La finale ha regalato strane sensazioni, nel senso che in un modo o nell’altro ci si attendeva di veder ancora primeggiare Pittsburgh in competizioni di alto livello come questa, che sembra ritagliata apposta per farvi primeggiare a prescindere una squadra dalla tradizione vincente, forgiata sulla grande difesa e sulla fisicità, sulla capacità di risolvere le situazioni ingarbugliate con efficacia e disinvoltura, intorno all’abilità di costruire il roster attraverso la scelta di giocatori capaci di integrarsi alla perfezione nel sistema, e nel contempo soddisfare i requisiti morali ed agonistici notoriamente richiesti dalla proprietà.
Nonostante la maggiore esperienza rispetto agli avversari in questo tipo di scenario gli Steelers si sono ritrovati a dover rincorrere Green Bay per tutta la gara quasi esclusivamente per colpa dei loro stessi errori, inconsuetamente commessi da una squadra che si presupponeva sapesse come gestire una situazione di questo tipo ma che non è riuscita nell’obbiettivo per la mancanza dell’applicazione di uno dei pilastri della filosofia del football vincente, la cura del pallone. Se difatti in passato Pittsburgh era in qualche modo venuta fuori con il sorriso da situazioni dove il bilancio turnovers commessi/recuperati era negativo anche in partite di playoffs, questa volta gli sbagli compiuti sono stati troppo pesanti da digerire anche per l’onorevole tentativo di rimonta messo in piedi grazie ad una difesa che ha tenuto a secco i Packers per gran parte del secondo tempo, impedendo a Green Bay di chiudere i discorsi anzitempo.
Nel primo tempo sono stati difatti fondamentali i due intercetti rimediati da Ben Roethlisberger, normalmente poco propenso a forzare, ma tuttavia costretto a soluzioni d’emergenza da parte di una crescente pressione.
Gli Steelers hanno dovuto gestire una situazione simile a quella affrontata nei playoffs contro Baltimore, quando alla fine del primo tempo avevano subito tre mete rispondendo solamente con tre punti, coronando una rimonta che li aveva portati a segnare il touchdown del vantaggio, difendendo di conseguenza l’ultimo possesso offensivo dei Ravens come meglio non si poteva. Tutti i meccanismi avevano cominciato ad ingranare nel più corretto degli istanti, ponendo enfasi sulla capacità di Mike Tomlin e del suo staff nell’arte del saper porre gli aggiustamenti necessari negli spogliatoi e di gestire il tutto senza perdere la calma.
A larghi tratti il Super Bowl XLV è parso una copia molto vicina a quella partita di Divisional Playoffs.
L’iniziale svantaggio, causato con la collaborazione dei due citati turnovers, era in parte riconducibile alla battaglia persa in trincea in quel particolare snap da parte di Chris Kemoeatu contro il colossale Howard Green, una delle tante armi segrete dei Packers oggi campioni, causa principale della spirale imperfetta con cui era uscito il lancio profondo di Roethlisberger poi terminato tra le braccia di Nick Collins, per un ritorno di intercetto che si sapeva sarebbe stato di difficile gestione psicologica.
Il secondo pallone perduto è invece nato da un lancio probabilmente troppo frettoloso, scagliato in doppia copertura, rimbalzato sulle mani di Mike Wallace ed approdato tra le fauci di Jarrett Bush, azione che avrebbe poi avuto come conseguenza la ricezione vincente di Greg Jennings per il 21-3 parziale, portando a 14 il numero di punti segnati dai Packers a seguito di un ovale recuperato.
E proprio in perfetta analogia nei confronti della partita contro Baltimore, la difesa si è eretta a muro invalicabile per tutto il terzo periodo e buona parte del quarto concedendo all’attacco numerose possibilità di riportare il punteggio vicino, come effettivamente era accaduto e senza contare che gli Steelers hanno comunque avuto la possibilità tangibile di vincere acciuffando la gara per i capelli, ma la terza palla persa di serata, anch’essa trasformata opportunamente in sette punti, è stata di irrecuperabile impatto nell’economia del Super Bowl.
L’aspetto sportivamente grottesco della faccenda, è stata la mancata applicazione di un dettaglio fondamentale all’interno di un insieme di azioni che aveva portato finalmente l’inerzia dal lato di Pittsburgh, facendo rivedere in campo quella squadra concreta capace di rimettere le cose a posto anche in seguito ad errori, proprio nel momento di massima efficienza del macchinario d’acciaio.
