Non ci può essere un buon draft senza un buon mock draft! Anche quest’anno vestiamo per un attimo i divertenti panni di un general manager Nfl immedesimandoci nel momento cruciale della chiamata della propria squadra. Miglior giocatore disponibile in assoluto o copertura in un ruolo specifico? Ecco il dilemma che spesso si para davanti ad ogni addetto ai lavori che si rispetti, ed ecco le nostre idee messe giù secondo dei ragionamenti ponderati.
Buona lettura!
Davide Lavarra e Nicolo’ Bo
1. Houston Texans – Jadeveon Clowney, LB, South Carolina Gamecocks
Hanno cercato di dipingerlo come una strepitosa fuoriserie disegnata per il football senza però la necessaria voglia di emergere, di lottare…insomma di sudarsi il successo. Bravi, bel tentativo. Quando i ragazzi dichiaratisi per il draft 2014 hanno calcato il prato verde per i provini individuali, fin da subito è parso ovvio che la numero 1 spetta unicamente all’ex atleta-simbolo dei Gamecocks. Houston ha già un giocatore eccezionale nel ruolo – J.J. Watt – ma ciò non vuol dire che l’aggiunta di Clowney non possa comporre un tandem inarrestabile per qualsiasi linea d’attacco. Non è da escludere neanche una trade down con un’altra franchigia che detenga i diritti di una delle prime 10 chiamate per regalare altre scelte con cui inaugurare il nuovo corso di coach Bill O’Brien. Gli spifferi nel roster dei Texas sono così numerosi che diversi atleti in varie posizioni di gioco sono stati avvicinati a Houston, ma se la franchigia del Texans manterrà la prima scelta, questa dovrà cadere sul formidabile end originario del Palmetto State.
2. St. Louis Rams (from Washington Redskins) – Greg Robinson, OT, Auburn Tigers
Abbiamo un quarterback, Sam Bradford, che sta tentando di convincere tutti che tornerà ad essere atleticamente efficiente dopo l’operazione al crociato anteriore, e che probabilmente ha l’ultima possibilità di convincere tutti che il futuro dei Rams spetta a lui e non ad altri. C’è bisogno di mantenerlo in salute e di evitargli colpi, siamo d’accordo che a roster c’è già un certo Jake Long (che viene anch’egli da un’operazione chirurgica a due legamenti del ginocchio…), ma un grado di tranquillità superiore certo non dispiacerebbe a Jeff Fisher, nonostante molti abbiano fatto notare come l’head coach normalmente non spenda picks così alte per un uomo di linea. Robinson sembra troppo ghiotto per essere passato via a cuor leggero per il bagaglio tecnico che si porta appresso unito al suo essere atletico, oltre ad essere ben messo fisicamente (150 kg portati a spasso con disinvoltura), insomma, merce rara che è meglio non farsi scappare. Matthews è una seria alternativa, dato che Fisher ha lavorato praticamente con tutta la sua famiglia a Houston/Tennessee.
3. Jacksonville Jaguars – Khalil Mack, LB, Buffalo Bulls
Ricomincio dal draft. Questo potrebbe essere il titolo degli ultimi anni di dissennata conduzione della franchigia della Florida, in cui poca lungimiranza e mal gestione hanno costretto i tifosi dei Giaguari a guardare all’evento di maggio come ad un’epifania, nella malcelata speranza – spesso frustrata – che dalle urne uscisse il salvatore capace di mutare la cultura della sconfitta che permea ormai il team. Intendiamoci: Mack non è un giocatore capace di cambiare tout court il record di Jacksonville da perdente a vincente, ma costituisce senza ombra di dubbio un tassello importantissimo per rinforzare un organico piuttosto mediocre. E’ un cacciatore di quarterback indomabile, che fin da subito potrebbe garantire quella pressione difensiva necessaria, in particolare quando devi affrontare Andrew Luck due volte l’anno. La tifoseria potrebbe storcere il naso davanti ad un oggetto semisconosciuto proveniente da una conference con poco appeal come la MAC, ma il tempo è galantuomo e noi lo vediamo tra pochi anni come un Von Miller reloaded.
