La delusione di Harbaugh e Flacco al termine della partita con i Patriots

E’ la bellezza di questo sport: sbagli e sei fuori. Senza appelli, senza scuse, ma con il rimpianto di aver gettato all’aria un anno di lavoro.

L’espressione di Harbaugh sul field goal fallito dal suo kicker, che avrebbe mandato i Ravens all’overtime nella finale di AFC Conference, vale più di qualsiasi commento a quanto accaduto: un misto di delusione, incredulità e chissà, forse rabbia.

Si può perdere, ma così fa male, forse è la situazione che nessuno vorrebbe mai vivere. Ma se il coach nato nell’Ohio avrà ancora tempo per rifarsi, altrettanto non vale per alcuni suoi giocatori. E non nomi a caso, ma veri e propri pilastri della franchigia del Maryland: il LB Ray Lewis, 37 primavere a maggio e il safety Ed Reed (33 anni) sapevano dell’importanza dello scontro a livello personale.

Da tempo si vocifera che i due baluardi difensivi di Baltimore potrebbero ritirarsi: in realtà, il primo, ha smentito questa opportunità subito dopo la sconfitta con i Patriots, non avendo ancora abbandonato l’idea di tornare a varcare il palcoscenico più prestigioso che già lo ha visto assoluto protagonista nel 2001 con la conquista dell’anello e del titolo di MVP.

Terminati i buoni propositi e la comprensibile voglia di rivincita resta, però, la realtà: e questa indica che i Ravens sono partiti per l’avventura in postseason con il secondo posto nella AFC, con un record in stagione regolare di 12 vinte e 4 perse che ha consentito al team di patron Steve Bisciotti di evitare il turno di wild-card.

Detta così sembra che tutto sia andato per il verso giusto: guardando il calendario della squadra, però, è impossibile non notare qualcosa di strano. Un andamento del tutto schizofrenico, che ha portato Baltimore a vincere due volte contro gli odiati rivali e pluricampioni di Pittsburgh (spazzandoli via nella prima occasione con un roboante 35-7 all’M&T Bank Stadium), ad ottenere altri importanti e prestigiosi successi contro l’inaspettato terzo pericolo divisionale, Cincinnati (2 su 2), contro i Jets e con quella Houston incontrata nuovamente nel turno di Divisional Playoffs. Sono stati i passi falsi a destare tante perplessità. Di per sé questa sarebbe una cosa ovvia, ma c’è sconfitta e sconfitta: se andiamo a leggere il calendario della franchigia non è nemmeno difficile capirne il motivo. Le delusioni sono arrivate contro quattro squadre che non hanno centrato la postseason.

Battuti subito dai Tennessee Titans nella week 2, i Ravens si sono ripetuti negativamente dopo un mese andando a perdere all’EverBank Field di Jacksonville contro i modesti Jaguars e nella week 10 a Seattle. Chiude la lista dei tracolli il 34-14 subito in casa di una San Diego in difficoltà, ma che stava ancora lottando disperatamente per il primo posto nella sua division.

Sembra, dunque, che i ragazzi di John Harbaugh siano entrati in difficoltà negli incontri andati a disputare in trasferta. Questo perché? La prima cosa che salta all’occhio è che Baltimore ha sofferto cali di concentrazione durante i match in cui era data per favorita ed era lontana dal calore del suo pubblico. Si è dimostrata squadra tosta invece, quando sono arrivati i rivali e le sfide sulla carta più complesse. Una spiegazione plausibile di ciò può essere la mancata maturazione di alcuni elementi del roster da cui ci si aspettava il definitivo salto di qualità.

Non si può quindi non pensare a colui che ha in mano le sorti dell’attacco, quel Joe Flacco arrivato ormai al quarto anno di Nfl con altrettante partecipazioni ai playoff tutte terminate male. Il talento sembra esserci, ma l’incostanza delle prestazioni mina la sua credibilità. Da quando è arrivato a giocare a livello professionistico nel 2008 ad oggi non si sono visti grandi miglioramenti e  i dati statistici supportano questa idea: questo è stato l’anno in cui ha cercato più volte il lancio (segno forse di una maggiore sicurezza), ma la percentuale di completi ne ha risentito (57.6%, peggior dato della carriera) e anche gli altri “indcatori di validità” di un qb non si discostano dal solco tracciato nelle precedenti annate. 3610 yds lanciate, 20 tds, 12 intercetti: non numeri irresistibili, spaventosamente uguali a quelli del 2009 e del 2010 e, purtroppo per i sostenitori dei Corvi, un rating di 80.9: appena meglio del Flacco rookie, ma in regressione rispetto al secondo e terzo anno di Nfl.

