Ormai questa bellissima e strepitosa stagione regolare della National Football League è al giro di boa ed è arrivato il momento di iniziare a valutare quali sono quei giocatori che si sono messi in mostra in maniera estremamente positiva e che sono diventati nel corso del tempo i singoli cui la propria squadra non può e non potrà fare a meno nel resto della corsa alla post-season e del Vince Lombardi Trophy.
Parecchi sono i nomi che potrebbero essere accomunati in questo gruppo di elite, giocatori per i quali una marea di squadre sarebbe disposta a compiere carte false per averli alle proprie disposizioni e che invece fanno le fortune di altri lidi. Analizziamo quindi i cinque principali candidati.
In una National Football League che è sempre più quella che viene definita una “passing league” non si può fare a meno di tirare fuori dal cilindro una serie di nomi facenti parte della famiglia dei quarterback di questo splendido sport e che di settimana in settimana si dimostrano dei leader e dei trascinatori fuori dal comune, in grado di compiere dei lanci e delle giocate totalmente straordinarie e che in pochissimi riuscirebbero a realizzare dimostrando una tale facilità come solo loro sanno fare.
Questa stagione ha portato in dote qualche altro interessantissimo nome rispetto ai soliti che suscita in ogni stadio in cui entra una serie di sensazioni e di percezioni in grado di trasmettere la pelle d’oca quasi come fosse una classicissima, semplice ma estremamente efficace ola.
Iniziamo quindi questa trattazione con un giocatore molto energico, grintoso ma che tuttavia sta dimostrando a partire essenzialmente dalla stagione passata di essere un giocatore in grado di meritare il titolo di MVP in uno dei modi al tempo stesso più silenti. Probabilmente il fatto di non essere sotto la luce dei media è favorito dal lido di cui ha fatto la propria casa, probabilmente è il trovarsi in una Division in cui l’attenzione mediatica è governata in maniera totalmente preponderante da un altro importante soggetto che verrà trattato nel prosieguo della disamina, ma il giocatore di cui si sta parlando è il quarterback Philip Rivers.
Il giocatore dei San Diego Chargers è da sempre stato uno con molta voglia di vincere, di portare a casa le partite e raramente lo si può vedere senza una particolare espressione in volto in grado di denotare i suoi continui altalenanti e sobbalzanti stati emotivi. Il numero 17 però si è continuativamente messo in mostra come uno di quei quarterback in grado di trattare in maniera decisamente soave la palla, senza commettere eccessivi turnover e con una produzione solida, concreta e soprattutto costante. La passata stagione, in cui si è rivelato uno dei pochi in grado di battere i Denver Broncos futuri campioni di Conference, ha stabilito degli interessantissimi numeri. Ha pareggiato il miglior rating toccato fino a quel punto nel corso della sua carriera a quota 105.5 e non è andato molto lontano dai record personali in quanto a touchdown (32, 34 nel 2008) e intercetti (11, 9 nel 2009). Ha inoltre stabilito il career best per percentuale di completi con il 69.5%.
La cosa interessante riguardo la stagione corrente di Rivers è che potrebbe addirittura fare molto meglio rispetto all’annata passata. Nella metà delle partite ha collezionato già 20 touchdown a fronte di soli 5 intercetti, mentre il quantitativo di yardage dovrebbe essere in linea con quanto fatto nel 2013. Da sottolineare inoltre che anche il suo rating è, anche se di poco, in ascesa: 109.9 totalizzato sino a questo momento. Come possiamo notare quindi Rivers è in questo momento sulla giusta strada per porre in essere numeri che potrebbero risultare di nuovo nei suoi career best e che potrebbero alla lunga prendere per mano i San Diego Chargers e portarli chissà dove. Tuttavia la recente sconfitta con i Denver Broncos potrebbe, se non lo ha già fatto, ridimensionare il nativo di Decatur, Alabama, ed inoltre il calendario di San Diego prevede ovviamente una seconda partita con la formazione del Colorado per non parlare di altre quattro altrettanto importanti sfide contro i Baltimore Ravens, i New England Patriots, i Kansas City Chiefs ed i San Francisco 49ers per una serie conclusiva di cinque partite dalle incredibili potenzialità per una sua corsa al titolo di MVP o verso una clamorosa debacle in grado di rigettare indietro al mittente tutte le velleità del prodotto di North Carolina State.
