Davide Lavarra e Nicolò Bo
Paragone: un giovane Julius Peppers per fisico e primo passo.
Possibili destinazioni: Houston, qualora la dirigenza decidesse di prendere un quarterback più avanti, se scende alla 2 non va oltre, perché o lo prendono i Rams oppure ci sarà una fila di squadre pronte alla trade-up per assicurarselo.
2 – Sammy Watkins, 185 cm, 93 kg, wide receiver, junior, Clemson Tigers (precedente posizione: 4)
E’ salito perché: semplicemente non c’è un wide receiver più pericoloso di lui in questo draft, e grazie alle sue caratteristiche può davvero diventare una costante minaccia per le secondarie avversarie. Ha il big play in tasca da sfoderare quando gli va, una caratteristica che possiedono solo i grandi giocatori.
Il grande playmaker dei Clemson Tigers è merce assai pregiata, di quella che può istantaneamente cambiare gli equilibri di un reparto offensivo. Watkins è un’arma di grandi potenzialità grazie soprattutto alla sua velocità esplosiva, che gli consente di essere un ricevitore letale sia smarcandosi in profondità, dove peraltro è molto bravo a tenere localizzato il pallone, e sia ricevendo lo screen per poi liberarsi in campo aperto, ambedue soluzioni che l’attacco di Clemson ha utilizzato a ripetizione anche nella medesima partita, senza che gli avversari vi trovassero rimedio. Dopo un anno da freshman di livello straordinario ha disputato un 2012 sotto le aspettative, complici problemi disciplinari e fisici, ma ha dimostrato di sapersi rimettere in gioco in un 2013 che ne ha confermato lo status di ricevitore di eccelso talento. Deve raffinare alcuni aspetti tecnici perchè finora ha vissuto molto sugli istinti, ma ciò non dovrebbe impedirgli di avere un impatto positivo immediato per la squadra di cui vestirà l’uniforme.
Paragone: un mix tra Percy Harvin e Torrey Smith.
Possibili destinazioni: non oltre la decima posizione, Detroit ucciderebbe qualcuno per averlo. E’ possibile che vada via prima, Oakland e Cleveland sono due valide alternative, St. Louis non è assolutamente da escludere.
3 – Khalil Mack, 190 cm, 114 kg, linebacker, senior, Buffalo Bulls (precedente posizione: 7)
E’ salito perché: più lo si è visto sotto scrutinio, più lui ha fatto valere le sue doti fisiche ed atletiche, ponendosi una spanna sopra a qualsiasi pari ruolo. Può essere un giocatore da ogni down da subito per una difesa professionistica, ragion per cui sarà selezionato entro le prime cinque chiamate.
Dicono che accettare le borse di studio nelle conference minori, porti con sé inevitabili strascichi in sede di valutazione pre-draft, ma ciò pare non valga per la MAC, che nel 2013 ha piazzato la numero uno assoluta e quest’anno è nuovamente in corsa per le zone alte di scelta con un altro formidabile giocatore. Ben lungi dall’essere sottovalutato, Mack è nella top 3 sul taccuino di diversi scout. Perché? Perché è un outside linebacker che può allinearsi sia sulla 4-3 che sulla 3-4 (meglio), con un timing straordinario sulla linea di scrimmage e un fiuto formidabile per gli scalpi dei quarterback avversari. Un prospetto di tale livello non si vedeva nel ruolo dai tempi di Von Miller.
Paragone: Von Miller, chiaro.
Possibili destinazioni: situazione ancora troppo fluida, ma non lo vedrei male a ringalluzzire la pass rusher dei Falcons. I Jaguars ci stanno facendo molto più che un pensiero alla terza assoluta.
4 – Greg Robinson, 195 cm, 150 kg, offensive tackle, redshirt sophomore, Auburn Tigers (precedente posizione: 3)
Scende di una posizione, fattore ininfluente a nostro giudizio, data la prepotente ascesa di Mack. Resta comunque il miglior uomo di linea offensiva disponibile, di gran lunga.
Descrizione: “Di offensive tackle come lui ne passa uno ogni dieci anni”, parole e musica di Matt Miller, competente Draft analyst per Bleacher Report. Il mix di fisico e velocità (195 cm per 150 kg) che il prodotto della Louisiana propone è semplicemente fuori concorso ed è stato confermato nelle combine di Indianapolis, dove ha corso le 40 yards in un tempo non ufficiale di 4.84 secondi. Per tacere di una tecnica incomprensibile per un redshirt junior con soli due anni di esperienza da titolare alle spalle. Sui giochi di corsa apre dei varchi che farebbero invidia persino a Mosé, mentre può ancora rifinire i suoi primi passi in copertura dal lato cieco, ma di left tackle come lui non ne escono molti, pur in un draft così profondo di talento nel ruolo. Dominante.