4. Cleveland Browns – Sammy Watkins, WR, Clemson Tigers
Una delle selezioni più interessanti sarà senza dubbio quella di Cleveland, accreditata con il pick di un quarterback o al primo o al secondo giro. Dato che di registi paiono esservene in abbondanza e ci si può quindi pensare alla 26, specialmente se qualcuno dei prospetti dovesse scendere, un talento come quello di Sammy Watkins potrebbe sparire in tutta fretta. I Browns hanno mostrato sensibili progressi in difesa e sono ad un reparto offensivo produttivo di distanza dalla qualificazione ai playoffs, ragion per cui Watkins potrebbe essere quell’alternativa oggi richiesta a Josh Gordon, letteralmente esploso nel 2013 e sicuramente soggetto a maggiori attenzioni nel corso del prossimo campionato. Con due armi del genere, Brian Hoyer al comando ed un running back come Ben Tate si possono fare cose egregie, in particolar modo con un ricevitore che muove le catene come pochi.
5. Oakland Raiders – Blake Bortles, QB, Central Florida Knights
Mentre le precedenti quattro chiamate presentano (naturalmente) profili di incertezza, legati ai numerosi bug dei rispettivi roster, Oakland pare più pacificamente orientata verso l’immediata investitura dell’erede della chioccia Matt Schaub, sebbene proprio l’arrivo dell’ex quarterback dei Texans possa permettere al front office di rimandare ancora di un anno la nomina del leader del futuro. La sensazione è che Oakland, alla fine, tra un flirt con l’elettricità di Manziel e il talento di Bridgewater, opterà per il porto sicuro rappresentato dalla solidità di Blake Bortles, il quarterback da Central Florida che possiede molti estimatori della prima ora tra gli osservatori delle squadre professionistiche. Sinceramente, non ci sentiremmo di avallare questa decisione: Bortles infatti non ci ha ancora convinto per velocità e meccanica di lancio e il suo tanto decantato atletismo non appartiene all’élite NFL.
6. Atlanta Falcons – Jake Matthews, OT, Texas A&M Aggies
Tutti sanno che i Falcons vorrebbero salire per prendere l’oggetto del loro desiderio, Clowney, ma la voce sembra essersi sopita nel nulla nonostante le spavalde mosse di Dimitroff. Atlanta ha sacrificato diverse risorse in passato – vero Julio ? – e restando alla posizione d’origine avrebbe sicuramente la possibilità di ricostruire il punto più importante della linea offensiva, laddove Sam Baker non ha avuto la continuità sperata a causa di una valanga di problemi fisici. Matt Ryan ha bisogno di una protezione nettamente migliore di quella avuta l’anno passato, dargli il tempo per lanciare significa far tornare questo attacco alle possibilità di due anni fa e ridurre i turnovers causati dalla fretta. Matthews, oltre che essere di ottima scuola, è un giocatore di alte doti tecniche e quindi pronto a partire subito da titolare, esattamente ciò che serve a questo reparto.
7. Tampa Bay Buccaneers – Mike Evans, WR, Texas A&M Aggies
Ecco la prima vera sorpresa, catapultata dalla fine del primo del primo giro – inizio del secondo alla scelta numero 7 del draft. Premettiamo che, anche se passata quasi sottotraccia, la classe dei ricevitori di quest’anno rappresenta la più profonda in termini di talento, insieme alla mostruosa competizione tra gli offensive tackle e l’ottimo gruppo di cornerback. Evans è un ricevitore con una struttura fisica prodigiosa e talento abbacinante, abbinati però ad un’innata propensione all’anarchia nel correre le tracce prestabilite. Quest’ultimo difetto non ha permesso a molti scout di innamorarsi immediatamente di questo spettacolare atleta. Rimane poi aperta la questione se Evans abbia approfittato oltremodo della fortuna di giocare con una highlight machine quale Johnny Football come rifornitore di pallone per far brillare il proprio talento, oppure sia il carisma mediatico di Manziel che abbia in realtà oscurato la stella del proprio ricevitore. A questo proposito, non mi stupirei se fra i sempre classici due o tre anni – necessari a far decantare i giudizi obbligatoriamente soggettivi – il duo dinamico che ha contraddistinto quest’ultimo biennio di football a College Station venisse considerato uno dei più talentuosi ogni epoca. I Bucs hanno messo pesantemente gli occhi sull’ex Aggies: si tratta solo di pretattica o sarà veramente lui il sostituto di Mike Williams?
