Un rookie head coach – come Joe Philbin è – rappresenta una versione in grande di un rookie quarterback. Alla prima stagione nella NFL, gli errori sono di casa. Philbin infatti ha preso la decisione che è costata la partita ai Miami Dolphins, sconfitti 23-20 dai New York Jets.
Philbin ha cercato di innvervosire il kicker dei Jets, Nick Folk, nell’overtime ed ha chiamato un timeout giusto prima dello snap. Tutto regolare, soltanto che nella stessa azione lo special team dei Dolphins era riuscito a penetrare nella linea di bloccatori dei Jets, fermando il field goal. Tutto questo per scoprire che l’azione in questione non era valida, visto il timeout chiamato. Ma è possibile incolpare Philbin?
A mio giudizio, no. La chiamata era quella giusta da fare. Quante probabilità c’erano che lo special team di Miami riuscisse a bloccare il field goal rispetto all’eventualità che Folk lo sbagliasse? Non molte. Piuttosto Miami ha perso perchè il proprio kicker, Dan Carpenter, ha calciato a lato un field goal da 48-yard nell’ overtime dopo averne sbagliato un altro da 47-yard nel 4° quarto.
E le critiche maggiori andrebbero poi riservate all’offensive coordinator Mike Sherman, colpevole di non aver messo il suo kicker in una posizione per lui più congeniale per calciare. Soprattutto – e in questo sono d’accordo con Armando Salguero del Miami Herald – le chiamate di Sherman sono state a dir poco “questionabili”, come direbbero gli Americani. Sicuramente criticabili.
I Dolphins sono un team con un rookie quarterback. La prima regola, in questi casi, è: corri fin che puoi, metti il tuo quarterback nelle condizioni di gestire e non di dover vincere la partita. E Miami lo stava facendo fino al 4° quarto , dopo che nei primi tre i Dolphins avevano corso 33 volte contro i 15 passaggi.
Ma da quel punto in poi Sherman ha chiamato 18 passaggi nei successivi 24 giochi dei tempi regolamentari. Eppure, anche senza Reggie Bush, uscito per un problema al ginocchio dopo il primo tempo, Miami aveva qualità nei running backs, in Lamar Miller e Daniel Thomas. Con la squadra avantii 17-10, 18 passes e 6 corse sono un suicidio tattico, almeno con Ryan Tannehill alla sua prima stagione NFL.
E’ vero che Tannehill aveva guidato il team al touchdown del vantaggio nel 3° quarto, ma si è chiesto troppo ad una offense ancora debole sui lanci. Greg Cote, sempre sul Miami Herald, ha sostenuto una tesi opposta, secondo la quale il play calling dei Dolphins è stato troppo conservativo nell’overtime. Invece, a mio giudizio, il problema è che non lo è stato abbastanza sul finire dei tempi regolamentari.
Concordo con l’articolo.
Sono un grande fan dei Miami da sempre, nonostante i tanti mediocri anni.
Tannehill si sta rivelando migliore di quanto ha fatto vedere nel camp estivo e nella prima partita della stagione, ma è pur sempre un rookie (e non un fenomeno rookie): pertanto, nei momenti topici della partita va aiutato e non mi par che Sherman lo abbia fatto. Philbin è stato sfigato e basta, ma la partita è stata persa da Carpenter coi due field goal sbagliati.
Peccato, soprattutto per l’infortunio a Bush, anche se Thomas fa sperare.
Cmq sarà un anno di ricostruzione totale, nonostante i disastri di Ireland (vedi Garrard, Ocochinco etc etc…).
Concordo in pieno con la tua analisi Mic. Philbin non ha responsabilità, direi tanta sfortuna nel chiamare una scelta giusta. Su Mike Sherman pesa almeno l’80% della sconfitta con i Jets.
Mi faccio un po di pubblicità, per tutti i tifosi dei Dolphins:
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