Quattro anni fa fu galeotto un elmetto, nel singolo gioco più incredibile mai visto in un Superbowl; stavolta non è stato così rocambolesco, ma le analogie con quanto accadde il 3 febbraio 2008 a Glendale restano tantissime. Con un drive decisivo nel 4° quarto, Manning ha condotto ancora una volta i New York Giants al titolo con una rimonta entusiasmante che lancia definitivamente Eli nella élite dei quarterback NFL.
Le mani che non tradiscono…
Tornati in business sulla linea delle proprie 12 yards con 3:46 ancora da giocare, sotto 15-17 nel punteggio e con un solo timeout a disposizione, i Giants non potevano fare altro che affidarsi alle mani di colui che in stagione li aveva già portati a ben sei rimonte decisive nell’ultimo quarto o nei supplementari. Messo sotto pressione, Manning ha reagito come meglio non poteva fin dal primo gioco di quel drive, dando vita ad un clamoroso big play con un lancio millimetrico che ha permesso al wide receiver Mario Manningham una spettacolare ricezione a pochi centimetri dalla sideline.
Al di là delle 38 yards andate a referto (comunque buone per il gioco più lungo di tutta la partita), quella presa ha indirizzato in modo decisivo le sorti dell’incontro, e non solo perché ha portato subito New York sulle 50 yards, quindi sulla soglia del territorio di New England: con gli dei del football schierati ancora una volta in maglia bianca, quel gioco ha letteralmente mortificato la difesa dei Patriots, che da lì sarebbe stata incapace di fermare oltre il drive offensivo dei Giants.
La precisione chirurgica e il tempismo con cui Manning ha lanciato l’ovale nello spazio hanno dell’incredibile, così come stupefacente è stato il gioco di piedi di Manningham che è riuscito a sfiorare il terreno con entrambi gli scarpini prima di finire fuori dal campo, rendendo così vano il ruling on the field chiesto da Belichick (la cui chiamata è stata comunque sensata, visto quanto la ricezione era al limite).
Ma la combo Manning-Manningham non si è fermata a questo gioco sensazionale, riuscendo anzi a produrre ulteriori 18 yards nei tre lanci successivi (un incompleto, poi 16 yds conquistate con un passaggio corto sulla destra e altre 2 con uno short pass sulla sinistra). A quel punto la contesa si è trasformata in una sorta di partita a scacchi: già in raggio per il field goal che sarebbe bastato per la vittoria, New York cercava di avvicinarsi ulteriormente alla endzone pensando però soprattutto a mangiare secondi preziosi sul cronometro.
Messo alle strette, con i Giants in possesso a 6 yards dall’area di meta, Belichick ha allora ordinato alla sua difesa di aprirsi per lasciar passare la corsa di Bradshaw, il quale invero ha avuto anche la tentazione di andare a terra ad una yard dal touchdown ma che poi infine, quasi attratto da istinti superiori, è entrato in endzone fissando il punteggio sul 21-17 dopo la mancata conversione da 2 punti.
… e quelle che hanno tremato
Se le mani di Elite Manning non hanno tradito, però, nel momento decisivo della partita lo hanno fatto quelle dei New England Patriots. Non tanto quelle di Brady, quanto piuttosto quelle dei suoi ricevitori.
La sfida tra Brady e Manning, che per la prima volta nella storia del prestigioso atto finale della stagione NFL vedeva di fronte due quarterback già eletti in passato MVP del Superbowl, è andata sì a favore dell’uomo di coach Coughlin, ma in modo meno netto di quanto le cifre lascino intendere (per Brady 27/41, 276 yards, 2TD, 1 INT e 2 sack, Manning 30/40 per 296 yards, 1 TD, 3 sack ma nessuna palla persa).
Il quarterback dei Giants è entrato in partita in modo perfetto, firmando 9 completi sui primi 9 lanci effettuati (record per l’inizio del Superbowl) con 77 yards guadagnate e il TD pass del 9-0 per Victor Cruz, peraltro lasciando il campo dopo la ricezione di Cruz quasi con l’aria di non aver fatto nulla di speciale, mostrando grande tranquillità e padronanza.
Poi però è entrato in campo il miglior Brady, che con due drive perfetti a cavallo dell’intervallo (15/15, 152 yards, 2TD) ha portato i suoi sul 17-9 iscrivendosi per ben due volte nel record book: in un solo gioco, infatti, il QB dei Patriots ha eguagliato Joe Montana per numero di lanci consecutivi completati al Superbowl (13) ed è diventato il quarterback con il maggior numero di yards lanciate nella partita delle partite (il record di lanci sarebbe poi arrivato a 16). Due nei macchiano però la sua prestazione. In primis l’intercetto, in cui in verità è stato bravo a sfuggire al sack in modo quasi miracoloso per poi uscire dalla tasca e cercare Gronkowski sul profondo: nell’occasione il tight end è apparso limitato dal pesante infortunio alla caviglia, non riuscendo a saltare con l’abituale esplosività e lasciandosi sopraffare dal linebacker Chase Blackburn.