8. Minnesota Vikings – Johnny Manziel, QB, Texas A&M Aggies
Ovvero, ecco la reincarnazione di Fran Tarkenton, che nel Minnesota è nientemeno che una bandiera con tanto di contorni leggendari. Su Johnny Football se ne dicono di tutti i colori ormai, potrebbe cadere, potrebbe essere scelto prima, qualche squadra (Dallas ?) potrebbe salire prepotentemente a prenderselo, ma se Cleveland ed Oakland passano, i Vikings sono la soluzione più logica. Matt Cassel e Christian Ponder non sono soluzioni durevoli per più di un anno, Manziel invece potrebbe dare a questo attacco quel tocco di imprevedibilità che manca da tempo e giocare sulle sue doti di improvvisatore per creare spettacolo con un offensive coordinator come Norv Turner, sicuramente capace di sviluppare talenti come il suo ravvivando un reparto che ha bisogno di muovere le catene con maggiore costanza, e di un quarterback di maggior spessore rispetto a quanto presente oggi a roster, per evitare che le difese si concentrino esclusivamente su quello con il numero 28.
9. Buffalo Bills – Eric Ebron, TE, North Carolina Tar Heels
L’equazione in questo caso è molto semplice: E.J. Manuel ha bisogno di nuovi sbocchi offensivi ed Ebron è da molti considerato uno di quei talenti nel ruolo che passano solo ogni lustro, se non decennio. I Bills sanno di dover migliorare il proprio arsenale offensivo, che non può più affidarsi esclusivamente alle acrobazie del generoso Stevie Johnson, nell’ultimo anno per lo meno supportato dal talento acerbo di Robert Woods. Il tight end Scott Chandler è stato più che positivo, soprattutto nei pressi della red zone, ma è limitato e non integra una soluzione percorribile nel lungo periodo. All’ex Tar Heels è capitato, in minor misura, quanto è successo a Clowney: la facilità con cui scherza gli avversari spesso non gli ha permesso di azzannare con cattiveria i match. La regola aurea rimane sempre una: un tight end si chiama tra le prime 10 posizioni solo se è un game changer à la Vernon Davis. Considerato chi abbiamo scomodato, fate voi.
10. Detroit Lions – Justin Gilbert, CB, Oklahoma State Cowboys
Il settore cornerback è da tempo un punto debole dei Detroit Lions, ed una mano per contrastare attacchi prolifici come quello di Green Bay, e fisico come quello di Chicago è sempre bene accetta. Gilbert si propone come defensive back di “nuova” generazione, passateci il termine, in una Nfl che si sta direzionando verso lo sviluppo di difensori alti, dotati di grandi doti fisiche ed ottima velocità di base per restare con il ricevitore. A questo proposito, alla difesa dei Lions manca il playmaker in grado di provocare il turnover quando serve chiudere la partita, e Gilbert corrisponde perfettamente all’identikit potendo fornire ottimo senso dell’anticipo, istinti per riportare il pallone dall’altra parte e contributi importanti per gli special teams. Con un attacco del genere, un game-changer difensivo fa quadrare non poco l’equazione.
11. Tennessee Titans – Anthony Barr, LB, UCLA Bruins
Questa è una delle combinazioni che presentano più margini di errore. Tutto sta nel capire quale filosofia preferiranno abbracciare i Titans. Se propendono per accaparrarsi il miglior interprete disponibile, – da non sottovalutare giunti all’11° posizione di scelta – dovrebbero chiamare il prodotto da UCLA che andrebbe a rimpolpare una già ottima linea di linebacker. Dennard o Gilbert darebbero invece un po’ di sollievo ad una secondaria che ha perso due titolari nelle ultime due free agency. Da non sottovalutare l’ipotesi che il nuovo head coach Ken Whisenhunt voglia staccare la spina all’alterno esperimento Jake Locker e scegliersi personalmente il proprio uomo dietro al centro. In questo caso, si mormora di un interesse neanche tanto velato per il braccione di Derek Carr. In ogni caso, Anthony Barr incarnerebbe la scelta più conservatrice: da molti considerato il talento numero uno della nazione ad inizio dello scorso settembre, ha dimostrato di aver davanti una più che promettente carriera a livello professionistico.
12. New York Giants – Tyler Lewan, OT, Michigan Wolverines
La linea offensiva dei Giants è stata tra i motivi principali di entrambi i successi al Super Bowl ottenuti di recente, un reparto sottovalutato che ha dato ad Eli Manning tutto il tempo del mondo per fare danni in giro. I ritiri e gli infortuni hanno lasciato solamente Chris Snee nel lineup, ed anch’egli non è più un giovanotto, ecco quindi che New York potrebbe aggiungere un altro pezzo alla ricostruzione del suo fronte facendo affidamento su Lewan, che prima del campionato collegiale 2013 era considerato tra i tre giocatori più forti nel suo ruolo e che paga oggi una non eccellente stagione dei suoi Wolverines. La sua tecnica e le sue doti fisiche sono rimaste immutate, a livello di talento siamo vicini alla top ten di questa classe, ciò significa che i Giants potrebbero, con lui, scordarsi di cercare un tackle sinistro per i prossimi dieci anni, contando sullo sviluppo di Justin Pugh, preso l’anno scorso al draft, dall’altro lato della barricata.