Il trend stagionale sembrava essere stato confermato nella partita di Divisional Playoffs contro i Texans. Contro il più quotato Brady (ad ulteriore conferma che il ragazzo e tutta la squadra giocano meglio nelle sfide affascinanti e difficili) Flacco ha tenuto botta, anche se in realtà l’andamento dell’incontro ha fatto sembrare la sua prestazione migliore di quella che in realtà non sia stata (22/36, 306 yds, 2 tds e 1 int).

Opinione personale ed opinabile, sarebbe stato interessante vederlo al Super Bowl: ma cosa volete. Un po’ il tabellone dei Patriots ha fatto le “bizze” mandando in confusione la squadra, un po’ ci si è messo Billy Cundiff e i sogni di gloria per Baltimore si sono infranti nella rete piazzata dietro i pali a protezione degli increduli e felici spettatori di Boston e dintorni.

Il kicker californiano ha fallito il semplice field goal del 23 pari a 15 secondi dal termine, lanciando così New England verso un altro Grande Ballo. Evidentemente la dirigenza  e lo staff lo hanno già perdonato, avendogli rinnovato il contratto per 5 anni alla bella cifra di 15 mln di dollari il giorno successivo al grave errore.

Cundiff già in stagione regolare aveva mostrato qualche difficoltà piazzandosi al ventottesimo posto nella classifica dedicata alla percentuale di realizzazione dei calci verso i pali (75.7%). La statistica è in parte mitigata dal discreto numero di volte in cui è dovuto intervenire, ma lascia comunque perplessi l’1-6 dal lunghissimo raggio (lontano dalla media dei migliori) e il 10-12 fatto registrare dalla distanza fra le 30 e le 39 yds (il che significa che già due volte in stagione regolare aveva fallito dei field goal di quel genere). Consapevole del danno, si è scusato e si è accollato tutta la responsabilità per il mancato pareggio che avrebbe significato overtime. Questo merito gli va riconosciuto, anche se rimane lo sbaglio e il punto interrogativo sul tabellone del Gillette Stadium con la conseguente esecuzione affrettata del field goal.

Anche in questo 2011 le note migliori sono arrivate dal reparto difensivo come dimostrano gli ottimi numeri: terza miglior difesa in fatto di yds totali concesse a partita (meglio dei Ravens solo Steelers e Houston), quarta osservando le yards lasciate percorrere agli avversari sui lanci e seconda per quelle sulle corse. E non sarà un caso se quattro elementi sugli undici titolari guidati dal defensive coordinator Chuck Pagano, che ha assunto questo ruolo un anno fa, sono in partenza per le Hawaii, destinazione Pro Bowl: i già citati Ray Lewis (13° chiamata in sedici stagioni!) e Ed Reed (ottava apparizione) si ritroveranno all’Aloha Stadium insieme ai compagni di reparto Terrell Suggs e Haloti Ngata, che non sono certo alla loro prima esperienza all’ All Star Game del football.

Lewis ha portato a casa 95 tackles, 1 intercetto, 2 sack e 2 fumble forzati nelle sole 12 partite disputate in regular season (quattro ne aveva saltate per infortunio), risultando il migliore dei suoi. Chi può impedirgli di giocare almeno un altro anno?

Stesso discorso per l’altro linebacker Suggs, che ha probabilmente disputato la sua miglior stagione con 70 placcaggi, 14 sack e 2 intercetti, il tutto coronato con l’entrata per la prima volta nell’All Pro Team.

Giusta menzione anche per Lardarius Webb che, a differenza del passato, è stato schierato con continuità in posizione di cornerback dal coach ripagandolo con 5 intercetti nella stagione regolare (uno riportato in td) e con altri 3 nella postseason (decisivi quelli nella vittoria in casa contro la franchigia texana).

