Se ad inizio stagione avessero detto ad un tifoso dei Giants che a metà stagione sarebbero stati davanti a Dallas e soprattutto Philadelphia, forse questo tifoso avrebbe dubitato della sanità mentale del suo interlocutore.
Se ad inizio stagione avessero detto ad un tifoso dei 49ers che a metà stagione sarebbero stati 7-1, con il secondo record di tutta la NFL, senza pensarci questo tifoso un nanosecondo avrebbe chiamato il reparto di igiene mentale del più vicino ospedale.
La sfida tra Giants e 49ers si presentava così con due squadre reduci da una prima metà di stagione buonissima o addirittura eccezionale: da una parte New York aveva un record di 6-2 ma soprattutto la vetta solitaria della NFC East, anche con un margine di sicurezza su Cowboys e Phillies; dall’altra San Francisco si presentava all’appuntamento con la tranquillità del suo 7-1 totalmente inaspettato e per molti tifosi la sfida era un tranquillo banco di prova per vedere come si sarebbe comportata la squadra di fronte ad un avversario di caratura ottima come i Giants.
Di partita e recap tratterò brevemente, visto che immagini e numeri si possono trovare ovunque: la vittoria è andata ai 49ers per 27-20, arrivando al 12-6 di soli field goal, prima che i TD di Vernon Davis e Kendall Hunter (sostituto di Frank Gore, poco della partita per problemi ad un ginocchio) portassero San Francisco alla W, nonostante Mario Manningham e Hakeem Nicks abbiano tentato fino in fondo di mantenere i Giants in linea di galleggiamento.
Proprio dai Giants inizia nell’analisi di questa partita: Eli Manning ha a mio avviso dimostrato nel primo tempo tutto quello che di buono aveva messo giù nelle precedenti partite: rapido nel rilascio, abile nel trovare i ricevitori sia sul lungo che nel corto e precisissimo, con i primi 11 passaggi a segno. L’unica pecca è, se vogliamo, la mancanza di precisione in endzone, anche a causa di una difesa avversaria che a ridosso della propria diventava d’un tratto praticamente intoccabile. Discorso inverso nella seconda metà della partita, con Manning più impreciso e pinzato due volte da Carlos Rogers ma più efficace nel trovare i suoi ricevitori per i TD.
I Giants restano in ogni caso una squadra da prendere con le molle per ogni avversario, forse con qualche pecca nel backfield, derivante dall’assenza di Ahmad Bradshaw ed un Brandon Jacobs non irresistibile e ben controllato. Anche la difesa non è stata impeccabile, con i due TD che hanno mostrato pecche nelle secondarie: sul primo un ricevitore di livello com’è Davis non è stato preso in consegna, ha avuto la palla wide open prima che sulle due yards Kenny Phillips tentasse un disperato placcaggio. Sul secondo una corsa centrale di Hunter si è trasformata in un viaggio di 20 yards praticamente in solitaria. Sono errori anche grossi, ma si potranno correggere, considerando che la base su cui lavorare è buona.
I 49ers invece traggono nuove ma consolidate certezze da questa vittoria, a partire dal titolo divisionale che sembra quasi in tasca, ad un record che sarà almeno in pareggio e con la seria possibilità di averlo in positivo per la prima volta dal 2002, che è anche l’ultimo anno di partecipazione ai playoff.
Ma si ha anche la certezza di avere a roster un QB come Alex Smith che sta inanellando prestazioni di livello assoluto una dietro l’altra e sta mostrando appieno, forse per la prima volta con continuità dall’ingresso nel mondo del professionismo, quelle qualità che gli erano riconosciute al momento della sua scelta al draft 2005. Anche il coaching staff di Jim Harbaugh si è dimostrato all’altezza, con chiamate efficaci e spettacolari, come l’onside kick della fine del secondo quarto, ed un controllo in particolare sulla difesa, vero altro punto di forza dei Niners.
San Francisco rimarrà tra le mura amiche anche questa settimana, quando al Candlestick Park arriveranno gli Arizona Cardinals, squadra senza dubbio di qualità inferiore ed in difficoltà con il perdurante infortunio di Kevin Kolb: buona prestazione l’ultima però, dove hanno sconfitto a domicilio Philadelphia, che sarà anche l’avversaria dei Giants in una sfida tra rivali divisionali che molto avrebbe potuto e dovuto significare ad inizio stagione, ma la travagliata stagione degli Eagles fa credere che questi ultimi non abbiano ossibilità contro questa New York.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte
Io sono tra quei tifosi dei niners che avrebbe chiamato l’igiene mentale……….infatti adesso sono in cura perchè credo alle fate!!!! :)) :))
Go Niners, finche ce n’è!!!