Altro anno, altro giro, altra fermata inaspettata per i New Orleans Saints, costretti ad arrendersi al nuovo corso Niners firmato John Harbaugh ad un passo da un NFC Championship che tutti immaginavano potesse trasformarsi in un trait d’union con il recente passato, quando la franchigia della Louisiana inaugurò l’inizio della stagione regolare affrontando i campioni in carica di Green Bay.
Packers che invece, a sorpresa, hanno seguito il destino avverso dei primi avversari della NFL targata 2011 seguendoli sulla strada dell’eliminazione a poco più di 24 ore di distanza, lanciando in orbita i New York Giants verso una sfida dal sapore antico; ne Aaron Rodgers, ne Drew Bress quindi, nel passo finale di una National Football Conference che hanno dominato in lungo e in largo, dimostrandosi ancora una volta quarterbacks dal talento innato e a tratti irraggiungibile.
Un duro colpo, un eliminazione amara che il nove di New Orleans ha dovuto sopportare ancora una volta per mano di un team della West, iniziando il nuovo anno esattamente come dodici mesi prima, con lo stesso risultato, una sconfitta, contro una squadra della stessa division, tutto identico, tranne punteggio finale e colori della maglia, e chissà che mentre scorrevano quei dannati ultimi secondi finali non abbia pensato anche ai Rams, che con enorme sorpresa lo avevano costretto ad uno dei soli tre stop stagionali.
Sembra pazzesco a pensarci ora, quasi irreale, ma quando i Saints incontrano una compagine dell’ovest faticano sempre a portare a casa il risultato, come se quell’angolo degli States volesse puntualmente ricordare a Brees il suo trascorso infelice sulle rive del Pacifico, in quel di San Diego, dove il brutto anatroccolo attendeva impaziente di trasformarsi nello splendido cigno di oggi, capace, con forza ed eleganza, di abbattere un record che durava da 27 anni, e che portava un nome importante, quello di Dan Marino.
Dan the Man, il tredici che ha fatto sognare per anni quella Miami che ha sfiorato la vita sportiva di Drew nel 2005, quando da free agents si trovò davanti, tra le altre, l’offerta dei Dolphins, che solo all’ultimo scelsero di preferirgli Culpepper; una scelta tanto scellerata per loro quanto azzeccata per l’ex di Purdue, che prendendo la strada della Louisiana ha voltato letteralmente pagina, agguantando quel destino che in molti gli avevano pronosticato fin dall’adolescenza ma che sembrava ormai essergli sfuggito di mano dopo la deludente parentesi Chargers.
Questione di scelte, di bivi, come quelli che potrebbero ripresentarsi oggi, visto che in sostanza, dal secondo successivo alla sconfitta con i Niners, Drew Brees è ufficialmente free agent, in attesa di firmare un nuovo contratto, che promette di evolversi in contrattone, con i Saints, prontissimi a dichiarare lo stato d’allerta visto l’aria, insalubre, di smobilitazione che si sta respirando nei dintorni di New Orleans, e che sta creando a Sean Payton non pochi grattacapi.
Oltre al numero 9, che comunque dovrebbe rinnovare con la franchigia che gli ha aperto le porte della Hall of Fame, infatti sembrano essere sul piede di partenza entrambi i coordinator Gregg Williams, mente difensiva che dovrebbe seguire Jeff Fisher nella sua nuova avventura a St. Louis, e Pete Carmichael, genio offensivo corteggiato con insistenza da Oakland e, guardacaso, Miami, alla strenua ricerca di nuovo head coach per risollevare le proprie sorti dopo anni di magra devastanti, sia per il morale della truppa che per quello dei tifosi.
Difficilmente, nonostante gli scongiuri, il vulcanico Payton riuscirà a trattenere i suoi collaboratori, e mentre si vocifera che siano già pronti i nomi dei sostituti, Spagnulo ha firmato ieri per allenare la difesa nel 2012, il rischio di vedere stravolgere i Saints durante la prossima offseason è davvero altissimo, e potrebbe aumentare nel caso anche il quarterback, inaspettatamente, decidesse di cambiare aria.
Un’eventualità lontana che probabilmente rimarrà tale, o almeno è quello che sperano vivamente in Louisiana, soprattutto per evitare di fare la stessa fine che in questo 2011 da poco concluso hanno fatto i Colts, rimasti improvvisamente privi del loro faro offensivo e ridotti ad una parente poverissima della squadra che negli ultimi 13 anni ha scritto una parte importante della storia recente di questa lega.
