Un anno fa, di questi tempi, era fin troppo lampante il fatto che il Pro Bowl era diventato una manifestazione assurda ed inutile, tanto da far pensare che fosse meglio chiuderla lì per sempre ed inscenare piuttosto una sorta di gran galà per premiare i giocatori che si erano meritati un posto tra gli All-Pro riducendo il tutto ad una mera sfilata, evitando di vedere l’ennesima accozzaglia di obbrobri in campo.

1390792716008-USP-NFL-Pro-Bowl-010Stelle demotivate, livello della partita sciatto, punteggi astronomici e difese inesistenti, questi gli ingredienti di una partita che avrebbe da sempre tutte le potenzialità necessarie per accattivare ma che non riesce più a farlo. Possiede una bella cornice, quella delle Hawaaii, che a questo punto dell’anno fa sognare l’arrivo del caldo anche dalle nostre parti e per un paio d’ore permette di vedere qualche colore in più del solito, mette in mostra l’Aloha Stadium, le cui tonalità cambiano repentinamente a seconda dell’andazzo del meteo, ed infine le squadre sono unite dalle uniformi ma diversificate dal fatto che ogni convocato può indossare il casco della propria squadra di appartenenza, un concetto di appartenenza-provenienza sicuramente affascinante.

Quest’anno, per dare una scossa alla competizione, il formato è stato snaturato dal suo significato originale di mettere uno contro l’altro i migliori rappresentanti delle due conference della Nfl, lasciando che a formare le squadre fossero due ex Pro-Bowlers come Jerry Rice e Deion Sanders. Una volta definiti i partecipanti attraverso le classiche votazioni, le compagini sono state composte attraverso un draft senza più distinzione tra Afc e Nfc, una scelta che come dimostrato dallo svolgimento della partita potrebbe rappresentare una chiave di volta interessante per il vigore della gara, dato che così facendo si sono create nuove motivazioni per stimolare i giocatori, non ultime quelle date dal continuo trash talk – amichevole, chiaro – tra i due selezionatori.

A giudicare dal risultato, parte dell’obbiettivo è stato sicuramente centrato, la partita è stata combattuta – se ci passate il termine – e si è risolta solamente nei suoi ultimi istanti, quando il Team Rice ha effettuato una conversione da due punti con 41 secondi da disputare per assicurarsi il 22-21 finale, un punteggio che da tempo non era così vicino e che, da un certo punto di vista, ha messo in risalto la presenza di un reparto difensivo riducendo il numero di prego si accomodi che le ultime edizioni si erano fatti notare in maniera sempre più esponenziale e fastidiosa, riducendo il tutto ad un circo.

Il draft, partito dalla selezione dei capitani offensivi e difensivi, si è svolto per ruoli ed ha introdotto una sostanziale novità, quella di poter vedere due compagni della stessa squadra Nfl schierati uno contro l’altro, fatto che se non altro ha messo un po’ più di pepe ad una manifestazione, che ha visto, per esempio, Derrick Johnson piazzare un bel placcaggio ai danni di Jamaal Charles, e T.J. Ward infierire contro Josh Gordon. Il metodo ha permesso di vedere sul serio delle squadre da sogno, ad esempio schierando J.J. Watt, Luke Kuechly ed Eric  Berry nella stessa difesa, senza più il bisogno di tracciare una divisione tra conference diventata scontata ed inutile.

Lo stato di salute del Pro Bowl migliora, ma per renderlo ottimale, casomai ve ne fosse l’interesse, è necessario tornare alle vecchie abitudini: ancora sfugge difatti il motivo per cui una partita delle stelle vera e propria debba svolgersi durante la settimana precedente al Super Bowl e non in quella successiva, come accadeva fino a qualche anno fa. Una gara di questo tipo priva dei suoi giocatori più forti ha davvero poco senso, se di celebrazione stagionale si deve trattare, così sia. Non è corretto non poter vedere Peyton Manning, i due Thomas, Richard Sherman e Marshawn Lynch, solo per citare i più famosi, schierarsi al fianco del meglio del meglio, la competizione ci avrebbe solo guadagnato ed avrebbe maggiormente rispecchiato la sua natura. Se il palcoscenico leva di mezzo le stelle principali (d’altro canto chi arriva al Super Bowl cos’altro può essere se non il migliore?) non è possibile restituire completamente smalto alla competizione.

Se non altro, Roger Goodell ha saputo ammettere che l’evento stava pericolosamente degenerando per via di regole insulse – come l’impossibilità di applicare alcuni schemi – e performances degne di un cospicuo gruppo di belle statuine, esibizioni che stavano velocemente trasformando l’evento in una presa in giro bella e buona, appesantita dalle numerose defezioni da parte di giocatori che non se la sentono di partecipare dopo una stagione pesante alle spalle, ma che non avrebbero il diritto di sentirsi diversi dagli altri, che proprio come loro hanno preso ed assorbito botte di tutti i tipi. Da qualche parte si è cominciato a ricostruire, e già questo è un buon segno, certo è che di lavoro ne serve ancora molto e che la National Football League, che ci tiene notoriamente a vendere il proprio prodotto nel migliore dei modi e con il massimo della qualità, deve finalizzare presto questo processo di ristrutturazione del suo All-Stars Game, che rischia altrimenti di ricadere nell’anonimato più assoluto.

7 thoughts on “Il Pro Bowl migliora, ma manca ancora qualcosa…

  1. Premetto che non ho visto la partita, per cui le mie considerazioni sono generali. Non ho visto la partita perché non mi interessava, punto. Trovo l’idea di una partita delle stelle di per sé discutibile: mi ricorda le sfide del tipo Italia-Resto del mondo. Disputare la partita prima del superbowl è insulso, anche se forse è l’unico modo perché abbia un minimo di seguito.
    Insomma, anche se non la giocassero proprio più non mi strapperei i capelli

    ciao ciao

  2. Io la partita l`ho vista (in differita, ma l`ho vista) ee beh secondo me hanno stramigliorato il format ecc…ovvio non ha l`intensità e la concentrazionr di una vera partita, ma é stato un buon spettacolo e secondo me sn nella direzione giusta!! J.j. Watt x dire, sarà stata la frustrazione, ma sembrava stesse giocando i playoffs ahah!! Nn mi é dispiaciuto e da anche modo di vedere giocatori ke in stagione giocano in squadre nn molto seguite in tv (cleveland o buffalo x dire)…

  3. Mi sono sempre chiesto, perchè non fare anche nel football delle gare individuali a corredo. Nella nba si gioca la gara da 3 punti o la gara di schiacciate. Si potrebbero fare gare di precisione per i qa, o gare di velocità per cb, rb, wr o gare di ripetizioni di flessioni per lb o sollevamento pesi per la linea… Sabato queste garettine simili a quello che fanno dopo il draft per giudicare i giocatori ma con spirito diverso. E domenica si gioca con formato simile a quello di quest’ultima edizione che mi è sembrata la migliore degli ultimi anni.

  4. Ma che vi frega di vedere Manning al proBowl?? ci sono 1000 altri qb bravi che possono benissimo disputare una gara promozionale come questa, senza per forza andare a beccare i qb che giocheranno il superbowl. Con una lega così piena di talento, chiunque disputa questa partita non fa rimpiangere altri colleghi, soprattutto se li rivedremo presto esibirsi al superbowl. Inoltre coprire la settimana di buco tra i due championship e il SB è stato un’altro colpo di genio recente della NFL. Aspettare 15 giorni per vedere LA Partita era davvero troppo. Quasi ti dimenticavi quali squadre sarebbero state le protagoniste del grande ballo :-)

  5. concordo con fabio r
    Purtroppo il football è uno sport eccessivamente fisico e se il principale scopo dei giocatori (giustamente) è quello di non farsi male…bhe non può che derivarne una finta partita.
    L’interesse del probowl è precedente all’evento, con la scelta dei migliori e ora con il draft; l’evento vero e proprio, invece, è davvero inutile.

  6. Concordo pienamente con quanto scritto fa Fabio r. I partecipanti al Superbowl hanno gia’ la massima vetrina a disposizione. Giusto lasciare ad altri ottimi giocatori la passerella del Pro Bowl. Si riempe la settimana “buca” tra fine playoffs e Superbowl. Buono anche il nuovo format. Poi, ogni prodotto è migliorabile ma direi che è stato fatto un bel passo avanti per rendere piu’ interessante l’evento.

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