Il Draft 2013 è oramai lontano una decina di giorni, il web è colmo di giudizi sulle scelte operate dalle squadre e le sorprese, seppure il comportamento medio dei general manager sia stato prudente, non sono comunque mancate. Una cosa è certa: molte franchigie hanno preferito la sicurezza alla scommessa per il fatto che quest’anno le cosiddette skill positions non possedevano gli assi che normalmente propongono, con la conseguenza che i prospetti di linea offensiva e difensiva sono stati molto gettonati.
Nuovi pilastri in trincea
Le primissime scelte, come prevedibile, sono state letteralmente intasate dalla necessità di trovare muscoli, gambe fresche e piedi agili per migliorare istantaneamente la protezione dell’investimento più grande di tutti, il quarterback. A Kansas City il ruolo sarà rivestito da un nuovo arrivo, quell’Alex Smith sostituito a stagione in corso da Colin Kaepernick a San Francisco ed ora in cerca di una nuova partenza in una squadra che ha bisogno della sua precisione in fase di passaggio, della sua acquisita maturità tattica e della sua leadership per rievocare la costanza con cui i Chiefs andavano ai playoffs oramai due decadi fa.
Al nuovo inserimento in cabina di regia sarà affiancato Eric Fisher, l’offensive tackle del futuro, prospetto da Central Michigan che ha vinto la tanto chiacchierata corsa a due con Luke Joeckel, un confronto di cui si parlerà costantemente nella decade a venire. Fisher era considerato un prospetto più versatile per via delle numerose posizioni occupate al college nonché più determinato nell’usare la forza bruta ad ogni snap per vincere l’uno contro uno con il difensore di turno e veloce nello sganciarsi dal blocco primario per giungere a bloccare i linebackers, tutte qualità che hanno fatto propendere i Chiefs per la sua selezione. Joeckel, che si è costruito un’eccellente fama primeggiando nella Sec a Texas A&M proteggendo registi come Ryan Tannehill ed il mobile Johnny Manziel, è invece stato la prima scelta di un Draft oculatamente affrontato dai Jacksonville Jaguars, reduci da una delle peggiori annate della propria storia e decisi a ripartire dalla posizione più importante della linea offensiva investendo su un prospetto di grande affidabilità e consistenza. La scelta ha indirettamente mandato un messaggio di ultimatum, nel senso che né Blaine Gabbert né Chad Henne debbono sentirsi al sicuro nella posizione di quarterback nonostante i Jags abbiano deciso di non considerare alternative nel loro ruolo, semplicemente perché, intelligentemente, la dirigenza della squadra della Florida ha ritenuto troppo poco talentuoso il gruppo di quarterbacks uscenti dal college preferendo puntare alla sistemazione della faccenda nel 2014, quando il talento sarà sicuramente superiore a questo. Gabbert è avvertito.
Lane Johnson, tackle sinistro proveniente da Oklahoma, ha chiuso il primo quartetto di selezioni andando in direzione Philadelphia e fregiandosi del titolo di prima scelta del nuovo regime di gestione sotto Chip Kelly, il quale ha deciso di riempire un vuoto determinato dalla sfortuna (il doppio infortunio di Jason Peters) e dalla mancanza di talento a roster (la linea offensiva ha giocato complessivamente male nel 2012) cercando di garantire un’adeguata protezione a chiunque vincerà la competizione per lo spot di quarterback titolare a Philadelphia, una delle piazze più difficili ed impazienti d’America. Uomo di linea più atletico di questa annata, Johnson ha le caratteristiche adatte per giocare in un sistema ad alto numero di snap come quello che Kelly gestiva ad Oregon.
Cardinals, Titans e Chargers hanno confermato le tendenze di questa tornata di selezioni facendo di Jonathan Cooper, Chance Warmack e D.J. Fluker i futuri punti di riferimento di alcune delle linee offensive più in difficoltà degli ultimi tempi.
