Ronde saluta tutti

Il football è uno sport che non perdona, impostato sul contatto fisico violento e quindi difficile da praticare a livelli altissimi per tanti anni consecutivi, ragione per la quale pare sempre strano che un veterano con otto o dieci anni di attività non riesca spesso a trovare una nuova collocazione professionistica nonostante un curriculum di tutto rispetto. Spesso i contratti dei veterani scadono, e per quanto questi abbiano dato ai propri colori per tanti anni sacrificando il proprio corpo ed il proprio futuro – visti i colpi dispensati e presi specialmente nell’area della testa – la carriera è finita lì, perché le squadre Nfl preferiscono sempre più sviluppare del giovane talento o assicurarsi un free agent con quattro o cinque anni di esperienza alle spalle.

barber twinsLe ovvie eccezioni, come dappertutto, ci sono anche qui. Una di queste è il mitico Ronde Barber, che in settimana ha fatto sapere che la stagione 2012 è stata l’ultima in cui ha messo casco e paraspalle decidendo di porre termine ad una carriera che il 90% dei giocatori si sogna, 16 anni nei quali è diventato uno dei punti di riferimento più chiari di qualsiasi epoca per i Tampa Bay Buccaneers, che anche grazie ai suoi servizi sono riusciti a conquistare, durante la sua permanenza, il loro primo Super Bowl. La longevità di Ronde è stata un qualcosa di straordinario, che rievoca le gesta di un altro grandissimo del passato peraltro suo collega di ruolo, Darrell Green, rimasto a Washington per 19 anni senza mai vestire un’altra uniforme: Barber era difatti arrivato nella massima lega del football americano assieme al fratello gemello Tiki, volto ben noto per aver vestito la maglia dei New York Giants e per esserne stato uno dei giocatori più forti per numerose stagioni, il cui ritiro era tuttavia arrivato – escludendo una fallimentare tentativo di ritorno sul campo poi mai avvenuto – alla fine della stagione 2006.

Ronde è andato avanti ancora, e ancora, e seppure il paragone con il fratello sia un po’ ingeneroso nei confronti di quest’ultimo, che per evidenti motivi di ruolo aveva sopportato un’usura comprensibilmente più rapida, lui in questi 16 anni di servizio ha in ogni caso dispensato colpi dolorosi a ricevitori di qualsiasi genere, giocando in maniera fisica come pochi cornerbacks riescono a fare. Proprio per via della sua fisicità a Tampa gli avevano proposto, prima della stagione 2012, un posto da safety che avrebbe avuto una duplice funzione, la prima quello di allungargli di un anno la carriera sapendo di aver perso la velocità posseduta in gioventù cambiando posizione nelle secondarie proprio come capita spesso a numerosi veterani, la seconda il ricambio generazionale che i Buccaneers hanno affrontato di recente e messo a punto attraverso la firma del free agent Eric Wright e la scelta del rookie Mark Barron.

Quest’anno, con l’acquisizione della superstar Darrelle Revis dai Jets e la firma di Dashon Goldson, le opportunità di giocare erano diventate davvero poche.

Ronde Barber era approdato a Tampa nella stagione 1997 dopo essere stato scelto al terzo giro, in un momento storico dove la franchigia stava cercando disperatamente di togliersi di dosso le numerose etichette perdenti sortite dalle tante stagioni negative vissute nelle decadi precedenti. Fu una parte fondamentale di quel processo di cambiamento della cultura generale della squadra, e dopo un anno da rookie passato sostanzialmente a guardare dalla sideline diventò un pilastro della secondaria dei Bucs. Il sistema Tampa 2, una modifica della Cover 2 installata in loco da Tony Dungy e Monte Kiffin, era semplicemente perfetto per le sue caratteristiche, che lo vedevano sempre puntuale nella lettura del ricevitore da coprire e versatile al punto di essere mandato in blitz a sorpresa ottenendo un discreto numero di sack per il suo ruolo. Le sue statistiche crescevano di stagione in stagione, così come miglioravano i risultati della squadra che, con Jon Gruden al timone, riuscì a conquistare il Super Bowl XXXVII battendo gli Oakland Raiders.

barber eaglesUna delle giocate più memorabili di quel campionato avvenne durante l’Nfc Championship tra Eagles e Buccaneers che si tenne a Philadelphia. Quel 19 gennaio del 2003, con la partita ancora recuperabile nel quarto periodo, Donovan McNabb lanciò un intercetto costosissimo, che Ronde Barber riportò in meta dalla parte opposta per 92 yards davanti ad un Veterans Stadium più silenzioso di un cimitero, la giocata simbolo di tutta la sua carriera a Tampa.

