L’ultima volta che i Detroit Lions sono stati ai playoff, Gus Frerotte era il loro quarterback titolare, esisteva ancora la Central division e il presidente degli Stati Uniti era Bill Clinton. Correva l’anno 1999.
Per ritrovare l’ultima vittoria dei Lions nella post season bisogna addirittura risalire al 1991 e ad un certo Barry Sanders. La striscia di 12 stagioni consecutive senza giocare le partite che contano è, attualmente, la più lunga in assoluto tra tutte le franchigie NFL, al pari dei derelitti Buffalo Bills. Ma quest’anno le cose stanno finalmente per cambiare.
Con una vittoria in una delle rimanenti due partite di regular season, la formazione del Michigan sarà matematicamente qualificata per i tanto agognati playoff, ma la strada percorsa per arrivare fino a questo punto è stata lunga e dolorosa.
I tifosi di Motown hanno dovuto sopportare alcune delle peggiori squadre mai scese in campo negli ultimi 10 anni, e le soddisfazioni sono state rarissime. Dal ’99 ad oggi hanno avuto una sola stagione vincente (nel 2000) e ben 6 ultimi posti nella propria division.
Incidenti fuori dal campo, pessime decisioni di staff tecnico e atroci scelte al draft hanno deragliato la squadra in una spirale senza controllo che ha raggiunto il punto più basso durante la disgraziata stagione del 2008, chiusa con un record di 0-16, il nadir assoluto per una squadra NFL, e con il record di sconfitte esterne consecutive, addirittura 26.
A quel punto la proprietà dei Lions non ebbe altra scelta che eliminare i responsabili di quel disastro sportivo, l’head coach Rod Marinelli ed il general manager Matt Millen, e ingaggiò personalità in grado di imprimere una svolta a livello organizzativo.
La scelta ricadde su Jim Schwartz per il ruolo di coach e su Martin Mayhew per quello di GM, scelta che si è rivelata corretta e che sta lentamente producendo i suoi frutti. Questa stagione infatti è partita come meglio non poteva, con cinque vittorie nelle prime cinque gare, compresa l’impressionante prestazione fornita nel quinto Monday Night Football stagionale contro i Chicago Bears di Jay Cutler.
Quella partita aveva dato l’impressione che Detroit fosse una squadra equilibrata ed efficace in tutte e tre le fasi del gioco, attacco difesa e special teams, e che soprattutto tra le mura amiche del Ford Field sarebbe stato molto difficile batterla.
Ma la sfida successiva contro i San Francisco 49ers, persa sul filo di lana, ha minato alcune delle precedenti convinzioni, aprendo un periodo di mini-crisi in cui Calvin Johnson, il wideout più dominante della lega, è apparso sotto tono rispetto ad inizio campionato, la difesa non ha pressato a sufficienza i quarterback avversari e Matthew Stafford si è infortunato ad un dito della mano destra, causando un aumento drastico degli intercetti.
Il nervosismo cresceva, così come le penalità, rapidamente sono arrivate cinque sconfitte in otto gare e una squadra che ad inizio anno sembrava poter competere con Green Bay per il miglior record della NFC rischiava di rimanere di nuovo a casa a gennaio.
Infatti se fosse arrivata una sconfitta domenica scorsa contro gli Oakland Raiders, i Lions si sarebbero ritrovati con un record di 8-6 e in ritardo rispetto ad altre squadre per gli ultimi posti per la post season.
E una sconfitta sembrava molto plausibile ad inizio 4° quarto, con i californiani avanti di 13 punti ed il possesso della palla. Ma la Detroit di quest’anno non smette mai di lottare e grazie ad un fantascientifico drive da 98 yard dominato dalle bombe di Stafford per Johnson è riuscita a rimontare per la quarta volta in stagione uno svantaggio di almeno 13 punti, cosa mai successa prima nella storia.
