E infine arrivò il momento culminante della prima parte della stagione della Nfl, ovvero la diciassettesima settimana.
Culminante in quanto è per molti il culmine, la conclusione, delle “sedici fatiche”; per altre, è l’ultimo atto prima di iniziare la corsa ai playoffs e, sperabilmente, anche a molto altro di meglio. Infatti la stagione del pro football prevede-per ora-diciassette giornate di gioco, anche se a onor di cronaca, le gare effettivamente giocate dalle squadre sono sedici, poichè, a turno, tutte le squadre, ogni settimana, a rotazione, osservano tutte una giornata di “Bye”, di riposo.
Ho detto che per ora le gare sono diciassette in quanto, da parecchi mesi, sono in atto serrate trattative tra la Lega e il sindacato giocatori affinchè da questi ultimi venga accettata questa ennesima rivoluzionaria idea: giocare diciotto gare di regular season, e abbandonare le inutili gare di “pre season”.
Ad ogni modo, questa domenica abbiamo avuto la possibilità di assistere, in contemporanea, dalle 19.00 e poi, dalle 22.05, ora italiana, allo spettacolo delle sedici squadre, tutte in campo senza soluzione di continuità.
Inoltre, in occasione proprio dell’ultima giornata di gara stagionale, sono state programmate alcune grandissime e sentitissime sfide interdivisionali, da Chicago-Green Bay, a New York Giants – Washington, passando per Pittsburgh – Cleveland, per poi finire con Dallas – Philadelphia, Oakland – Kansas City, e last but not least, St.Louis – Seattle, che decreterà, dopo tantissimi anni, l’approdo ai playoffs di una “perdente-vincente” di Division, precisamente la West Division.
Fatta questa “prosopopea”, scendiamo in campo, e vediamo nel dettaglio cosa ci ha detto quest’ultima giornata.
Miami Dolphins – New England Patriots 7-38
Una degna conclusione di regular season per la squadra che ha letteralmente dominato questa prima parte della stagione. Ora per i Patriots una meritatissima settimana di riposo, in vista del Divisional.
Il pronostico, già alla vigilia, vedeva i padroni di casa dati per vincenti con ampio margine, e così è andata a finire. Infatti New England, sebbene abbia lasciato qualche titolare in panchina, non si è minimamente “alzata” prima della fine, e ha, nuovamente, sommerso i malcapitati avversari-oggi i Dolphins-sotto l’usuale gragnuola di punti. E di nuovo, la parola che meglio descrive lo svolgimento del match è “Unstoppable”.
Ma veniamo al match. Match… Chiamiamolo “allenamento” pre-playoffs: eh sì, perchè già dal primo tempo si è capito come si sarebbe sviluppata la serata: tre Tds, di Gronkowski, Green-Ellis, e di Edelman su ritorno di punt, più il solito FG di Graham chiudono la contesa al trentesimo minuto. Nel terzo quarto, ultimo Td pass della regular season di Brady per Crumpler, seguito da quello di Tate-questa volta però dalle mani di Hoyer. Che decreta il pesante 38-0 che chiude il terzo periodo. Miami si fa vedere solo con Bess. Quindi, 38-7 il finale.
Per quanto concerne i numeri della gara, per Miami “doppio” Qb, ma tanto Thigpen-10/21, 169 Yds, 1 Td; quanto Henne-6/16, 71 Yds, 1 INT, non riescono reggere il confronto e naufragano di fronte alla strapotenza Patriots. L’unico segno di vita lo fornisce Bess, con l’unico, e inutile Td. Per New England, presto questa partita ha assunto i connotati di un allenamento in vista dei playoffs: Green-Ellis, Gronkowski, Crumpler, Tate, Edelman con il Punt Return in meta, hanno semplicemente banchettato al tavolo Dolphins. Tra i commensali, non poteva però mancare il “capotavola”, Tom Brady: 10/16, 199 Yds, 2 Tds lanciati, prima di lasciar il palcoscenico al compagno Hoyer, che non ha sfigurato: 7/13, 122 Yds, 1 Td.
Quindi, NE finisce con il miglior record della Lega, 14-2, e oltre alla Division, conquista anche il fattore campo-chiunque avanzi, dovrà sfidare i Patriots al Gillette Stadium. Auguri a tutti…
Miami, al contrario, finisce a 7-9, e cosa ancora più imbarazzante, finisce con un record casalingo di 1-7, a fronte invece di un ottimo 6-2 on the road. Ora, come in altri “lidi”, la posizione di coach comincia a traballare. Anche perchè, tanto nel football come in altri sport di squadra, a pagare in questi casi è sempre l’allenatore. Staremo comunque a vedere cosa accadrà nella sicuramente movimentata off season Dolphins.
