Da lungo tempo i San Francisco 49ers non giocavano in un Monday Night Football di una certa rilevanza, e il loro ritorno sul grande palcoscenico del lunedì sera era attesissimo da molti.
Infatti dopo 2 MNF consecutivi molto poco interessanti, dove si sono scontrate squadre non di prima fascia, la partita di ieri vedeva avversarie due franchigie dal palmarès sfavillante e lanciatissime in stagione, per l’appunto San Francisco e Pittsburgh.
Per la quarta volta nella storia dell’NFL scendevano in campo due squadre con almeno 10 successi e il 75% di vittorie, vincitrici in totale di ben 11 Superbowl.
Sebbene entrambe le formazioni avessero già in tasca la qualificazione ai playoff, la posta in palio era comunque altissima: gli Steelers avevano un’occasione d’oro, potendo approfittare del passo falso degli enigmatici Baltimore Ravens contro dei San Diego Chargers impegnati in una disperata rimonta verso i Broncos e il primo posto nella AFC West. Vincendo, la strada verso il primo seed della conference sarebbe stata spianata, e la strada per il Super Bowl nella AFC sarebbe passata per l’Heinz Field.
Per i 49ers invece era imperativo vincere per tener testa ai New Orleans Saints di Drew Brees, in modo da rimanere al secondo posto assoluto nella NFC e poter giocare in casa il primo turno dei playoff dopo il bye.
Entrambe le squadre hanno approcciato la partita con diversi punti interrogativi dal lato delle assenze: i gialloneri dovevano fare a meno dell’ormai famigerato linebacker James Harrison, squalificato da Goodell per vie della testata inflitta a Colt McCoy 10 giorni prima, del centro Maurkice Pouncey, e del wide receiver Emmanuel Sanders.
Anche i californiani avevano un infortunato eccellente, l’ All-Pro Patrick Willis, insieme a Ray Lewis, l’inside linebacker più forte della lega, mentre la left tackle Staley aveva recuperato in tempo.
Ma il punto interrogativo più grande di tutti era quello che riguardava Ben Roethlinsberger. Big Ben aveva una caviglia malconcia, avendo subito una pesante distorsione contro i Browns nella partita precedente.
Anche se qualsiasi report lo dava out per l’incontro, il QB ha confermato una volta di più la sua determinazione e la sua altissima soglia del dolore, presentandosi in campo nonostante una forte zoppìa e una scarpa speciale per proteggere l’articolazione.
Il compito da assolvere era però di quelli difficilissimi da realizzare anche in piena forma fisica. Davanti a lui si stagliava una delle difese più feroci, se non la più feroce in assoluto: primi per punti subiti, con soli 14.4 punti al passivo per partita, abili contro i passaggi e primi contro le corse, dove non permettono ad un running back di raggiungere le 100 yard da 35 partite e in stagione ancora non hanno concesso un touchdown su corsa, statistica che ha dell’incredibile e va a pareggiare il record dei Decatur Staleys, stabilito nel 1920!
Terminato il riscaldamento, tutto è pronto per il kick-off, quando fuori dallo stadio salta una trasformatore e il Candlestick Park piomba nell’oscurità, tra lo stupore del pubblico e il nervosismo di allenatori e giocatori.
Quando finalmente si parte per davvero, è subito evidente quanto Roethlinsberger sia limitato da un punto di vista dei movimenti. Non potendo quasi correre, è incapace di tenere vive le azioni dopo il collasso della tasca di protezione , forse il suo marchio di fabbrica, e inoltre non riesce a dare velocità e spin alla palla, non potendo appoggiare e fare pressione sul piede sinistro.
Non per casualità infatti il suo primo drive si conclude con un intercetto nella red zone, riportato poi per una trentina di yard dal cornerback Carlos Rogers, al suo sesto intercetto stagionale, a meno uno dal leader Kyle Arrington.
Alex Smith entra subito in ritmo e muove bene le catene, evitando sack grazie a passaggi veloci, interpretando da maestro la West Coast Offense. Arrivati a poche yard dal touchdown però l’attacco rosso-oro entra in stallo, e come troppo spesso è capitato quest’anno, ci si deve accontentare di un field goal di David Akers.