Paragone: Joe Thomas.
Possibili destinazioni: sembra perfetto per coprire le spalle di Sam Bradford. Se no, dopo i Raiders, si scatena la bagarre. Non può uscire dai primi 10.
5 – Johnny Manziel, 182 cm, 94 kg, quarterback, redshirt sophomore, Texas A&M Aggies (precedente posizione: medesima)
E’ difficile valutare obiettivamente, in ottica futura, il giocatore più entusiasmante degli ultimi due anni di college football. Johnny Football è un’autentica scommessa: lo spettro delle eventualità spazia dal franchise player alla topica à la Ryan Leaf. Rimane il fatto che in due incontri con la difesa più arcigna della NCAA, naturalmente quella di ‘Bama, il numero 2 ha lanciato per 717 yards, corso per 190, lanciato 7 TD e regalato 2 intercetti. Numeri spaventosi. Il team che schiaccerà il pulsante del Johnny Manziel Show sa che doterà il proprio coaching staff di un straordinario atleta che ha bisogno, paradossalmente, di andare fuori controllo per esprimere il massimo di sé. Lo vorremmo vedere tra le mani di un head coach d’esperienza e di polso. Permangono dubbi sulla capacità di adattamento del suo gioco esclusivamente d’istinto alla NFL.
Paragone: come lui nessuno mai, si dice. Russ Wilson perché QB sottodimensionato ma di successo, modello a cui dovrebbe ambire Johnny. Però, come dice il sempre caustico Gregg Doyel di CBS, il livello di maturità è incommensurabile: “A volte Manziel ha dato l’impressione di avere 21 anni e di andare per i 15. Wilson è un 26enne che va per i 35”.
Possibili destinazioni: prime 5, esclusa Saint Louis. Se i Vikings lo trovano alla 8 svengono, chissà se tenteranno la trade-up pur di avere l’erede di Fran Tarkenton…
6 – Jake Matthews, 195 cm, 138 kg, offensive tackle, senior, Texas A&M Aggies (precedente posizione: medesima)
Figlio del grande Bruce Matthews, inserito nella Hall Of Fame della Nfl nel 2007 dopo aver trascorso una più che longeva carriera (17 anni agli Oilers/Titans). Giocatore di ottima stazza (6’5 per 308 libbre) dotato di forza fisica e rapidità di movimenti ben rapportata al peso, è molto tecnico ed è il tipico lineman che gioca l’azione finchè non sente il fischio dell’arbitro, affrontando ogni azione con la stessa identica determinazione. Agli Aggies ha giocato da tackle in ambedue i lati, ha avuto successo nel bloccare pass rushers molto rapidi nella competitiva Sec facendo un buon lavoro anche contro i difensori più fisici, ed è ugualmente efficace nell’aprire varchi per il gioco di corse grazie alla capacità di piantare bene i piedi per estromettere il difensore dall’azione, nonché rapido nel raggiungere il cosiddetto secondo livello cercando un altro uomo da rendere inefficace. E’ conosciuto per essere un gran lavoratore in campo e pure fuori, il che non guasta mai, ed ha giocato da titolare 45 gare consecutive. Dicono sia ben più forte di Luke Joeckel.
Paragone: un Joe Staley più tecnico.
Possibili destinazioni: entro le prime sei posizioni, in quanto i Rams sceglieranno tra lui e Robinson, Oakland ne avrebbe fondamentalmente bisogno dopo la debacle-Saffold, e se arrivasse alla 6 ad Atlanta Matt Ryan gioirebbe non poco.
7 – Justin Gilbert, 182 cm, 91 kg, cornerback, senior, Oklahoma State Cowboys (precedente posizione: 10)
E’ salito perché: è il defensive back più completo di tutto il draft, un giocatore molto istintivo che può produrre la giocata spezza-inerzia quando meno ce lo si aspetta. Non guasta il fatto che, ora che Pete Carroll ha lanciato il trend dei corner di elevata statura senza perderne in rapidità, difensori come lui andranno a ruba.
Ecco uno di quei giocatori che potrebbe seriamente beneficiare del sistema lanciato dai Seahawks, capaci di mettere in campo cornerbacks alti e fisici, nonchè veloci per restare attaccati al proprio ricevitore. Gilbert si presenta esattamente così, come un defensive back che ad Oklahoma State era correttamente considerato il playmaker delle secondarie per via della sua grande combinazione tra statura, fisicità e velocità, caratteristiche che gli hanno consentito eccellenti prestazioni in differenti situazioni tattiche. La forza nella parte alta del corpo gli permette di colpire il ricevitore nelle prime 5 yards in modo da alterarne la traccia, possiede rapidità e velocità sopra la media che gli consente sicura efficienza in fase di copertura a uomo ed ha braccia lunghissime, utili per battere a terra i cosiddetti passaggi contestati. Supporta molto bene anche in fase di difesa contro le corse, grazie all’istinto nel seguire l’azione ed alla capacità di placcare con la dovuta precisione. Al college ha scritto cifre interessanti arrivando ad intercettare sette palloni nel 2013 segnando una meta su ritorno (nonché una con gli special teams), distinguendosi non poco in una conference dove i lanci piovono da ogni angolo.
