DeSean Jackson torna a Philadelphia da avversario con addosso tanta rabbia e tanta voglia di rivincita come si nota nel festeggiamento ad hoc dove l’aquila degli Eagles viene presa a calci. Purtroppo per lui e per tutta Washington però quel festeggiamento non è arrivato a fine partita perchè il rookie Jordan Matthews, chiamato proprio a rimpiazzare Jackson, segna 2 TD e Philadelphia si aggiudica una partita cattiva e rissosa portandosi al primo posto di conference, in compagnia di Arizona, con un promettente 3-0 che la storia ci insegna essere un biglietto di sola andata per i playoff, nel 75% dei casi.
Gli Eagles rientreranno in questo 75% a fine stagione? Le probabilità ci sono e sono pure molte alte a causa di una serie di elementi che fanno ben sperare i tifosi biancoverdi.
In primo luogo la NFC East non sembra proprio avere squadre all’altezza: i Washington Redskins infatti sembrano non riuscire a ripartire e l’investimento fatto su Griffin sembra non ripagare gli sforzi, almeno finora; i Giants sono in totale balia del proprio qb che alterna buone prestazioni a pessime giocate, e infine i cowboys, a mio avviso i più pericolosi, sembrano avere una squadra all’altezza, ma a un certo punto Romo piazza uno dei suoi colpi e butta via la partita. In questa situazione, vincere la division sembra essere alla portata degli Eagles e questo significa qualificarsi in una posizione compresa tra la 1 e la 4.
Inoltre Philadelphia ha dimostrato di essere una squadra tosta e che non si lascia andare anche quando si trova 10 punti sotto. Così è stato infatti in tutte e 3 le partite finora giocate. La lente partenze, che si dice essere colpa dei duri allenamenti di Chip Kelly, sono anche state aiutate da alcuni episodi, come il fumble di Richardson contro Indianapolis. C’è da dire però che questo attacco sembra avere tutte le carte in regola per sopperire alle mancanze della difesa e preparare una lunga corsa di Philadelphia ai playoff.
Nel reparto arretrato infatti Cox è un mostro, ma è un po’ abbandonato a sé stesso e il solo Malcom Jenkins sembra in grado di portare un contributo di rilievo: suoi sono i due soli intercetti registrati dalla difesa degli Eagles mentre i punti concessi sono tanti e i sacks pochissimi. Dall’altra parte però Nick Foles sembra avere le carte in regola per fare molto bene. Contro Washington tutto è passato da lui: Sproles e McCoy hanno, insieme, racimolato giusto 42 yard in 20 tentativi, mentre Foles picchiato duro e messo sotto pressione, non si è mai tirato indietro dal lanciare e colpire la secondaria avversaria. Foles arriva da un 2013 statisticamente quasi perfetto, ma c’è da dire che non ha dovuto affrontare grandi difficoltà: una delle migliori linee offensive della lega gli ha impedito di lanciare sotto pressione, il suo target preferito era DeSean Jackson, uno un po’ fortino… in più nessuno si è mai infortunato e il miglior gioco di corse della lega gli ha tolto un bel po’ di pressione dalle spalle. Quest’anno invece viene colpito e anche duramente, non ha Jackson tra i ricevitori e le corse sono precipitate in termini di consistenza. Ciononostante Foles non sbaglia un lancio e continua a condurre il suo attacco in end zone a segnare punti.
L’attacco di Philadelphia è infatti molto produttivo e segna tanto anche perchè Kelly ha costruito un gruppo con molte armi a disposizione, in primo luogo la conferma di Riley Cooper, poi il draft che nei primi due giri ha scelto solo ricevitori, Jordan Matthews e Josh Huff, e infine la più grande sorpresa dell’anno: Jeremy Maclin. Sotto contratto solo per un anno, come in una sorta di prova dopo i brutti infortuni e la poca continuità, Maclin finora ha prodotto tantissimo ed il secondo ricevitore per numero di snap giocati di tutta la lega ed è il più cercato da Foles.
L’aspetto negativo di avere un attacco così preciso e consistente, capace di recuperare grandi deficit in termini di punti, è che non c’è margine di errore. Sbagli due lanci, oppure lanci un intercetto e la vittoria di tre punti si trasforma in un sconfitta di altrettante lunghezze. Inoltre fa anche bene al cuore riuscire a portare a casa una vittoria facile e rilassante senza arrivare sempre al cardiopalma in finali da tachicardia. Certo fan bene allo spettacolo, ma alla lunga possono stancare più del dovuto e farti bruciare più energie degli avversari arrivando a gennaio già in riserva.
Alle incertezze della tenuta sul lungo periodo si rileva però un grande attacco, forte in ogni reparto, che sa lanciare e portare a casa grandi giocate, e in più Foles sta dimostrando di avere il giusto carattere e la giusta forza d’animo che nessuno schema di gioco può insegnargli. Sta dimostrando di potersi fare carico della squadra e le armi a sua disposizione lo rendono un qb da seguire con attenzione, come rendono tutta Philadelphia una contendente molto seria per il titolo.
Più forte di Seattle? Solo gennaio avrà risposta a questa domanda.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.
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