La svolta potrebbe essere epocale, e la rivelazione di sicuro è destinata a far parlare ancora per tanto e tanto tempo. Domenica sera Michael Sam, defensive end/outside linebacker proveniente dal college di Missouri e progettato al terzo o quarto round del prossimo draft Nfl, ha ufficialmente dichiarato al mondo la propria omosessualità dando inizio ad un dibattito che potrebbe rivelarsi infinito, aprendo porte ad altri ragazzi desiderosi di smettere di nascondere la propria natura, e facendo sorgere leciti dubbi sulla sua possibile resistenza all’interno di un roster professionistico, con tutta l’esposizione mediatica che ne verrebbe generata e tutti i luoghi comuni che di conseguenza si dovrà preparare ad affrontare.
Michael Sam ha, in ogni caso, l’occasione di abbattere barriere costruite da presunti moralisti, accaniti religiosi che chiamano al sacrilegio dello stravolgimento della natura umana, da conservatori che vedono sempre le cose in maniera univoca, quella decisa da loro, anche se da un certo punto di vista, una notizia del genere tutto dovrebbe fare eccetto scalpore.
Perché mai, difatti ci si dovrebbe stupire o contorcere in qualche modo per un’uscita del genere quando già in passato gli spogliatoi dello sport più mascolino dell’universo sono stati frequentati da atleti omosessuali che non si sono mai dichiarati per semplice paura di essere giudicati e messi da parte? Difficile, francamente – ma questo è semplicemente il nostro punto di vista – sorprendersi per una notizia del genere partendo dal presupposto che il ragazzo ha semplicemente espresso una preferenza in materia sessuale, così come avrebbe potuto benissimo esprimerne un’altra qualsiasi a livello culinario, sportivo o musicale. Di gusti si tratta, oggigiorno non dovrebbe esserci nulla di anormale, e non ci hanno forse insegnato che gli altri, seppure nella loro diversità, meritino di non vedersi mancare di rispetto solamente a causa di una loro preferenza?
Eppure, nell’era del progresso (tecnologico sicuro, mentale ancora forse non ci siamo) ancora qualche problemino concettuale lo si deve affrontare. Si parla già di come Sam potrebbe vedere modificato il proprio status pre-draft non per caratteristiche tecniche, ma solamente in base alla sua dichiarazione, perché il suo inserimento in uno spogliatoio Nfl potrebbe creare problemi, e la sua selezione da parte di una qualsiasi squadra scatenerebbe un circo mediatico probabilmente superiore a quello generato a suo tempo da Tim Tebow (e abbiamo detto tutto…).
In questo momento, come spesso accade, l’America è divisa tra chi ancora si sorprende che notizie del genere provochino ancora sdegno e chi, una volta appreso il tutto, ha continuato tranquillamente ad esistere come nulla fosse, trattando l’argomento con la normalità che di questi tempi dovrebbe essere richiesta.
Se non altro il tempismo di Sam è stato calcolato perfettamente. Non è difatti ancora iniziata la tradizionale scouting combine, i colloqui pre-draft sono ancora lontani dal cominciare la loro classica vivisezione psicologica dei prospetti interessati, e quindi acquisire già un dato certo della personalità del giocatore può evitare scomode rivelazioni che altrimenti arriverebbero in momenti più delicati, facendo magari scoppiare il bubbone nei giorni immediatamente precedenti alle scelte e facendo scoprire a qualche scout con ingiustificato ritardo qualche inesattezza a lui raccontata da un possibile candidato ad una chiamata.
Michael ha anche avuto grande sostegno dalla sua squadra, a dimostrazione del fatto che con la mentalità giusta, il problema (semmai fosse tale) si può arginare con estrema facilità. Ogni compagno a Missouri è stato debitamente informato della sua omosessualità prima della partenza della stagione da poco terminata, ed ognuno dei componenti del roster ha rispettato la richiesta di non rivelare la cosa a nessuno. Addirittura Sheldon Richardson, attuale defensive tackle dei Jets, ha dichiarato che due anni fa era stato messo al corrente del fatto da Sam medesimo, in quanto i due avrebbero dovuto condividere una stanza al college, ed il tutto, nonostante un minimo di incertezza iniziale, si è convertito in una convivenza del tutto normale.
I compagni, peraltro, assicurano che il giocatore non faccia comunque sconti a nessuno nonostante le possibili illazioni che si potrebbero perpetrare sull’argomento, in quanto si parla pur sempre di uno dei migliori pass rushers della Sec della stagione appena conclusa, sia per sack che per placcaggi genericamente effettuati dietro la linea di scrimmage, e chiunque abbia da ridire sulla sua virilità, farebbe meglio a subire uno dei suoi placcaggi per poi esprimere nuovamente un’opinione in merito.
La speranza è che la rivelazione con debba costargli troppo in termini di carriera, e che semmai un motivo ci dovesse essere per un suo insuccesso professionistico, questo possa essere legato esclusivamente a demeriti tecnici. Chiaro, il mondo non è fatto di rose e viole e sicuramente, se farà parte di un roster Nfl, Sam dovrà affrontare scetticismi, trash talking spietato dagli avversari, insulti di tifosi idioti, pregiudizi nel bene e nel male. Nel bene perché un general manager potrebbe vedersi elogiare dal fatto di avergli dato una possibilità avendo guardato oltre il gusto sessuale, nel male perché, per lo stesso motivo, un determinato numero di squadre potrebbe rispondere “no, grazie” al potenziale problema causato dalla sua firma, soprattutto considerati gli ipotetici ma probabili seguiti massicci di giornalisti pronti ad interpellare i compagni di squadra con ogni domanda insulsa possibile, cercando di carpire ad ogni possibile istante come ci si senta a condividere lo spogliatoio con una persona a cui piacciono gli uomini invece che concentrarsi sulle chiavi tattiche di una partita.
La questione è tutta racchiusa in un aspetto molto semplice che ancora reca difficoltà alla società moderna: il saper accettare le diversità. Di strada ne è stata fatta tanta e moltissima deve ancora essere percorsa, ma vale la pena di riflettere a fondo sulla questione, e capire che il problema in realtà non esiste.
Non stiamo difatti parlando della stessa lega e delle stessa nazione che fino a pochi decenni fa faticavano ad accettare l’uomo di colore, in quanto ritenuto diverso? Quanto è forte, oggi, il problema della presenza di un uomo di origine afro-americana in uno spogliatoio Nfl o in un locale pubblico?
La risposta è ovvia: il problema non esiste più, e non sarebbe mai dovuto esistere.
Ci auguriamo un percorso uguale per il coraggioso Michael Sam.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Bell’articolo che non è scaduto in ovvietà.
Il problema, di fatto, non esiste e la NFL sarà certamente piena di giocatori omosessuali ed è giusto così poichè la società va avanti.
Non essendo esperto di NCAA non conoscevo Sam, leggo però nei mock draft che non era una delle prime scelte (o cmq non un first round) per via della taglia non da pro; in buona sostanza un giocatore molto forte al college, meno nella NFL.
E se invece questo suo outing non rappresentasse un miglioramento per la propria carriera, quantomeno in termine di più alta scelta?
In ogni caso, quantomeno per il coraggio dimostrato, gli auguro una grande carriera.
Piuttosto sono favorevolmente stupito del fatto che nessuno dei suoi compagni (le squadre di football sono praticamente dei villaggi!) non abbia mai detto nulla; bravi davvero!
bell’articolo… potrebbe interessarti questo video.. http://www.youtube.com/watch?v=Olc5C4SXAYM