Paragone: Patrick Peterson, per capacità in playmaking e statura, ma con meno talento.
Possibili destinazioni: Detroit potrebbe essere molto interessata alla 10 per chiare esigenze nelle retrovie, St. Louis alla 13 è un’altra forte possibilità, così come Tennessee alla 11.
8 – Taylor Lewan, 200 cm, 140 kg, offensive tackle, senior, Michigan Wolverines (precedente posizione: 9)
E’ salito perché: si è fatto valere durante tutte le sessioni di scouting cercando di cancellare il ricordo di una stagione non esaltante dei Wolverines, si è confermato giocatore di buonissimi fondamentali e con difetti correggibili, con prospettive molto interessanti.
Di lui si diceva già un gran bene al termine della scorsa stagione, d’altronde Michigan ha sempre covato nidiate di talenti per la NFL, e il ruolo di left tackle non fa difetto. Poi, complice un’annata decisamente negativa dei suoi Wolverines, le quotazioni del nativo dell’Arizona non sono propriamente crollate, ma hanno subito il sorpasso di quelle di diversi pari ruolo. Dopo l’ottima combine disputata (è stato il più veloce tra gli uomini di linea offensiva), gli osservatori sembrano aver trovato una convergenza di vedute, che difficilmente lo vedrà scendere oltre le prime 15 chiamate. Giocatore affidabile, ottimo atleta, non sarà un freak come Robinson, ma un sicuro innesto a cui immediatamente far pattugliare il lato cieco del proprio fronte d’attacco.
Paragone: a proposito di eccellenti OT del passato di Michigan, ricorda non poco Jake Long.
Possibili destinazioni: i Giants cercano un left tackle e possiedono la 12° chiamata. Sembra una circostanza disegnata dal fato. Altrimenti, se i Rams si concentrano su altre necessità con la prima chiamata, con la 13° assoluta Lewan ritorna sicuramente in gioco.
9 – Teddy Bridgewater, 187 cm, 97 kg, quarterback, junior, Louisville Cardinals (precedente posizione: 1)
E’ sceso perché: sostanzialmente ha bucato tutti i provini cui è stato sottoposto, con la naturale conseguenza che molti scout hanno cominciato a storcere il naso su alcuni suoi aspetti tecnici. Fosse stato un caso isolato sarebbe stato più che comprensibile, ma l’impressione generale degli addetti ai lavori non è stata positiva. Qualcuno ha fatto notare che è comunque meglio avere un quarterback in grado di giocare bene sul campo e non proprio perfetto in allenamento, ma queste cattive impressioni potrebbero decretare un’inaspettata discesa.
Molto probabilmente avrebbe già guadagnato il primo giro lo scorso anno, qualora avesse potuto dichiararsi, comunque sia nell’ultima stagione ha consolidato il proprio valore. E’ un quarterback completo che raggiunge la massima efficacia quando opera dalla tasca, grazie al tocco educato. E’ dotato di conclamata leadership. Ciononostante, alcuni esperti non si fidano della struttura fisica, ritenuta ancora troppo esile per i terribili colpi dei pro. Nulla, comunque, che non possa essere migliorato con un lavoro di sviluppo muscolare mirato. Il nativo di Miami non ama portare da sé l’ovale, sebbene non fugga dalle responsabilità. E’ il quarterback più completo di una più che discreta nidiata di registi. Il posto da favorito per la prima scelta assoluta è suo, sebbene, come egregiamente detto da uno scout, fa tutto “great”, ma non eccelle in nessuna categoria in maniera “super”.
Paragone: Sam Bradford, ovvero un ottimo giocatore, ma senza il quid dell’élite dei quarterback.
Possibili destinazioni: Houston e Jacksonville pare guardino altrove, a meno che non arrivi loro clamorosamente al secondo round, dovesse cadere i Browns attendono alla 26. I Raiders possono essere una possibilità, ma a questo punto pare arduo vederlo chiamare con la quinta assoluta.
10 – Anthony Barr, 193 cm, 112 kg, linebacker, senior, UCLA Bruins (precedente posizione: 8)
E’ sceso perché: possiede una velocità fulminante per un prospetto del suo ruolo e può far comodo a tante squadre, vi sono comunque dei limiti fisici che gettano qualche piccolo sospetto su di lui, dato che in alcune gare si è fatto completamente dominare dagli avversari. Il suo talento grezzo, ad ogni modo, è spettacolare.
