Era chiaro che il Vietnam tra Sherman e Revis fosse soltanto rimandato.
Dato che siamo nel 2013 e non nel 1600, la spada non riscuote più tutto ‘sto grande successo, alla quale viene piuttosto preferito il medium di Twitter, così come è lapalissiano che i duellanti di oggi non rendano giustizia propriamente al lignaggio di – che ne so – un Evariste Galois.
Twitter come terreno di sfida, le lingue biforcute come uniche armi e i followers dei due contendenti audience morbosamente interessata.
Il 20 febbraio scoppia quello che in gergo si chiama feud, rivalità, anche se già in precedenza non erano stati baci ed abbracci.
Il protagonista del nostro articolo, Sua Eccellenza la Polemica, in un momento di cazzeggio interattivo, rilascia la sua personale classifica dei migliori cornerback della Lega.
Un follower gli fa notare che manca Sua Maestà la Permalosità, Darrelle Revis.
Risposta: “Non ha giocato quest’anno, entrerà nella lista quando giocherà”. Oddio, apriti cielo.
Al numero 24 dei Jets fischiano le orecchie come un treno e con l’occasione risponde piccato che il comportamento del più giovane collega somiglia a quello di una comare.
Comincia un botta e risposta degno de “L’Arena” di Giletti, con elevate diatribe filosofiche sull’importanza della persona in relazione alla quantità di followers che può vantare nel suddetto social network e aulici simposi telematici sulla definizione di “lockdown cornerback”, in parole spicce, il difensore che non fa “vedere” la palla al ricevitore avversario.
Il Pelide Sherman si aggiudica però i tweet conclusivi, che paiono una sentenza: “Le statistiche dei miei due anni da Pro assomigliano a quelli di tutta la carriera di Revis” e “ (Revis) dice che ha totalizzato pochi intercetti perché i QB sono spaventati dalla sua presenza. Ma quando era al secondo anno come me, i quarterback gli lanciavano contro senza problemi”.
Game, set and match. In attesa della partita di ritorno.
E dire che ci stavamo abituando alle piattezze da stagione conclusa.
Il che equivale essenzialmente ai report (radicalmente modificati ogni due giorni) da parte degli esperti di draft e a dirigenze intente a tagliare giocatori eccellenti durante il solito make up primaverile, sperando di dimostrare qualche anno in meno sul mercato dei free agent, rendendosi un pochino più appetibili.
E’ un attimo che abbassi la guardia e ti dimentichi del carattere scontrosetto anzi che no di Richard. Sarà la pioggia di Seattle a renderlo così irascibile (?!).
L’ultima intemerata risale allo scorso weekend.
Sherman e la sua autostima sono ospiti di ESPN Take, partecipato da Skip Bayless (solo omonimo del giocatore di basket), in luna di miele da una vita con il giornalismo in bilico tra sensazionalismo e scoop.
Alla velenosa considerazione dell’opinionista, dubbioso che RS25 potesse appartenere all’élite del suo ruolo, l’ex Cardinal ha abiurato al galateo di Stanford, lanciandosi in una risposta infinita, farcita da insulti, all’indirizzo di colui che aveva posto la domanda.
Tra i tanti, estraiamo il “Quando ti riferisci a me (…), comportati come se ti stessi rivolgendo ad un All Pro laureatosi a Stanford, perché sono traguardi cui aspiri, ma non raggiungerai mai”, oltre all’immortale “Nei miei 24 anni d’età, ho fatto più di quanto tu abbia fatto in una vita”, mentre Skip ascoltava annuendo in studio.
Le possibilità sono due: o non capiva che lo sfogo era diretto a lui, o già pregustava sadicamente il trionfo di share con l’ennesima polemica creata ad arte.
La domanda finale è: Chi è Richard Sherman? Un virtuoso della contumelia che non ha ancora trovato chi gli vieti di esprimersi secondo (e oltre…) il primo emendamento, oppure veramente un improvvisatore che ha deciso di rallegrare (in qualche modo) il nostro infausto periodo lontano dal football giocato?
Propenderei per la terza opzione, in accordo con Keith Myers, che segue costantemente i Seahawks con il suo blog 12thmanrising.com.
Cioè, che Richard Sherman sia l’ennesima celebrità che ha capito la procedura standard per volgere la morbosità dei media a proprio vantaggio: entra nel saloon, alza la voce, sparala grossa (qui è obiettivamente un fuoriclasse) e i network copriranno, con dovizia di particolari, gli eventi.
Non dimentichiamoci che il numero 25 è tipo tutt’altro che sprovveduto: nato nella non esattamente ridente Compton, ha meritato la borsa di studio della Stanford di John Harbaugh, dopo il liceo frequentato alla Dominguez High School, la stessa di Tyson Chandler.
All’università di Palo Alto, una dei migliori atenei al mondo per proposte formative, l’esteta dell’eloquio aggressivo si è laureato in Scienze delle Comunicazioni (toh…) e ha conseguito il master nella stessa disciplina durante il suo ultimo anno di eleggibilità (ri-toh…).
Per di più, la probabile strategia che muove il talento californiano suonerebbe vuota come un tamburo, se davvero Sherman, in soltanto due anni di professionismo, non si fosse già dimostrato un grandissimo cornerback.
Non è escluso che gli scontri verbali regalino motivazioni extra per eccellere: nella settimana del match contro i Lions in cui il Polemizzatore si autoproclamò Optimus Prime, il fenomenale Calvin Johnson, sottoposto alle “amorevoli” cure della lingua più lunga del West, raccolse la miseria di 32 yards, il minimo stagionale.
D’altronde, “Confidence is the prerequisite for success”, come campeggia orgogliosamente sul profilo twitter dello stesso cornerback dei Seahawks .
A fare una previsione, si guadagnerà molto più del semplice quarto d’ora di celebrità che non si rifiuta a nessuno, secondo la profezia di Andy Warhol.
A noi ci ha già conquistati: pur facendosi imprenditore di se stesso, traspare la genuinità della sua autoironia, soprattutto quando emerge la volontà di giocare con il proprio personaggio, come nell’occasione in cui si è proposto come inviato alla SuperBowl Week.
E, cosa da non sottovalutare MAI, queste estemporanee boutade ci soccorrono, alleviando l’aridità dei mesi estivi, prima di rituffare la testa nella nuova rinfrescante stagione di football.
Laureato in giurisprudenza. Grande appassionato di football americano, segue con insistenza il mondo del college football da cui è rimasto stregato. @nicolo_bo su twitter.
Skip Bayless, per chi segue il basket NBA, è ampiamente riconosciuto come emerito imbecille che, come dote principale, ha l’incredibile capacità di essere odioso, saccente e “haters” di alcuni giocatori, LBJ su tutti, il fatto che Sherman lo abbia attaccato in diretta non mi fa’ altro che piacere.