13. Saint Louis Rams – Ha Ha Clinton-Dix, S, Alabama Crimson Tide
Il front office dei Rams sarà il maggiore indiziato a menare le danze in sede di war room, avendo due pick molto alte da utilizzare al primo giro. Visto che presumibilmente la prima sarà destinata a rimpolpare il reparto offensivo, la seconda cercherà di elevare il talento della secondaria, vero tallone d’achille della formazione del Missouri nel 2013. L’indiziato principale è Clinton-Dix che, al netto dei suoi peccati di gioventù, rimane il miglior prospetto della categoria. Colpitore naturale, intuitivo, dotato di un istinto micidiale per le palle vaganti, si fa preferire a Calvin Pryor di Lousville soprattutto per i grandi margini di miglioramenti. Salutare il primo round con Greg Robinson (o in alternativa Sammy Watkins) e Clinton-Dix in più in faretra aiuterebbe Jeff Fisher a pensare con un po’ più di ottimismo alla feroce NFC West del prossimo anno.
14. Chicago Bears – Aaron Donald, DT, Pittsburgh Panthers
La scelta dei Bears può andare in due direzioni, ambedue difensive, ma è fin troppo chiaro come il vuoto nella parte mediana della linea sia più importante da colmare rispetto al settore linebackers. Quello che Chicago sta cercando è un prospetto da affiancare a Stephen Paea, giocatore di grande stazza in grado di occupare molto spazio, e qui le caratteristiche di Aaron Donald si intersecano molto bene, dato che stiamo parlando di un giocatore undersized che delle sue dimensioni ridotte non si è mai fatto un problema, bilanciando le mancanze fisiche con un’aggressività da manuale e con un primo passo bruciante. La sua velocità di partenza è senza dubbio di prima fascia, così come la capacità di creare confusione nella tasca, proprio ciò che la difesa dei Bears cerca di recuperare rispetto ai bei tempi andati, riportando in auge la capacità di creare grande pressione dal fronte. Un possibile novello Tommie Harris, chissà…
15. Pittsburgh Steelers – Darqueze Dennard, CB, Michigan State Spartans
Sembrano fatti l’uno per l’altro. Coach Mike Tomlin ha più e più volte dimostrato di essere un grandissimo estimatore della facilità di inserimento dei rookie provenienti dalla Big Ten nel mondo professionistico. In quella conference si gioca un football di trincea, particolarmente duro, così gradito nella città della Pennsylvania. Nello specifico, aver prestato servizio per tutto il corsus honorum nel sistema difensivo di un coach ancora troppo sottovalutato come Mike Dantonio, non può che valere come plus in sede di valutazione dei singoli interpreti. Dennard, da par suo, è un ottimo giocatore di sistema, intelligente, che però si porta dietro il dubbio che possa garantire una copertura adeguata anche contro i migliori playmaker della Lega. Le lacune dell’ex Spartans possono però essere adeguatamente nascoste dal navigato sistema difensivo degli Steelers, che si gioverebbero di un ottimo elemento capace di svecchiare l’attempata secondaria della città dell’acciaio.