Follow the trend
La Nfl è una lega dove capita molto spesso che le squadre più vincenti vengano copiate a livello di strategia e tattica, e quando si instaura un trend c’è la matematica certezza che sarà più di una la squadra che deciderà di seguirlo. Potrebbe essere questo il fondamento su cui si basano alcune mosse del primo giro, in particolare quelle dei Buffalo Bills e dei Cincinnati Bengals.
Doveva essere proprio questo il Draft attraverso il quale Buffalo avrebbe dovuto sistemare l’annoso problema del quarterback dopo aver rimandato il problema troppo a lungo, creando addirittura un isterismo collettivo in città per la riconferma di Ryan Fitzpatrick di dodici mesi fa.
Visto il successo di Robert Griffin III a Washington e di Russell Wilson a Seattle, i Bills hanno deciso di scendere dalla propria posizione originaria per portarsi a casa un giocatore di caratteristiche simili (caratteristiche, non talento…), E.J. Manuel, migliorato nella sua ultima stagione a Florida State ma ancora grezzo a livello meccanico e decisionale, un ragazzo di notevoli qualità atletiche che potrà essere utile a Buffalo per condurre un attacco con brevissime pause tra uno snap e l’altro, come desiderato da coach Doug Marrone, il quale vorrebbe riportare a Buffalo un sistema offensivo in grado di produrre un alto numero di giochi per produrre punti e stancare le difese, proprio come ai tempi d’oro. La decisione ha fugato qualsiasi dubbio sulla chiacchierata riunione Nfl tra Marrone e Ryan Nassib, ambedue responsabili della rinascita del programma di football di Syracuse, con il quarterback costretto ad accontentarsi di una chiamata al quarto giro per fare da sostituto ad Eli Manning, di certo non la posizione ideale per chi vorrebbe mettere piede in campo con costanza.
Da parte dei Bengals si pensava potessero esserci altre esigenze cui dare la precedenza rispetto al settore tight end, già ben coperto dalla presenza di Jermaine Gresham, tuttavia la disponibilità di un talento comprovato come quello di Tyler Eifert, il miglior rappresentante di questo ruolo del 2013, si è rivelata troppo ghiotta per resistere alla tentazione di comporre un nuovo tandem sulla falsariga di Rob Gronkowski ed Aaron Hernandez, un trend iniziato con successo da Bill Belichick che si sta spargendo velocemente in giro per la lega. L’addizione di Eifert, mobile e possente con due mani ad alto tasso di affidabilità, aggiunge un’arma ad un attacco a cui manca quella componente di esplosività per essere più continuo per cercare di evitare il troppo stallo in cui sono andati molti drive l’anno passato, oltre a fornire un pensiero in più in fase di marcatura per delle difese che potrebbero fare fatica a raddoppiare A.J. Green viste le maggiori variabili che coach Marvin Lewis potrebbe riuscire a mettere in campo da settembre in poi.
La caduta dei running backs
Negli ultimi anni siamo stati abituati fin troppo bene, nel senso che il ruolo di running back possedeva una grande varietà di talento dalle differenti caratteristiche, tanto che per un certo periodo il concetto di dual running back aveva addirittura alzato la già abbondante richiesta Nfl per i nuovi prospetti. La grande esigenza di rifornimento delle linee e l’assenza di un congruo numero di squadre che potesse ritenere sguarnita la posizione con gli elementi attualmente a roster ha fatto in modo che nessun running back sentisse chiamare il proprio nome durante il primo giro, quasi una rarità, e nemmeno l’ordine di selezione previsto da molti esperti ai lavori è stato rispettato dal momento che non c’era un numero uno assoluto che potesse mettere d’accordo tutti, un fattore che per l’attesa creata dal Draft ha prodotto un effetto di incertezza senza dubbio positivo, che ha tenuto viva l’attenzione ben oltre il primo giro.