Tanto per non distaccarci molto e dato che è stato nominato precedentemente è arrivato il momento di trattare colui che è ritenuto dalla maggioranza il vero candidato numero 1 a tale ambizioso premio e che non sta facendo altro da qualche anno a questa parte che siglare un record dietro l’altro e frantumando ogni possibilità di chiunque altro di contrastarlo sotto questo punto di vista. Ovviamente si sta parlando di quel Peyton Manning già vincitore di altre cinque volte di questo titolo e che punta al back-to-back.
Gli standard su cui sta viaggiando Manning sono a dir poco stratosferici e sono il punto di arrivo di ogni qualsivoglia quarterback che possa calcare i campi da gioco della National Football League. La stagione passata è stata quella dei record per yardage e passaggi validi per touchdown in una singola annata, mentre nel corso di quella attuale è arrivato quello per touchdown a livello complessivo. Come detto un livello di aspirazione massimo per chiunque e che avrebbe addirittura portato i Denver Broncos in qualità di nuova “America’s Team” soffiando il titolo ai Dallas Cowboys di Jerry Jones.
L’ultimo Super Bowl ancora brucia sicuramente nel cuore del numero 18 ma non si può negare che sia sulla giusta strada per arrivare di nuovo allo scenario più ambito per cercare di portare a casa il secondo tanto agognato anello che ricaccerebbe di fatto indietro tutte le critiche e le polemiche che questo grandissimo uomo e giocatore ha dovuto sobbarcare sulle proprie spalle. Numero uno per touchdown al pari di Andrew Luck a quota 22, tra i migliori in quanto a intercetti lanciati (tra i big solo Brady ne ha lanciato un numero inferiore, 2 soltanto a fronte dei 3 di Manning), migliore indiscusso in quanto a rating con 119.0, vicinissimo al record di 122.5 stabilito da Aaron Rodgers nel 2011. Candidato principale al titolo, Manning sta disputando una delle sue migliori stagioni in assoluto ed i Denver Broncos ne stanno traendo ancora una volta spropositati benefici.
Ma a differenza del solito va connotata la presenza di un giocatore appartenente al reparto difensivo della propria squadra che ogni singolo giorno, in ogni singola partita dimostra di essere un qualcosa di positivamente indecifrabile. Una potenza fisica mista ad una spropositata velocità tenendo conto della sua stazza lo rendono senza discussione alcuna il miglior DE dell’intero parco della NFL e molto probabilmente anche il difensore più incisivo che ci sia in circolazione in questo momento: si, proprio JJ Watt.
Il numero 99 degli Houston Texans sta ancora una volta dominando in lungo e in largo con le sue strabilianti giocate e tutto il suo umorismo da “piccolo ragazzone” quale è. Ci sono stati dei dubbi, come in ogni caso di grossa firma contrattuale, se il giovane e stravagante giocatore texano potesse mantenere il genere di standard saldamente tenuto fino a quel punto. Ebbene, Watt è riuscito addirittura a superarsi. Non solo sta ancora contribuendo a fermare e smantellare interi reparti offensivi e rendere i propri compagni giocatori incredibilmente migliori con la sua sola presenza in campo (che ovviamente distoglie lo sguardo di un bel quantitativo di avversari dai compagni dello stesso Watt), ma è arrivato al punto di produrre anche punti sullo scoreboard ed in una serie di maniere quasi del tutto nuova.
Il nativo di Waukesha, Wisconsin, ha sinora realizzato 4 touchdown: uno su intercetto, due su fumble e uno addirittura su ricezione. Questo dato statistico lo pone in qualità di primo giocatore nella storia della NFL a siglare un touchdown in ognuna delle tre modalità descritte. Qualcosa di assolutamente incredibile per un giocatore solamente nel suo 25esimo anno di vita che già si è imposto come uno dei giocatori più dominanti, performanti, elettrizzanti ed entusiasmanti che si possano apprezzare.
Molto deve Houston a questo incredibile giocatore, ricompensato come detto con una estremamente grossa cifra sul proprio contratto, e che continuerà sicuramente a fare le fortune di questa giovane franchigia.
Spostiamoci ora di Conference passando ad una NFC che vede tra le proprie fila una qual certa serie di sorprese e delusioni. Tra le sorprese una è stata molto lieta proprio nel Texas a fare concorrenza a JJ Watt. Il RB record man dei Dallas Cowboys DeMarco Murray sta disputando una stagione regolare stellare in cui ha infranto un importantissimo record detenuto precedentemente da un certo Jim Brown, uno qualunque insomma, e che sta permettendo alla formazione guidata dalla sideline da Jason Garrett di riscoprire una propria identità offensiva mai posseduta prima a causa dei problemi fisici del numero 29 e che ora ha permesso alla squadra di casa ad Arlington, Texas, di partire con sei vittorie in otto gare.