Inutile girarci intorno, inutile negarlo, i Saints da qualche stagione nascono e muoiono con Drew Brees, questo è un dato di fatto piuttosto oggettivo, ed anche se a differenza di Indianapolis a New Orleans hanno già gettato qualche base importante per il futuro, scegliendo come backup Chase Daniels, ragazzo che al college veniva spesso paragonato al numero 9, ritenere che siano già pronti ad affrontare qualsiasi stato di crisi è probabilmente esagerato.
D’altronde l’ex Boilermaker è la luce che per anni ha condotto i Santi fuori dalle tempeste, vincendo, rimontando, conquistando, sempre alla sua maniera, con quelle serie forsennate di completi che sono diventati quasi un marchio di fabbrica, e che sfruttando la tendenza votata al passing game sfrenato di Payton hanno creato una delle macchine offensive migliori e produttive dell’intera NFL.
Un passing game che ha permesso inoltre a New Orleans di costruire un nome a molti ragazzi che probabilmente, senza un Brees alle spalle, sarebbero stati degli illustri sconosciuti, o comunque dei giocatori di buon livello destinati magari ad una carriera onesta o, nel migliore delle ipotesi, ad esplodere dopo aver maturato anni ed anni di esperienza alle spalle di qualche big, o presunto tale, uscito dal college con un miglior scouting report sul groppone.
E’ il caso di Lance Moore, receiver da Toledo che ogni anno viene retrocesso a rincalzo e che con l’avanzare della stagione riesce sempre a riconquistarsi il posto di receiver numero 2 con le prestazioni sul campo, cosa che ha fatto egregiamente anche nell’ultima stagione, concludendo con 52 ricezioni per 627 yards e 8 touchdowns, superando un Robert Meachem sempre più in crescita e autore di 40 receptions per 620 yds e 6 TD.
Come loro anche Devery Henderson continua a ritagliarsi uno spazio importante all’interno del lineup offensivo, come dimostrano le 503 yards e i 2 TD realizzati in un anno che ha condotto Brees verso il record, traguardo conquistato soprattutto grazie al ritorno ad alto livello di Marques Colston, 1,143 yds e 8 touchdowns realizzati, e all’esplosione di uno dei volti nuovi arrivati in Louisiana, il tight end Jimmy Graham.
Carneade da The U, con un passato nel basket come tanti TE che vanno di moda in questo periodo in NFL, il numero 80, dopo una discreta rookie season nel 2010, non ha fatto assolutamente rimpiangere Jeremy Shockey diventando il target preferito di Brees man mano che la stagione avanzava, chiusa come leading receiver della squadra, 99 ricezioni per 1,310 yards e 11 touchdowns, e, in tasca, la prima convocazione al Pro Bowl della sua giovanissima carriera.
Mani educate, talento sopraffino, Graham è stata una delle sorprese positive di New Orleans, ed uno di quei giocatori con i quali i Saints hanno dimostrato di voler già pensare al futuro, individuando gli uomini ideali per mantenere costante quel rapporto tra risultati e qualità del gioco che hanno espresso in questi anni di “cura” Payton, nel quale il sistema ha funzionato quasi sempre alla perfezione grazie all’individuazione del personale adatto a mettere in pratica, sul campo, le idee, a volte anche stravaganti, del coach.
Tra questi sicuramente è da promuovere Darren Sproles, rivelatosi una scelta azzeccatissima per il dopo Reggie Bush come dimostrano 1,313 yards prodotte dalla linea di scrimmage tra corse e ricezioni, alle quali vanno aggiunti 10 touchdowns e la mole, enorme, di terreno conquistato durante i ritorni, uno dei punti di forza di questo piccoletto che ha saputo integrarsi alla perfezione con Pierre Thomas, 562 yds e 5 TD, e Chris Ivory, che è riuscito a conquistarsi un discreto spazio con l’avanzare della regular season.
A loro, ovviamente, si è aggiunto il rookie Mark Ingram, prima scelta dei Saints nell’ultimo Draft capace di risultare la miglior matricola di New Orleans della stagione nonostante le sei partite perse per infortunio, che non gli hanno comunque impedito di chiudere la sua prima parentesi in NFL con 474 yards e 5 touchdowns all’attivo, numeri realizzati anche grazie ad una linea offensiva che ha trovato un buon affiatamento e che ha garantito una buona solidità all’attacco, almeno fino alla partita persa domenica con i Niners, dove hanno permesso a Justin Smith di fare il bello e il cattivo tempo.
