Alex Smith non brilla per statistiche, ma è davvero efficiente e concreto.

Uno dei tanti motivi di fascino nel seguire la National Football League è costituito dal ritrovarsi a vivere alcune situazioni completamente capovolte da un anno all’altro. Sono passati tanti anni dall’ultima partecipazione ai playoffs sia per San Francisco che per Detroit, con i Niners a rincorrere disperatamente i giorni di gloria irrimediabilmente giunti al termine appena prima di cominciare un ciclo di ricostruzione risultato fin troppo lungo e doloroso in termini di risultati e pazienza, ed i Lions presi a scacciare le streghe di una gestione poco accurata della direzione generale della franchigia, culminata negativamente con la perfect season al contrario, e con una dura ripresa del morale dopo che la parola vittoria era diventata un tabù da sfatare.

L’anno scorso, o quello prima ancora, e chissà quanti altri continuando a ritroso, Lions e 49ers si sarebbero potuti scontrare in una sorta di Misery Bowl di cui non sarebbe importato nulla a nessuno, se non eventualmente per stabilire il futuro ordine di chiamata al draft per prendersi un pezzo da novanta per la stagione successiva.

Le due franchigie hanno seguito percorsi abbastanza similari avendo potuto contare su risultati migliori non appena cambiata la gestione tecnica della squadra, con Detroit galvanizzata dall’arrivo di Matthew Stafford, regista che avrebbe potuto garantire al team dei progressi più veloci se solo fosse riuscito a non infortunarsi così spesso, ma soprattutto migliorata dall’avvento di Jim Schwartz, arrivato nella Motor City con tutta l’intenzione di riuscire nella missione impossibile, vincere.

In maniera quasi analoga per cambiamento repentino di cultura in spogliatoio, l’impatto di Jim Harbaugh a San Francisco è stato, per quello che ci racconta il presente campionato, nettamente devastante nel senso più positivo del termine, in quanto ha definitivamente sancito che molte scelte riguardanti il roster non erano state affatto sbagliate e che i veri problemi risiedevano nella precedente gestione tattica implementata nel breve regime di Mike Singletary.

La differenza più grande tra un’edizione e l’altra dei Niners sembra proprio essere quella visibile nella migliore capacità decisionale e gestionale di Harbaugh a partita in corso, anche quando la squadra sbaglia di continuo a livello esecutivo, ma riesce comunque a reagire, e trovare il famoso modo di vincere caro a tutti gli allenatori. Ed il tanto criticato Alex Smith gioca con precisione e poche forzature, dimostrando di gara in gara che anche con lui da titolare si può vincere con costanza.

Ed eccoci piombare nella più improbabile delle gare più importanti della stagione, in un Ford Field all’interno del quale era impossibile persino parlare con chi ti stava vicino, colpa di un rumore che presso l’impianto non si era mai sentito, perché da quando esiste i Lions non avevano mai dato motivo di entusiasmo. Due contenders, una di fronte all’altra, i padroni di casa con l’incredibile imbattibilità stagionale da difendere, gli ospiti con la concreta possibilità di una vittoria esterna che li avrebbe portati ad essere la seconda migliore squadra della Nfc, proprio alla pari dei Lions, uno scenario che se azzardato da qualcuno dodici mesi fa, avrebbe generato solo ilarità.

San Francisco si è aggiudicata una partita molto spettacolare a livello difensivo, lato del campo nel quale Harbaugh ha vinto la sua prima mini-sfida rendendo la sua unità la prima di quest’anno ad impedire una ricezione da touchdown a Calvin Johnson, e facendo restare in gara una squadra penalizzata tantissimo in attacco a causa del chiasso costantemente prodotto dall’impianto, un reparto che nel primo quarto è riuscito a perdere yards per fazzoletti gialli in maniera addirittura sistematica.

La difesa, pur non riuscendo a togliere Johnson dal campo concedendogli 16.1 yards per ricezione (113 totali), gli ha comunque negato imprese circensi all’interno della propria endzone rendendo l’attacco di Detroit mono-dimensionale, senza farsi infilare dalle corse esplosive di un Jahvid Best efficace solo in ricezione, e mettendo tanta pressione su un buonissimo Stafford (28/50, 293 yards, 2 TD) con coperture messe giù a puntino – la presenza di Carlos Rogers si sente, e molto – e pass rush generata quasi ed esclusivamente dalla linea difensiva, grazie a prestazioni eccellenti dei due Smith, Justin e Aldon, con il rookie pure responsabile di una safety nel primo tempo.

Al reparto difensivo è andato il merito di aver tenuto San Francisco in partita dopo un primo quarto passato sotto di dieci punti e senza un primo down ottenuto dall’attacco se non durante l’ultimo giro di cronometro del medesimo periodo, nonché con il peso del turnover causato dal fumble provocato e recuperato da Kyle Vanden Bosch ai danni di Smith (17/32, 125, TD, INT).

