Nel corso della stagione passata i Detroit Lions sono passati alla storia come una di quelle formazioni che alla fine dei conti hanno ampiamente e decisamente buttato all’aria tutto quello che di buono potevano fare venendo dai molti definiti come “quelli che si sono menati la zappa sui piedi o che si sono sparati ai piedi”. Una NFC North che vedeva i Green Bay Packers senza il loro leader e condottiero per una frattura alla spalla sinistra, ossia Aaron Rodgers, e dei Chicago Bears che come spesso è accaduto sono caduti vittima di quel Jay Cutler troppo spesso in versione Dr. Jekyll e Mr. Hyde ha visto ancora una volta i Lions perdere per mano propria.
In sole tre gare i Leoni del Michigan hanno perduto ogni cosa: Division, possibile secondo posto per poter giungere ad una Wild Card e di conseguenza ogni possibile velleità di accesso alla post-season. Non è una sorpresa immaginare che fine abbia fatto quel Jim Schwartz head coach della franchigia a fine stagione: licenziamento in tronco e arrivo di quel famoso Jim Caldwell nella speranza potesse risollevare le sorti di questa squadra e garantire quella definitiva ed ulteriore crescita della prima scelta assoluta del Draft NFL 2009, ossia Matthew Stafford. Caldwell è stato una scelta estremamente ponderata e accurata da parte del front office di Detroit e per una validissima ragione: il suo curriculum.
Il nativo di Beloit, Wisconsin, ha infatti lavorato nei coaching staff degli Indianapolis Colts e dei Baltimore Ravens, per cui è stato molto vicino a quarterback come Peyton Manning e Joe Flacco. Poco da dire sul primo se non che è uno dei più grandi della storia di questo gioco. Sul numero 5 del Maryland si potrebbe anche arrivare a parlare molto sul suo contratto forse troppo oneroso e che il titolo dei Ravens sia stato in special modo merito della leadership di Ray Lewis, ma non bisogna neanche dimenticare le cifre che Flacco realizzò in quella title run, soprattutto nei play-off, per non parlare del premio di MVP del Super Bowl. Ma come ha lavorato finora il Leone numero 9?
I numeri di Stafford parlano abbastanza chiaramente e se c’è qualcosa che ancora una volta sta mancando dal giovane quarterback è il sopra citato e definitivo step up del suo gioco. I completi rispetto all’anno scorso sono leggermente aumentati (58.5% – 61.2%), ma il quantitativo di yard è calato in maniera abbastanza costante negli ultimi anni e il trend pare continuare (5038 nel 2011, 4967 nel 2012, 4650 nel 2013 e 2216 esattamente a metà di questa stagione). Anche i touchdown non si dovrebbero avvicinare a quanto fatto un anno fa (29 contro gli 11 di quest’anno), ma gli intercetti potrebbero calare abbastanza considerando i 19 dell’annata scorsa e i 7 pick effettuati sino a questo momento. In quanto a rating invece non ci si distacca molto dal consuetudinario: 86.5 mentre a fine 2013 le cifre parlano di 84.2.
Va tuttavia connotato un particolare aspetto che sino a questo punto della regular season ha indubbiamente intaccato il gioco non solo di Stafford, ma del reparto offensivo nella sua integrità: gli infortuni. Di fatto Stafford non ha potuto godere per svariate settimane di quel Calvin Johnson considerato da tutti il miglior wide receiver sulla piazza. Denotiamo inoltre che i Lions non possono ancora usufruire delle prestazioni di Reggie Bush, arma molto importante non solo in quanto a corse ma anche e soprattutto per le sue ricezioni fuori dal backfield che in svariate occasioni si sono rivelate un’arma a dir poco devastante per l’attacco della formazione del Michigan. Se a tutto ciò aggiungiamo che tutti e tre i tight end di prima fascia presenti a roster non sono scesi in campo in quel di Wembley allora il quadro appare abbastanza completo. Brandon Pettigrew, Joseph Fauria e Eric Ebron sono dovuti rimanere ai box e questo è un tipo di fattore che si avverte in special modo quando si tratta di conversione di 3rd down, per non tirare in ballo la red zone.
