Si usa dire che si è fautori del proprio destino, ed è proprio quello che parecchi tifosi dei Detroit Lions potrebbero essersi trovati a pensare alla fine dell’ultima stagione della National Football League.
Dopo un bruttissimo 2012 chiuso sul 4-12 e con un cappotto subito da tutte le rivali di Division, i Lions hanno iniziato abbastanza bene l’anno scorso, arrivando anche sul 5-3 dopo la vittoria sui Dallas Cowboys nella Week numero 8.
Nella decima la formazione della MoTown ottiene la prima vittoria al Soldier Field di Chicago dal 2007, e con una roboante vittoria sui Green Bay Packers vincono nel primo Thanksgiving Day dal lontano 2003. Non dimentichiamo, inoltre, che per la prima volta dal 1999 Detroit riesce a rimanere imbattuta in casa contro le rivali della Frozen Tundra.
La prima piazza divisionale sembrava ormai quasi assicurata e con essa la post-season, ma come si è detto si è fautori del proprio destino: i Lions crollano e precipitano al terzo posto in pochissimo tempo chiudendo con il record di 7-9, perdendo ogni possibilità e speranza di giungere ai play-offs e condannando Jim Schwartz al licenziamento dopo cinque anni.
Il posto dell’ormai neo defensive coordinator dei Buffalo Bills è stato occupato da una vecchia conoscenza dei Colts: trattasi di Jim Caldwell, ex head coach di Indianapolis e più recentemente offensive coordinator dei Baltimore Ravens.
Caldwell ha spesso lavorato con QBs di un certo impatto (vedi Manning a Indianapolis e Flacco a Baltimore) anche in qualità di allenatore dei quarterbacks stessi. Non a caso difatti un profilo come il suo è stato scelto per guidare una squadra che ha per le mani una prima scelta assoluta in quella posizione, che tuttavia non è stato ancora in grado di salire di livello.
Lo stesso head coach ha precisato che intende rendere questa squadra più disciplinata, più intelligente su schemi, scelte e tattica, che prende con decisione il campo e che soprattutto non si tirerà la zappa sui piedi.
Frasi pesanti, in particolar modo perchè Caldwell ha tirato fuori il pezzo grosso: portare nel Michigan il Lombardi Trophy subito, non tra due o tre anni. Caldwell ha anche affermato che cercherà di indirizzare i propri giocatori verso la chiamata e la giocata più giusta, giocando anche un football fisico, duro, rude. Tutti concetti abbastanza possibili con le carte nel proprio mazzo, ma come potrebbe rendere questa squadra?
Per quanto riguarda il reparto offensivo i nomi da cui partire e su cui impostare le fondamenta del playbook sono indubbiamente due: Matthew Stafford e Calvin Johnson.
Per quanto riguarda il quarterback non sono discutibili le sue doti fisiche, per le quali è considerato tra i migliori. Quello in cui pecca sono principalmente consistenza e continuità di rendimento.
Le sue ultime due stagioni infatti non sono state al livello del 2011, l’unica in cui Stafford ha raggiunto la post-season. Meno touchdowns e sempre più intercetti in relazione ad un leggero calo di percentuale di completi per il numero 9, che forse ha sentito troppo l’emotività di Schwartz. La calma e la disciplina che porta in dote Caldwell potrebbero risanare un ragazzo in grado di poter dare un enorme contributo se spronato nel modo giusto.
Sotto questa luce il suo contratto non aiuta neanche lontanamente, ed è arrivato il momento per Stafford di fare quell’ulteriore passo in avanti per diventare un elite quarterback in quella che è diventata una passing league.
Per quanto riguarda invece Calvin Johnson bisogna sottolineare le due facce della medaglia che hanno caratterizzato la scorsa stagione. Il numero 81 è stato ancora una volta il gran ricevitore lodato da tutti. Le sue cifre sono state di nuovo ben al di sopra della media, e gli hanno consentito di entrare in diversi modi negli “History Books” della NFL.
Quello che tuttavia ha potuto frenare la corsa alla post-season dei Lions sono stati i suoi drops, aumentati rispetto agli ultimi tempi. Ricordiamo inoltre che Johnson, anche se in questo aspetto è migliorato rispetto agli inizi della sua carriera, è ancora un route runner abbastanza indisciplinato, e questa è una di quelle cose che potrebbe rendere il tutto più difficile all’intero reparto, soprattutto visto quanto è importante il suo rendimento nell’ambito del gioco dei Lions.
Anche in questo la mano ferma di Caldwell servirà e dovrà dare un importante aiuto alla combo della MoTown, considerata dai molti una delle più performanti degli ultimi tempi.
