Si sa che la Nfl è tanto strana quanto bella, non c’è niente di imprevedibile come Atlanta e Houston, due possibili pretendenti per il Super Bowl, regalate ai bassi fondi della classifica per colpa di infortuni, demotivazione e un gioco che non riesce a svilupparsi. Al polo opposto troviamo chi sarebbe dovuto stare un po’ più in basso, invece, ha deciso di spostarsi verso lidi migliori respirando un aria piacevole con un senso di freschezza paragonabile solo a chi ottiene un pass per Gennaio, mese in cui solo dodici squadre potranno scendere in campo mentre altre dovranno accontentarsi di pantofole e pigiama guardano i tanto ambiti playoff dal divano.
Perché è tempo di cominciare a pensarci a questa maledetta post season, ormai sta per iniziare la decima week di campionato e tutte avranno un loro importante peso sia nel bene sia nel male. C’è chi quel ticket sembra esserselo già in tasca seppure non ci sia nessuno ancora matematicamente qualificato, però difficile immaginare come dei Chiefs, unici imbattuti fino ad ora e con un calendario apparentemente semplice, possano fallire l’accesso viste le difficoltà a trovare una pretendente per la wild card nel caso Denver dovesse incoronarsi ancora regina della Afc West. Poi ci sono quelle squadre che sono li, che a tratti sembrano essere sull’onda giusta per arrivare, ma che basta poco per farle cadere dalla propria tavola rimandando ogni ambizione.
Tra queste squadre troviamo i Carolina Panthers, autori di un 5-3 speranzoso dopo essere tornati per la prima volta dal 2008 sopra il cinquanta per cento di vittorie. La speranza è una sola: continuare questo momento fino agli sgoccioli di Dicembre, quando ci appresteremo a stappare una bottiglia di spumante e festeggiare un nuovo anno, per inseguire un traguardo che sarebbe il riconoscimento migliore per un progetto che, tra alti e bassi, sta dando ugualmente i suoi frutti ricostruendo una franchigia tra le più giovani della Lega ma ugualmente già protagonista di dignitose presenze ai playoff.
Quando nel 2011 si iniziò da capo con l’addio di John Fox e l’assunzione di Ron Rivera, il lavoro da fare era ben più lungo di come si potesse immaginare: bisognava fare fronte a una situazione infortuni alquanto preoccupante, con molti solidi giocatori bloccati ai box a lungo termine, e un rookie quarterback con un solo anno di livello alle spalle, tra l’altro vittorioso con la conquista del National Championship insieme alla sua Auburn. C’era una difesa da costruire per via di addii molto pesanti, scelte al draft gettate al vento, e un playbook da sviluppare al fine di riavere un attacco presentabile ai piani alti della classifica.
Il primo biennio di Rivera ha visto momenti esaltanti contrapposti ad altri di buio totale, tra l’altro sempre nel momento in cui bisogna decidere la propria stagione all’interno della classifica: il 2012 ne è l’esempio più limpido: un inizio orribile con automatica eliminazione dalla corsa alla post season, e una seconda parte di stagione ampiamente dominata con l’espugnazione del SuperDome di New Orleans. A Gennaio di quest’anno l’owner Jerry Richardson sembrò sul punto di licenziare Rivera, accusato di non essere un head coach da Nfl, ma qualcosa ha tolto l’ascia dalla sua mano e il tutto è ripartito con l’assunzione di Dave Gettleman nella posizione di general manager.
Dopo una preseason incoraggiante e con uno spirito rinnovato nello spirito, i Panthers hanno iniziato male perdendo tre partite nelle prime quattro giornate, specie per scelte di gioco sbagliate o episodi sfavorevoli come il fumble di Williams perso a ridosso della end zone dei Seahawks, oppure la rinuncia di Rivera di giocare un 4&1 nella red zone di Buffalo a pochi minuti dalla fine, regalando così la possibilità ai Bills di organizzare il drive della rimonta. Sembravano i soliti Panthers, fifoni nei momenti in cui bisognava ruggire e con l’ombra di un’altra annata da buttare via. Invece dalla week sei qualcosa è cambiato!
