A livello sportivo, esiste qualcosa di più esaltante di una vittoria?
La risposta è piuttosto scontata: si.
Un trofeo, un’ entrata in Hall of Fame, una prestazione personale fuori dalle righe e via dicendo. Ma forse è ancora più esaltante, specie per chi guarda, una vittoria quando serve una vittoria. Riuscire ad essere determinanti, annullando per un momento ciò che il campo ha mostrato fino a quell’istante. E vincere.
Sono tutte qualità che appartengono al QB Ben Roethlisberger, che definiamo per l’occasione “il predestinato”, ma badate bene non lo vogliamo intendere come sinonimo di “fortunato” o almeno non vogliamo limitare il concetto a tale riduzione.
Roethlisberger, Big Ben se preferite, come ormai lo chiamano tutti dentro e fuori le mura di casa, ha la stoffa per vincere. Potremmo fermarci qui, il resto non conterebbe. Sarebbero forse inutili i molteplici paragoni che potrebbero esser fatti a livello tecnico tra Big Ben ed altri innumerevoli QB e forse lo vedrebbero anche perdente in più e più occasioni.
Ma lui è un vincente, non sono chiacchiere, lo dimostra sul campo. Lo definiamo allora predestinato…alla vittoria. In un modo o nell’altro, con i suoi Steelers, le partite le porta a casa. Giocando bene, giocando male, riesce a tirar fuori il coniglio dal cilindro e a raccogliere il massimo che si può raccogliere.
Già, gli Steelers. Effettivamente il discorso andrebbe ampliato anche a loro. Squadra tosta, che regala poca, ottima difesa ed altri luoghi comuni già sentiti e risentiti che però fanno la forza di Pittsburgh. Ma riteniamo che, nonostante le caratteristiche che portano gli stessi Steelers ad essere vincenti, la palla del definitivo successo spetta comunque al QB.
E tutto si distacca enormemente dalla casualità: Big Ben non ha dimostrato in una sola occasione di essere un vincente, ma ha cominciato a giocare a football a suo modo, già dalla stagione da Rookie, dove ha infranto più e più record che resistevano fino a quel momento in NFL e ne citiamo uno in particolare che ci fa capire come “il lupo perda il pelo ma non il vizio”. E’ stato il QB Rookie con più Comeback Win in una sola stagione, 6 drive finali vincenti hanno portato la sua firma.
E non ha mai spesso di giocare in questo modo.
Parliamo anche del QB più giovane ad aver mai vinto un SB (nel 2005) e pensate che l’altro più giovane ad averlo giocato (solamente, si fa per dire) il SB, era stato Dan Marino, uno che in NFL non c’è arrivato certo per caso.
Nell’ennessima sfida di playoff della sua carriera, il Divisional giocato il 15 Gennaio 2011 contro i Ravens, una manciata di giorni fa, Roethlisberger ha piazzato la sua solita, determinante, eccellente prestazione, in una partita dentro/fuori, quelle che il QB evidentemente preferisce.
E’ partito fiaccamente, ma poi ha rialzato la testa nel finale, come gli è proprio.Al di là dei numeri e della prestazione in se che tutta la squadra di Pittsburgh ha compiuto per vincere la partita, è toccato ancora una volta a Roethlisberger avere la palla decisiva nel finale da convertire in TD.
Ce l’ha fatta? Si.
E aggiungiamo una nota di cronaca secondo noi rilevante: ce l’ha fatta, chiudendo un 3rd&19, con un lancio lungo che ha toccato quasi le endzone avversarie, quando si era soltanto sulle proprie 35 yards.
Ora, la conquista di un primo down del genere, in un momento di gara così difficile da gestire a livello emotivo, ci sembra l’emblema di tutta la carriera di Roethlisberger. Freddo su un situazione del genere, riesce a gestirla come vuole lui, al di là delle forza degli avversari, al di là dei suoi compagni di squadra, al di là dello stadio che gli urla a favore o contro. Semplicemente, lui vince.
Big Ben, riallacciandoci al discorso già citato, ma ampliandolo, ha raggiunto lo strabilante numero di 19 Comeback Win in sole 7 stagioni di football. Nessuno ha fatto meglio di lui. Certe volte oltre al campo, anche i numeri riescono a giustificare la forza di un giocatore vincente da uno che invece, pur meglio dotato tecnicamente, è perdente.
Matteo Colibazzi, matzoid per tutti, appassionato di football americano di nuova data, dal 2006. Un interesse che nasce come un gioco, da osservare distaccatamente e poi cresce in modo graduale, fino a diventare una solida ed irrinunciabile passione.
In primis, complimenti per il gran bell’atricolo. Poi, venendo “al nostro”, concordo pienamente: anche in questo divisional, quando ha “corretto” il tiro, per i pur bravi, rognosi, tosti Ravens, non c’è stato scampo. Io cmque dico che “predestinato” vale anche per il senso di “fortunato”: ragazzi, ha rischiato seriamente di morire per una “bravata”, cioè andava bellamente in giro sulla moto senza casco…e…bum!!!! Una tranvata che poteva costargli caro…Come poteva costargli caro la “pizzicata” della “anti-drug policy” della Lega. In ogni caso, adesso avrà tra le mani i Jets: riuscirà il grande Ben a “tarpare le ali” ai newyorchesi?? Ai posteri l’ardua sentenza…
quando si dice gufare con stile…
complimenti matz!!!
Big Ben è un personaggio si sa e come tale va preso per quello che succede fuori dal campo. Ma stupisce come tutti citino i Patriots come la squadra del decennio (forse in tramonto definitivo) dimenticando un poco la potenza e la solidità e la capacità di vincere appunto di questi Steelers
Io la vedevo gia’ persa la partita contro quel Flacco che fa i miracoli. Ma poi ecco il mio Qb che inizia a macinare yards fino a quel lancio kmetrico… Che dire, nn mi sembra impossibile vincere coi Jetz.. E poi i Bears….
Concordo con Cero75 sul fatto che anche gli Steelers abbiano avuto una costanza eccezionale nell’ultimo decennio, ma per ora le cifre dicono 3 anelli a 2 per i Patriots con un SB perso da Brady&co. al termine della stagione dei record. Poi magari quest’anno Pittsburgh pareggia gli anelli…ma credo che il titolo del decennio spetti ai Patriots.
Per quanto riguarda Big Ben, è di sicuro un vincente, un leader, pur essendo meno tecnico di altri Qb guida alla perfezione il “sistema” Steelers”, con una mentalità vincente superiore a quella di molti altri celebrati Qb (vedi Manning). Ma resto dell’idea che sabato sia stato più un suicidio dei Ravens che una impresa di Pittsburgh.
A mio avviso è un cavallo pazzo, ma vincente, con la grande dote del colpo risolutivo proprio quando gli viene richiesto.
La sua fortuna, che però gli toglie anche la luce, è che da sempre gioca in una squadra con una difesa che da anni gli concede anche di sbagliare qualche drive e coprire alcuni suoi passaggi a vuoto.