Se prima abbiamo parlato della incostanza di Flacco è anche giusto ricordare la grande arma offensiva di Baltimore: Ray Rice. Il runningback, giunto alla quarta stagione in Nfl, proprio come il suo qb, ha mostrato ancora una volta il suo talento giocando bene soprattutto nelle prime e nelle ultime giornate in RS, totalizzando 2068 yds, date dalla somma di 1364 yds corse (miglior risultato di carriera con una media di 85.2 yds/G) e di 704 yds ricevute. Ha messo nel proprio referto 12 rushing tds e 3 receiving tds, guadagnandosi la seconda chiamata al Pro Bowl. E’ mancato un po’ nei playoff, limitato da una delle migliori difese del campionato, quella di Houston e da quella non altrettanto esplosiva dei Patriots, memore, però, di quanto Rice gli avesse fatto male nella gara di Wild-card nella stagione 2009. Zero touchdowns confermano che uno dei grandi assenti della postseason è stato lui.

Il back-up di Rice, l’esperto Ricky Williams, arrivato in estate dopo una lunga militanza nei Dolphins, ha sfruttato le poche possibilità lasciategli dal compagno di reparto correndo 444 yards per una media di 4.1 yds per portata condite da due td (ma anche due fumble persi).

Altri due giocatori del reparto offensivo meritano di essere citati: uno è Vonta Leach, arrivato in estate dai Texans con un esborso economico da record per un fullback (11 mln di dollari di contratto), che pur non essendo riuscito a ricalcare le ottime stagioni disputate in Texas, non andandoci neanche troppo lontano, a dire la verità, è entrato nella lista dei migliori nel suo ruolo per il 2011.

L’altro a cui dedichiamo una nota di merito è l’offensive guard Marshal Yanda (prima Pro Bowl selection anche per lui) che ha protetto come meglio poteva Flacco, nonostante i diversi sack subiti da quest’ultimo.

In mezzo a tutti questi discreti performers, mancano, ed è un’assenza importante per una squadra che vuole tornare al SB, i wide receivers. L’argomento merita qualche riga di approfondimento: ad inizio stagione lo staff dei Ravens ha deciso di lasciar partire il veterano Derrick Mason, che si è ufficialmente ritirato due settimane fa, il deludente T.J. Houshmandzadeh (andato a Oakland) e Donté Stallworth (accasatosi coi Redskins).

Sono stati rimpiazzati con l’acquisto di Lee Evans dai Bills, protagonista in negativo nella finale di Conference contro New England per non essere riuscito a segnare il td della vittoria, e con due rookie scelti al draft: Torrey Smith (al secondo round dall’ University of Maryland) e Tandon Doss (al quarto round da Indiana). Il primo, poco cercato inizialmente, ha in fin dei conti disputato una buona stagione con 841 yards ricevute e 7 tds. Il secondo non ha mai varcato la sideline e c’è quindi poco da commentare.

Ai Ravens è mancata anche la presenza realizzativa del WR più esperto, quello che dovrebbe rappresentare una sicurezza all’interno degli schemi offensivi della franchigia e cioè Anquan Boldin. I numeri per quanto riguarda le sole yards ricevute non sono impietosi (887) specialmente se si considera che il 32enne ha saltato due match. Il bottino di touchdowns invece langue: solo 3. E’ un giocatore ancora molto utile, ma certamente non ai livelli delle migliori stagioni con i Cardinals, con i quali ha superato diverse volte quota 1000 yards ricevute segnando sullo scoreboard diversi punti.

Tornando sui rookie c’è da dire che Baltimore li ha utilizzati in modo limitato: l’altro Smith preso al draft, Jimmy, professione cornerback, arrivato da Colorado, ha giocato dodici partite, partendo tre volte titolare e riuscendo ad intercettare due lanci. Il momento di maggiore gloria l’ha probabilmente ottenuto proprio nell’ultima partita contro la squadra di Bill Belichick andando a prendersi un pallone lanciato da Brady e deviato da Pollard.

Una buona chiamata per i Corvi è arrivata al round numero cinque con l’acquisto del DE Pernell McPhee che, pur giocando poco, nella sua prima annata ha fatto registrare 6 sack.