Difatti, quando la difesa ha cominciato il secondo tempo forzando per due serie consecutive di giochi un 3 & out, e l’attacco aveva trovato varchi di luce nel tanto importante gioco di corse, la situazione che si poteva leggere tra le righe avrebbe portato a pensare che gli Steelers stessero raddrizzando la situazione per ribaltare la gara a loro favore, come spesso avevano già fatto in stagione. In quel momento avevano trovato il mix corretto, tenendo fuori Rodgers dal campo imponendo la loro capacità gestionale del cronometro, ma soprattutto avevano messo in moto con successo Rashad Mendenhall, che i Packers non riuscivano più a fermare quando questi raggiungeva l’estremità della linea offensiva (la famosa “edge” – ndr) per poi tagliare dritto guadagnando diversi primi downs.
Proprio Mendenhall è stato un po’ croce ed un po’ delizia per la sua squadra, come d’altro canto lo era stato in altre occasioni quand’era emerso che il suo difetto principale era quello di non avere sufficientemente salda la presa del pallone, fatto che andava chiaramente in contrasto con il concetto di ball security tanto predicato nella Nfl e nel football in genere, un aspetto che da sempre differenzia un grande running back da uno bravo e basta.
Nel momento di maggior efficienza Pittsburgh ha perso sostanzialmente palla e gara assieme quando Ryan Pickett e Clay Matthews hanno incrociato i placcaggi mettendo entrambi le mani sul back nero e giallo, colpendogli il polso e determinando il fumble ricoperto da Desmond Bishop, concatenamento di eventi che avrebbe poi portato a 21 la quota di punti ammassati post-turnover recuperato da Green Bay. E pensare che i ragazzi di Tomlin, fossero stati più disciplinati in termini di fazzoletti gialli (su tutti quello preso a due minuti dalla fine da Keyaron Fox), avrebbero potuto digerire meglio quelle palle perse portandosi ugualmente a casa punteggio, partita e trofei annessi.
Come abbiamo più volte asserito, gli Steelers sono una delle poche franchigie modello esistenti nella Nfl attuale, e non dovrebbero patire troppi problemi nel riuscire a costruire una nuova occasione per vincere l’agognato settimo titolo. Sappiamo della dirigenza, che dispone di una squadra di scout di eccellente livello, capace di riempire i vuoti con i tasselli corretti con straordinaria continuità, parte fondamentale di un discorso che vorrebbe evitare agli Steelers di ripetersi come squadra in grado di arrivare al Super Bowl senza riuscire a qualificarsi per i playoffs l’anno successivo.
Mike Tomlin sa bene come motivare al massimo i suoi ragazzi. Ben Roethlisberger, Troy Polamalu, Hines Ward, Casey Hampton e molti altri che avevano vinto i due Super Bowl precedenti hanno conosciuto il sapore della sconfitta al Grande Ballo per la prima volta, il che fungerà senz’altro da forte motivazione per tentare di farvi ritorno.
Gli Steelers avranno anche perso questa partita in particolare modo per demeriti loro, ma questo non cancella il grande campionato che hanno giocato pur non essendo considerati favoriti nella Afc, né tanto meno significa che non siano capaci, tra un anno o due, di ripresentarsi nella medesima gara per il settimo sigillo di franchigia.
Se c’è una cosa che sanno fare, è ripetersi ad alti livelli con costanza.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Che dire..i miei Steelers hanno perso…credevo in una mitica rimonta come contro i Ravens ma cosi’ non e’ stato. Mentre guardavo la partita ho capito che al fumble…avevamo perso. C’e’ il rammarico che poteva andare meglio anche se sono mancati proprio in campo gente come polamalu..ch non si e’ visto per niente. I missili di Big Ben sono serviti fino ad un certo punto. e quel calcio da 3 punti sbagliato e’ stato il preannuncio che tutto girava male…e infine la penalizzazione per eccessiva violenza verso la fine ci ha stroncati…ho creduto nel miracolo fino all’ultimo..ma la partita l’abbiamo persa a causa di un primo quarto indecente. Coraggio Steelers …sara’ per il prossimo anno… )))
la fine del primo quarto è stata gestita malissimo sagli Steelers.
