Houston torna in campo con molto da dimostrare dopo le sole 2 vittorie dello scorso anno, il tanking, la prima scelta assoluta e il contrattone a JJ Watt. Al termine dei primi 60 minuti di stagione i punti interrogativi rimangono molti, ma alcune certezze fanno intravedere un miglioramento per la franchigia texana.
La prima incognita riguardava il nuovo qb Fitzpatrick e le sue abilità limitate. In campo invece il qb ha fatto quello che doveva fare e non ha commesso errori madornali. Certo ha mancato passaggi facili, passaggi profondi e anche passaggi corti, ma nessuno di questi è mai finito nelle mani degli avversari. Ha giocato in maniera efficiente, prendendo quello che la difesa avversaria gli ha concesso ed è proprio quello che doveva fare, né più, né meno. Fitzpatrick è stato molto aiutato dai propri ricevitori che hanno preso tutto quello che è capitato loro tra le mani dimostrando di essere solidi e affidabili quando sono stati chiamati in causa.
Altro punto misterioso era rivedere in campo Arian Foster. Anche qui niente stelle, ma neanche stalle: Foster sembra il suo vecchio sé, veloce, forte, rapido nei cambi di direzione e capace di vedere e creare buchi anche dove la sua linea offensiva non ne crea. La sua presenza è fondamentale per l’attacco di Houston e vederlo perdere palla dentro le 10 yards avversarie fa subito pensare che Houston quest’anno non possa permettersi errori del genere. Il suo ritorno è molto importante, ma non può essere il fulcro di tutto.
L’attacco in generale ha battuto presenza, ma non ha strafatto dimostrando di poter essere pericoloso, ma dando anche l’impressione di essere un po’ troppo fragile. E se l’attacco vince, ma non convince, stra-convince invece la difesa e il suo capitano JJ Watt.
Fresco fresco di un super-contratto Watt dimostra da subito che ogni centesimo è ben speso e con la prima scelta assoluta Clowney avrebbe dovuto costruire un duo formidabile, di quelli che non vuoi incontrare mai. Invece Clowney si infortunia il ginocchio, lascia il campo e sarà in disparte per 6-8 settimane. Alle brutte notizie riguardo il compagno di squadra Watt risponde con una prestazione fenomenale: ha portato a segno un sack (e quasi altri due), bloccato un extra point, recuperato un fumble e portato alcuni blocchi determinanti: su tutti è da vedere e rivedere il primo. 3° down, molto corto, nel primo drive, una Washington ancora un po’ freddina decide di correre quelle 1-2 yard che mancano per raggiungere il primo down e portare a casa il compitino. Non fanno però i conti con Watt e la sua difesa.. allo snap parte lo scontro frontale, Watt spinge, lo spingono, e nel frattempo Morris prende palla da Griffin, in un attimo Watt sposta il peso, porta il suo uomo sull’interno, con il braccio prende un po’ di distanza e un attimo dopo è già verso l’esterno dove il malcapitato Morris si schianta contro il muro bianco numero 99. Una tecnica chirurgica che ci regala il primo di tutta una serie di acuti che ri-confermano quanto sia forte JJ.
E’ impressionante quanto continui a impressionare più di quanto abbia già impressionato!
Accanto a lui purtroppo però la qualità scarseggia. La linea difensiva fa acqua da tutte le parti e le corse di Washington si infilano in profondità con continuità, Clowney è purtroppo costretto ai box e fino alla prematura uscita non aveva brillato particolarmente, e l’altra superstar Cushing ha faticato parecchio. Al rientro dal secondo bruttissimo infortunio al ginocchio forse non si poteva chiedergli di più, ma se è vero che non ha fatto errori, è anche vero che ci aveva abituati a prestazioni ben al di sopra di questa. Non sarà facile per lui, soprattutto a livello mentale, ma se cresce e ritorna quello di prima potrà dare man forte ad una difesa che ha ottime potenzialità, soprattutto se si guarda alla prestazione di Brooks Reed che in ultimo anno di contratto si gioca un bel po’ di soldoni con il rinnovo, e si vede, perché si porta a casa un’ottima prestazione portando importanti placcaggi dietro la linea di scrimmage.
La difesa quindi trascina Houston alla prima vittoria dopo 14 sconfitte consecutive e lascia vedere degli spiragli di luce per il futuro dei Texans, soprattutto se Cushing riuscirà a tornare appieno e ad assicurare continuità e concretezza. Ma con solo difesa non si va molto lontano. Houston può contare su un attacco pratico e di esperienza, ma che non può affidarsi al suo qb per risolvere le situazioni critiche e questo alla lunga, agli scontri decisivi, si farà sentire. Il campionato di Houston ha tutte le carte in regola per essere dignitoso e migliore del misero 2-14 dello scorso anno, ma raggiungere i playoff sembra ancora un po’ troppo presto.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.