Buffalo Bills – New York Jets 7-38
I Jets, al kick off, con un buon record di 10-5, avevano mezzo piede ai playoffs; seriva quindi una vittoria per averne la certezza assoluta. La vittoria è arrivata, ma alla fine, il seed raggiunto è il sesto, l’ultimo utile per raggiungere almeno il Wild Card Game, in quanto Baltimore, vincendo contro Cincinnati, ha scippato i Jets del quinto, e quindi settimana prossima, i bianco-verdi di NY dovranno vedersela, come l’anno scorso, con i Colts.
La precedente sfida, valida come AFC Championship, è andata a favore di Indianapolis, che ha poi raggiunto il Super Bowl, venendo sconfitta dai Saints. Ma torniamo ad oggi, ed alla partita.
I Jets, pieni di giovani, partono in sordina, e nel primo quarto, segnano solo con il kicker Folk. Dal secondo quarto però, le cose cambiano: prima l’intercetto riportato in meta da Cole, poi il solito Td di Holmes, rendono più sostanziosa “l’avanzata” dei Jets. Nel terzo periodo, i Bills si destano, e sebbene sia un fuoco di paglia, con Byrd, si fanno vedere sul tabellone. Ma dopo questo, sono di nuovo spariti. E così NY ha ripreso il filo del discorso: in chiusura di terzo quarto, il Wr Edwards, e poi, nell’ultima frazione, le corse di Clemens e Conner, portano i padroni di casa sul defintivo 38-7.
Come detto, i Jets erano zeppi di giovani: alcuni un po’ meno, come il Qb Brunell, che però non ha “perso” il suo braccio: 6/12, 110 Yds, 2 Tds, 1 INT. Altri invece, come il “vero” giovane McKnight ha mostrato il suo talento: 158 Yds corse. Tra i compagni di squadra, grande prestazione del back-field: Conner, Clemens, Holmes, Edwards, hanno portato alla causa Jets il loro positivo apporto; nella secondaria, il Cb Cole è stato un grande protagonista di serata-2 INTs, di cui uno riportato in touchdown.
Per Buffalo, si è conclusa, finalmente, un’altra, ma più travagliata di altre, stagione, che li vede nuovamente, “al palo”, e fuori dai playoffs. Per quest’ultima partita, anche Buffalo ha dato spazio ai rilievi: i due Qbs, Brohm-10/23, 106 Yds, 2 INTs, che Brown-2/3, 24 Yds, 1 INT hanno chiaramente mostrato che quest’anno “il movimento” Bills è stato davvero in difficoltà. In conclusione, i Jets chiudono la regular season con 11-5, e settimana prossima, sabato precisamente, dovranno (ri)vedersela con i Colts, ma ad Indianapolis. Buffalo, dopo una terrificante partenza di 0-8, conclude “in pari”, le ultime otto gare dell’anno, e in alcuni frangenti, i Bills hanno manifestato segni di risveglio. Ma, obiettivamente, in East Division, come in North per Cleveland, per i Bills, la vita è sempre dura.
Cincinnati Bengals – Baltimore Ravens 7-13
Una delle tante “battaglie” che il calendario della AFC North ci riserva ogni settimana. Visti gli sviluppi, questa gara aveva pochi significati per entrambe le squadre: Cincinnati oramai aveva perso le speranze di continuare la stagione. Ed è obiettivamente una delle più grandi delusioni della stagione 2010: sia guardando l’anno scorso, sebbene conclusosi prematuramente contro i Jets, sia guardando al roster di partenza, “Cincy” aveva tutte le carte per mettere i bastoni tra gli ingranaggi degli Steelers, come dei Ravens, le due “superpotenze” della Division,
Invece, partita dopo partita, i Bengals hanno collezionato non solo sconfitte, ma anche brutte figure, e ben presto, il record ha cominciato a scendere, e alla fine, si è assestato sul 4-12. Discorso diametralemente opposto per Baltimore: in partenza, era l’outsider per la testa della Division, ma rispetto agli Steelers, hanno trovato più difficoltà in trasferta, e anche dopo la sconfitta casalinga per mano proprio di Pittsburgh, hanno dovuto abbandonare le velleità di leadership, e si sono “accontentati” di issarsi al secondo posto. Secondo posto che in Conference diventa il quinto, quindi, domenica prossima i Ravens dovranno salire a Kansas City per incontrare gli ottimi Chiefs, per il terzo Wild Card Game del week end. Fatta questa premessa, vediamo come si è svolta la partita.
