Per una franchigia che possiede una storia come quella dei Seahawks, è senz’altro curiosa e inedita la situazione che vede il team cominciare la stagione Nfl difendendo una vittoria al Super Bowl, evento mai accaduto in città prima dello scorso febbraio, uno status mai provato prima. Il nuovo ed atteso campionato è cominciato con il solito argomento, ovvero quello riguardante la mancanza di capacità di ripetersi da parte del campione della stagione precedente, dato che negli ultimi vent’anni solo Dallas Cowboys e New England Patriots hanno assaporato il delizioso gusto del back to back.
Il football americano è così, una disciplina troppo imprevedibile che comprende troppi fattori variabili per poter fare delle previsioni abbastanza vicine alla realtà, spesso ci si basa difatti sugli esiti degli anni precedenti, ma anche qui il campo è tutto sommato minato, dal momento che free agency e soprattutto infortuni e squalifiche possono cambiare l’assetto di un attacco o di una difesa, rendendo vano tutto il lavoro di ricerca statistica fatto per cercare di dare un senso al pronostico di un campionato non ancora iniziato.
E’ solo la prima partita dell’anno, ma l’impressione che i Seahawks campioni in carica hanno fornito di seguito alla loro netta affermazione contro Aaron Rodgers ed i suoi Green Bay Packers, una squadra senza dubbio da playoffs, è stata quella di una compagine che ha ricominciato esattamente da dove aveva terminato in quella gloriosa notte di New York, la stessa che in diverse occasioni ha tenuto sveglio il grande Peyton Manning. Quella di Pete Carroll è una franchigia organizzata, attenta allo scouting ed alla valorizzazione di scelte e free agents collegiali da firmare prima degli altri, e che al contrario di molte concorrenti non effettua la cosiddetta splash move durante il mercato primaverile per accumulare talento veterano, eccezion fatta per la trade che ha portato da queste parti Percy Harvin, uno dei motivi per cui i Seahawks indossano la gioielleria che conta, ed il fatto è stato confermato anche giovedì notte.
Come noto, Seattle ha fatto a meno di Harvin per tutta la stagione regolare passata per infortunio salvo trovarlo pronto al momento che contava di più, ovvero nelle partite senza domani, e la sua aggiunta ha portato una nuova dimensione ad una squadra che aveva già saputo affermarsi con grande decisione, vincendo ogni singolo confronto che contava. Per cui è lecito domandarsi se, alla luce di quanto visto giovedì, le possibilità di Russell Wilson e compagni di ripetersi come campioni possano davvero avere un fondamento nonostante la statistica dica il contrario, se non altro perché un attacco già forte potrà godere di un’arma come Harvin per tutto il campionato, salute permettendo. Quando puoi permetterti un trattore come Marshawn Lynch che macina yards con una costanza invidiabile, un attacco aereo ordinato e produttivo orchestrato da un quarterback su cui insistevano forti dubbi in relazione alla capacità di diventare titolare in Nfl, ma che oggi si è dimostrato essere un ragazzo molto più maturo ed intelligente dell’età che ha, ed in più disporre di Harvin sano, allora il livello di pericolosità può considerarsi quanto meno intatto.
La fantasia nel playcalling dell’offensive coordinator Darrell Bevell posiziona l’ex wide receiver dei Vikings praticamente ovunque sfruttando le sue grandi possibilità atletiche, le movenze e l’accelerazione in campo aperto, sommando il dinamismo alla fisicità del gioco a terra. Wilson butta fuori dal campo palloni incompleti che suoi coetanei si farebbero intercettare pur di tentare di aggiungere un inutile passaggio in più alle statistiche, ma la vera efficienza sta nel prendere la decisione giusta al momento giusto, senza far perdere yards o possessi alla tua squadra. I giochi in option, elemento distintivo della vittoria contro i Packers, se eseguiti alla lettera, possono trarre in inganno anche la difesa più preparata.
Inoltre, l’unico reparto difensivo della storia che abbia ottenuto statistiche paragonabili ai mitici Bears dell’85, non sembra aver calato la sua concentrazione di un millimetro. Seattle possiede il lusso di schierare linebackers mobili e duttili come l’Mvp in carica del Super Bowl, Malcolm Brown, e K.J. Wright, senza contare un Bobby Wagner che pareva essere dappertutto giovedì notte; la consistenza della linea è ben visibile nonostante la dipartita di giocatori importanti come Chris Clemons e Red Bryant, e la Legion of Boom continua ad intimidire, tanto da far pensare a Mike McCarthy di non provare nemmeno a disturbare mister Richard Sherman sapendo che i Seahawks tendenzialmente tengono i cornerbacks esterni sempre sullo stesso lato, mettendogli Jarrett Boykin lì a fare da bella statuina, e costringendo Rodgers ha connettere insistentemente con il solo Jordy Nelson, il quale avrà pure battuto più volte la marcatura di Byron Maxwell, ma che non ha presenziato nella linea statistica più importante, quella dei touchdown segnati.
A volte i Seahawks danno questa strana sensazione, sembra che solo Pete Carroll sappia ciò che fa, ed abbia la capacità di convincere chiunque nel suo staff a condividerne le convinzioni. Lui osa, sia con le scelte dirigenziali, prendendo giocatori che altri prenderebbero a giri più bassi, sia pensando a strategie tattiche che funzionano sia che si metta in campo il campione, sia che presenzi il giocatore che tutti hanno snobbato, ed oggi tutti i talenti sottovalutati dalle altre 31 squadre Nfl sembrano dei first rounders che oggi sembra persino lussuoso vedere tutti racchiusi all’interno dello stesso spogliatoio.
Carroll ha le idee molto chiare in testa, e riesce ad ottenere sistematicamente il massimo dal primo all’ultimo giocatore del suo roster, indipendentemente dal suo valore gerarchico, ed è inoltre attorniato da coordinatori inventivi e capaci.
Da qui a gennaio ce ne passerà di acqua sotto i ponti, e non fermiamoci a giudicare la stagione di una squadra da una sola partita, tuttavia Seattle sembra perfettamente cosciente, al contrario di altri detentori di titoli del passato, di potercela fare per la seconda volta consecutiva. I numeri dicono che probabilmente non ce la faranno, ma gli ‘Hawks non vedevano l’ora di vedersi puntare contro una scommessa qualsiasi, giusto mancasse un’altra motivazione per riuscire nell’impresa.
Un anno fa sorpresero tutti. Quest’anno ci sarà da divertirsi.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Si Dave,
hai ragione.
Hanno proprio ricominciato esattamente come avevano finito in quella notte a East Rutherford.
Sempre dominanti in difesa e con un attacco che senza fare bigplay mirabolanti ha un’efficacia impressionante.
La strada per il grande ballo è lunghissima ma questi saranno sicuramente tra i viaggiatori più organizzati
Mauro