Ora con un record di 9-5 i playoff sono a portata di mano, ma per essere dentro c’è bisogno di una ulteriore vittoria. Il calendario non è semplicissimo, presentando due sfide complicate: in casa contro San Diego e poi nella frozen tundra contro Green Bay. Dato che Mike McCarthy, coach dei Packers, ha più volte ribadito che non intende far riposare i suoi titolari durante le ultime gare, appare evidente che le chances maggiori di vittoria la squadra di Schwartz le abbia contro i Chargers, anche se di sicuro non sarà un compito facile.
San Diego come ogni anno si è scavata da sola una fossa quasi insormontabile ad inizio stagione, e adesso è impegnata in una rimonta disperata per cercare di recuperare terreno sui Denver Broncos. Hanno vinto tre partite consecutive e, con un record di sette vinte e sette perse, sono a meno uno dai Broncos.
Proprio durante questa striscia vincente il Qb Philip Rivers è tornato ai livelli di eccellenza che gli competono, completando passaggi con una percentuale del 75% e lanciando 7 td pass e nessun intercetto. Anche il running game è salito di tono grazie alle ottime prestazioni sia di Ryan Mathews che di Mike Tolbert, e il reparto wide receivers è sempre uno dei più imponenti della NFL, con la presenza di Vincent Jackson, Malcolm Floyd e del rookie Vincent Brown, senza dimenticare ovviamente Antonio Gates, il tight end futuro Hall of Famer.
Le speranze dei Lions sono riposte nel braccio di Stafford, anche lui come Rivers estremamente efficiente nell’ultimo mese, e che proprio durante l’ultima partita contro i Raiders è diventato il secondo quarterback più giovane della storia a passare per più di 4000 yard e 30 touchdown, oltre che sui WR Calvin Johnson, Nate Burleson e Titus Young.
A causa degli infortuni si fa poco affidamento sul gioco di corsa, ma questa ormai non è una novità. La difesa invece ha dimostrato per tutto l’anno problemi di contenimento contro le squadre guidate da un grande quarterback, per questo la miglior tattica difensiva sarà generare lunghi drive in attacco, in modo da limitare possessi ed opportunità per Rivers e compagni.
Dovesse arrivare una vittoria, i playoff sarebbero matematici, e proprio i Packers hanno dimostrato l’anno scorso che una volta dentro tutto può succedere. Arrivando seconda nella divisione, Detroit avrebbe diritto ad una delle due wild card, con la prospettiva di giocare sempre fuori casa.
Attualmente i blu-argento sono alla pari con gli Atlanta Falcons, ma poiché la franchigia della Georgia ha vinto lo scontro diretto dell’ottobre scorso è avanti in classifica generale. Questo consegnerebbe ai Lions il seed numero 6, l’ultimo disponibile, e ad un incontro difficilissimo o in casa dei San Francisco 49ers, o più probabilmente all’interno del Superdome contro i formidabili New Orleans Saints.
Conquistare invece il quinto seed porterebbe ad una sfida con la vincente della NFC East, dove si sta svolgendo un’appassionante corsa a tre tra i Cowboys, Giants ed Eagles, con Dallas per ora in vantaggio sulle altre. Vincere in trasferta contro una di queste tre squadre sarebbe sicuramente meno complicato che farlo in Louisiana o in California, ma se i Falcons non perdono nelle ultime due giornate la prima delle due wild card sarà loro.
Ciò non toglie che Detroit, sebbene sicuramente sfavorita, quando si trova in giornata di grazia può competere con tutte le altre pretendenti al titolo, e non è raro vedere nei playoff sorprese che vanno contro il pronostico, soprattutto nel primo round.
Non c’è motivo per credere che Stafford non possa continuare il suo stato di grazia, mentre Johnson dopo la prestazione contro Oakland sembra essere ritornato il terrore di inizio campionato.
Se la pass rush e Ndamukong Suh dovessero ritornare al livello dello scorso campionato, allora davanti ai nostri occhi avremmo veramente una squadra completa in grado di arrivare ovunque, e saranno gli avversari ad imprecare contro il seeding che gli ha riservato come avversari una squadra cosi temibile e competitiva.
football crazy
bell’articolo
è un piacere
Se vincessero un turno in più della wild card, sarebbero una sorpresa monstre però…