Una partita che onestamente, si è protratta un po’ stancamente. Infatti, per i primi due quarti, Baltimore controlla agilmente, e si limita a segnare con il kicker Cundiff. Tra terzo e ultimo quarto, prima il Raven Rice poi il Bengal Simpson, rendono un po’ più pepata la fine gara. Però, alla fine Baltimore ha la meglio, e come accenntato, si aggiudica la contesa. A livello di prestazioni personali, il Qb di casa Flacco si “limita”: 14/19, 125 Yds, 1 INT. Il contraltare Palmer invece si dà più da fare: 32/45, 305 Yds, 1 Td e 2 INTs, ma per i suoi arriva la dodicesima sconfitta.
Ed ora, per il coaching staff, come per alcuni giocatori del roster,si prospetta una lunga off season. Baltimore al contrario, a 12-4, incontrerà i Chiefs(10-6). KC in casa è 7-1; Baltimore in trasferta 5-3. Questi i freddi numeri, ma come insegna questo meraviglioso gioco, ogni domenica è sempre diversa.
Pittsburgh Steelers – Cleveland Browns 41-9
All’interno della North DIvision, quando si incontrano questi due team, lo spettacolo raggiunge livelli molto alti. Da parecchi anni a questa parte, lo show lo vediamo spesso portato da una sola della due sidelines. E la partita di ieri sera non fa eccezione.
Per Cleveland, una sconfitta era decisamente pronosticabile, ma di queste dimensioni, non era prospettabile. Pittsburgh, visti anche gli scontri diretti con tutte le contendenti divisionali, e nello specifico, con Baltimore, era in vantaggio, quindi, una vittoria avrebbe assicurato ai giallo-neri il titolo divisionale. E così è stato: la partita è stata una sinfonia Steeler: Mendenhall e Wallace nel primo quarto, ancora Mendenhall, Miller e il FG di Suisham, cui Cleveland risponde solo con un calcio da tre punti, portano il promo tempo sul 31-3 Steelers. Nel terzo quarto, Ward rimpingua il punteggio. Nell’ultima frazione, infine, Cleveland segna l’unico Td di giornata con Robiskie. Pittsburgh conclude la sfida con il FG di Suisham.
Per Cleveland, una prestazione molto brutta del rookie McCoy: 20/41, 209 Yds, 1 Td, 3 INTs. L’unica nota positiva viene solo da Robiskie. Pittsburgh sfodera invece una prestazione monstre: Big Ben registra un 18/22, 280 Yds, 2 Tds; Mendenhall-2 Tds su corsa; Wallace, Miller, Ward, con unTd a testa, perentoriamente dicono che con Pittsburgh sarà dura per tutti. Infine, per Cleveland, altra stagione da dimenticare: 5-11 il record finale che rende anche questa off season molto lunga. Pittsburgh al contrario finisce con 12-4 e adesso si godrà una meritatissima settimana di Bye, in attesa del Divisional, che giocherà in casa.
Oakland Raiders – Kansas City Chiefs 31-10
In questo caso, mai nickname fu più appropriato: i “Corsari” hanno infatti sbancato l’Arrowhead Stadium, dando ai Chiefs la prima sconfitta casalinga. Non proprio il miglior modo per riavvicinarsi alla post season dopo tanto tempo; tanto più che settimana prossima i Chiefs affronteranno una delle migliori squadre della AFC, i Ravens. Dalla parte dei Chiefs c’è il record non proprio illibato dei Ravens in trasferta. Ma adesso parliamo di questa partita.
I Chiefs, prima di ieri, in casa erano imbattuti. Dal canto loro, perse le speranze di post season, i Raiders potevano solo concludere in ottimo modo la stagione, e magari regalare qualche patema a Kansas City. Inoltre, per i Raiders, c’era un altro obiettivo: finire imbattuti nei confronti di tutti i rivali divisionali. E così è stato. Ma diamo un’occhiata allo svolgimento del match. Dopo il FG di Succop, per i Chiefs, è iniziata una brutta domenica.Già nel secondo periodo, Schilens con un Td e Janikowski con il FG portano in vantaggio Oakland. Nel secondo tempo, la musica non cambia e anzi, la situazione per KC si complica terribilmente: sebbene Charles riporti in equilibrio KC, Oakland non molla la presa e assesta, con Bush in chiusura di terza frazione, e poi con Ford e infine con l’intercetto riportato in end zone di Routt, i “ganci” che mandano definitivamente al tappeto i giallo-rossi di coach Haley. Che come detto, devono riordinare le idee e concentrarsi sulla delicatissima Willd Card contro i Ravens.
