Due squadre che condividono il medesimo impianto di gioco, ma che appartengono a raggruppamenti esattamente opposti tra loro tanto da creare l’ipotetica e bizzarra possibilità, un giorno, di poterle vedersi scontrare in un Super Bowl che avrebbe il sapore dell’epico.
Due squadre che lo scorso sabato si trovavano in un raro derby della Grande Mela che assumeva molteplici significati, il primo dato appunto dalla rarità di questi scontri, e molti altri logicamente legati alla corsa ai playoffs, che vedeva sia Giants che Jets impegnati a non perdere (di più i primi, a dire il vero) l’opportunità di staccare l’ultimo biglietto vincente per salire in tempo sul treno che conduce a quella mini-stagione dove chi perde va a casa.
La Nfl è anche questa, il fatto che le due metà della New York del football non siano mai state poste nello stesso lato del tabellone delle conference è emblematico della volontà conservatrice della lega, intelligente nel non cadere in tentazione e rispettare la provenienza storica delle due compagini, correttamente lasciate staccate al di là dei motivi geografici per mantenerne inalterata la tradizione pre-unione Nfl/Afl. Con la post season di mezzo, quindi, l’interesse per un match come questo non poteva che crescere a dismisura.
Ipotesi di Super Bowl a parte, molto lontane dal verificarsi almeno per quest’anno, le due squadre di football possedute dalla città di New York hanno confermato sul campo di possedere più difetti che pregi, e di avere davanti a loro diverse altre franchigie in grado di recitare, in apparenza, un ruolo maggiore in ottica della finalissima.
Alla fine l’ha spuntata il team allenato da Tom Coughlin, che ha commesso meno errori rispetto agli avversari ed ha mostrato, seppur con tardività, di desiderare più dei Jets di portare a casa una gara dal sapore casalingo per entrambe le squadre. Poco contava difatti se le due endzone erano pitturate di verde, perchè i ragazzi guidati da Rex Ryan il chiacchierone sono usciti dal campo con rinnovati dubbi sulla loro consistenza, ed una posizione che loro stessi si sono complicati nel raggiungimento della Wild Card nella Afc, pillola ulteriormente resa amara dalla contemporanea vittoria di Bengals, Titans e Raiders, squadre che i Jets hanno fatto rientrare in gioco, passando loro davanti.
I Giants hanno rappresentato l’incostanza per tutto l’anno, cominciando con il piede sbagliato per poi catapultarsi in cima alla Nfc East, e quindi perdere cinque delle ultime sette apparizioni ingaggiando una serrata lotta con i Cowboys per vincere la division, battaglia che nell’ultimo turno di campionato rappresenterà già un playoff anticipato, in quanto chi si aggiudicherà lo scontro diretto vincerà non solo la division, ma si privilegerà della possibilità di proseguire il proprio cammino nel mese di gennaio.
Come loro, i Jets hanno fornito prestazioni altalenanti risultando convincenti a tratti, qualche volta sembrando una squadra non preparata per fare un cammino profondo, qualche altra dando l’impressione di essere una compagine poi in grado di trasformarsi ancora una volta, un pò come avevano dimostrato le ultime due annate, terminate con un minimo comune denominatore: l’approdo al Championship contro ogni pronostico.
A dimostrazione dell’incapacità di tenere lontani i cali di tensione, la difesa bianco verde ha tenuto fede, per tutta la prima parte della gara, alle parole di un Ryan sempre troppo loquace tenendo in scacco un attacco con tante potenzialità e tante armi, solo per cadere nel disastro più totale appena prima dell’intervallo. Per Manning ed i suoi prolifici ricevitori non c’era stata assolutamente storia, i Jets avevano ben presto cominciato a rendere il match mono-tematico limitando le corse a sole 6 yards totali nei primi due quarti, Darrelle Revis aveva fornito come di consueto giocate di altissimo livello tecnico marcandosi a turno Nicks, Cruz e pure Ramses Barden, rompendo un alto numero di passaggi (uno anche in endzone), concedendo solo una ricezione di una ventina di yards al medesimo Nicks.
Quella stessa difesa, che aveva impossibilitato Manning (solo 9/27) nel prendere decisioni razionali sovraccaricando il lato sinistro in tutti i terzi down, aveva poi regalato un big play disastroso, una ricezione di 99 yards di un Victor Cruz che andava a scrivere il proprio nome nei libri di storia (record Nfl pareggiato), il tutto nato da un placcaggio mancato da ben due difensori e di lì a poco appesantito da un field goal mancato da Nick Folk, che faceva rientrare i Jets in svantaggio negli spogliatoi dopo aver in sostanza dominato il primo tempo.
