I Detroit Lions domenica hanno buttato al vento una vittoria a portata di mano, non facile da portare a casa, ma neanche difficile. Nella Motor City i malumori sono tornati a galla prepotentemente e di nuovo si parla dei “same old Lions” che perdono malamente le partite che sono invece da vincere.
Un dato è significativo: la difesa dei Lions è seconda per punti concessi, mentre l’attacco figura 27esimo. L’infortunio a Calvin Johnson sicuramente ha influito, ma anche con lui in campo un attacco dalle ottime potenzialità non riesce ad esprimersi a dovere, non guadagna yards e non segna punti. Nonostante l’aver messo sotto contratto Golden Tate, senza il Megatron con l’81 Detroit sembra bloccata e per una squadra che negli ultimi anni ha puntato tanto, se non tutto, sugli attacchi aerei dalla grande potenza, dipendere da un solo ricevitore è una grossa debolezza. Se nelle stagioni dal 2011 al 2013 soltanto in tre partite i Lions hanno raccolto meno di 200 yard, le 263 raccolte domenica sono un dato davvero preoccupante. È indubbio che l’attacco deve giocare meglio e Stafford deve ritrovare sé stesso e la sua luce. Certo senza Calvin e le sue mani Stafford è obbligato ad essere meno aggressivo e ha meno soluzioni a disposizione ma la sensazione è che sotto l’ala conservativa di Jim Caldwell lo spirito di Stafford sia un po’ offuscato e i soli 7 punti raccolti domenica sono un brutto sintomo.
Le preoccupazione e i malumori cittadini sono quindi giustificati, e i Lions devono raddrizzare la rotta, ma è anche vero che in poche occasioni è facile individuare i colpevoli come invece si può fare questo caso. La disfatta di domenica è tutta sulle spalle delle linea offensiva e soprattutto del kicker.
Se non fosse stato per Alex Henery le critiche alla linea offensiva sarebbero piovute a catinelle e da ogni dove: Stafford ha subito 6 sacks, molti colpi duri, ed è stato continuamente costretto a lanci affrettati e sotto pressione. Il gioco di corsa è stato inesistente con una scarsissima media finale di 3,5 yard per portata. Il vero problema consiste nel fatto che la capacità di portare il primo blocco e di muoversi insieme, cose che appartengono a i fondamentali, non sono più all’altezza. Domenica la difesa dei Bills ha avuto tantissime occasioni di giocare in situazioni da uno contro uno e ha potuto fare il cattivo e bel tempo. Merito va all’ex head coach Schwartz, ora defensive coordinator proprio dei Bills, che conoscendo le debolezze della sua ex-squadra ha saputo sfruttarle a suo favore, ma l’impressione è che re-insegnare i fondamentali a un gruppo di veterani è cosa dura e lascia pensare che il declino è arrivato ben prima del previsto e se non fosse stato per il malcapitato kicker, le dita puntate sarebbe state davvero tante.
Nonostante tutti i problemi sopracitati bisogna essere onesti: i Lions avrebbero potuto segnare più di 14 punti se Alex Henery, già il secondo kicker utilizzato in stagione, non avesse mancato tutti i calci che è stato chiamato a realizzare, compreso quello che avrebbe consegnato la partita a Detroit. Uno 0 su 3 è un risultato che fa parlare, perchè sono 9 punti in meno e una sconfitta in più. Anche per lui i giochi sono finiti, come erano finiti per il rookie Nate Freese messo in disparte dopo la week 3 e dopo aver sbagliato 4 field goal su un totale di 9 errori raccolti da tutte le squadre della lega. La situazione Kicker per i Lions è diventata imbarazzante anche perchè la squadra ha un’ottima tradizione di kicker avendone impiegati in maniera soddisfacente solo due dal 1980 al 2012. Più di 30 anni sotto l’ala protettrice di Eddie Murray e soprattutto Jason Hanson non sono un’eredità facile da portare sulle spalle e se non si trova un Justin Tucker o un Vinatieri dietro l’angolo, e anche vero che gli errori di valutazione in preseason sono stati grossolani. Sotto osservazione ci sono Matt Prater, tagliato dai Broncos dopo una sospensione della lega per abuso di sostanze, e l’ex Cardinals Jay Feely.
E’ facile parlare con il senno di poi ma in estate un nome che è stato fatto fuori un po’ troppo frettolosamente è quello di Giorgio Tavecchio. Sarà l’orgoglio nazionale che parla, ma se l’errore contro i Jaguars dalle 50 yards, quindi non una distanza facilissima, è stato fatale per Tavecchio, di fronte ai molteplici e numerosi errori di chi invece non è stato tagliato, forse si poteva scegliere in altro modo. Invece i Lions gli hanno preferito un altro rookie, Freese e sappiamo come è andata a finire, e sappiamo anche come è andata a finire con il rimpiazzo di Freese. Quello che non sappiamo è se Caldwell si stia o meno mangiando le mani, ma noi speriamo di sì.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.
Il kicker c’è da ieri, Prater ha firmato per un anno.
Che peccato…! I Lions mi sono sempre stati simpatici….rappresentavano la squadra sgangherata che non vince mai…il fratello minore sfortunato. Ora invece, non più…la voglia di vedere un’italiano nella NFL era tanta…e capisco la prima decisione….sopporto la seconda…ma sulla terza non transigo…..quindi continuerò a makumbare tutti i kicker dei Lions e tiferò sempre contro.
si stanno tirando la zappa sui piedi!!
Con Prater hanno il meglio in circolazione…
Ogni squadra che rifiuta Tavecchio in estate viene regolarmente massacrata in regular season: è successo ai 49ers e ai Packers, succede ai Lions e anche ai Raiders.
Fossi io il GM lo ingaggerei per pura scaramanzia.