La terza scelta Jah Reid, OT, è sempre partito dalla panchina e non ha lasciato il segno. Stessa cosa per gli altri non citati che hanno svolto la funzione di rincalzi, in attesa di poter mettere in mostra le loro qualità.

Detto tutto ciò, come giudicare il lavoro svolto dall’head coach John Harbaugh e dai suoi collaboratori? Al primo si rimprovera il non essere ancora riuscito a centrare l’obiettivo che nel Maryland attendono, la partita che vale una stagione, e nell’ultimo incontro qualche errore di valutazione per quel che riguarda le decisioni sui quarti down: un 4th&1 iniziale a poche yards dalla end zone non giocato e trasformato da Cundiff in 3 punti e un 4th&6 pericoloso, non convertito, sul quale si poteva pensare di rimandare in campo il kicker. Insomma, ha preferito non rischiare fino a quando non ce n’è stato bisogno: scelta comprensibile data l’importanza della sfida, ma a volte vince chi osa di più, proprio come hanno fatto dall’altra parte il duo Belichick-Brady.

Se Harbaugh ha dovuto subire giusto qualche piccola critica, lo stesso non lo si può dire per Cam Cameron, l’offensive coordinator che già da tempo è finito sotto la lente d’ingrandimento dei tifosi dei Ravens a causa di alcune chiamate ritenute troppo conservative, che in queste ore è stato attaccato dai fan dei viola vestiti per non essersi inventato qualcosa di più risolutivo e soprattutto, per la scelta, fatta col benestare di Harbaugh, di non giocare quel 4th&1 già citato in precedenza.

Si salva dai giudizi negativi Chuck Pagano, di cui si è già parlato ricordando le ottime statistiche fatte segnare dalla difesa durante l’anno e in fondo anche per la prova contro i Patriots: 23 punti subiti contro quell’attacco non sono molti e i due intercetti ad uno dei qb più forti di sempre avvalorano la tesi di chi sostiene che il defensive coordinator ha fatto il suo dovere.

Di questo 2011 ai Ravens rimane solo la soddisfazione di essere rimasta imbattuta contro le rivali, contando le due prestigiose vittorie con gli Steelers e il primo posto nella division, che erano risultati che mancavano da diverso tempo nel Maryland. Per il resto c’è la consapevolezza dolorosa e frustrante che l’occasione era quella giusta, quella che non bisognava lasciarsi scappare, perché il tempo passa e la finestra per andare verso il trionfo è sempre più stretta.

 

4 thoughts on “Ravens, un calcio ai sogni di gloria

  1. Per un 4&1 nel 1° quarto non crucifiggerei lo staff tecnico, il 4&6 nel 4° era ormai obbligato, ma la squadra ha tenuto testa a NE fino all’ultimo secondo, lo dimentichiamo? E su Flacco, non credo che i numeri (rating comunque più che buono, differenza Td-Int..) chiariscano bene i progressi che ha compiuto: chi si aspettava che lanciasse il Td decisivo in casa NE alla fine del 4° quarto alzi la mano. Se poi il ricevitore s’è fatto fregare (dalla Safety o dagli arbitri non l’ho ancora capito) non è colpa sua. Credo che gli daranno ancora fiducia, e l’anno prossimo faranno ancora meglio (cioè arrivare al SB, poi l’esito delle partite secche è sempre sul filo del rasoio, tanto che tutte le partite delle ultime giornate sono state in bilico (1/2 possessi) fino alla fine del 3°!

  2. ottimo articolo. Sul 4&1 sono d’accordo con Nicolò C., non si può andare a Foxborough giocando per non perdere. Per quanto riguarda Evans, secondo me è stato una delusione totale, e vista la sua regular season da 2 (due!!!) ricezioni il suo tempo a baltimore potrebbe essere già finito.

  3. direi che hai perfettamente ragione, Evans ha deluso su tutti i fronti, Pagano è l’unico a salvarsi anche se per i miracoli occorre altro!

  4. Sono d’accordo sulla mediocre stagione di Evans, viste le aspettative.
    Flacco non ha demeritato, ma io credo che sia arrivato al suo top: e non è, a mio modesto parere un Qb da vittoria al superbowl.
    nè come bracic, nè come accuratezza, nè soprattutto come “gut”!!!

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