Volendo ricordare in maniera più approfondita il record conquistato da DeMarco Murray si tratta delle prime otto uscite stagionali con almeno 100 yard su corsa. Proprio 100 le minime contro i St. Louis Rams, addirittura 167 contro i Tennessee Titans solo sette giorni prima le massime. Invece 1054 sono le yard a metà stagione per un quantitativo in projected che supera di non molto un altro record: quello di Eric Dickerson con 2105 yard a fine stagione (e sfiorato da Adrian Peterson due anni fa con 2097 yard). Questa produzione da parte di Murray sta portando in dote un attacco totalmente nuovo a dei Dallas Cowboys che in questi anni così tanto hanno patito la sua mancanza e la sua intensità accompagnata da produttività e fruttuosità di tale livello.
Le portate del nativo di Las Vegas, Nevada, hanno inoltre consentito ai Cowboys di porre in essere sei vittorie consecutive, una delle quali in quello che è ritenuto uno degli stadi più difficili in cui giocare: il CenturyLink Field di Seattle, Washington. Probabilmente in questo momento Murray è il più accreditato nel cercare di soffiare il titolo a Manning ma molto dipenderà essenzialmente da due fattori: come inciderà l’ultima sconfitta nel Monday Night Football con i Washington Redskins, in relazione anche e soprattutto al colpo subito da Tony Romo alla schiena, e conseguentemente se continuerà a svilupparsi il record delle 100 yard a partita dello stesso running back e se riuscirà inoltre a fare proprio anche il record detenuto in questo momento da Dickerson.
Ultimo nominativo per questa importante corsa è uno di quei giocatori che quasi legittimamente potrebbero far parte di tale competizione. Un quarterback che si è innalzato in questi anni in qualità di uno dei migliori tre, se non addirittura il migliore, nel proprio mestiere: il numero 12 dei Green Bay Packers, Aaron Rodgers. Le sue possibili velleità verso tale premio sono state stroncate nella stagione passata da una frattura alla clavicola sinistra, ma nel corso di questa stagione bisogna dire che Rodgers sta giocando un ottimo football. Tre intercetti nelle prime otto uscite, uno solo prima dell’ultimo Sunday Night Football, tutti tra l’altro accaduti solo dopo una deviazione per mancata ricezione da parte di un proprio compagno.
Se c’è qualcosa in cui Rodgers si è dimostrato ad un livello superiore in questi anni è il saper trattare nel miglior modo possibile la palla cercando di commettere il minor numero di errori, e la quantità di intercetti lanciati al raggiungimento del touchdown numero 200 ne sono una prova. In tale statistica infatti Rodgers ha totalizzato 53 pick. Il migliore dopo di lui è stato Tom Brady con addirittura circa metà del quantitativo in più (88).
Nella serie di quattro partite consecutive portate a casa dai Packers inoltre Rodgers ha pareggiato il record detenuto precedentemente in maniera esclusiva sempre dal campione di casa a Foxboro siglato nel 2007 in quanto a partite in fila con almeno tre touchdown e nessun intercetto. Numeri di questo tipo rendono perfettamente l’idea dell’efficienza di questo giocatore e parecchi addetti ai lavori non si sono risparmiati definendolo un giocatore addirittura migliore di quanto fosse nella sua stagione migliore, quella da record del 2011. Non vi sono assolutamente dubbi che Aaron Rodgers sia sempre un candidato al titolo di MVP finché possa restare in salute e riesca a giocare come solo lui sa fare, e le prime otto partite di stagione regolare ne sono una piena testimonianza.
Cinque grandi giocatori ognuno con in dote una qual certa particolare serie di caratteristiche a proprio favore. Ma non è finita qui! Oltre a questi principali candidati ve ne potrebbero essere altri in grado di dare parecchie rogne a questi eccellenti giocatori e che potrebbero addirittura far saltare il banco alla lunga.