Difensore grezzo, ma dalle potenzialità assolutamente intriganti. La conversione a linebacker è difatti arrivata solo dopo aver giocato da fullback in attacco a Ucla, ne consegue che ha disputato solo due stagioni intere nella parte opposta del campo ma si è adattato velocemente facendosi notare per il grande numero di sack accumulati, il che lo ha messo presto nel radar di molti scout. Al college era un linebacker esterno il cui punto forte più evidente è stata la velocità esplosiva nel primo passo, caratteristica che gli ha permesso di arrivare spesso e volentieri al quarterback creando anche dei turnovers, dal momento che quando colpisce lo fa con estrema forza. Si prospetta quindi come un giocatore ideale per uno schieramento 3-4 per creare costante pressione sul quarterback, capace di eseguire occasionalmente un buon lavoro anche contro le corse e di presenziare in campo anche nei fatidici terzi down, dato che possiede una buona tecnica per mettersi a marcare il tight end di turno in fase di passaggio.
Paragone: Terrell Suggs, con una marcia in più di velocità.
Possibili destinazioni: lo considererà senza ombra di dubbio Tennessee alla 11 dato che il DC Ray Horton utilizzerà anche concetti di 3-4, e lui potrebbe essere il pass rusher che serve. Se lo fanno arrivare a Chicago, sarà festa nella Windy City, se invece i Bears passassero oltre Arizona o Green Bay possono entrare in gioco.
11 – Mike Evans, 195 cm, 105 kg, wide receiver, senior, redshirt sophomore, Texas A&M Aggies (precedente posizione: non a ranking)
Al college ha fatto vedere i sorci verdi alla difesa di Nick Saban, non certo la prima sprovveduta capitata lì per caso, assieme a Manziel è stato dominante per larghi tratti della stagione collegiale. Ha una stazza imponente e due mani fortissime, è il classico giocatore di cui si va in cerca quando si ha bisogno di un primo down o quando la palla scotta nelle ultime 20 yards, dove può essere letale. Se gli tirano il pallone ad altezze dove solo lui può arrivare per i defensive backs si fa notte fonda, l’unico modo di limitarlo è sfruttare la non lampante velocità di base ed usufruire del fatto che al college eseguisse più o meno sempre le stesse tracce, perché se riesce a prendere il pallone le extra-yards sono sostanzialmente garantite da quel fisico che si ritrova scolpito addosso, che gli permette di rompere placcaggi a volontà. Ha totalizzato 566 yards in due partite, le più importanti dell’anno, contro Alabama ed Auburn, segno che quando conta lui c’è.
Paragone: Vincent Jackson, ovvero uno che prende qualsiasi cosa gli si tiri nei paraggi.
Possibili destinazioni: Buffalo alla 9 sarebbe ben contenta di prendersi in casa un playmaker del genere per far crescere Manuel, anche se c’è la concreta possibilità che Tampa Bay lo valuti seriamente alla 7.
12 – Eric Ebron, 193 cm, 111 kg, tight end, junior, North Carolina Tar Heels (precedente posizione: medesima)
Miglior tight end disponibile in questa edizione del draft, Ebron si propone quale giocatore offensivo ideale per creare il mismatch costante, grazie ad abilità naturali di notevole caratura. a North Carolina ha costantemente battuto in velocità qualsiasi linebacker gli mettessero alle costole, e possiede una velocità di base così alta da potersi confrontare con successo anche contro i defensive backs, rispetto ai quali possiede evidenti vantaggi in termini di statura e muscoli. Può fare molto comodo ad una squadra dallo schema offensivo versatile in quanto la sua disposizione in campo può variare: può giocare da tight end normale, può trovare collocazione nello slot o schierarsi da H-back, in ogni caso è letale nell’allungare la difesa ed esplosivo dopo la ricezione. Buon bloccatore, deve migliorare in fase di concentrazione (ha fatto cadere qualche pallone di troppo), ma il solo talento ne fa un giocatore di enormi potenzialità tra i professionisti, tra i quali può costruirsi un futuro tra i migliori del suo ruolo in un’epoca dove gli schieramenti offensivi offrono tantissime possibilità di mettersi in luce.
Paragone: atletico come Julius Thomas, ma tecnicamente meglio rifinito.
Possibili destinazioni: Atlanta ne avrebbe bisogno ma alla 6 ha esigenze più urgenti, potrebbe quindi far comodo a Buffalo alla 9, oppure a New York, sia Giants che Jets.
