Sono ormai terminati gli aggettivi per descrivere i Dallas Cowboys di questa ed altre stagioni, una squadra che ha dimostrato più e più volte di non saper vincere sotto pressione, capace di mettersi in difficoltà con le proprie mani in una maniera impressionante. E parliamo di una compagine dalle mille possibilità e potenzialità per fare bene, che quando è in giornata può presentare un attacco completo e pericoloso che non ha nulla di che invidiare ai migliori della lega, e di una difesa che quando decide di giocare sul serio può mettere in difficoltà chiunque.
Misteriosamente, la concentrazione che viene richiesta per tutta la partita viene misteriosamente a svanire nei momenti più delicati.
Faceva male a sorridere Jason Garrett, durante gli ultimi istanti di una gara di importanza capitale contro dei New York Giants inchiodati con le spalle al muro. Tom Coughlin aveva appena chiamato un timeout per decontrentrare Dan Bailey prima della conclusione decisiva, che peraltro era andata perfettamente tra i pali solo un piccolo istante dopo il fischio degli arbitri, e Garrett, pensando forse a quello che lui stesso aveva combinato una settimana prima, si era lasciato sfuggire un sorriso di quelli sinceri, ottimistici, tipici di chi sta pensando ad un’analogia di sette giorni prima che stava per invertirsi a suo favore.
Invece, gli è esplosa in faccia.
La settimana scorsa in Arizona era accaduto l’impensabile, mai difatti ci si sarebbe immaginati di veder soccombere i Cowboys contro una squadra allo sbando come i Cardinals, specialmente in un overtime dove Dallas aveva avuto per prima l’opportunità di chiudere tutti i discorsi. Allora Garrett aveva chiamato un improbabile timeout proprio mentre Bailey si apprestava a calciare i tre punti della vittoria, un timeout di impossibile comprensione, alla spiegazione del quale ci si guardava ancora attoniti in faccia cercando di trovare un perché che forse nessuno è in grado di reperire. A questo era seguito un touchdown di LaRod Stephens-Howling, che in un sol colpo aveva decretato la fine del supplementare e la perdita di una preziosa opportunità di staccare ulteriormente i Giants nella corsa alla Nfc East, importantissima da vincere per via del complicato quadro playoffs per le squadre che non saranno a fine stagione in testa alla propria division, vista la contemporanea presenza di più compagini in grado di accaparrarsi quei due posti così ambiti.
Una domenica più tardi e la situazione cambia di poco.
Il timeout lo chiamano non troppo furbescamente i Giants, forse memori proprio della situazione appena descritta, ma le statistiche storiche della pratica chiamata icing the kicker non ha molto successo nella Nfl. Tuttavia, ghiacciato” dal timeout, il bravo Bailey si posiziona nuovamente per la conclusione e la scaglia contro la mano di Jason Pierre-Paul, che si mette in mezzo tra l’ovale i pali ed i sogni di Jerry Jones: la palla cade desolata nelle vicinanze, ed i Giants festeggiano una vittoria che chiamare inattesa pare addirittura eufemistico.
Sì, perché Dallas la partita l’aveva dominata ed aveva ampiamente dimostrato di valere il primo posto divisionale, Tony Romo aveva appena concluso una delle migliori prestazioni di carriera completando 21 passaggi su 31 tentativi per 321 yards e 4 passaggi da touchdown, tra cui un’emblematica bomba da 50 yards per Dez Bryant che, nel quarto periodo, aveva abbondantemente scritto la parola fine alla gara. Bryant era stato clamorosamente lasciato solo da un errore in copertura che una squadra da playoffs non può permettersi, il punteggio era salito a 34-22 in favore dei Cowboys, e ad Eli Manning rimanevano solamente poco più di 5 minuti da sfruttare per cercare due drive da far terminare in endzone, una missione oramai disperata. Se Dallas avesse vinto, New York sarebbe praticamente rimasta con un piede e mezzo fuori dalla corsa per la post season.