Anche tatticamente….BIg Ben ha iniziato a forzare ed è incorso negli intercetti…eravamo a 3 quarti dalla fine e non vi era questa necessità.
Si sono doveva affidare ancora alle corse di Mendellhall
Anch’io credevo nella rimonta. Che Big ben lanciasse un intercetto era nella norma del suo gioco, due un po’ troppi, per di più il secondo proprio brutto.
Bene o male l’attacco degli Steelers ha segnato 3 TD ed un FG, esattamente come Rodgers. La difesa Steelers ha invece svolto un compitino non da Superbowl. La secondaria, sulla quale ci sono stati dubbi per tutto l’anno, si è fatta uccellare parecchie volte nonostante spesso avesse l’uomo in più. Tutti sembravano preoccupati dal concedere il big play a Rodgers ed hanno giocato assolutamente contratti ed esitanti, sempre un passo in ritardo. La difesa di GB ha invece causato il primo intercetto di Rpethlisberger con il colpo sul suo braccio ed il monumentale sandwich che ha fatto schizzare il pallone dalle mani di Mendenhall. I 3 sacks degli Steelers sono stati perfettamente inutili nell’economia del gioco e Rodgers è riuscito a chiudere tranquillamente i terzi tentativi importanti. il TD di Jennings, lasciato da Farrior e con Polamalu che reagisce quando è troppo tardi, è l’emblema di una serata sotto il par per Dick LeBeau ed i suoi giocatori. A questo si aggiunge una gestione di partita con qualche pecca, con due timeout spesi in anticipo ed un tentativo di calcio affrettato, dalle 52 ci sta di sbagliare.
Buona la partita della sempre criticata OL, in affanno sul primo intercetto per paura del safety, ed un plauso a due “vecchietti terribili”: l’immenso Ward e lo scatenato Randle El. Non pervenuti Harrison e Polamalu. Taylor ha ulteriormente dimostrato di essere un buon giocatore non un fuoriclasse, ma nella posizione dietro di lui il nulla. Un grande “shame” a Fox per l’inutile fallo sull’ultimo ritorno.
Alla fine l’impressione è che sulle spalle degli Steelers, molti con già l’esperienza di un SB, alcuni addirittura di due, pesasse l’emozione molto più di quanto non fosse per Green Bay. Sarà stata la sicurezza del 6° seeding come per gli Steelers del 2005?
gran bella partita comunque , abbiamo visto un ottimo football , due grandi squadra , ha vinto quella che ha avuto meno turnovers , come mi aspettavo ; comunque i tifosi STEELERS non dovranno aspettare molto per gioire ancora , di questo potete starne certi .
I tifosi di Pitts possono essere si dispiaciuti per come sia finita, ma devono essere orgogliosi di una squadra che negli ultimi anni ha dato soddisfazioni immense e soprattutto una squadra di veri guerrieri mai domi che non si arrendono mai e danno sempre quell’impressione di poter vincere in qualsiasi partita anche quando giocano male e commettono tanti errori.
Bella partita, vinta solo al 4&out dell’ultimo minuti. Quando GB ha scelto di calciare da 3 (anziché tentare il 4&goal) ho pensato (temuto) che gli Steelers avrebbero vinto, perché avevano in mano il matchball. Sulla questione delle penalità, è demoralizzante vedere in quante occasioni la squadra che insegue (o ritorna il punt) si trova a subire penalizzazioni per false partenze, violenze non necessarie, ecc.. Su questo aspetto credo che tutti i team abbiano ancora notevoli margini di miglioramento. Comunque solo Roet poteva tenere in piedi la baracca con un parziale così negativo. Su Polamalu, mi pare abbia peccato di superbia quando sul 2.o TD Nelson ha tentato semplicemente di abbatterlo (come fa sempre) anzichè provare a sbarrare l’endzone.
Per Pittsburgh (con 2 T, vero La7?) non vedo un futuro così roseo. Non tanto per l’attacco, ma soprattutto per la difesa con troppi uomini che cominciano ad avere un’età. Hampton ne ha 35 ed il suo sostituto, Hoke, 36 come Farrior. Aaron Smith va per i 35 e sulla sua tenuta fisica c’è più di un dubbio. E LaMarr Woodley è unrestricted come ben 3 dei CB in squadra (Madison, Gay e Tayor). E non sembra che fra le scelte degli anni scorsi ci sia gran qualità oltre a Ziggy Hood.