Oakland saluta un’altra volta la stagione, però può essere, in piccolo, soddisfatta: infatti, da quel di Denver, i Raiders hanno iniziato una risalita che solo per poco non si è conclusa con l’approdo ai playoffs. Ad ogni modo, il lavoro di coach Cable è stato molto positivo, e vedremo in questa prossima off season che cosà succederà nella soleggiata Baia californiana.
Minnesota Vikings – Detroit Lions 13-20
Coach Frazier è stato obbligato a lasciare in panca Favre, che così ha definitivamente salutato la truppa e ora si può dire con una certa sicurezza, “Thanks 4 the memories” grande Brett, ci si vede in quel della Hall of Fame. Mancherà un giocatore così dominante e longevo. Ma come hanno dimostrato i Lions, “bando ai sentimentalismi”, e fuori gli artigli.
Come riporta nfl.com, Detroit ha guardato “Four-ward” e ha dato l’ultimo dispiacere ad una Minnesota che questa stagione ha corso su una vera e propria “roller-coaster”: partita come favorita non solo di division, ma anche di Conference, tra una allenatore non ben voluto dai giocatori, e una serie di “infortuni”, inciampi, ha visto ben presto i propri destini “scendere a sud”. E così, con quest’ultima sconfitta, il record finale si assesta sul 6-10. Come Detroit, che, stante la situazione pessima in cui si è da subito trovata, è infine riuscita a risalire un po’ la china, e conclude la stagione con 4 vittorie di fila: ma il record langue, anch’esso a 6-10.
Venendo alla sfida, i Lions, tra seconda terza frazione, con due calci di Reyner e la meta di Burleson, si portano subito davanti e non si voltano più. Minnesota si fa vedere solo con l’intercetto di Allen, riportato in touchdown. Nell’ultimo quarto, i Vikings, con due calci sempre di Longwell, si riporta sotto, ma il definitio Td di Morris porta il punteggio sul 13-20 Lion. Venendo ai freddi numeri, il giovane Webb, alla sua seconda partita da titolare, non riesce a portare i suoi in alto: 20/32, 148 Yds, 1 INT il suo score finale. Se non fosse stato per l’intercetto di Allen, Minnesota avrebbe rischiato un imbarazzante shut-out. Di converso, Detroit risponde con un Shaun Hill in grande giornata: 29/39, 288 Yds, 1 Td, 1 INT. Tra gli uomini del back-field, ennesima positiva prova di Burleson, come di Morris, autori dei Tds che sono valsi, come i FGs, la quarta vittoria consecutiva e il conclusivo 6-10 di regular season. A questo punto, si apre una lunga off season per entrambe le squadre: onestamente, sia Detroit, che Minnesota, dovranno muoversi con accortezza sul fronte del mercato dei Free Agents, e magari puntare su qualche “crack” proveniente dal Draft. Comunque, entrambe salutano la stagione 2010.
Carolina Panthers – Atlanta Falcons 10-31
Sulla carta, partita dal pronostico già scritto: Atlanta, al kick-off era sicura di un posto ai playoffs, ma siccome settimana scorsa, gli uomini di coach Smith si sono fatti sorprendere dagli inseguitori Saints, che al livello di record, si erano portati ad una sola partita di svantaggio, in questo match, Atlanta doveva stare attenta a non farsi prendere dall’emozione. Guardando il tabellone, il risultato finale dice chiaramente che i Falcons erano concentrati alla grande e hanno giocato una gran bella partita. Con questa vittoria, i Falcons salgono a 13-3 e staccano il biglietto per il Divisional, che ospiteranno sul turf del Georgia Dome. In più, potranno godere di un turno di riposo, e quindi potranno assistere tranquillamente dal divano della propria facility agli scontri di sabato/domenica prossima.
Per quanto concerne la gara, i georgiani si portano facilmente sul 21-0 che chiude il primo tempo. Dal canto suo, Carolina non vedeva l’ora di finire questa tremenda stagione, fatta di indecisioni sui ruoli in campo, infortuni e morale sotto i tacchi. Prima della partita, nfl.com e altri siti davano la notizia che coach Fox sarebbe stato defenestrato. Decisione, “sorprendente”….Tornando al match, i Panthers si fanno vedere solo con un FG e un Td nell’ultimo periodo. Atlanta, però, con un FG e un altro Td, aveva già chiuso a doppia mandata la contesa. Parlando di numeri, i Panthers concludono la loro odissea con Clausen in cabina di regia, che registra un 19/33, 182 Yds, 1 Td, 1 INT. Solo King salva l’onore per i giocatori della Carolina. Sulla side line di Atlanta, Ryan si dimostra ancora più efficace-22/32, 236 Yds, 2 Tds. