A Seattle è andato in scena l’incontro tra le due forze maggiori della NFC. L’attesa era altissima e le domande intorno a questa partita erano tante: Russell Wilson è da MVP? Riusciranno i Saints a tenere a freno Lynch? Chi si prenderà la posizione numero uno? La risposta del campo ha visto i Seahawks annientare i Saints e dimostrare di essere la candidata numero uno per il Superbowl.
La vittoria di ieri consegna a Seattle due partite di vantaggio per la rincorsa alla prima piazza assoluta nella NFC, ed entrambe le dirette inseguitrici, Saints e Panthers, sembrano non all’altezza. La città di Seattle scende in campo come dodicesimo uomo e in uno stadio incredibilmente rumoroso (più di un reattore d’aereo) Wilson si dimostra uno dei migliori quarterback in attività, nonostante sia al solo secondo anno da professionista e non guadagni neanche un milione l’anno. La prova di ieri sera non è solo il motore di manifesti e dichiarazioni pro-Wilson che fioccano da tutte le parti, ma è la coronazione di una scalata di posizioni nel ranking dei quarterback che consacra Wilson a contendente per il trofeo di MVP. Wilson ha definitivamente dimostrato di avere un braccio potentissimo unito ad una precisione di tiro e intelligenza nelle lettura della difesa che non lo fa sfigurare rispetto ai Brady o Manning di oggi e lo fa vincere a mani basse in un confronto tra i secondi anni di qualunque quarterback.
Solo quattro QB sono riusciti a lanciare 20 touchdown nelle prime due stagioni in carriera e sono Dan Marino, Peyton Manning, Andy Dalton e, appunto, Wilson. Al di là dei numeri di ieri sera Wilson ha dimostrato un’intelligenza di gioco straordinaria riuscendo a sopperire alle mancanze di una squadra costruita per vincere. Se proprio vogliamo trovare un punto debole nei Seahawks, questo sarebbe la linea d’attacco: non sempre è in grado di difendere il proprio quarterback come dovrebbe, ma Wilson, anziché lanciare affrettato, correre tanto per correre o farsi atterrare, è in grado, grazie ad un uso dei piedi e di doti atletiche fuori dall’ordinario, di guadagnare il tempo necessario per un lancio accurato ricreando una sorta di tasca immaginaria. Sostanzialmente si rende invisibile e quando la tasca collassa, Wilson ne esce integro. E se la difesa avversaria mette fuori gioco l’azione del running back, anticipandone il movimento, Wilson semplicemente lo vede ancora prima, tiene palla, si allarga, taglia in diagonale e guadagna il primo down.
Accanto a Wilson figura poi uno dei running back più forti della lega. Lynch corre tanto e fisicamente è una schiaccia sassi: anche se la difesa legge bene la corsa e la blocca sulla linea di scrimmage, 3/4 yard vengono sempre guadagnate con l’urto letale di un fisico a dir poco potente. E quella che potrebbe sembrare una corsa fallita è in realtà un gran guadagno che mette Wilson nella condizione di fare un lancio rapido e quasi infallibile che fa guadagnare quelle poche yards necessarie a raggiungere il primo down.
Mille armi quindi sono a disposizione di coach Carroll, non ultima la profondità della panchina, dove Seattle può trovare l’ennesimo punto di forza. Nonostante ieri sera e in altre partite lungo la stagione mancassero alcuni giocatori importanti, Seattle ha dimostrato a tutta la nazione di poter superare le avversità senza troppi problemi quando si ha un roster costruito bene e sopratutto uno schema di gioco consolidato. Formata da un’interminabile fucina di talenti, la profondità del backup di Seattle sembra essere il punto chiave per spianare la strada verso il Super Bowl perché avere in ogni ruolo un giocatore che, innescato da Wilson, può fare la differenze semplicemente lascia tutti gli avversari impossibilitati a difendersi.
Avversari che il campo ha dimostrato non essere all’altezza. I possibili contendenti il primo posto sono Saints e Panthers. Ieri sera i Saints si sono sgretolati proprio nel loro punto di forza, l’attacco, aggiornando così il record negativo di punti segnati: mai sotto Sean Peyton i Saints hanno segnato così poco, neppure nella stagione post Katrina. New Orleans ha definitivamente dimostrato di non essere in corsa per la vittoria finale senza il vantaggio di giocare in casa. Quest’anno il record in trasferta è .500 contro uno 1.000 in casa. Questa sonora sconfitta non deve far credere che New Orleans non sia una squadra fortissima o che abbia compromesso le chance di portare a termine una ottima stagione, ma la situazione in division con la durissima lotta testa a testa contro Carolina è a tutti gli effetti una lotta per il secondo posto.
Questo significherebbe primo turno di riposo e secondo turno in casa, e con la possibilità di uno o più turni di playoff in trasferta, compresa una finale a Seattle, i Saints non sembrano in grado di raggiungere il Super Bowl. Le 315 yards guadagnate da Seattle nel solo primo tempo sono più di quanto Cardinals, Bills, Cowboys, e 49ers hanno raccolto in tutta la partita e poco di meno rispetto a quelle guadagnate da Dolphis e Falcons. La differenza tra la partita di Seattle e tutte queste appena nominate? Contro queste i Saints hanno giocato in casa. Storicamente New Orleans non ha mai vinto una gara di playoff in trasferta e anche quest’anno non sembrano essere in grado di colmare il gap che divide le prestazioni tra le mura amiche del Superdome e quelle “on the road”.
I Panthers d’altra parte, stanno dimostrando di essere una delle squadre più in forma del momento, ma sono una delle più forti? Non credo: hanno perso contro Bills e Cardinals e, pur giocando un ottimo football d’attacco unito ad una difesa molto fisica e aggressiva, non sembrano ancora in grado di portare a casa una vittoria in trasferta ai playoff. Se dovessero vincere la division non mi sorprenderei di vedere una finale di conference tra Panthers e Seahawks, ma per Cam Newton & co. parlare di Superbowl è ancora presto.
In una situazione in cui gli opponenti, per quanto fortissimi, non sembrano essere, Seattle propone un running back di primissimo livello, una squadra in grado di vincere anche senza i titolari e un quarterback di primissimo livello. Con questi ingredienti il risultato è uno solo: Super Bowl. In termini di durata, carriera e vittorie Wilson ha ancora molto da dimostrare, ma se continua così verrà sicuramente inserito tra i quarterback d’elite e per quest’anno chiunque voglia vincere, dovrà vedersela con Wilson e i Seattle Seahawks.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.