Barber lascia la Nfl quale unico giocatore ogni epoca in grado di racimolare 20 sacks e 20 intercetti in carriera, con il record per il maggior numero di partite consecutive giocate da titolare per un cornerback (215), cinque chiamate al Pro Bowl e tre inserimenti nelle formazioni All-Pro.

Il prossimo passo potrebbe essere l’inclusione nella Hall Of Fame, certo è che il numero 20, a Tampa, non lo vestirà più nessuno.

Chris Kluwe e la punizione invisibile

Quello del punter non è esattamente il ruolo più conosciuto del football americano, ma se seguite con attenzione le vicende esterne al campo di gioco, il nome di Chris Kluwe dovrebbe esservi comunque familiare.

Emmett Burns, nota figura politica dello stato del Maryland, è stato la causa involontaria e scatenante della maggior fama acquisita da Kluwe, che per otto anni ha calciato i punt per i Minnesota Vikings con ottimi risultati di efficienza e continuità. Difatti, il lato protestante dell’animo di Chris era stato fortemente solleticato nel settembre del 2012 proprio da una dichiarazione di Burns, attraverso cui il politico aveva criticato la posizione del linebacker Brendon Ayabandejo quale difensore della libertà di matrimonio tra omosessuali, tentando di limitare la sua libertà di espressione. Al fatto era seguita una lettera colma di insulti, scritta da Kluwe a Burns e pubblicata su diversi siti web, in supporto sia del tema principale che della libertà di esprimere la propria opinione da parte di Ayabandejo, con la conseguenza che il punter diventò istantaneamente uno dei nomi più discussi della National Football League per motivi non riconducibili al football, ma per via delle sue forti idee e per la ferrea volontà di continuare ad esprimerle e supportarle.

kluweLe doti critiche del giocatore dei Vikings sarebbero tornate di moda pochi mesi dopo, quando la Nfl avrebbe deciso di onorare durante la stagione 2012 il cinquantesimo anniversario della Hall Of Fame attraverso l’applicazione di una speciale toppa sulle uniformi di tutte le franchigie. La maglia di Kluwe, in occasione di una partita contro i Chicago Bears, vide la toppa sovrastata e coperta da un post-it contenente la scritta “Vote Ray Guy”, una chiara critica nei confronti della commissione della Hall Of Fame, che nel mezzo secolo della sua esistenza non ha mai considerato di inserire un punter nonostante, a parere di Kluwe, le leggendarie gesta di giocatori come appunto Ray Guy.

Che il buon Chris ci tenga a far sapere la propria opinione non è certo un fatto sconosciuto, durante la disputa per il contratto collettivo avvenuta nel 2011 tra proprietari e  giocatori Nfl aveva usato twitter per definire  douchebags (imbecilli, più o meno) giocatori come Manning, Brees, Vincent Jackson e Mankins, a suo dire tra i principali e avidi responsabili della situazione stagnante che rischiava di compromettere o svolgimento della stagione.

Tali questioni possono aver facilmente creato delle distrazioni non desiderate per i Vikings, che nel corso del 2012 hanno tuttavia visto il loro punter calciare per 39.7 yards nette di media stabilendone il massimo di carriera, una cifra di notevole rilevanza se considerato che la stessa è stata migliore rispetto ai numeri offerti da Shane Lechler, il punter più bravo e pagato di questa epoca Nfl, senza considerare la costanza con la quale Kluwe ha fatto fermare il pallone all’interno delle 20 yards, una statistica sempre molto sottovalutata quando si analizza una partita di football.

Quindi, ancora sfugge il motivo per cui il general manager Rick Spielman si rifiuti di ammettere che la scelta del rookie Jeff Locke, selezionato al Draft durante il quinto round, ed il conseguente taglio di Kluwe del 6 maggio scorso non abbiano nulla a che vedere con le numerose dichiarazioni ed attività del punter. Numeri alla mano motivi validi alternativi per tagliarlo parrebbero non esserci, considerata anche la sua giovane età (31 anni) per un giocatore di quel ruolo, ora resta da vedere se anche altre squadre Nfl potenzialmente interessate ai suoi calci possano essere tenute alla larga dal firmarlo per le attenzioni che riesce a creare fuori dal campo.