Un altro importante aspetto da considerare per la stagione finora giocata da Stafford è come ha disputato le ultime due gare: conducendo un’imprevedibile e clamorosa rimonta che ha portato in ambo le occasioni ad una risicatissima vittoria con un solo misero punticino di margine.
Prendiamo per esempio proprio l’ultima partita, giocata contro gli Atlanta Falcons. Ancora una volta Detroit non è riuscita a porre in essere qualcosa di minimamente buono nel primo tempo, arrivando all’intervallo con dei non fortissimi Atlanta Falcons in pieno controllo e con dati statistici e numerici tendenzialmente opposti. Corse poco producenti e di conseguenza lanci profondi che vengono a mancare: 0/5. Nella seconda frazione di gioco invece la musica cambia radicalmente e Stafford completa un ottimo quantitativo di palloni che hanno viaggiato per più di 15 yard: 3/5.
Ma va sottolineato che vi è un importantissimo e fondamentale comune denominatore in questi tre lanci: tutti sono stati recapitati nelle mani di Golden Tate. L’ex ricevitore dei campioni in carica dei Seattle Seahawks si sta rivelando un’arma davvero stellare per l’attacco dei Lions ed in un numero ormai quasi incalcolabile di occasioni si è dimostrato quel “go-to-guy” così disperatamente necessario ad un reparto offensivo che ha dovuto sopperire all’assenza di una macchina da ricezione quale è Megatron.
Firmato nel corso della off-season con il compito di essere il wide receiver in grado di sfruttare lo spazio lasciato dal numero 81 sulla flat opposta alla sua, Tate è colui che in questo momento ha preso effettivamente le redini del gruppo ricevitori e ne sta mantenendo l’insieme di efficienza, produttività e fruttuosità che da sempre è stato sobbarcato sulle proprie spalle da Calvin Johnson. Nel corso delle tre ricezioni citate sopra Tate è riuscito ad estrapolare, quasi tirandole per i capelli, quei big play necessari al raggiungimento dell’obiettivo finale, e vi è anche ampiamente riuscito.
Combo Stafford-Tate che come si vede sta riuscendo in qualche modo, anche rischiando alle volte, a portare avanti i drive e garantire i punti necessari a portare a casa 6 W in otto partite. Niente da eccepire in questo, ma ciò che più di ogni altra cosa sta creando e calcando le linee guida della stagione dei Lions è il reparto difensivo implementato da Caldwell sulla base di quanto fatto e visto proprio in quel di Baltimore.
La migliore prestazione difensiva sinora è stata ottenuta nella partita più importante: quella casalinga contro i Green Bay Packers. Mantenere a soli 7 punti l’attacco guidato da Aaron Rodgers con una defensive line in grado di porre un importante freno a quell’Eddie Lacy divenuto l’anno scorso “Offensive Rookie of the Year” ha sicuramente messo in mostra cosa può realmente fare la difesa di questa formazione.
Non da meno è stato anche il secondo tempo contro gli Atlanta Falcons in cui Detroit ha tenuto a 0 punti un attacco che vanta tra i suoi ricevitori una delle coppie più temute nell’intero parco della National Football League: Roddy White e Julio Jones. Parte del merito va anche dato a Matt Ryan, autore di una seconda frazione di gioco davvero da dimenticare e scandita da quel vero obbrobrio di intercetto con cui Cassius Vaughn è andato estremamente vicino al pick six.