16. Dallas Cowboys – Timmy Jernigan, DT, Florida State Seminoles
D’accordo, Dallas ha acquisito Henry Melton dalla free agency, tuttavia il ruolo di defensive tackle nello schema di Rod Marinelli, il nuovo defensive coordinator dei Cowboys, è molto importante e necessita di un costante ricambio, data la pressione che la linea difensiva deve portare. Timmy Jernigan è ideale per una 4-3 Nfl, schema nel quale può far valere la sua velocità nel passo di partenza ed incidere portando confusione dal mezzo, viene da una grande stagione dove, al di là del titolo nazionale conquistato con i Seminoles, è stato a dominante in molte partite ad alti livelli competitivi. E’ un giocatore che possiede l’istinto per liberarsi dal blocco e creare la giocata difensiva, un’arma molto importante per una difesa che ha bisogno di un elemento in grado di trovare in fretta il running back avversario mettendo saltuariamente le mani pure sul quarterback. Chiaro, sempre che Jerry Jones non decida di scambiare tutto quello che ha per salire nella top ten e perdersi Johnny Manzo…
17. Baltimore Ravens – Calvin Pryor, Safety, Louisville Cardinals
La necessità più impellente nel Maryland sarebbe quella di alimentare la pattuglia dei ricevitori decisamente al di sotto della soglia della mediocrità lo scorso anno, ma con il ritorno a pieno regime di Dennis Pitta si può pensare di riempire altri buchi del roster. Ed allora non c’è atleta che più si avvicina agli standard di temperamento e cattiveria agonistica imposti da John Harbaugh di Calvin Pryor. L’ex Cardinals sarebbe il complemento perfetto con la prima scelta dello scorso anno Matt Elam, con il quale costituirebbe una coppia su cui puntare per molti anni. Colpitore diabolico, estremamente severo, quasi punitivo, la sua presenza determinerà più di un mal di testa per i ricevitori avversari. Il suo soprannome Louisville Slugger, come la mazza da baseball simbolo della città in cui ha passato i suoi 3 anni di apprendistato al college, dice più di molte altre parole.
18. New York Jets – Odell Beckham Jr, WR, LSU Tigers
L’acquisizione di Eric Decker non può certo bastare per ravvivare da sola un attacco spesso immobile: Stephen Hill, finora una grossa delusione, e Jeremy Kerley non sono certo risposte affidabili o giocatori di primo piano, ed è necessario venire in aiuto nei confronti del povero Geno, che di fiducia, da quando è pro, deve averne persa parecchia. A New York manca una dimensione, quella della rapidità, ed ecco che le qualità di Odell Beckham Jr. potrebbero collimare con la necessità di fornire questo attacco di una nuova arma, capace di racimolare yards dopo la ricezione corta. Non è adattissimo ad allungare il campo ma possiede quelle movenze rapide che ai Jets farebbero tanto comodo, in primis per dare sicurezza al quarterback chiunque esso sarà, in secondo luogo perché un giocatore di tali doti è la cura ideale per risollevare uno dei peggiori attacchi aerei di tutta la lega.
19. Miami Dolphins – Zack Martin, OT, Notre Dame Fighting Irish
I Miami Dolphins vedono in Zack Martin un segno del destino: nell’anno in cui la linea offensiva è stata messa k.o. del disgustoso affaire John Martin, ecco che si dichiara per il draft uno dei più versatili uomini di linea offensiva degli ultimi anni. Nell’Indiana, Zack ha evoluito in tutte le posizioni di linea offensiva conosciute, persino da left tackle, sebbene gli esperti lo proiettino come guardia di ottimo livello tra i pro. Comunque sia, è chiaro che se non sarà lui, i Dolphins daranno priorità ai ruoli di linea rimasti scoperti e quindi ai vari Moses e Kouandijo. Non c’è team che abbia più disperato bisogno in un ruolo della franchigia della Florida del Sud.
20. Arizona Cardinals – C.J. Mosley, LB, Alabama Crimson Tide
Dopo essere tornato per un ultimo giro in Arizona il forte Karlos Dansby ha nuovamente salutato tutti, privando la difesa di un forte playmaker in grado di trovare con costanza la posizione giusta per effettuare la giocata per perdita di yards, una caratteristica molto vicina a ciò che ha fatto vedere Mosley ad Alabama diventando il leader di un reparto efficiente come uno qualsiasi del piano superiore. Perfetto per una 3-4 in quanto veloce ed istintivo nell’aggredire gli spazi creati dalla linea, come già faceva al college, potrebbe essere un’addizione molto significativa per una difesa che ha sorretto i Cardinals per larghi tratti della stagione sorprendendo tutti in una stagione dove i playoffs sono sfumati a discapito delle 10 vittorie ottenute, il fatto che giochi all’interno potrebbe dare grande sollievo ai Cards, considerati pure tutti i guai extra-football che Daryl Washington sta combinando con preoccupante costanza. Se poi si trovassero a dover giocare assieme, allora…
21. Green Bay Packers – Ryan Shazier, LB, Ohio State Buckeyes
Mancano solo più i dirigibili sopra il Lambeau Field per rendere ancora più esplicito il malcontento del coaching staff per il rendimento della sciatta secondaria dei cheesehead nella scorsa stagione. Ma alla 21° posizione i pezzi grossi nella posizione dovrebbero indossare un cappellino già da un po’ ed allora bisogna per forza ridefinire quale possa essere il piano B. Il reparto difensivo dei Packers ha perso in rapidità, caratteristica che unita ai blitz dei linebacker competentemente ideati da coach Dom Capers, rappresentava il marchio di fabbrica della squadra campione del mondo nel 2011. Il prodotto da Ohio State garantirebbe l’adrenalina mancante e gioverebbe a liberare Clay Matthews dall’asfissiante doppia copertura cui è settimanalmente obbligato ad affrontare.