Se la palla persa non ha portato a conseguenze in termini di punti, perché sul drive successivo New York è stata costretta al punt, lo ha fatto invece l’intentional grounding lanciato nel primo gioco offensivo della partita di New England. Pur con tempo a disposizione, in quel primo possesso Brady non è riuscito a trovare un ricevitore libero e si è liberato del pallone sulla pressione del defensive end Justin Tuck lanciandolo in una zona priva di maglie blu: peccato però che fosse nettamente con i piedi nella sua endzone, venendo così sanzionato con una giusta safety che ha portato in vantaggio New York per 2-0 (giocata cui i G-Men sono evidentemente avvezzi, se è vero che delle sei volte in cui si è verificata una safety nel Superbowl ben 3 sono state a favore dei Giants).
Pur con questi due errori, e la grande pressione apportata dalla difesa di New York, che ieri ha inflitto contatti violenti a Brady nel 32.6% (14/43) delle volte in cui ha cercato di lanciare, il quarterback dei Patriots aveva comunque orchestrato alla grande il drive che poteva essere decisivo per i suoi: in vantaggio 17-15 nell’ultima frazione di gioco, New England si è trovata a dover ripartire dalle proprie 8 yards per cercare di mettere a referto punti in grado di rendere più complesso il tentativo di rimonta dei Giants.
Una volta arrivato sulle 44 di New York, quindi in territorio avversario, Brady ha trovato sul profondo uno dei suo bersagli preferiti, Wes Welker, ma il wide receiver ha sbagliato una ricezione che aveva in mano e che avrebbe portato i suoi nella redzone. Sul lancio successivo invece è stato decisivo il cornerback Corey Webster, che ha difeso un passaggio su Branch che di nuovo sarebbe valso il primo down. Costretti al punt, i Patriots hanno consegnato la palla a Manning per il drive che avrebbe chiuso la gara sul definitivo 21-17.
Con un solo timeout a disposizione e appena 57 secondi da giocare, New England ha avuto comunque la chance di mettere in piedi la rimonta disperata: ma prima hanno di nuovo tremato le mani di uno dei giocatori più affidabili, Hernandez, che si è mangiato una ricezione comodissima, poi l’Hail Mary Pass di Brady in endzone è stato deviato dalla safety Kenny Phillips ma non è stato raccolto da Gronkowski, anche qui probabilmente limitato dalla caviglia infortunata.
Al di là dei se e dei ma, comunque, sarebbe drammaticamente ingiusto individuare capri espiatori nelle file dei Patriots: New York ha vinto con pieno merito, credendo di più nella vittoria ed eseguendo meglio nei momenti cruciali della partita. Nello stadio che ha visto le gesta gloriose del fratello maggiore Peyton, Eli ha conquistato la sua seconda affermazione nel Superbowl e il secondo titolo di MVP: da ieri, a casa Manning, il fratello che ha più anelli al dito non è Peyton. Se non è una notizia questa…
NOTE
Tom Coughlin, a 65 anni, è il capo allenatore più anziano di sempre ad aver vinto un Superbowl: quella di ieri è stata la sua seconda affermazione in carriera…
Le analogie tra il drive finale di Manning del Superbowl 2007 e questo del 2011 sono impressionanti: quattro anni fa lanciò 5/9 per 77 yards, 13.9 yds di passaggio per tentativo e un gioco sopra le 30 yds; ieri ha lanciato 5/6 per 76 yards, 13.8 yds di lancio per tentativo e un gioco sopra le 30 yds.
Amando lo sport da sempre, non poteva non lasciarsi contagiare anche dagli sport americani, finiti poi per diventare l’argomento della sua tesi di Dottorato («Eccezionale quel baseball! L’origine dell’isolazionismo americano negli sport»). Segue ogni giorno quello che succede negli sport made in USA: li guarda, li studia e ne scrive e ne racconta come può.
L’ho già detto, e ridetto…..e lo ridico: lancio fantastico e ricezione ultrafantastica!! E iniziare un SB con 9 su 9….. beh, dai ditelo voi!!! Ma quanti QB lo saprebbero fare, oggi come oggi? Complimenti anche a Brady, naturalmente, che ha comunque giocato una ottima gara. La safety e l’intercetto, secondo me, non hanno pesato più di tanto, perchè comunque da quelle situazioni poi NE era uscita bene, e non credo che psicologicamente abbiano pesato nella parte finale della partita sui ricevitori. Semplicemente, Hernandez e Welker sono umani, ed hanno sbagliato una (UNA) presa…. purtroppo per loro dall’altra parte hanno trovato gente ultra-affamata che ci ha sempre creduto, restando in contatto dell’avversario con 2 fieldgoals ed arrivando nell’ultimo quarto con la consapevolezza che l’uomo col pallone in mano dopo lo snap certe cose le sa fare, le ha già fatte nei momenti che contano, e le avrebbe fatte anche in quest’occasione. Tutto (?) qui….
Mi scoccia dirlo è antipatico, ma devo proprio farlo, io l’avevo detto che i Patriots erano poco, che soccombevano e soprattutto che Eli è un grande, con tutto il rispetto per tutti gli altri il più grande.