13 – Timmy Jernigan, 187 cm, 132 kg, defensive tackle, junior, Florida State Seminoles (precedente posizione: 14)
Uno dei grandi protagonisti della cavalcata vincente dei Seminoles, Jernigan si è imposto all’attenzione nazionale come efficiente difensore contro le corse, sicuramente la sua specialità. Un pelo al di sotto delle 300 libbre, non ha forse la taglia tipica del defensive tackle professionistico ma possiede un primo passo bruciante che gli ha permesso di creare confusione nella tasca con una certa costanza localizzando il running back con continuità, sfruttando anche delle interessanti movenze laterali. Ha tenuto fede alle promesse fatte vedere sin dal suo inserimento in rotazione da true freshman, ed è cresciuto fino a diventare l’elemento più pericoloso della linea diventando spesso oggetto di raddoppi da parte degli avversari, che peraltro combatte piuttosto bene. Possiede una buona tecnica di base e può anche migliorare nel portare pressione al quarterback dal mezzo, i 4.5 sacks della sua ultima stagione al college sono stati un massimo in carriera, si è ripreso dopo un anno da sophomore così così con un campionato di elevata fattura terminato con la conquista del titolo, offrendo un’ottima prestazione contro Auburn nel momento di maggior bisogno per la squadra. Da migliorare la condizione fisica, aspetto un po’ nascosto dal fatto di essere stato parte di una rotazione in tutti e tre gli anni collegiali. Ideale per una 4-3.
Paragone: Ndamukong Suh per il fare animalesco, ma decisamente meno continuo.
Possibili destinazioni: potrebbe essere un’ottima addizione al roster dei Bears, la cui parte mediana della linea non ha prodotto un granché nel 2013, qualora Chicago propendesse per altro Dallas potrebbe farlo suo alla 16.
14 – Calvin Pryor, 180 cm, 94 kg, safety, junior, Louisville Cardinals (precedente posizione: 15)
Lui e Clinton-Dix rappresentano il non plus ultra in fatto di safety. Naturalmente predisposti per occupare la secondaria, abbinano un tremendo intuito per bloccare i giochi di corsa ad una struttura non così pesante da pregiudicarne i recuperi e i raddoppi sulle tracce profonde. In particolare, Pryor ha messo tutti d’accordo con una combine di assoluto valore che ne ha rafforzato lo status tra i primi 20. A giudicare dalla naturale evoluzione del gioco che richiede ai defensive back di saper rispondere ai nuovi prototipi di ricevitori (dai “joker” come Vereen ai poco tight molto end à la Jimmy Graham), l’ex numero 25 dei Cardinals non rischierà di aspettare invano ai tavolini degli invitati alla Music City Hall di Nuova York, prima di indossare il cappellino della squadra con cui vergherà il suo primo contratto da professionista.
Paragone: Mark Barron.
Possibili destinazioni: dalla 10 alla 20 ci sono diversi team che vorrebbero mettere le mani su un defensive back tanto versatile. Green Bay è molto scontenta della propria secondaria, per cui non si lascerà scappare eventualmente uno delle due safety ritenute da primo giro. Baltimore e Miami sono serie possibilità.
15 – C.J. Mosley, 187 cm, 106 kg, linebacker, senior, Alabama Crimson Tide (precedente posizione: 13)
E’ sceso perché: resta sempre quel piccolo ma significativo dubbio sulla sua cronologia d’infortuni, e sulla sua reale capacità di sganciarsi dai blocchi con costanza. Le sue caratteristiche di base sono comunque da top 15, e questo è fuori discussione.
Il miglior inside linebacker del draft, senza se e senza ma. Forse, anche l’unico che possa realmente cambiare il volto di una difesa. Mosley è stato il fulcro dell’unica difesa che possa essere, in tono minore, – per competenza e sistema utilizzato – paragonata ad un reparto NFL, cioè gli Alabama Crimson Tide di Nick Saban. Placcatore eccellente, aggressivo, non si lesina in campo. Non ci vorrà molto tempo prima che diventi il leader spirituale della difesa della vostra squadra. Non ha l’hype di altri giocatori, ma è un linebacker che attenterà ai 70 tackle già nella stagione del debutto.
Paragone: Zach Brown.
Possibili destinazioni: c’è una franchigia che non disdegnerebbe di inserire nuova linfa tra i linebacker, sebbene lo scorso anno abbia già speso due chiamate nel ruolo. E’ naturalmente Chicago, che ha perso Brian Urlacher e vede anche Lance Briggs avvicinarsi verso l’ultima parte della sua carriera. Green Bay scalpita per un playmaker come lui.