La vera forza della difesa tuttavia è il front seven, che può vantare tra le sue fila ancora una volta Ndamukong Suh, Nick Fairley e DeAndre Levy. Proprio loro sinora sono stati i veri e reali condottieri di questa squadra e come ogni sport d’oltreoceano sono i numeri che ne rispecchiano l’essenza. I Leoni del Michigan hanno finora concesso solo 74 yard di media su corsa ponendoli di fatto alla seconda piazza assoluta e dietro esclusivamente alle 72.4 dei Denver Broncos. Il tutto ovviamente si ripercuote anche sul passing game e la secondary ha infatti concesso solo 216.4 yard a partita per la quinta posizione nella NFL.
Vanno però ribaditi alcuni aspetti nonché importantissimi fattori che potrebbero presto smantellare tutto questo ben di Dio. Primo fra tutti, considerando che è anche l’accadimento più recente, è l’infortunio di Nick Fairley patito al ginocchio nel corso della partita londinese. Le condizioni del DT ancora non solo non sono state determinate a livello prettamente effettivo, ma di conseguenza non è stato (ovviamente) neanche comunicato un possibile termine.
Sembrerebbero facili a questo punto eventuali ipotesi che parlerebbero di un molto lungo ed anche estremamente importante stop per Fairley il che porrebbe un grosso quantitativo di problemi. Il numero 98 è infatti nel suo ultimo anno di contratto da rookie e bisognerà valutare in che effettivo stato sia il suo ginocchio per decidere il da farsi, specialmente a lungo termine. In questo momento voci parlano addirittura di possibile ultima partita per Fairley con la maglia di Detroit, il che potrebbe anche sembrare abbastanza e possibilmente assurdo, ma anche in relazione di questo altre due importanti e gravose problematiche vengono in essere. La prima riguarda il roster a livello effettivo in questo momento: solo tre infatti sono i DT in grado di giocare adesso. Si tratta di Suh, Caraun Reid e quel CJ Mosley rispedito a casa direttamente da Londra per violazione di regolamenti interni alla squadra. Come si comporterà Caldwell in questo aspetto? E come ne risentirà il gioco dei Lions? Lo si scoprirà purtroppo solo dopo il bye quando si potrebbe avere una anche abbastanza vicina e realistica diagnosi del ginocchio di Fairley.
Il secondo importante fattore potrebbe scandire i mesi, se non gli anni, a venire: la voglia di grande piazza da parte di Ndamukong Suh. Il leader della difesa ha reso noto che desidererebbe poter giocare in un ambiente con molta più visibilità ed in grado di potergli offrire possibilità economiche sicuramente più importanti. Non a caso il DT ha nominato una città come New York per il prosieguo della sua carriera.
Come si può evincere quindi nel momento migliore di questa stagione, in cui i Lions ricoprono in solitaria la prima piazza della NFC North, parecchie sono le possibili cause di smantellamento di quella che si sta dimostrando indubbiamente una delle migliori difese della National Football League. Il front office della formazione del Michigan dovrà osservare e valutare cosa realmente intende fare Suh in attesa di constatare lo stato del ginocchio di Fairley. Pensare che questa squadra possa in una volta sola perdere i due giocatori che nel corso degli ultimi anni si sono dimostrati una delle più devastanti combo nelle defensive line della NFL potrebbe rigettare al mittente ogni possibile velleità di vittorie e titoli nel corso del futuro prossimo e non solo.
Il poter ritrovare Calvin Johnson dopo il bye previsto per la Week 9 potrebbe sicuramente essere d’aiuto non solo per i risultati ma anche per il morale e per lo spogliatoio, ma chissà cosa il futuro ha in serbo per questa giovane, intraprendente e al tempo stesso solida e concreta formazione. Non resta che osservare gli sviluppi della Frozen North e constatare se ancora una volta i Lions getteranno al vento il loro destino o se dopo l’aver chiuso il capitolo Schwartz e aperto quello Caldwell possano finalmente conquistare quella Division così tanto agognata e che per così tante volte sono stati costretti a lasciare a qualcun altro per un numero spesso anche poco cospicuo di W.
Studente di giurisprudenza. Appassionato delle Big Four, NFL in particolare. Tifoso sfegatato Green & Gold!