Primo fra tutti vi è quel Tom Brady in netta ripresa rispetto ad un avvio di stagione non eccellente e che ha visto i media calcare pesantemente sulla frase affermata dal 12 di Bill Belichick poco prima dell’inizio della stagione: “Mi ritirerò quando farò schifo” (I’ll retire when i’ll suck). Dopo una pessima sconfitta contro i Kansas City Chiefs i Patriots sembrano essere risorti: quattro vittorie di fila, 39.5 punti di media, 3.5 touchdown di media per Brady ed un rating medio di 125.5. Se New England mantiene questo regime difficilmente qualcuno potrebbe contrastare Brady non solo nella vittoria del titolo di MVP ma anche nella corsa al Vince Lombardi Trophy.
Dopo l’ultimo Sunday Night Football anche Drew Brees potrebbe iniziare a risalire la china e tornare ad essere il quarterback da tutti temuto così terribilmente ed in grado di tirare fuori una prestazione da quasi 140 di rating contro la formazione che godeva della migliore statistica proprio in quanto a rating del QB avversario. Tre touchdown ed una suntuosa prestazione nella vittoria per 44-23 con cui i Saints le hanno ampiamente suonate a dei lanciati Green Bay Packers e soprattutto grazie alla quale possono cercare di dare un senso alla propria stagione in una NFC South non al massimo delle proprie possibilità sino a questo momento. I Saints hanno bisogno di questo Drew Brees per arrivare in fondo, un numero 9 da MVP.
Ultimi ma non assolutamente per importanza sono Andrew Luck e Ben Roethlisberger. Questi due formidabili quarterback si sono sfidati in un bellissimo match in cui a spuntarla è stato il secondo dei due. Luck in questo momento è un giocatore in piena ascesa e che potrebbe presto o tardi diventare il nuovo padrone non solo del mondo dei quarterback ma anche dell’intera NFL. Per quanto riguarda il prediletto di Mike Tomlin se riuscisse a mantenere gli standard dell’ultima prestazione non vedo perché non possa rientrare nel discorso. Facente parte di uno dei trio più devastanti insieme a Le’Veon Bell ed Antonio Brown, non vi è dubbio alcuno che “Big Ben” faccia parte dell’elite di questa lega.
Come possiamo evincere quindi la lotta per il titolo di MVP è già avviata ed in pieno regime di svolgimento e parecchi sono coloro che si contendono questo premio. La stagione NFL è al giro di boa e vedremo chi riuscirà a spuntarla, anche se il titolo che conta davvero è un altro. Chi si aggiudicherà il titolo di Most Valuable Player? Ancora è un mistero, ma è fuor di dubbio che questa lotta deve ancora mostrare il suo lato migliore. Non resta che aspettare per goderci lo spettacolo che questi grandi campioni offriranno da qui al termine delle ostilità.
Studente di giurisprudenza. Appassionato delle Big Four, NFL in particolare. Tifoso sfegatato Green & Gold!
Francesco,
i tuoi articoli sono sempre apprezzabili per la passione e la completezza.
Cercherei pero’ di ridurre i barocchismi sintattici, gli aggettivi ridondanti, i gerundi, gli avverbi e i superlativi assoluti….si fa fatica a starti dietro. esempio: “Questa stagione ha portato in dote qualche altro interessantissimo nome rispetto ai soliti che suscita in ogni stadio in cui entra una serie di sensazioni e di percezioni in grado di trasmettere la pelle d’oca quasi come fosse una classicissima, semplice ma estremamente efficace ola.”
Grazie dell’apprezzamento e del consiglio, sono cose che gradisco sempre. Ccercherò di prestare maggioreattenzione a riguardo. Spesso e volentieri comunque non lo faccio neanche di particolare proposito considerando ciò che studio e che il linguaggio sotto certi aspetti forbito è ormai divenuto pane di tutti i giorni per me.
Purtroppo la lingua italiana spesso si presta a divagazioni ed arzigogolii di vario genere, soprattutto nell’ambito legale ed in quello burocratico. Aggiungiamo politicanti ed urlatori che in televisione si danno arie con paroloni inutili ed il gioco e’ fatto.
Giusto per provare a rigirare il tuo paragrafo:
“Ci sono nomi che scatenano moti d’orgoglio tra i tifosi di casa, eccitazione ed aspettativa tra i giornalisti ed un atavico timore tra gli avversari. Nomi che di anno in anno indirizzano i destini di un popolo in casacca numerata.
L’edizione NFL 2014-15 ci ha introdotto nuovi personaggi che col passare dei minuti in campo e degli hot dog tra gli spalti hanno aumentato le vibrazioni del gioco e si trovano ora a causare urla e grida ogni maledetta domenica.”
;)
Di nuovo, grazie degli articoli, della passione e delle informazioni che sempre ci fornisci.