16 – Darqueze Dennard, 180 cm, 90 kg, cornerback, senior, Michigan State Spartans (precedente posizione: 11)
E’ sceso perché: persistono dubbi sulle sue capacità di tenere una marcatura a uomo con la costanza richiesta dalla Nfl, il che ne riduce parzialmente il valore ed il numero di squadre interessate, dato che va preferibilmente inserito in un determinato contesto tattico.
La vittoria degli Spartans nel Rose Bowl non è stata fortunosa: la difesa, in particolare, ha messo in mostra diversi interpreti di sicuro avvenire. Tra questi vi è stata la definitiva consacrazione di Derqueze Dennard, cornerback di assoluto valore e affidamento. Dennard è il favorito per essere il primo CB scelto insieme a Justin Gilbert, che potrebbe però essergli preferito per atletismo e spiccate doti di playmaking. Dennard ha tutte le carte in tavola per garantirsi una divisa da titolare tra i pro, sebbene debba ancora dimostrare di poter (soprattutto fisicamente) competere con i ricevitori avversari più pericolosi. A queste quote, si scelgono solo shutdown cornerback. Aver compiuto tutto il cursus honorum agli ordini di Mark Dantonio potrà garantirgli un discreto credito in sede di war room, anche se ultimamente i prospetti di MSU non hanno propriamente fatto sfaceli, una volta passati al piano di sopra.
Paragone: Tracy Porter al meglio, Marcus Trufant al peggio.
Possibili destinazioni: i Lions sono pronti a puntare forte su un cornerback, soprattutto dopo aver fatto obiezione di coscienza nel ruolo in questa free agency. Gli Steelers sono in procinto di sostituire la secondaria piuttosto in là con gli anni. Gli Eagles potrebbero cambiare i piani, qualora Dennard scendesse fino al loro turno di scelta.
17 – Ha Ha Clinton-Dix, 185 cn, 94 kg, safety, junior, Alabama Crimson Tide (precedente posizione: medesima)
Degno erede dello sfortunato Ras-I Dowling per il titolo di nome più bislacco del draft, per Clinton-Dix vale il discorso affrontato per Pryor. Rispetto al collega di Louisville, l’ex Crimson Tide sembra più dotato di talento, ma ancora troppo soggetto a passaggi a vuoto. Lo abbiamo notato cercare con troppa insistenza il turnover, lasciando i compagni in balia dell’esito della giocata. Ma siamo propensi a pensare che sia solo questione di tempo, prima che acquisti la consapevolezza necessaria per addomesticare la propria esuberanza.
Paragone: Jayrus Byrd.
Possibili destinazioni: sembra fatto apposta per i Rams alla 13. Lions, Steelers ed Eagles lo considerano fortemente, ma difficile arrivi nella parte bassa del primo round.
18 – Blake Bortles, 195 cm, 105 kg, quarterback, junior, Central Florida Knights (precedente posizione: 19)
Certe volte è difficile spiegare gli innamoramenti e l’hype che si crea intorno ad un giocatore. Intendiamoci: Bortles ha disputato una carriera universitaria solida e nell’ultimo anno è decisamente sbocciato, ma abbiamo ancora negli occhi il carrozzone che portò Blaine Gabbert fra le braccia degli sventurati Jaguars. C’è chi vede in lui un po’ di Big Ben Roethlisberger e un po’ di Andrew Luck, che, detto così, pare completamente fuori luogo. Secondo noi è un buon lanciatore, con un’ottima spirale (viene dal baseball come Russ Wilson), che sa cavarsela anche con le sue gambe (sebbene non sia un fulmine di guerra come dimostrato alla combine), ma con un braccio che non garantisce la potenza necessaria per giustificare una scelta molto alta. Eppure Houston…
Paragone: se rimaniamo nel mix tra due QB, rispondiamo con la struttura di Jake Locker ed il braccio di Ryan Tannehill.
Possibili destinazioni: allo stato attuale, è il cavallo di Houston. Ma la strada è ancora lunga. Dietro arrivano Cleveland, Tampa Bay, forse anche Minnesota, se dovesse eventualmente precipitare potremmo vederlo anche in Arizona.
19 – Aaron Donald, 182 cm, 129 kg, defensive tackle, senior, Pittsburgh Panthers (precedente posizione: 22)
E’ salito perché: molti addetti ai lavori tendono a considerarlo meno per via della stazza e del conseguente fatto che sia sostanzialmente in grado di ben figurare solo in una 4-3, ma questo non gli toglie certo il fenomenale tempismo nell’effettuare il primo passo, e le capacità distruttive della tasca sono da tenere in forte considerazione.