Il secondo drive di Pittsburgh è una fotocopia del primo: Mendenhall non trova un millimetro di spazio, Ben forza la palla verso il centro del campo e Dashon Goldson, la free safety, intercetta e fa impazzire il pubblico. Attimi dopo il punteggio è sul 6-0, e con il suo secondo field goal Akers sorpassa il leggendario Jerry Rice per punti realizzati in una stagione da un 49ers, e arriva a meno due dal record di fg in una anno.
All’improvviso salta di nuovo la corrente, ma dopo venti minuti viene riattivata. Appare però evidente che lo stadio non è l’unica cosa che andrebbe rianimata; l’attacco degli Steelers è anemico, i passaggi incompleti e le corse inutili, in gran parte grazie alla difesa dei padroni di casa, un’unità che definire dominante è riduttivo. Il primo tempo si chiude con gli Steelers a 0, imbrigliati dalla difesa avversaria e penalizzata da molteplici errori.
Il secondo tempo si apre con la formazione di casa che non concretizza le ottime posizioni di partenza, e con le difese a comandare l’azione, una delizia da guardare per i cosiddetti “puristi” del gioco.
Un momento di svolta arriva quando la squadra di Tomlin riesce finalmente ad avvicinarsi alla end zone. Su un terzo down Big Ben arcua una bella parabola in direzione di Antonio Brown, che prende possesso della palla proprio mentre tocca la linea laterale con la mano.
La ricezione sembra buona, ma gli arbitri non la pensano allo stesso modo. Il challenge è d’obbligo ma fallisce, e lo scoramento tra le fila giallonere è palpabile.
Suisham realizza il field goal da 51 yard, ma la risposta dei ragazzi di Harbaugh è impressionante, e con una serie di play action ben congegniate il tight end Vernon Davis prima guadagna quasi 50 yard in 2 passaggi, e poi riceve il td pass di Smith da distanza ridotta.
Pittsburgh replica con un drive sostenuto ma che termina con l’errore di Suisham dalle 48 yard, e da quel momento in avanti sarà buio totale: Roethlinsberger sarà messo sotto pressione snap dopo snap dopo snap dalla defensive line dei 49ers, Justin Smith recupera un fumble e Aldon Smith, rookie fenomenale, terrorizza la linea d’attacco e mette a segno 2,5 sack. La partita la mette in ghiaccio Gore con una corsa. C’è spazio solo per un altro intercetto di San Francisco, grazie a Tarrell Brown, e alle corse di Gore per esaurire il cronometro.
Complessivamente, la franchigia della Pennsylvania ha iniziato i propri drive mediamente dalle 18 yard , il peggior risultato dal 2005, e i californiani sono stati abili a sfruttare le occasioni a favore e a non concederne agli avversari, dominando dal primo all’ultimo minuto grazie alla difesa e in particolare ad Aldon Smith, che si trova a soli 1,5 sack dal record ogni epoca per un rookie.
Questa vittoria permette a San Francisco di zittire perentoriamente gli scettici che non li consideravano in grado di battere le squadre di vertice e di conservare il secondo posto nella NFC, mantenendo il vantaggio del fattore campo nei confronti dei Saints.
In un eventuale scontro diretto al divisional round, il fattore campo farebbe tutta la differenza del mondo visto che la formazione della Louisiana è praticamente imbattibile nel Superdome, e soffre di più negli stadi all’aperto. Ovviamente sarà fondamentale continuare a vincere, a partire da domenica nella complicata trasferta a Seattle, e successivamente nell’ultima settimana di gare a St.Louis, che dovrebbero essere privi di Sam Bradford.
Diverso il discorso per gli Steelers, che hanno perso la grande chance di garantirsi i playoff in casa. Ora con ogni probabilità finiranno con il seed numero 5, dovranno giocare la post season tutta in trasferta a cominciare dal wild card round contro la vincente della AFC West, e in caso di vittoria andare o nella tana di Baltimore, contro cui hanno già perso due volte su due quest’anno, o a Foxborough contro i New England Patriots, che sono favoritissimi per il top seed a questo punto.
Ma la priorità numero uno, oggi come oggi, è sicuramente cercare di recuperare Big Ben, perché con un qb al 20%, come era Roethlinsberger lunedì, anche solo pensare di poter vincere la settimana prossima contro i Rams e Steven Jackson è una chimera.
football crazy
Un elogio alla descrizione e all approfondimento dell’articolo.Ottimo lavoro.