Nell’ultimo Thursday Night Football Houston è in poco tempo già sotto di 24 punti, e allora il capitano della difesa JJ Watt sale in cattedra, prende in mano la squadra e compie una prestazione sopra le righe. Purtroppo per Houston non è stato sufficiente per vincere ma JJ Watt sembra aver già chiuso i giochi per il Defensive Player of the Year, e siamo solo alla week 6. La prudenza e forse anche un pizzico di superstizione fanno pensare al classico “mai dire mai”, però quello che Watt ha messo in campo finora gli ha dato un vantaggio su tutti gli altri che difficilmente sembra recuperabile.
Le statistiche presentano questa situazione: 26 tackles, 4 sacks, 1 intercetto, 3 TD di cui uno in attacco, 2 fumble recovery, 6 passaggi deviati e 1 punt block. Presi singolarmente questi numeri non sembrano straordinari. Come dire, in ogni classifica c’è qualcuno che ha fatto meglio: più sacks, più tackles, più intercetti… quello che però impressiona è vedere questi numeri tutti insieme: avere un picco di prestazione su uno dei punti del gioco di difesa è “robetta” da tutti, ma avere una presenza costante in ogni classifica, beh questo è solo da Watt. JJ è semplicemente un giocatore incredibile: non solo arriva al qb e lo colpisce o lo atterra, ma sa anche difendere sulle corse, forzare turnovers e deviare i lanci. Watt ha una presenza e forza fisica straordinarie, ma la cosa forse più sorprendente di tutte è che a questa grande potenza, che si traduce anche in chili di peso, Watt unisce anche leggerezza, agilità e una velocità tale che gli consentono di arrivare in end zone quando la situazione lo richiede. Fa sembrare facili le cose difficili e fa sembrare ancora più facili le cose facili. Ma JJ Watt non è solo una questione di numeri, è la sua presenza costante, la leadership e il carisma che lo rendono unico. E’ quel tipo di giocatore che fa dire ai qb che incontra: “avevo visto delle videocassette per prepararmi, ma poi oggi l’ho visto sul campo…”
Con Watt però non sono tutte rose e fiori: la grandissima stagione scorsa, la penultima del contratto da rookie, lo aveva reso uno dei potenziali free agent più interessanti. Ovviamente Houston non gli ha fatto neanche assaggiare da lontano la free agency e hanno firmato un contrattone da 6 anni per 100 milioni di dollari. Stiamo parlando di cifre da quarterback d’elite, e sono pochi i contratti più onerosi di questo. La cosa infatti ha mosso un po’ di critiche, un po’ di borbottii e ha fatto sorgere la domanda: ma se li merita tutti questi soldi? La risposta è arrivata forte e chiaro dal campo: se li merita eccome. Il draft del 2011 ha visto una classe di difensori eccezionali: Patrick Peterson, Robert Quinn, Von Miller e Aldon Smith.
E per quanto tutti questi siano stati eccezionali finora, nessuno raggiunge i livelli di Watt. In questo momento può fare tutto quello che vuole e praticamente è infermabile. E’ dappertutto. Non si tratta di statistiche, ma di come influisce in ogni singola giocata: può allinearsi ovunque, interno o esterno, destra o sinistra. Il risultato è sempre lo stesso e anche quando non mette a referto qualcosa per i numeri delle statistiche, la sua presenza modifica il gioco, come quando contro Washington, su un 3&1 si allinea al centro per fermare la probabile corsa di Morris, o come quando si allinea largo a sinistra, obbligando la linea offensiva a scalare per raddoppiarlo, ma poi non fa nessuna giocata, se non quella di aver spostato l’intero equilibrio della linea offensiva permettendo ad un compagno di arrivare al qb indisturbato. Watt è da MVP, ma non lo vincerà perché non è un quarterback. Ma è da MVP perché non solo porta giocate straordinarie da solo, ma perché aiuta a far vincere la squadra. Vincere fino a un certo punto però, perché non può fare tutto da solo. Houston è praticamente senza quarterback e finché non lo troverà non potrà avere grandi ambizioni, ma i 21 punti portati finora da Watt danno una bella mano. In attesa di attacchi miglior e di un qb migliore Houston si gode il suo Robocop difensivo.
E poi non dimentichiamoci che oltre alla discreta carriera da giocatore di football JJ Watt ne porta avanti una parallela di attore. Dubito che abbia le capacità per interpretare un malato terminale o un condannato a morte nelle sue ultime ore di vita, o un qualsiasi altro ruolo drammatico forte e intenso, ma nella serie tv del canale FX The League, dove interpreta sé stesso in maniera comica e ironica, JJ svela anche delle doti attoriali non indifferenti. Di questo se ne sono accorti anche i produttori che ne hanno fatto una specie di personaggio ricorrente. Infatti se ogni tanto un qualche giocatore NFL fa una comparsata, Watt è apparso la prima volta e poi è tornato in altre due o tre occasioni e non ha mai sfigurato. Lui assicura che l’esperienza hollywoodiana non lo distrae e continuerà a lavorare duro per vincere, ma da tifoso NFL e appassionato di serie io me lo godo in entrambe le vesti.
Tra Hollywood e campi di football può fare davvero tutto e per descriverlo bastano le poche parole della cronaca al match contro Washington quando in occasione di un sack il telecronista commenta soltanto: “Who else? JJ Watt”.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.
Bell’articolo. Scritto bene e concordo su tutto…anche se non sarei così pessimista per l’MVP ;-) …peccato giochi in una squadra che non ha velleitá di nessun tipo. Mi piacerebbe vederlo in una squadra da playoff…