Ad ogni modo, quella dei Vikings pare proprio essere una punizione invisibile.

Il Super Bowl numero 50 e i guai dei Dolphins

Non manca molto al realizzarsi di un evento che la Nfl tratterà con grande prestigio ed attenzione, il Super Bowl numero cinquanta non è difatti lontano, e le candidature per ospitarlo avranno un esito definitivo che giungerà con la votazione del prossimo 21 maggio.

Che cosa c’entrano i Miami Dolphins e perché si parla di disastro per loro?

Semplice.

Fino a pochi anni fa lo stadio di Miami era considerato una parte consistente della rotazione di impianti in grado di ospitare l’evento più importante del football americano, ma è stato lentamente superato dalla straordinaria tecnologia ed efficienza dei numerosi nuovi stadi costruiti negli ultimi dieci anni. Per rientrare nel giro che conta, un giro che notoriamente porta alla città numerosi benefici economici, il proprietario dei Dolphins Stephen Ross ha correttamente pensato che il rinnovamento dell’attuale Sun Life Stadium fosse l’unica risorsa per tornare ad essere dei candidati ideali per il Super Bowl, a maggior ragione per una dell edizioni che per sempre verrà ricordata nella storia.

Il guaio è del tutto politico, in quanto l’intoppo si è creato a causa della rappresentanza della legislatura della Florida nella persona di Will Weatherford, il principale appartenente della Florida House Of Representatives. Secondo Ross, e non solo secondo lui ma stando anche a quanto sostenuto da alcuni membri prominenti del comitato organizzativo che tentava di portare la partita in Florida, Weatherford aveva accettato di far discutere l’argomento in una delle sessioni legislative previste per questi giorni, in tempo quindi per poter presentare una candidatura idonea per investimento economico e tempi di realizzazione all’organizzazione dei Dolphins. In quella sede i legislatori avrebbero dovuto approvare una votazione pubblica che si sarebbe tenuta restando dentro ai tempi utili, una votazione che avrebbe dovuto far decidere ai cittadini della Dade County di Miami se finanziare o meno il rinnovo dello stadio attraverso l’aumento della tassa di soggiorno negli hotel della città, ma l’argomento nonostante le promesse di Weatherford non è nemmeno stato preso in considerazione, ed i Dolphins sono letteralmente stati lasciati in braghe di tela.

santa claraLa situazione creatasi di conseguenza non è certo simpatica, con Weatherford impegnato da un lato a dichiarare alla stampa che le promesse a lui attribuite di un possibile dibattito dell’argomento sono assolutamente false, e con una nutrita schiera di persone capeggiata da Ross a lamentare il tradimento, che come conseguenza avrà quasi certamente un danno economico per le mancate entrate in assenza dell’evento, che sarà così molto probabilmente ospitato dal nuovo stadio dei 49ers, modernissimo e sito a Santa Clara. L’altro potenziale danno potrebbe addirittura sfociare nella riallocazione della squadra, che in assenza di programmi di rinnovo del Sun Life Stadium a breve termine sta considerando anche di spostarsi nella contea di Palm Beach dopo ben tre decadi abbondanti di radicata presenza nella contea di Dade.

Nel frattempo resta una situazione non certo felice, che vede la franchigia in perdita per la scarsa affluenza di pubblico nel 2012 nonché per la firma di molti free agents dai pesanti bonus salariali, frutto di una gestione sotto la responsabilità del general manager Jeff Ireland che negli ultimi tempi è stata pesantemente criticata, e che in assenza di risultati positivi sul campo sembra destinata a finire dopo la stagione 2013.

Intanto, il 21 maggio è alle porte, e per Miami non sembra più esserci nulla da fare. Il Super Bowl L andrà giocato altrove, non resta che sperare in una candidatura successiva.

2 thoughts on “L’addio di Ronde Barber, il punter che parlava troppo ed il Super Bowl L

  1. Ronde Barber talento unico 47 intercetti 28 sack 14 touchdown difensivi uno dei più grandi cornerback della storia sicuramente uno dei più sottovalutati della NFL.

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