Avesse un fisico più possente, staremmo sicuramente parlando del miglior defensive tackle qui disponibile. Il fatto è che Donald a tratti ha dimostrato di poter essere dominante per via di un’agilità che gli permette di sfuggire ai blocchi e di insinuarsi di conseguenza nella tasca costringendo il quarterback a muoversi lateralmente, al suo ultimo anno a Pittsburgh ha collezionato sacks in doppia cifra schierandosi nel mezzo della linea procurando 26.5 placcaggi per perdite di terreno. Possiede un buon arsenale di movenze e finte per sbilanciare l’uomo di linea offensiva assegnatogli, fattore fondamentale per sfuggire a blocchi singoli e a raddoppi che altrimenti lo intrappolerebbero facilmente, viste le sue sole 288 libbre, ma va detto che sa muovere pure le mani con discreta velocità e tecnica, impedendo la presa al suo marcatore, e non va sottovalutata la forza che possiede nella parte bassa del corpo, con gambe difficili da muovere indietro se in posizione corretta, come hanno sperimentato alcune guardie collegiali molto più pesanti di lui. Più concreto nell’arrivare al quarterback espandendo la tasca che non nel difendere specificatamente le corse, si propone quale prospetto da 4-3, di quelli che si prendono un determinato gap e lo colpiscono a tutta velocità usufruendo di grande tempismo nel giudicare lo snap.
Paragone: sottovalutato e distruttivo, proprio come Geno Atkins.
Possibili destinazioni: Chicago e Dallas sono alla ricerca di un defensive tackle in grado di creare confusione nella tasca, ed il loro schema difensivo potrebbe essere corretto per le caratteristiche di Donald.
20 – Ra’Shede Hageman, 198 cm, 141 kg, defensive tackle, senior, Minnesota Golden Gophers (precedente posizione: 21)
Uno dei maggiori beneficiari del Senior Bowl, in cui è riuscito a mettersi in mostra e rimettere l’università del Minnesota sulla mappa dei grandi talenti universitari, dopo un quinquennio di deserto tecnico piuttosto imbarazzante. Hageman è un uomo di linea difensivo, che potrebbe persino occupare il ruolo di end in formazioni 3-4. E’ una presenza che incombe in maniera continua sugli o-line avversari, i quali sono spesso chiamati al raddoppio, creando succulenti mismatch a favore degli altri difensori. Qualche deluso dalla prima parte del draft potrebbe invece trovarsi con una gemma inaspettata al termine del primo round.
Paragone: ha la squassante propensione a dividere in due le difese d’attacco come un coltello nel burro, proprio come Muhammad Wilkerson. E poi ha qualcosa di Sharrif Floyd, con cui potrebbe condividere più o meno il numero di chiamata, anche se per l’ex Gators le premesse erano molto differenti un anno fa.
Possibili destinazioni: due squadre su tutti, di nuovo i Green Bay Packers, che hanno un altro need da riempire nella defensive line. Altrimenti, gli imprevedibili Patriots potrebbero tentare di dare un degno sostituto all’intramontabile Vince Wilfork.
21 – Odell Beckham Jr., 180 cm, 90 kg, wide receiver, junior, LSU Tigers (precedente posizione: non a ranking)
Giocatore da all-purpose yards come dimostra la sua carriera collegiale, dove grazie alla sua duttilità si è guadagnato un posto in campo già dal suo anno da true freshman in una conference competitiva come la Sec. Come wide receiver è molto pericoloso, non è velocissimo ma è molto rapido nei movimenti sugli spazi brevi, per cui è adatto a percorrere tracce non troppo verticali, ma può creare danni una volta ricevuto il pallone sul corto, dato che l’esplosività creativa nel post-ricezione è esattamente la specialità di casa. Possiede delle movenze con il pallone in mano che potrebbero fargli guadagnare qualche snap da running back saltuario o in situazioni da reverse, sicuramente potrà dare una mano alla sua nuova squadra in fase di kick e punt return, fase del gioco dove può centrare la grande giocata. Manca di concentrazione di tanto in tanto e qualche volta si fida esclusivamente delle sue abilità atletiche – salta come un grillo, ad esempio – ma l’aspetto mentale si può sempre migliorare.
Paragone: dato che non è un razzo ma tende a produrre giocate importanti, ricorda senza dubbio DeSean Jackson.
Possibili destinazioni: la squadra che si è privata di DeSean Jackson, ovvio no? Scherzi a parte, Philadelphia ci farà sicuramente un pensiero anche se le scelte per il ruolo alla 22 possono essere multiple, il che lascia la porta aperta per compagini come New Orleans e San Francisco, nel tardo primo giro.
23 – Zack Martin, 193 cm, 140 kg, offensive lineman, senior, Notre Dame Fighting Irish (precedente posizione: 25)
E’ salito perché: trattasi di offensive tackle di qualità, ovvero merce rara nel ruolo più richiesto tra i professionisti. Non guasta che sia un ragazzo pronto a giocare da subito, visti i suoi fondamentali.