Manning ha invece tenuto fede alla fama di maestro della rimonta nei quarti periodi, e la difesa dei padroni di casa, tra penalità e coperture mancate, gli ha dato una mano. Quei due drive sono arrivati a destinazione nei tempi richiesti, le ricezioni del precedentemente spento tight end Jake Ballard sono giunte nel momento giusto, ed il mix di nervi di ghiaccio, corse puntuali di un Brandon Jacobs che così cattivo non lo si vedeva da un’eternità, e l’emergere di un Victor Cruz ingabbiato per quasi tutta la partita si sono rivelati essere gli ingredienti corretti per riuscire nell’impresa.
E stavolta a Romo si può imputare ben poco, o addirittura nulla, in quanto in mezzo a tale spreco lui era riuscito ancora una volta a mettere la sua squadra in posizione di portare la gara al supplementare, completando l’ennesimo pallone a lunga gittata della sua partita per il rientrante Miles Austin, che con 46 secondi rimasti era persino riuscito a catturare due palloni per ben 45 yards totali. Tutto ciò di cui i Cowboys necessitavano per rimediare al disastro.
Il ritorno di Austin pareva essere una ciliegina sulla torta per un attacco dalle grandi potenzialità, che non ha perso il ritmo grazie al prepotente emergere di Laurent Robinson, il cui contributo stagionale è stato di valore incalcolabile, e con Bryant cancellato dal campo per gran parte del match. Ed una tegola pesantissima come l’infortunio di DeMarco Murray, per il quale si teme che la stagione sia terminata a causa della caviglia, era persino stata superata con decisione grazie al contributo di Felix Jones, che tornato ad essere un backup ha evidentemente messo in campo tutta la rabbia e la motivazione, che lo hanno portato a produrre 137 yards totali.
Una gara inizialmente molto equilibrata, dove le squadre si erano scambiate diverse volte il comando nel punteggio, sembrava essersi spezzata in occasione dell’intercetto subito da Manning con i Giants in posizione per segnare, un’azione a dir poco confusa e rocambolesca dalla quale Sean Lee era spuntato fuori con l’ovale tra le braccia in un momento psicologicamente devastante per gli avversari.
Ma il quarterback dei Big Blue, in collaborazione con un Hakeem Nicks puntuale come un orologio svizzero e già sopra le 100 yards in ricezione dopo il solo primo quarto, ed un rinato Mario Manningham (responsabile anche di un drop clamoroso in endzone), hanno rovinato una festa che pareva solo aspettare il momento opportuno per cominciare, una scoppola divisionale che ha visto i Giants rialzarsi di scatto dopo aver visto il buoi più totale.
La mano di Jason Pierre-Paul, che ha terminato una straordinaria partita collezionando due sacks ed una safety, ha trasformato il possibile 6-7 di New York in un 7-6 che, beffardamente, li pone anche davanti ai Cowboys a parità di record con il vantaggio del tie-breaker, e con un rematch all’ultima di campionato che sa molto di ultima spiaggia per entrambe le squadre.
Jerry Jones ha tutte le ragioni del mondo per stizzirsi, per quanto si sforzi i suoi amati Cowboys non sembrano ancora pronti per giocare a football e vincere nel mese di dicembre, che nella storia recente è stato l’ostacolo più grande tra Dallas e la qualificazione ai playoffs. Ora c’è sempre meno tempo per dimostrare, nelle gare rimanenti, che la squadra non molla nei momenti decisivi e che qualcosa può effettivamente essere cambiato dagli anni scorsi, e che si è imparato anche dalle sconfitte più brucianti. Anche se questa rischia di essere addirittura ustionante.
Dallas era in posizione per vincere la division con tranquillità sfruttando l’annata nera di Philadelphia e la perenne inconsistenza di Washington, ma ha lasciato rimontare la sua rivale più temibile. Per New York ogni gara era una sorta di postseason anticipata. Ora lo è anche per i Cowboys.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Dallas ha perso una partita incredibile, anche se direi “dominata” solo all’inizio dell’ultimo quarto. In precedenza infatti abbiamo assistito ad un continuo alternarsi in testa. Incredibile il drop di Manningham, che ha privato Eli del record di TD (14) all’ultimo quarto in una stagione, per ora solo pareggiato (insieme al fratello Payton e Unitas…. e non è poco). Ma la festa sarebbe arrivata poco dopo col TD su corsa di Jacobs, autore di una grande prova.
In definitiva direi Dallas troppo discontinua, troppo “umorale”, e con una difesa troppo tesa a blizzare affettata da Eli in modo proverbiale.