22. Philadelphia Eagles – Kelvin Benjamin, WR, Florida State Seminoles
Quella di Phila doveva essere una scelta difensiva, o meglio, poteva esserlo fino alla dipartita di DeSean Jackson. A questo punto del draft ci saranno ancora diversi ricevitori di talento a disposizione, ma Benjamin è quello che intriga maggiormente per via di una stazza eccellente che gli ha permesso di fare il bello ed il cattivo tempo contro ogni difesa affrontata durante al sua annata da titolo a Florida State: i suoi tratti fisici gli consentono di essere dominante nei palloni contesi per l’evidente vantaggio di statura nei confronti dei defensive backs, è un bersaglio da redzone di tremendo impatto (passare ad Auburn per maggiori informazioni) e quando conta, c’è (Auburn può rispondere anche a questo). Potremmo piazzarlo più in alto di qui, ma rischia invece di scendere perché ha dimostrato di essere pigro e di sedersi sui propri allori, gli potrebbe fare molto bene un allenatore come Kelly, che difficilmente si farà scappare un talento come il suo ed altrettanto difficilmente mancherà di fargli alzare il sedere da terra.
23. Kansas City Chiefs – Marquise Lee, WR, USC Trojans
Occhio che dalle parti di Chicago si aggira un altro Marchese che è stato scelto al settimo giro solo un anno fa ed ora è pronto ad esplodere. Ma questa è un’altra storia. Andy Reid è cosciente del fatto che difficilmente potrà sorprendere nuovamente tutti partendo di rincorsa e gestendo parsimoniosamente l’ovale come in questa stagione. Del resto, sa giocare anche del football spettacolare e i tifosi di Phila possono testimoniarlo. Per migliorare il gioco di lancio di Alex Smith senza snaturarne la natura di uomo di sistema servono migliori playmaker, molto facile. Perso il folletto McCluster, resta il solo Dwayne Bowe con lo status di titolare inamovibile, sebbene questi abbia faticato a connettere con il QB ex 49ers all’inizio della scorsa stagione. Pertanto Brandin Cooks e Marquise Lee diventano occasioni irripetibili per rinforzare il reparto. Incredibile a dirsi, Lee deve scontare i pregiudizi della disastrosa gestione di Lane Kiffin ad USC, ma l’innata velocità (ha praticato i 100 metri ed il salto in lungo con continuità al college) e l’educatissima presa non lo possono allontanare più in là della seconda parte del primo giro.
24. Cincinnati Bengals – Kony Ealy, DE, Missouri Tigers
Il passaggio di Michael Johnson a Tampa potrebbe costringere i Bengals ad occuparsi della difesa ben presto in questa edizione del draft, ragione per la quale un prospetto di qualità come Ealy potrebbe inserirsi molto bene nei concetti difensivi del team di Marvin Lewis. Pass rusher naturale, possiede un primo passo fulminante che gli consente di battere in velocità avversari meglio attrezzati fisicamente, colpisce duro quando arriva al bersaglio e sa accumulare cifre interessanti sia in termini di sacks che di turnovers provocati. L’aspetto più positivo della faccenda è che Ealy può ulteriormente rifinirsi a livello di movenze tecniche, il che lascia ancora margini di miglioramento al suo già grande potenziale. L’alternativa è che ci si guardi attorno anche per un defensive back di quelli forti, data l’avanzante vetustà della maggior parte del reparto.