Prima di questa battuta a vuoto il reparto ha difeso sapientemente Brees negl’istanti immediatamente successivi allo snap e ha creato diversi varchi per permettere ai runner black & gold di conquistare le yards necessarie a dare un’ulteriore spinta offensiva ai Saints, trovando una buona solidità con il trio centrale composto dal centro Brian De La Puente, una piacevole scoperta, e dalla coppia di guardie Carl Nicks e Jahri Evans, risultati tra i migliori del ruolo nella lega.
Oltre a loro un grandissimo contributo l’ha dato il left tackle Jermon Bushrod, che ha staccato il biglietto per il Pro Bowl grazie ad una stagione impressionante nella quale ha concesso un solo sacks agli avversari che man mano si è trovato di fronte sul terreno di gioco, dove ha spesso dominato grazie ad una tecnica affinata in questi 4 anni passati nella lega, nei quali ha raggiunto una buona maturazione diventando un lineman solido e completo.
Caratteristiche che da tempo fanno parte del profilo di Will Smith, perno indiscusso della linea difensiva, che ha guidato ancora una volta con 22 tackles, 6.5 sacks e 2 forced fumble, dimostrandosi un abile maestro per l’altro first rounder dei Saints, il DE ex California Cameron Jordan, che ha avuto un impatto meno immediato di quanto si potesse effettivamente pensare ma ha comunque contribuito ad impegnare i bloccatori avversari, aprendo importantissimi varchi per le penetrazioni di una difesa iperaggressiva come quella costruita da Gregg Williams, sempre assillante per i backfield avversari.
Difesa nella quale si è nuovamente distinto Roman Harper, safety di straordinario spessore che ha totalizzato 7.5 sacks infilandosi con costanza tra le maglie della difesa avversaria sfruttando la vantaggiosissima posizione di partenza che prevede la cover 1 adottata in moltissime occasioni dai Saints, con il solo Malcom Jenkins schierato centralmente a coprire la profondità e il numero 41 avanzato sulla linea dei linebackers, pronto a colpire in velocità.
Un posizionamento che ha permesso ai Saints di mettere in costante difficoltà gli attacchi che si sono trovati di fronte e che ha reso la franchigia della Louisiana una delle più attrezzate per difendere contro le corse, anche grazie ad una duttilità che spesso e volentieri ha caratterizzato il reparto allenato da Williams, pronto a variare schema ogni qualvolta se ne presentasse il bisogno.
D’altronde lo spirito di sacrificio e la capacità di adattamento dei suoi interpreti sono stati una costante nelle difese targate New Orleans di questi anni, costruite più sugli uomini che sui nomi altisonanti, come dimostrano le evoluzioni di Scott Shanle, da diverse stagioni uno dei perni difensivi, e di Jo-Lonn Dunbar, esploso in questo 2011 nel quale si è rivelato un’arma in più con i suoi 79 tackles e la sua grande duttilità, che gli ha permesso di ricoprire con profitto sia il ruolo di inside che quello di outside, dove si è integrato alla perfezione dopo il rientro dall’infortunio di Jonathan Vilma.
Unico grande nome del reparto, il talento da Miami sembra ormai arrivato al passo d’addio, complice anche gli acciacchi che con il passare degli anni si fanno sentire maggiormente, e se decidesse di non rinnovare il contratto, guardando altrove o, probabilmente, scegliendo di optare per il ritiro dalle scene professionistiche, New Orleans ha pronto quello che sembra essere il suo sostituto ideale, pur se non è arrivato in NFL accompagnato dagli stessi squilli di tromba.
Storia simile per un altro degli alfieri dei Saints, Jabari Greer, reduce da una stagione che lo ha confermato miglior cornerback della NFC South con 72 placcaggi, 10 broken pass e 1 intercetto, che dopo essere arrivato nel mondo professionistico senza tante pretese, è stato firmato come undrafted dai Bills nel 2004, e diventato un punto fermo di questa squadra, nonché un protagonista indiscusso della cavalcata 2009 verso il Super Bowl vinto contro i Colts.
Nel 2012 il corner inizierà la nona stagione in NFL, e per lui, come per altri interpreti del 2011, ci sarà ancora una divisa black & gold ad attenderlo negli spogliatoi, colori che però potrebbero non più vestire alcuni dei nomi citati, come Nicks, Colston e Meachem, tutti e tre destinati alla free agency al pari del loro uomo guida Drew Brees, sempre che Payton non decida, in comune accordo con la dirigenza Saints, di costruirgli i classici ponti d’oro per convincerli a proseguire la loro avventura in Louisiana.