Per quanto riguarda il running game Detroit ha potuto fare grandi passi in avanti grazie all’aggiunta di Reggie Bush ed alla conferma di Joique Bell. Entrambi hanno raggiunto quota 500 yards e potrebbero dare quella giusta alternativa all’attacco dei Lions in grado di rendere il gioco aereo molto più pericoloso.
Pericolosità aerea decisamente incrementata nell’ultima free agency grazie alla firma di Golden Tate, accasatosi dopo aver lasciato i campioni in carica dei Seattle Seahawks. Anche con il draft sono state fatte aggiunte importanti da questo punto di vista, Eric Ebron su tutti.
Il punto fermo della difesa invece è ancora una volta lui: Ndamukong Suh. L’uomo di linea dei Lions sarà ancora una volta il punto cardine di una difesa che fa della DL il proprio punto di forza.
Grazie alla sua mastodontica presenza, nonchè alla sua enorme aggressività, i Lions sono riusciti a concedere poche yards su corsa nella scorsa stagione, chiudendo nella top 10 della NFL. Anche Nick Fairley ha ricoperto un ruolo importante in questo aspetto del gioco difensivo di Detroit, e certamente continuerà a farlo. Sono in molti a sottolineare che Suh e Fairley sono la coppia di tackles più autorevole e pericolosa che ci sia nel mondo del football. Questo risulterà ancora una volta il punto di partenza per una difesa da ricostruire e rendere tra le più incisive e coordinate.
Ciò in cui i Lions devono decisamente migliorare è la difesa sul gioco aereo. Le quasi 250 yards concesse di media lo scorso anno non sono un buon segno, e la secondary si presenta ai nastri di partenza abbastanza giovane e di conseguenza potrebbe portare poca produttività, soprattutto per quanto riguarda i CBs.
Il fatto che Detroit potrebbe arrivare a dover affidare il proprio fato al 34enne Rashean Mathis non è tra le migliori prospettive, ed è per questo che ci si aspetta molto dal playbook e dalle chiamate dalla sideline. Fondamentali saranno questi aspetti per Caldwell, ed ancora di più dovrà risultare il pass rush per cercare di mettere in difficoltà i quarterbacks avversari cercando così di facilitare il compito alla secondary.
Per quanto riguarda gli special teams una buona nota di merito va a Jeremy Ross. Il WR, in grado anche di dare un buon contributo in attacco, è stato abbastanza produttivo nel returning game dopo una brutta esperienza a Green Bay che lo ha anche visto tagliato dopo un pessimo errore contro i Cincinnati Bengals. La sua presenza sarà colta con più attenzione adesso dalle formazioni avversarie.
Per quanto riguarda i FGs la lotta è apertissima tra Nate Freese ed il nostro Giorgio Tavecchio. In questo momento il primo potrebbe risultare abbastanza in vantaggio rispetto al nostro connazionale, ma Tavecchio si sta giocando tutte le sue carte in questo momento, e chissà che potrebbe anche riuscire a strappare un bel contratto alla formazione del Michigan.
Riguardo il draft bisogna dire che Detroit ha deciso di puntare sugli uomini cui sentiva più il bisogno, e non ha scelto affatto male. Eric Ebron è il tipo di TE dalla moltitudine di armi offensive con cui il nuovo OC Joe Lombardi ama dilettarsi per rendere il campo da gioco un inferno per la difesa avversaria.
Il LB Kyle Van Noy è stato scelto per colmare il buco presente nel roster sotto la voce pass rushing linebacker ed il suo potrebbe difatti essere un ottimo apporto sin da subito, con la mentalità di Caldwell che potrebbe aiutarlo visti i trascorsi con un certo Ray Lewis in quel di Baltimore. Il centro Travis Sawnson è una scelta solida.
Non un giocatore di primissimo impatto, ma tra uno o due anni potrebbe rimpiazzare a dovere Raiola. Un draft insomma che ha visto i Lions muoversi con discrezione cercando la scelta più giusta per la squadra, pescando i giocatori in grado di farla salire di livello.
I Detroit Lions si presenteranno ai nastri di partenza con il “core” praticamente intatto, ma con una nuova guida ad illuminare la propria strada.
Caldwell potrebbe essere l’uomo giusto per questo lavoro, in grado di ribaltare la situazione e far rendere in maniera decisamente maggiore giocatori che con i vecchi trascorsi sembravano avere ormai poco da spartire. Se è proprio vero che si è fautori del proprio destino, chissà che i Lions non abbiano trovato la strada giusta per arrivare finalmente a finalizzare i loro sogni.
Studente di giurisprudenza. Appassionato delle Big Four, NFL in particolare. Tifoso sfegatato Green & Gold!