Non che Mark Sanchez (30/59, 258, TD, 2 INT) avesse disputato una gran gara fino a quel momento, anzi, sarebbe poi stato costretto al massimo in carriera di tentativi su passaggio in singola partita e sarebbe caduto nella rete dei torunovers, tuttavia sommato l’attacco era riuscito a muoversi con buona disinvoltura sfruttando la I-formation potenziata tipica dei Jets, mischiando bene Shonn Greene e LaDainian Tomlinson approfittando della completa incapacità dei linebackers avversari nel fermare qualsiasi cosa dietro la linea di scrimmage, e lasciando il quarterback a colpire tranquillamente i suoi corridori con passaggi corti e produttivi, facendo dimenticare le consuete imprecisioni sul profondo.
I Jets hanno pagato cara l’impossibilità di tramutare in punti quanto in più prodotto offensivamente rispetto agli avversari, e le tendenze erronee di Sanchez si sono fatte vive nel momento meno opportuno.
La decisiva virata nell’inerzia è pervenuta ad inizio terzo quarto, quando il quarterback proveniente da Usc terminava drive consecutivi rischiando almeno un intercetto ciascuno, ridando fiducia a dei Giants che sono parsi da subito molto più concentrati che non in precedenza.
La difesa non riusciva ancora a fermare le corse ma Justin Tuck, in particolare, è parso essere un giocatore rigenerato rispetto alla sua controfigura acciaccata delle scorse gare, e le secondarie tenevano bene sul profondo, concedendo poco o nulla sia ad Holmes e sia allo spento Burress, che con 3 ricezioni per 34 yards (ed un’interferenza offensiva in endzone) non l’ha certo fatta pagare alla sua ex squadra.
Tolto Nicks dal campo (la precedentemente citata ricezione da 20 yards è stata pure l’unica), è toccato a Cruz fare in modo che le frecce verbali della settimana pre-gara fossero seguite dai fatti, ed ecco giungere un’altra giocata circense, una presa di oltre 30 yards che in un solo colpo cancellava Amani Toomer dal primato per yards ricevute in singola stagione in uniforme blu, e permetteva ad Ahmad Bradshaw poche giocate più tardi di stendere vistosamente Brodney Pool ed avanzare indisturbato per la meta dell’allungo. Sanchez apriva quindi il quarto periodo con il tanto temuto intercetto, e Lawrence Tynes metteva tra i pali altri tre preziosi punti.
Il fatto che i Jets siano incomprensibili è un fatto testimoniato dall’epilogo della partita. Uno snap orribile dell’affidabile centro Nick Mangold decretava un touchback a favore dei Big Blue con l’attacco posizionato sulle 2 yards nello stesso drive in cui una meta di Plaxico Burress veniva annullata per un’interferenza del medesimo, la difesa recuperava un pallone alzato da Nicks preda di David Harris, e Sanchez riapriva la gara con una corsa da una yarda per il provvisorio 14-20 di metà ultimo quarto. Tuttavia, la safety subita di lì a poco e la seconda meta firmata da Bradshaw scrivevano la parola fine, aggiungendo altri 9 punti a favore degli “ospiti”, la cui vittoria andava ad eliminare matematicamente i Philadelphia Eagles (che avrebbero fatto un grande favore ai Giants battendo Dallas), lasciando i Jets a rincorrere Cincinnati con una partita di distanza, quando invece il tie-breaker avrebbe dato il vantaggio proprio alla squadra di Rex Ryan.
Il bilancio delle due franchigie newyorkesi è identico (8-7), ma di valore diametralmente opposto: i Giants hanno nuovamente ottenuto la cima della Nfc East pur essendo in parità con Dallas, contro cui vinsero il rocambolesco Sunday Night di poche settimane fa, mentre i Jets sono nei guai fino al collo, essendo l’ultima di tre squadre a pari record (con Oakland e Tennessee, ambedue vincenti sabato) e dovendo quindi sperare in molteplici sconfitte delle concorrenti per poter sperare ancora.
Nel quadro generale, ad ogni modo, la sensazione è che nessuna delle due squadre appartenenti alla Grande Mela pare possedere il valore di una squadra da postseason.
I Jets sono disperati, hanno bisogno di un atteggiamento diverso da parte del loro divertente allenatore e forse di un nuovo quarterback, mentre i Giants non possono pretendere di fare strada se non entrano concentrati in gara fin da subito, per quanto sia difficile fermare il loro straordinario attacco aereo.
Playoffs o no, entrambe dovranno risolvere tante problematiche durante la prossima primavera.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Jets…..finchè ci sarà Sanchez……non vinceranno mai nulla.
Concordo, Sanchez non mi convince per niente….
Sanchez non è sicuramente un Rodgers o un Brees e ha in parte deluso le aspettative, ma non è malissimo e in giro non vedo grandi possibilità per i Jets di reperire un Qb di valore superiore (a meno di pescare un fenomeno l’anno prossimo al draft…).
Non gioca male, ma è terribilemnte poco duro, poco trascinante, poco leader insomma…