Un’avventura che potrebbe essere arrivata al capolinea anche per i defensive lineman Alex Brown, Aubrayo Franklin, Shaun Rogers, per il linebacker Jonathan Casillas, e per i corner Fabian Washington e Tracy Porter, tutti uomini che nel bene o nel male hanno contribuito a portare New Orleans in vetta alla NFC South e confermarla tra le prime franchigie della lega; uomini sui quali si era puntato con decisione in passato e che potrebbero davvero venir meno nel prossimo futuro, cambiando gli equilibri di un team che aveva ormai trovato una sua quadratura e possiede un’anima ben definita, riscaldata, rinfrancata, e rinsaldata da quel grandissimo condottiero che ha dimostrato di essere il quarterback con il numero 9.
L’impressione, definitiva, è che se lui deciderà di prolungare il suo rapporto con i Saints e con una città che ormai gli è entrata nel cuore e nella pelle, molti dei presunti partenti rimarranno, e nel luogo reso famoso dal suo Mardi Gras, la festa è destinata a continuare.
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…
questi Saints sono una squadra meravigliosa, spettacolare, hanno un QB eccellente e un futuro RB fenomenale (Ingram), dopo la grande delusione del divisional (alzi la mano chi non pensava che il championship darebbe stato Saints at Packers) adesso dovranno leccarsi le ferite, ma non possono togliere così subito dopo due anni dal Trionfo, questo spettacolo dal campo!
Bress….free agent. Sorge sempre il solito dubbio amletico. Sono obbligati a rifirmarlo dato che è il miglior qb di tutta la lega, però se lo fanno a cifre folli…..dopo saranno obbligati a lesinare in altre posizioni per restare nel salary cap.
Spero che Bress si accontenti delle cifre del suo vecchio contratto (e non sono pochi) così i NO possono creargli uno staff, soprattutto in difesa da poter ripuntare al SB.
Gran bella analisi…!!
I Saints sono un’ottima squadra, non c’è bisogno di ricostruzioni o di snaturarsi. Hanno il miglior QB della Lega e contro SF sono stati sfortunati, questo è il bello/brutto dei playoff a gara secca(perchè al meglio delle 5 o 7 avrebbe vinto sicuramente NewOrleans). E’ l’unico pronostico che avevo sbagliato: baltimore e new england erano prevedibili, i giants troppo in palla per andarsene a casa.
In questi casi ci vuole calma e sengue freddo. Ok che potevano vincere il SB con più fortuna, ma credere di smantellare tutto(“tanto c’è Brees”) sarebbe un errore.
Allora per prima cosa Brees non lascera i Saints visto che anche qual’ora non dovesse raggiungere un accordo per il rinnovo i Saints possono usare su di lui la Franchise Tag, quindi inutile discutere se rimarrà o meno…
Colston potrebbe essere un Top5 Receiver se non si trovasse all’interno di un attacco con così tante armi a disposizione, ma rimane il fatto che trovare un intesa così forte con un altro QB non è facile, trovare un altro team che garantisca di essere un contender al SB ancora meno facile, va RIFIRMATO perchè i Saints non hanno un alternativa all’altezza (Moore, Meachem o Henderson non sono al suo livello) e i Saints in questi anni ritengo abbiano sbagliato un po nella scelta dei WR.
Nicks è probabilmente il miglior LG dell’NFL, quindi può probabilmente ambire a diventare al pari di Evans (il miglior RG dell’NFL) uno dei più pagati OLinemen della lega, ovvio che deve trovare anche lui una squadra in grado di garantirgli certi successi e compagni di reparto (e coaches) alla sua altezza che gli permettano di prosegure sulla via dell’eccellenza; a differenza di quanto vale per Marques però i Saints hanno dimostrato in questi anni di poter abilmente sostituire uomini di primo piano e importanza della loro linea con altri sconosciuti dalle seconde linee: Bushrod (ProBowler quest’anno) aveva sostituito al tempo il 2 volte AllPro Jammal Brow; o l’attuale C De la Puente ha sostituito l’ex ProBowler Goodwin.
Ovviamente mi auguro di vederli entrambi di nuovo in Black&Gold, possibilmente insieme a Tracy Porter che se in forma può essere un grandissimo cornerback.
Della tua analisi non condividò granchè quando parli di “evoluzione” di Shanle, io penso che in questi due anni sia calato vistosamente e andrebbe o messo da parte; piccola nota: Casillas è a mio pare il peggior LB che abbiamo a roaster e mi auguro di non ritrovarlo l’anno prossimo se non come membro dello ST.