Zack Martin è uno di quelli che potrebbe benissimo confessarvi in privato di quanto è importante saper fare un po’ di tutto bene, come dicevano i nostri vecchi. Infatti l’offensive tackle dei Fighting Irish raccoglie plausi trasversali per la sua versatilità che, di fatto, gli permetterebbe di occupare tutti e cinque i ruoli di linea offensiva tra i professionisti.
Mike Mayock di NFL.com, opinionista di punta per il draft e collaboratore a contratto per Notre Dame, sostiene che Martin è appena una spanna dietro i migliori, ma innanzi a Cyril Kouandijo, per dirne uno. Sebbene abbia agito da left tackle nell’ultima stagione, si propende a credere che sarà utilizzato da guardia nella NFL, ruolo per il quale è già considerato un possibile Pro Bowler nel futuro. A scanso di terremoti per ora non prevedibili (ma non per questo impossibili), è tra i più apprezzati per l’apporto immediato che dovrebbe fornire.
Paragone: Marshal Yanda e Kelechi Osemele.
Possibili destinazioni: la free agency ha tappato alcuni buchi, ma è chiaro che dopo il terremoto dell’affaire John Martin, l’ex giocatore di Notre Dame sia pezzo ambitissimo dalle parti del Sud della Florida.
24 – Victor Fuller, 182 cm, 86 kg, defensive back, senior, Virginia Tech Hokies (precedente posizione: non a ranking)
Corner di buone dimensioni, Fuller ha disputato un’ottima carriera a Virginia Tech continuando una tradizione di famiglia (tre dei suoi fratelli vi hanno giocato), dimostrando grande talento per il suo ruolo e facendo vedere una maturazione tecnica e mentale di spessore, cosa che agli scout piace sempre. La sua qualità principale è sicuramente l’istinto per lo sviluppo del gioco, nel senso che è bravo a riconoscere l’andamento dell’azione e di conseguenza crea i presupposti per anticipare il ricevitore di sua competenza, ha buone mani per intercettare e salta tantissimo, qualità fondamentale per contrastare avversari più alti di lui. E’ molto valido anche in supporto contro le corse, non ha certo paura di placcare anche se non sempre lo fa adeguatamente, è più adatto a marcature a zona, in quanto se assegnato a uomo spesso tende a perdersi.
Paragone: suo fratello maggiore, Vincent Fuller.
Possibili destinazioni: per lui possono entrare in gioco diverse squadre, tra cui Cincinnati, alle prese con un settore di defensive backs avanti con l’età, e Denver, che cerca gambe fresche per le secondarie. Potrebbe essere perfetto per le esigenze di San Diego.
25 – Kelvin Benjamin, 195 cm, 106 kg, wide receiver, redshirt sophomore, Florida State Seminoles (precedente posizione: 18)
E’sceso perché: ha bucato alcuni provini dimenticandosi di qualche appuntamento, è apparso genericamente svogliato, forse un po’ troppo fiducioso sui suoi mezzi. Al college si sapeva essere immaturo, continua a dimostrarlo.
Uno degli eroi dello scorso National Championship ed autore della ricezione che ha regalato il titolo ai Seminoles. Benjamin ha sempre vissuto come un mismatch costante, risultando troppo alto (6’5) per qualsiasi cornerback e quindi in grado di prendere palloni anche non perfettamente precisi ad altezze dove solo le sue mani protese potevano permettersi di arrivare. Ha delle possibilità fisiche pressoché infinite e la volontà di andarsi a prendere numerose botte nel mezzo del campo, è stato un grande punto di riferimento per Jameis Winston creando giocate risolutive, convertendo terzi down, muovendo l’attacco grazie anche alla capacità di rompere placcaggi, segnando mete importantissime come quella già menzionata. Al college ha contato moltissimo sul suo fisico ma in Nfl non può vivere certo di rendita, deve assolutamente migliorare la concentrazione in alcune fasi della partita e diminuire i drops, ma quando gira la schiena al difensore facendo scudo con il corpo, le possibilità che la palla sia sua sono davvero elevate. Deve sicuramente crescere a livello tecnico ed affinare le sue traiettorie, ma a livello di talento puro rischia di diventare un ricevitore Nfl con i fiocchi.
Paragone: Anquan Boldin, per tratti fisici e possibilità di dominare pur senza possedere una velocità esplosiva.
Possibili destinazioni: Carolina, alla 28, dato che a roster sembra non abbiano più ricevitori…Philadelphia potrebbe farci un pensiero alla 22, se cade al secondo giro e Cleveland ha già preso un quarterback ecco che la cosa si potrebbe fare interessante.
Usciti dal ranking: Kony Ealy, Dee Ford, Ryan Shazier, Louis Nix III.