Sospeso a tempo indefinito: la NFL ha emesso la sua “sentenza” nei confronti di Ray Rice, il talentuoso running back che fino a pochi giorni fa vestiva la maglia dei Baltimore Ravens. Sì, usiamo il tempo al passato perché, come ovvio in questi casi, la diretta conseguenza di tale provvedimento disciplinare è il licenziamento in tronco da parte della società che paga il contratto al giocatore. E non solo perché anche la EA Sports ha deciso di eliminare dal suo gioco Madden 15 la controfigura virtuale dell’ormai discusso campione.
Ma cosa è accaduto a Rice, o meglio, cosa ha fatto per ricevere una tale punizione? L’evento risale a diversi mesi fa, esattamente al 15 febbraio di quest’anno. Il RB nato a New Rochelle, NY è in un casinò ad Atlantic City, in compagnia dell’allora fidanzata Janay Palmer. Nel video messo in rete dal sito di gossip TMZ si vede che il giocatore di Baltimore, una volta entrato nell’ascensore del casinò, colpisce la donna al volto una prima volta, apparentemente senza motivo; la Palmer prova a reagire ed ecco che Rice sferra un secondo colpo (dal video non è ben chiaro, c’è chi sostiene sia stato un pugno, chi un violento schiaffo), che fa sbattere la testa della ragazza contro il corrimano dell’ascensore. La fidanzata di Rice perde i sensi, con quest’ultimo che cerca letteralmente di trascinarla via. Le guardie notano la scena e bloccano il campione di football.
Il giorno seguente la polizia del New Jersey arresta la coppia con l’accusa di aggressione. Da lì in poi sarà un susseguirsi di dichiarazioni da parte dell’allenatore dei Ravens John Harbaugh in difesa del proprio running back e voci giornalistiche che vorrebbero le forze dell’ordine essere in possesso di un video dell’accaduto (quello che ora è visibile un po’ dappertutto sul web). Inizialmente TMZ rilascia un filmato della parte conclusiva dell’aggressione, quella in cui Rice prova a trascinare l’allora fidanzata fuori dall’ascensore. Tutti si attendono provvedimenti da parte del Commissioner Roger Goodell: alcuni giornalisti sostengono che questo abbia avuto l’opportunità di visionare immediatamente l’intera scena, fatto che è stato sempre smentito dalla NFL.
Ad ogni modo, la lega si mette in attesa: il magistrato accusa Rice di aggressione aggravata di terzo grado, mentre fa cadere qualunque imputazione nei confronti di Janay Palmer. Incredibilmente, il 28 marzo, cioè il giorno successivo della messa in stato d’accusa, la coppia si sposa. Senza addentrarci nell’intera vicenda giudiziaria, è giusto dire che Janay Palmer Rice, dopo le nozze, ha rifiutato di testimoniare contro il marito durante il processo. Anzi, in questi ultimi mesi si è spesso esposta pubblicamente per riaffermare il suo amore nei confronti di colui che l’ha picchiata e ha chiesto scusa per il ruolo avuto nei fatti di quella notte. Queste dichiarazioni, rilasciate durante una conferenza stampa, erano state precedute dalle parole del giocatore che, come molti hanno notato, non si è scusato direttamente con la moglie.
In luglio, arriva finalmente la decisione della NFL: Rice viene sospeso per due partite. Goodell si prende tutte le critiche possibili e immaginabili da parte dell’opinione pubblica per l’esiguità della pena, specialmente dopo la sospensione per un anno inflitta a Josh Gordon dei Browns per essere risultato positivo alla marijuana durante un test. Troppa la sproporzione tra le due punizioni. Per questo motivo il Commissioner si mette all’opera per inasprire le pene da infliggere in caso di provata violenza domestica, ammettendo di fatto di essere stato troppo leggero nei confronti del ragazzo ex Rutgers: la sospensione sarà da qui in avanti di sei incontri e in caso di recidiva, l’interdizione diventerà perpetua (ma appellabile).
A dieci giorni di distanza dalle novità introdotte dalla NFL, la doccia gelata: TMZ rilascia il video completo del fatto e per la lega e i Ravens non resta altro che agire di conseguenza. Coach Harbaugh è costretto ad ammettere in conferenza stampa che il filmato “certo, cambia le cose”. Ma non è finita qui, perché in questi ultimissimi giorni si è scatenata una bufera contro la NFL, accusata da un funzionario di polizia di essere entrata in possesso dell’intera registrazione già cinque mesi fa. Goodell nega e ora è stata aperta un’inchiesta indipendente, con l’ex direttore del FBI Robert Mueller che condurrà le indagini sotto la supervisione di John Mara e Art Rooney, proprietari rispettivamente dei New York Giants e dei Pittsburgh Steelers.