Eddie Lacy, quindi, non è stato il principale running back scelto nonostante fosse quello con una delle maggiori possibilità di esserlo, tuttavia è approdato in una delle squadre che apparivano essere come la sua più probabile destinazione, Green Bay. Molti mock avevano dato Lacy ai Packers a fine primo giro, ma il GM Ted Thompson ha rischiato ciò che si è sentito di rischiare ed ha scommesso forte, scendendo alla penultima posizione del secondo giro attraverso una trade con i 49ers ritrovandosi il prospetto da Alabama pronto per vestire l’uniforme verde ed oro.
Tutti avrebbero scommesso che Lacy, una volta lasciato andare da Green Bay al primo giro, avrebbe preso un aereo per Pittsburgh, ma forti preoccupazioni di livello medico hanno fatto propendere gli Steelers per l’ex Michigan State Le’Veon Bell, un segnale che gli Steelers potrebbero presto voler tornare al pane e burro del football (difesa e tante corse) contrariamente al gioco aereo utilizzato in questi anni. Bell ha il fisico adatto per assumersi tante portate e la sua combinazione di ragazzo possente dai piedi agili ha fatto tornare alla mente Jerome Bettis, così fosse l’attacco di Pittsburgh potrebbe tornare ad usufruire di quella costanza nel ruolo necessaria a garantire un equilibrio offensivo maggiore.
Ad andarsene per primo è stato invece Giovani Bernard, altra scelta dei Bengals per il loro attacco, un corridore più dinamico rispetto a Lacy e Bell, adatto a dare un cambio di ritmo al reparto. Cincinnati ha così voluto aggiungere un’altra alternativa la cui esigenza nasce dagli stessi motivi sopra spiegati per giustificare la chiamata di Eifert, e non è detto che l’assegnamento di Bernard sarà necessariamente quello di fornire “solo” una minaccia in grado di far pagare la sua agilità su lunga distanza, perché potrebbe, con la necessaria esperienza, sostituire ben presto l’attuale titolare, BenJarvus Green-Ellis, un tipo di rusher che va solo dritto e forte.
Una delle chiamate più intriganti ed interessanti è stata senza dubbio quella che ha portato Montee Ball ed i suoi numerosi record collegiali alla corte di Peyton Manning a Denver, in un sistema offensivo che potrebbe sfruttare la sua grande capacità di produrre yards e touchdowns a ripetizione proprio come faceva a Wisconsin, creando una costante incertezza sul da farsi per le difese avversarie. Ball sembra indirizzato verso il ruolo di titolare vista l’età e gli infortuni di Willis McGahee, e considerato che Knowshon Moreno, nonostante l’ottima chiusura di 2012, è stato l’esatto contrario di quello che si pensava fosse, ovvero un giocatore continuo peraltro disturbato dagli infortuni.
Geno, Manti & Matt
Dei risultati del primo giorno di Draft se ne sono dimenticati presto tutti quanti, questo perché tre giocatori indicati come potenziali first rounders avevano appena cominciato la discesa nei giri più bassi, catalizzando verso di loro tutta l’attenzione.
Manti Te’o pareva poter essere negli obbiettivi dei Minnesota Vikings con una delle loro tre selezioni al primo round, ma una volta che il team aveva passato la mano era diventato chiaro che il linebacker da Notre Dame sarebbe stato selezionato il giorno successivo, perché non c’erano altre squadre disposte potenzialmente a spendere un primo giro per lui. Se n’è andato ai San Diego Chargers, dove giocherà in una 3-4 a lui congeniale che ne potrebbe esaltare la bravura nel fermare le corse nel mezzo, ed il luogo sembra essere quello perfetto nel senso che in quella parte di California potrà starsene distante da tutte le attenzione dei media, perennemente attratti dal famoso e colossale equivoco che lo ha visto recentemente protagonista, episodio che ha quasi distolto l’attenzione dal fatto che Te’o sia stato uno dei pochi difensori ad ottenere una candidatura per l’Heisman Trophy grazie alla consistenza del suo gioco.