In vantaggio con il field goal iniziale di Jason Hanson e con il touchdown di Brandon Pettigrew impreziosito da una presa effettuata a dispetto della stretta marcatura,  i Lions hanno ceduto terreno alle esplosioni saltuarie di Frank Gore, che ha catturato un paio di guadagni importanti in campo aperto – uno per tempo – risultando determinante per posizionare l’attacco all’interno delle 5 yards, posizione dalla quale sarebbe stato lui stesso a sbloccare la situazione dando inizio alla mini-rimonta che ha visto i 49ers sopra di due punti in chiusura dei primi 30 minuti, grazie anche ad un calcio di 55 yards da parte di David Akers messo tra i pali allo scadere.

Nella ripresa la situazione non si è spostata più di tanto da come la si era vista in precedenza, con Stafford immobilizzato dal mix di pressione e coperture posto in atto dagli attenti Niners, che hanno costretto il quarterback a servirsi quasi esclusivamente di Best in circostanze di screen, le uniche che riuscissero a produrre yards in positivo, portando però solo a tre ulteriori punti a firma di Hanson. Field goal cui Akers aveva peraltro risposto con puntualità, peraltro, sfruttando un’altra galoppata di 55 yards, a firma di Gore, prima di un apparente break positivo per i Lions per via dell’intercetto registrato da Amari Spievey, turnover dal quale era nato il touchdown di Nate Burleson.

Sotto nel punteggio, oramai agli sgoccioli della partita, San Francisco non ha perso la calma, ed ha gestito il possesso decisivo come le squadre vincenti sanno fare. Le chiamate offensive sono state metodiche e producenti, prendendo vantaggio morale dalla bella posizione di campo fornita al ritorno di punt di Ted Ginn Jr. i Niners si sono affidati alla freschezza di Kendall Hunter per racimolare 18 yards in due portate, ed una volta giunti in redzone Smith ha tirato fuori la migliore palla in slant possibile proprio nel momento del bisogno, su un quarto e sei con la gara da decidere, pescando Delanie Walker per il sorpasso.

In quel momento è stata tuttavia ancora la difesa a fare la differenza, forzando tre incompleti consecutivi (nel possesso successivo Akers avrebbe fissato definitivamente il punteggio sul 25-19) e quindi, nel tentativo disperato di rimonta, ha registrato un importante sack, il quinto del pomeriggio, ponendo termine alla striscia consecutiva di vittorie di Detroit, che da nove gare – contando la fine del 2010 – non aveva più conosciuto sconfitte.

A fine gara c'è stata tensione tra i due head coach.

La gara è stata combattuta regalando uno spettacolo degno di due squadre meritevoli delle rispettive posizioni divisionali, ed alla fine ha prevalso la compagine che ha semplicemente eseguito tutte le manovre corrette al momento più giusto, con la freddezza mista a sicurezza che contraddistingue le squadre allenate da Harbaugh, che proprio come lui faceva quand’era in campo – lo si ricorda nei panni di Captain Comeback – rendono meglio quando il punteggio è in bilico, e non sono afflitte da panico se vanno sotto nel punteggio.

La tensione creata dal’importanza della posta in palio ha persino giocato un brutto scherzo ai due allenatori, protagonisti di un equivoco che si spera venga superato e chiarito quanto prima, andato a generare un bisticcio conseguito dalla classica stretta di mano tra i coach a fine gara, con un Harbaugh evidentemente sovraeccitato ed uno Schwartz che ha mostrato di aver sentito la sconfitta, una parola a cui la sua squadra aveva fatto una pessima abitudine, e che invece, con un adeguato lavoro mentale e psicologico, potrà diventare un’eccezione nel mezzo della bellissima stagione dei suoi Lions.

I Niners, invece, hanno ampiamente dimostrato di non essere i migliori della Nfc West per via dello scarso valore del loro raggruppamento, e si stanno seriamente facendo largo tra le migliori squadre di tutta la conference.

E qualora, come oggi pare molto plausibile, San Francisco e Detroit dovessero battagliare durante i playoffs, scommettiamo che questo episodio non mancherà di tornare di stretta attualità, alimentando una nuova rivalità che a questi livelli così alti non non si sarebbe immaginato davvero nessuno.

2 thoughts on “Lions non più imbattuti, San Francisco fa sul serio

  1. Noooooooo……………non ci posso credere!!!! Abbiamo vinto a Detroit!!!! Go Niners GO!!!

  2. chi mai poteva pensare dopo tanti anni di sconfitte e delusioni di essere 5-1 dopo 6 incontri e soprattutto di vincere partite come quelle contro phila e detroit? Ancora stento a crederci, abbiamo tanti limiti, ma alla fine si riesce a trovare il bandolo della matassa e a portare a casa delle partite incredibili! Grande difesa, grande Gore, bravo Smith che finalmente sta dimostrando di valere la prima scelta del 2005 se non sbaglio…… Soprattutto grande il coaching staff con Harbaugh in primis che sanno decidere e tirare fuori il meglio da questo gruppo di ragazzi! Speriamo che il sogno continui!! Go Niners!

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