I Cincinnati Bengals vincono l’esordio domestico e in classifica figurano con un 2-0 per la prima volta dal 2006. Un record significativo perché è frutto di una vittoria in trasferta sul campo dei Ravens, perché la squadra non è al completo, su tutte spicca l’assenza di AJ Green, e perché contro i Falcons non hanno solo vinto, ma dominato, bloccando Atlanta a soli 10 punti dopo che la stessa ne aveva rifilati 37 ai Saints e procurando a Matt Ryan ben 3 intercetti. La vittoria contro Atlanta non è solo una vittoria, ma è una dichiarazione d’intenti.
Se nel 2-0 in apertura di stagione la difesa si è fatta notare come una delle migliori riuscendo a bloccare Baltimore con la palla in mano negli ultimi minuti di partita con due sack uno dietro l’altro, la formula vincente però sembra essere un’altra, così facile da apparire quasi stupida, elementare: non far lanciare intercetti a Dalton. Risultato? Per ora gli intercetti sono a zero, come anche i turnover concessi dall’attacco.
Una formula così semplice richiede però un grande lavoro che fin’ora è stato portato avanti davvero efficacemente. L’attacco dei Bengals è versatile e variegato, le armi a disposizione dell’offensive coordinator Hue Jackson sono molte e il sistema di gioco sviluppato quest’anno dimostra che la promozione da allenatore dei running backs è ben meritata. In primo luogo Dalton non è più il centro assoluto degli attacchi e togliendo al proprio qb un po’ di pressione, quando è chiamato a lanciare rende meglio rispetto agli anni passati, come in occasione del lancio perfetto a Sanu a inizio di terzo quarto. Se Dalton lancia meno, per forza di cose il gioco di corsa sale di consistenza e in Giovani Bernard i Bengals hanno trovato l’uomo giusto per far correre la palla. Contro Atlanta ogni dubbio è stato dissipato: con AJ Green fuori per infortunio, Bernard, oltre alle corse efficaci, è stato anche l’obiettivo per alcuni lanci corti e facili da parte di Dalton che si sono spesso trasformati in buoni guadagni, grazie anche a ottimi blocchi e gioco di squadra. Sviluppare il gioco di corsa ha quindi pesantemente aiutato Dalton, non solo perché non ha più la quasi completa responsabilità di guadagnare primi down, ma anche perché le difese avversarie sono sempre sul chi va là aspettandosi le corse e da qualche parte dietro qualcosa sono obbligati a concedere.
Qui entra in gioco il nuovo Dalton che senza la pressione di tutto l’attacco sulle spalle riesce ad essere molto più efficace e trasforma in passaggi completi quasi tutti i tentativi. Attualmente il suo 9.1 yard medie per passaggio è il più alto di tutta la lega.
Quest’attacco fa dei Bengals una seria concorrente per il titolo anche perché ripensando alla partita contro Atlanta questo è il bollettino di guerra: hanno perso il miglior giocatore offensivo quasi subito, poco dopo anche uno dei miglior giocatori difensivi, sbagliato 3 field goal e concesso 7 penalità. Si potrebbe facilmente pensare a una sconfitta invece i Bengals sono arrivati fino al vantaggio 24-3 dimostrando di essere davvero dominanti, nonostante tutto.
Questo sistema è tanto semplice ed efficace quanto delicato. Bernard appare come il fulcro e da lui dipendono molte, forse troppe cose. Però se Bernard, ed è un grosso se, riesce a mantenersi su questo livello, i Bengals non possono che migliorare perché se far correre la palla significa che i passaggi corti in screen e sweep aumentano, e di conseguenza le difese si attrezzano contro le corse e passaggi più corti, allora immaginate cosa può succedere quando nel momento in cui per Dalton nascono le opportunità di lanciare profondo, a ricevere la palla ci saranno le mani di Green, Marvin Jones e Tyler Eifert a cui si aggiunge il già in forma Sanu. Sulla carta non sembrano esserci possibiltà per le difese avversarie.
Dalton non ha colpi pazzeschi nel braccio, ma con questo sistema può essere molto pericoloso e con una linea offensiva che lo protegge egregiamente, con un attacco versatile che sa sopperire alla proprie mancanze, con un reparto di ricevitori promettente che ha in Sanu un ottimo lanciatore, e con un gioco di corsa tra i migliori della lega, Cincinnati è una squadra davvero pericolosa. Se poi si aggiunge una difesa che concede pochissimo e colpisce forte quando può, allora possiamo dire che a gennaio, ai playoff, dei Bengals si parlerà ancora.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.