Pochi minuti dopo di lui era finalmente anche il turno di Geno Smith, forse troppo convinto di essere il miglior quarterback disponibile sulla piazza. I New York Jets non l’hanno chiamato con alcuna delle due selezioni di primo giro, i Jaguars non l’avevano nemmeno lontanamente preso in considerazione alla 2, e Buffalo aveva già deciso a chi affidare le redini del proprio attacco. Geno l’ha presa a cuore e dimostrato tutta la sua tensione salendo sul palco della Radio City Music Hall una volta comunicata la scelta, giunta proprio per mano dei Jets al secondo round, desiderosi di cambiare pagina rispetto ai recenti disastri. Nei giorni successivi molti episodi si sono susseguiti, ma per i bianco-verdi, che cercavano di distogliersi dalle numerose attenzioni ricevute – tagliando peraltro il fenomeno da baraccone Tebow – non è certo stata una bella notizia. Dapprima Smith ha licenziato il suo agente, probabilmente reo di averlo mal consigliato in sede pre-Draft, poi è venuta fuori la storia che l’ex West Virginia, una volta terminato il primo giro, non sarebbe tornato alla sede del Draft il giorno successivo solo per tornare sui suoi passi, ed infine l’immediata nascita della competizione con Mark Sanchez, del quale al primo errore verrà chiesta la testa da tutti, con i giornali di New York già pronti a chiamare Geno a gran voce. Siamo veramente sicuri che i Jets non godranno più di tante attenzioni?
Il più penalizzato di tutti è però stato senza dubbio Matt Barkley. Il biondo da Usc ha condotto i Trojans come meglio poteva in un periodo non certo glorioso dell’ateneo, preso in mezzo a numerosi scandali accademici, infortunandosi nell’anno da senior e ritrovandosi da possibile scelta top ten del 2012 a quarto giro 2013. Barkley non sarà quindi l’acclamato salvatore di una bisognosa squadra Nfl ma starà a guardare dalla panchina dei Philadelphia Eagles, in attesa di capire se in futuro Chip Kelly gli fornirà una vera possibilità di giocarsi il posto da titolare contro Michael Vick e Nick Foles, quest’ultimo rispetto al quale possiede caratteristiche molto simili. Barkley è molto esperto avendo giocato in un sistema offensivo di stampo professionistico a Usc, riconosce le situazioni ed effettua buonissime letture pre-snap, ciò che l’ha affossato è stata un’evidente mancanza di precisione nei passaggi abbinata ad un braccio tutt’altro che potente, facendo venire il sospetto che i suoi numeri fossero frutto del grande talento dei suoi ricevitori, Robert Woods e Marquise Lee. A quel punto del Draft per gli Eagles è stato senz’altro una scelta di valore, il futuro ci svelerà il resto. Lui, intanto, può comunque fregiarsi del titolo di primo scelto assoluto. Del quarto giro però.
Tre grandi scommesse
Era il mese di novembre 2012 quando D.J. Hayden, cornerback titolare delle retrovie della squadra di football dell’università di Houston, subiva in allenamento un contatto gravissimo che gli procurava un’abbondante emorragia interna a causa di un danno ad una vena collegata al cuore. Hayden aveva letteralmente visto la morte in faccia ed aveva subìto un’importante intervento chirurgico che ne minava istantaneamente il futuro professionistico, ma lui ha recentemente cancellato ogni dubbio facendosi trovare in forma nei provini pre-Draft, e garantendo di non temere in alcun modo i futuri contatti che dovrà affrontare nel mondo professionistico. Per molti era il miglior corner a disposizione, anche davanti a Dee Milliner di Alabama, andato ai Jets, e così lo ha giudicato anche Reggie McKenzie, general manager dei discussi Raiders, il quale ha deciso di scendere dalla terza posizione assoluta acquisendo una preziosa scelta addizionale da Miami – recuperando in parte il disastro combinato da Hue Jackson per Carson Palmer – trovando disponibile Hayden con la dodicesima selezione assoluta (il secondo giro scaturito dalla mossa è stato utilizzato per il tackle offensivo Menelik Watson – ndr). Il ragazzo proveniente dai Cougars ha ottime qualità e stava mettendo su numeri molto interessanti prima dell’incidente, è adatto per coperture a uomo e potrebbe aiutare Oakland a ritrovare, dopo qualche anno, un giocatore in grado di prendersi il miglior ricevitore avversario.