25. San Diego Chargers – Kyle Fuller, CB, Virginia Tech Hokies
Questa è un’altra ipotesi che non riusciamo a non vedere come una win-win situation. San Diego viene da una stagione esaltante, giunta sino al Divisional Round. Ma l’organico ha bisogno di essere puntellato per bene, se Rivers e compagni vogliono riprovare l’ebbrezza di un’altra galoppata verso i playoffs. Lo spot di cornerback è sicuramente uno dei più deboli e Fuller garantisce un upgrade immediato. Cresciuto a pane e football (i suoi fratelli maggiori Corey e Vincent hanno giocato nella NFL, mentre il piccolo Kendall ha appena concluso la sua stagione da freshman tra gli Hokies), difficilmente troverete un cornerback più completo nel panorama collegiale. Ha fortemente voluto la borsa di studio di VT, nonostante altre allettanti proposte, perché intendeva emulare l’esperienza dei fratelli maggiori alla corte di Frank Beamer. Puntuale nel tackle, è perfetto nel blitz e nel confronto individuale primeggia nonostante la statura non proprio da gigante. Ciliegina sulla torta: è estremamente competitivo ed ha personalità da vendere. Non nascondiamo che sia stato uno dei giocatori che più ci hanno impressionato in questo anno di college football. Il playmaker da Virginia Tech potrebbe rappresentare una delle gemme nascoste di questo draft. Occhio.
26. Cleveland Browns (from Indianapolis Colts) – Teddy Bridgewater, QB, Louisville Cardinals
Ogni draft deve avere un membro della green room – la stanza degli invitati alla manifestazione – il cui viso cupo viene mostrato con una certa malvagità mediatica mano a mano che le chiamate si susseguono ed il suo nome latita. Se davvero Bridgewater, come i suoi provini pre-draft indicano, dovesse cadere rovinosamente dopo essere stato in discussione per le prime tre scelte, andrebbe a complementare perfettamente la strategia del primo giro di Cleveland, che con due chiamate di questo tipo (ricordiamo Watkins alla 4) potrebbe davvero dare una grossa sistemata al punto debole della squadra, l’attacco. A questo punto potrebbe essere un sicuro affare, provini o non provini Teddy è un quarterback concreto e produttivo all’interno della tasca, corre solamente se strettamente necessario, fa di tutto e lo fa molto bene, l’unico difetto che ha è quello di non essere super in alcun settore. Al college ha dimostrato di poter risollevare le sorti di una squadra non esattamente vincente, sarebbe bello vederglielo fare anche a Cleveland, dove potrebbe portare una grande leadership e prendersi qualche rivincita personale.
27. New Orleans Saints – Jordan Matthews, WR, Vanderbilt Commodores
Combine ufficiali, provini di squadra, provini individuali. Gli scout hanno diverse occasioni per giudicare un atleta in tutte le sue caratteristiche. In questo caso, dimenticatevi tutto. I dati su velocità, reattività e forza non hanno importanza. Non quando si parla di Jordan Matthews. Il ricevitore di Vanderbilt non eccellerà in nessuna di queste categorie, ma è stato l’anima dei Commodores nelle ultime quattro stagioni. Nonostante i rapporti di forza tendessero sempre a sfavore del college del Tennesse nella fortissima SEC, Matthews ha saputo racimolare ottime statistiche contro le migliori difese del Paese. Ricevitore di sicura affidabilità, si aggiungerebbe all’operazione di svecchiamento delle armi a disposizione di Drew Brees, cominciata con la scelta di Kenny Stills lo scorso anno e seguita dall’addio al veterano Lance Moore in questa offseason. Non verrebbe magari accolto con eccessivi trionfalismi da parte della stampa della Louisiana, ma sarebbe l’ennesima scaltra operazione del front office dei Saints.
28. Carolina Panthers – Morgan Moses, OT, Virginia Cavaliers
Cam Newton ha bisogno di ricevitori come il pane, fortunatamente la classe di quest’anno è tutto sommato profonda e le occasioni non mancheranno ai giri successivi. Il ritiro di Jordan Gross ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile e quindi più urgente da soddisfare, una delle soluzioni all’ingente problema potrebbe essere Moses, dotato di un fisico eccellente per il ruolo di tackle sinistro in quanto in possesso di braccia forti ed interminabili, che gli consentono di non farsi aggirare dal difensore. E’ un ragazzone cui piace farsi il mazzo in allenamento ed in palestra, il che non guasta mai, è pesante ma più atletico di quello che la stazza potrebbe suggerire, ha esperienza a destra e a sinistra, quest’ultima posizione l’ha giocata nelle ultime partite della sua carriera collegiale con risultati rilevanti.