Nella trasferta contro i Vikings, Carolina inizia una serie, tutt’ora attiva, di quattro vittorie importantissime dando finalmente prova di esserci pure loro per la corsa all’oro. Lo hanno fatto nei migliore dei modi, vincendo tutti insieme sviluppando un attacco ideale alle caratteristiche del proprio quarterback e una difesa mostruosamente migliorata rispetto a quella del 2011, attualmente la terza migliore della Nfl e seconda contro le corse, sopperendo a una difesa aerea priva di un vero primo cornerback e di una safety di primo livello vista l’assenza di Charles Godfrey a causa della rottura del tendine d’Achille, che comunque rimane la decima più affidabile della Lega.
Da dove inizia questo progetto? Innanzitutto bisogna parlare della difesa dei Panthers, allenata da Sean McDermott, giovane allenatore allievo di Jim Johnson ai tempi di Philadelphia, cacciato dalla città dell’amore fraterno perché ritenuto colpevole di aver distrutto quel mostro costruito dal suo insegnante, ma che sta pian piano ricostruendo in quel di Charlotte dimostrando che Rivera di difesa se ne intende. Tutto gira attorno al front seven fornito da una linea che sa portare tanta pressione da sola favorendo i drop in copertura dei linebackers, aiutando così le secondarie togliendo opzioni importanti agli attacchi avversari.
La coppia di end composta da Charlese Johnson e Greg Hardy ha prodotto 12 sacks e contribuito in modo essenziale contro le corse, ormai ben limitate da una rotazione di defensive tackle completa e dall’alto rendimento con i veterani Dwan Edwards e Colin Cole a ruotare insieme alla coppia rookie fatta dalla prima scelta Star Lotulelei, eccezionale nel assumersi i raddoppi della linea e nel portare pressione dall’interno, e il secondo giro da Purdue Kawann Short, ragazzo sempre in movimento che sa agire bene tra i blocchi producendo molti placcaggi per perdita di yards oltre a una presenza in pass rush da non sottovalutare. Loro due saranno probabilmente il futuro della linea, essendo perfettamente complementari, e Lotulelei rimane titolare inamovibile fin dall’inizio di stagione.
Dietro a loro Luke Kuechly non sta dando la solita produzione statistica dell’annata da rookie perché, appunto, i tackle impediscono meno ai running back di passare, ma si sta dimostrando sempre più leader della squadra e con ottimi progressi in copertura, già che sta viaggiando con 3 intercetti e 64 placcaggi confermando, a chi avesse ancora dubbi, di essere tra i migliori interpreti della posizione di middle. Accanto a lui Jon Beason è stato spedito a New York per liberare spazio nel salary cap, e la situazione non sembra essere cambiata dato che Thomas Davis, vittima di tre rotture consecutive allo stesso legamento del ginocchio, sta giocando il miglior football della sua carriera placcando tutto quello che gli capita a tiro, porta pressione e copre dignitosamente il campo quando ce né bisogno.
Attorno a loro si stanno scoprendo giocatori interessanti come la safety Mike Mitchell, bust dei Raiders rinnovatosi in Carolina, e il rookie cornerback Melvin White, undrafted capace di guadagnarsi la posizione da titolare. Tutti assieme questi giocatori formano una rete difensiva che concede la pochezza di 13.2 punti a partita, secondi dietro a Kansas City, seppure ci siano a volte qualche problema nel contrastare il tight end avversario vista l’assenza di un wakside linebacker di ruolo, ma in gran parte delle occasioni arriva la giocata che spezza gli equilibri e fa si che la squadra possa prendere il largo.
Oltre alla difesa Carolina sta trovando affidabilità e continuità dal suo attacco, guidato da un Cam Newton migliorato sotto gli aspetti della gestione della partita e delle scelte di gioco, che preferisce stare nella tasca che correre salvo quando c’è la chiara possibilità di guadagnare un first down. Le statistiche parlano di 13 pass touchdown a fronte di 7 intercetti, due soltanto nelle ultime quattro partite, 1,804 yards e un preciso 64% di completi, più 251 yards corse in 19 attacchi e 4 score. Tutto opera della read option che funziona grazie a un running game finalmente ritrovato con 130 yards di media macinate, senza escludere la play action che ha rimane sempre scomoda da difendere quando a lanciare c’è uno come Newton.