Sempre in tema di defensive backs, non suonano certo nuove le parole Honey Badger. Tyrann Mathieu è forse la scommessa più audace di questo Draft, il giocatore più rischioso da prendere visti i suoi trascorsi, ma anche uno dei più carichi di talento che potrebbe fare le fortune degli Arizona Cardinals qualora la decisione di chiamarlo dovesse essere ben retribuita dal comportamento futuro del ragazzo. Fino a due stagioni fa Mathieu era una delle superstar indiscusse della difesa di Lsu, un defensive back in grado di eseguire numerose giocate decisive, difendere un passaggio, provocare un fumble, segnare mete anche su ritorno. Un giocatore d’impatto, determinante in quasi ogni cosa che ha fatto su un campo di football confrontandosi con l’altissimo livello della Sec Conference, caduto nei vizi e nelle ripetute violazioni per abuso di sostanze stupefacenti, un ragazzo che ha trascorso un anno a ritrovare se stesso affrontando un percorso di riabilitazione e che ha un’opportunità che non tutti possiedono, giocare in Nfl dopo tutti i guai che ha combinato. I Cardinals gli hanno fatto firmare un contratto privo di denaro garantito, in modo da poterlo tagliare senza danni economici nel caso ricadesse nel vortice delle cattive abitudini, e gli hanno affiancato da subito Patrick Peterson, suo ex compagno di università, il quale lo terrà motivato e sotto controllo, riformando in campo una parte di una secondaria che a livello collegiale era di altissimo livello.
Marcus Lattimore sarebbe potuto essere l’unico running back degno del primo giro se solo il suo ginocchio destro non si fosse dislocato a causa di un infortunio molto grave patito durante la sua ultima stagione a South Carolina, la lacerazione di tutti e tre i legamenti ad un solo anno di distanza da un altro grande stop rimediato a causa di un infortunio al legamento mediale del ginocchio sinistro. Talento raro senza ombra di dubbio, Lattimore ha impressionato al college per la capacità di mischiare potenza ed agilità ed eseguire giocate entusiasmanti trovando la endzone a ripetizione, per la caratteristica di essere elusivo e potente allo stesso modo, sfruttando un’ottima visione nella lettura dei blocchi, fondamentale per racimolare grandi numeri come i suoi. I San Francisco 49ers hanno investito su di lui con la scelta n. 131, alla fine del quarto giro, con il vantaggio di non avere bisogno di lui nell’immediato futuro concedendogli tutto il tempo per dimostrare di essere in salute ancora una volta. Il backfield attualmente composto da Frank Gore e LaMichael James funziona benissimo così com’è, ma per Gore gli anni stanno andando avanti e pure lui ha una serie di acciacchi preoccupanti alle spalle. Se i 49ers ci hanno visto giusto, un tandem composto da Lattimore e James potrebbe rappresentare una combinazione devastante se aggiunta alla conferma ad alti livelli del quarterback Colin Kaepernick. Fino a quel momento, Marcus potrà continuare il lavoro in palestra e tornare in campo con l’uniforme di una delle migliori squadre Nfl solo quando sarà al 110%, un lusso di cui non tutti possono godere.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Grazie del post molto esaustivo e analitico.