29. New England Patriots – Ra’Shede Hageman, DT, Minnesota Golden Gophers
Giunti alla conclusione del primo giro, qui Belichick ci cova. E’ superfluo ricordare che il segreto dell’eterna giovinezza dei Patriots non poggi esclusivamente sull’asse portante costituito dall’head coach e Tom Brady, ma anche dalla capacità di modificare il roster mantenendo alta la competitività del gruppo. Tra le varie mosse quasi sempre azzeccate dal santone in felpa – che spesso e volentieri si ingerisce nelle scelte operative del club – si annoverano pepite setacciate con sapienza negli ultimi giri di draft e riabilitazione di giocatori con un passato turbolento alle spalle. Hageman si può ritenere a metà fra queste due definizioni: è sicuramente un giocatore di talento con una straripante forza fisica, un carattere non troppo amichevole e penalizzato dalla sua militanza in uno dei college di FBS meno competitivi di tutta la nazione, ovvero i Golden Gophers di Minnesota. Se aggiungiamo che quest’anno l’immenso Vince Wilfork spegnerà 33 candeline, si comprende il perché del forte interessamento della franchigia del Massachusetts.
30. San Francisco 49ers – Brandin Cooks, WR, Oregon State Beavers
Di ricevitori i Niners ne hanno selezionati parecchi ai giri alti ultimamente, ma solo Michael Crabtree è riuscito a dimostrare il suo valore. Nuovo tentativo all’orizzonte, dunque, assodato che Crabtree medesimo e l’intramontabile Boldin costituiscono l’ossatura del reparto, cui manca effettivamente l’elemento in grado di fare danni in campo aperto. Cooks è piccolo ma sa prendersi grandi responsabilità, è diventato il ricevitore primario dei Beavers fungendo da principale terminale offensivo per una squadra che in precedenza aveva perso per fine eleggibilità ricevitori più in vista di lui, ed ha risposto presente alla nuova sfida. Al college ha prodotto tantissimo soprattutto nella parte finale della carriera, può essere sfruttato per tracce corte dove poter racimolare yards facendo mancare qualche placcaggio grazie alle sue movenze elastiche, non è velocissimo ma quando accelera non lo si prende più, ed è molto concentrato sulla ricezione. Aggiungerebbe una dimensione in più all’attacco di Harbaugh, l’arsenale di finte e giochi trucco che potrebbe inscenare con Kaepernick è molto intrigante.
31. Denver Broncos – Bradley Roby, CB, Ohio State Buckeyes
I vicecampioni del mondo sono usciti con le ossa rotte dal confronto con i Seattle Seahwks nell’ultimo Super Bowl disputato e, vista e considerata la veneranda età di Peyton Manning, il presidente esecutivo John Elway vuole sbagliare meno mosse possibili sulla scacchiera. Perché sbagliare fa perdere tempo ed è tutto ciò che i Broncos non si possono permettere. In particolare, la linea offensiva è stata affondata dalla marea verde-blu nel confronto per il titolo, che sommata alla sempre minore mobilità di Manning, lo individuano quale settore da implementare il prima possibile. L’innegabile profondità di questo draft e i recenti guai giudiziari potrebbero far crollare le quotazioni di Bradley Roby ed allora l’ex Buckeyes rappresenterebbe un vero lusso a questo punto del draft, poiché diversi esperti non lo reputano inferiore ai già citati Gilbert, Dennard e Fuller. Il talentuoso cornerback sostituirebbe la leggenda Champ Bailey e il free agent Dominique Rodgers-Cromartie, restituendo un po’ di profondità ad un reparto praticamente rivoluzionato dallo scorso anno.
32. Seattle Seahawks – Xavier Sua’-Filo, OG, Ucla Bruins
I campioni in carica hanno bisogno di una maggiore profondità per la linea offensiva, che per quanto bene abbia giocato ha a volte mostrato qualche lacuna nella parte sua mediana. Suà-Filo è una guardia sinistra dotata di un ottimo fisico, capace di contrastare le incursioni di potenza dei defensive tackles e di aprire interessanti varchi per il gioco di corse (Lynch si sta già leccando i baffi…) dotato di interessanti movimenti laterali per tenere a bada gli improvvisi cambi di direzione del penetrante di turno. E’ un ragazzo serissimo che ha affrontato un lavoro missionario mormone di due anni, è dedito ad ogni cosa che fa in allenamento ed un ambiente vincente come quello di Seattle rappresenta un’accoppiata che ben si intona alle sue caratteristiche mentali, oltre a rappresentare un’importante addizione a roster in un ruolo sempre delicato, dove potrebbe prendersi presto uno spot da starter.
Complimenti, a parte Manziell hai azzeccato molte scelte. Meglio di certi sedicenti esperti americani