a tutta la difesa di concentrarsi meglio su altre cose, e con meno pensieri i risultati di tutti sono migliori. Hightower sta giocando una stagione da Pro Bowler mentre McCourty e Browner stanno vivendo probabilmente la loro migliore stagione. Gli 0 punti segnati da Miami nel secondo tempo di domenica sono la prova di come nel puzzle della difesa ogni pezzo sta andando al posto giusto.
A contribuire in maniera consistente c’è anche lo special team. Come la difesa, i ritorni di Edelman regalano a Brady delle ottime partenze e il td di 84 yard è la ciliegina sulla torta di una stagione fin qui da 12,3 yard di media nei ritorni di punt, se poi si aggiunge il contributo affidabilissimo del kicker Gostkowski e i tre punt bloccati, di cui due portati in td, il quadro è completo: New England fa paura in ogni reparto.
Belichick è la mente dietro a tutto: la sua esperienza di coach in ogni reparto lo porta ad essere presente su tutte le decisioni in maniera efficace e quello che reputo il miglior coach non solo in attività, ma forse di sempre, è stato in grado di allontanare le critiche e continuare con il suo lavoro dimostrando, a ragione, di avere un progetto e una visione vincenti. Quando l’attacco cade in difficoltà, ci pensa la difesa e se la difesa concede qualche yard di troppo ci pensano prima lo special team e poi di nuovo l’attacco a riportare in carreggiata il carrozzone di New England. A questo punto si cercano avversari in grado di contrastare lo strapotere dei patrioti. Ovviamente il primo nome in lista è quello di Manning, ma il primo match dell’anno contro Denver è andato ai Patriots abbastanza agilmente e se sulla carta solo i Broncos sembrano essere all’altezza nella AFC, il campo però ha raccontato un’altra storia e dall’altra parte i Packers del forse MVP Rodgers e i redivivi Seahawks cominciano a preoccuparsi.
Se oggi i Patriots non sono solo Brady e il suo braccio, e se per batterli è necessario vincere in ogni fase del gioco, il merito è tutto del loro coach Bill Belichick.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.
Sono i Miei favoriti per il titolo della AFC.