L’aspetto più importante è come Newton si sia adattato all’ambiente della squadra, accettando di non essere l’unico superman e che attorno a lui ci sono altri elementi con cui fare gruppo e guidare l’attacco. Un attacco che trova in Steve Smith ancora tanta presenza e personalità a 34 anni suonati di età, in Greg Olsen un tight end sempre pronto e ormai tra i migliori della Lega seppure non ai livelli dei Davis e Gonzalez, nella linea offensiva una certa affidabilità seppure ci siano ancora parecchi infortuni, e un asse di corridori ben fornito e completo con il cavallo DAngelo Williams, il potente Mike Tolbert e il rientrante Jonathan Stewart. Ed a chiudere il cerchio ci pensano Brandon LaFell, ormai un possession receiver affidabile, e quel Ted Ginn Jr. divenuto un’arma spaventosa da contrastare grazie a una velocità da centometrista da sfruttare in campo aperto.
L’atteggiamento più conservatore e meno fantasioso sta facendo si che l’attacco produca punti e tenga il controllo della partita, tenendo a lungo la difesa avversaria sul campo punendo nei momenti decisivi della partita. Tutto questo viene anche da sfide non proprio difficilissime perché Vikings, Rams, Giants, Buccaneers ed i Falcons di questi tempi hanno i loro bei problemi, favorendo l’approccio alla partita dei Panthers, anche se questo sistema sembra offrire garanzie in quanto la difesa gioca bene dall’inizio dell’anno e l’attacco sta finalmente trovando i meccanismi giusti.
Ma non si può parlare ancora di playoff, o forse si? Novembre sarà la risposta a tutto perché si parte andando dai Niners, partita importante soprattutto per testare la difesa contro il miglior gioco delle corse della Nfl, e la settimana dopo arrivano i Patriots, una squadra che tra infortuni e momenti no, vince quasi sempre. Da queste due sfide e la trasferta di Miami usciranno i veri valori dei Panthers: difficile immaginare tre vittorie, però ci sono i presupposti per portare a casa una partita o due, specie contro i Patriots, appoggiandosi al fattore campo di un Bank of America Stadium caldo come qualche anno fa, e gli incostanti Dolphins. In queste tre partite si cela il destino della stagione di Carolina, la Nfc è complicata e la division sembra in mano ai Saints, ora sul più uno e con entrambe le sfide da giocare.
Tre sfide che sembrano essere anche un bivio per il futuro dei Panthers: Rivera e Newton hanno raggiunto la maturità necessaria per essere padroni della loro posizione, specialmente il primo? La difesa continuerà lo splendido lavoro fatto fino ad ora? L’attacco riuscirà ad essere ancora presente quando conta? E’ proprio un bivio, il pass per la post season comincia da qui, anche solo una corsa insieme alle altre sarà tutta esperienza per i giovani che popolano il roster, c’è bisogno di partecipare a questa gara perché le basi cominciano ad esserci, serve qualche aggiustamento però nel complesso la struttura comincia ad esserci per un futuro da protagonisti.
Domenica dieci Novembre inizia il tutto, si parte da San Francisco, non c’è una meta prestabilita, solo fare il meglio che si può e capire quanto si è pronti e cosa bisognerà fare nella prossima off season. Newton ha dimostrato di poter essere un quarterback Nfl, pure di stare nella tasca, ora serve il passo in più per trascinare i suoi alla vittoria, ricordando sempre che se Carolina è qui merito è del gruppo, ora serve il vero segnale che è il franchise quarterback della squadra. Pure Rivera avrà la sua bella pressione da gestire per guadagnare una conferma che a volte sembra essere più vicina di quanto non sembri, nascosta dal momento positivo dei suoi.
La parola è una sola: provarci! Provarci tutti assieme, consci di avere la sfacciataggine dei giovani, l’esperienza dei veterani e la voglia di stare dove l’aria che si respira è più fresca.
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