Inutile dire che in America e non solo l’opinione pubblica è profondamente divisa: si va da chi sostiene che la scelta della NFL sia esagerata a chi la considera sacrosanta. Uno dei maggiori sostenitori dell’eccessivo accanimento da parte della lega nei confronti di Rice è il pugile Floyd Mayweather, che ritiene sbagliato comminare una nuova sanzione, molto più pesante della prima, nei confronti del giocatore, fino arrivare a dire che in fondo “accadono cose peggiori in altre famiglie”. C’è da dire che anche Mayweather non sia esattamente un santo: in passato il boxer è stato accusato di violenze nei confronti di una ex fidanzata. Altri sostengono che Rice abbia agito così perché è stata l’allora compagna a colpirlo per primo, perché è abituato a lottare quotidianamente e non riesce a controllare questo istinto “violento” e molte altri tentativi di scusare un gesto che di per sé è inaccettabile. Janay Palmer Rice, alla notizia dell’esclusione del marito, ha continuato a difenderlo scrivendo sul proprio profilo Instagram che la decisione presa è “un incubo orribile” e che se “le intenzioni erano quelle di ferirci, imbarazzarci, farci sentire soli e di privarci di tutta la felicità, ci siete riusciti a tutti gli effetti”, rivolgendosi evidentemente a chi ha preso la decisione finale in seno alla NFL.
Molti altri, invece, hanno ampiamente condannato il gesto e lo stesso presidente Obama ha voluto rilasciare una dichiarazione in cui, pur non citando direttamente Rice, viene sottolineato come “la violenza domestica sia inaccettabile e spregevole”. Ma se dal lato morale il gesto è ingiustificabile, molto verrà ancora detto e scritto sul risvolto sportivo della vicenda: è giusto interrompere così bruscamente la carriera di un giocatore affermato, vincitore di un Super Bowl (in sei anni di carriera 6180 yard corse e 37 touchdown) per fatti non legati direttamente alla condotta sul terreno di gioco?
Gli americani si sono scatenati a cercare leggi sportive e non, scrivono, commentano sui principali siti sportivi e in quello della NFL, ma le posizioni sono talmente tante che è impossibile dire realmente quante siano. Sta di fatto che molti riportano alla luce dei recenti casi di cronaca che si sono intrecciati con il football, dalla condanna di Michael Vick con relativo periodo di detenzione di 21 mesi per aver organizzato combattimenti illegali tra cani, alla vicenda ancora più sconcertante di Aaron Hernandez, arrestato con l’accusa di aver assassinato tre persone. Fare confronti è pressoché impossibile, in quanto si tratta di tre tipi di situazioni diverse, ma c’è chi fa notare che Vick, pur avendo fatto parte per anni di un’organizzazione che maltrattava degli animali, è poi tornato in campo. Certo, non è stato più lo stesso di prima, ha subito gli ululati di rabbia del popolo del football ogni volta che scendeva in campo, ma gli è stato permesso di rientrare nel giro. Per Hernandez, invece, molto probabilmente le stagioni con i Patriots saranno le uniche della sua carriera, in quanto il quadro accusatorio è davvero pesante.
Da parte sua la NFL ha avuto a che fare, negli ultimi anni, con troppi scandali dentro e fuori dal campo: giocatori squalificati per abuso di sostanze proibite o per violenze, il Bounty Program dei Saints, il recente caso di violenze psicologiche a Miami ed ex giocatori che accusano la lega di non averli protetti da colpi che ne hanno minato il fisico prima e dopo il ritiro dall’attività sportiva. Goodell sa bene che il brand “NFL” viene esportato in tutto il mondo, che quello che accade in una qualunque delle trentadue franchigie avrà risonanza in ogni angolo del globo. Dopotutto questo è il prezzo da pagare in casi del genere: è dunque comprensibile che nel momento in cui accadono fatti come quello di Ray Rice, la lega tuteli la propria immagine. Dall’altro lato le troppe scelte incoerenti dello stesso organo direttivo del football ne hanno inficiato la credibilità, fatto perdere di autorevolezza e creato un dibattito che sarebbe potuto essere meno acceso nel caso si fosse intervenuti al momento giusto.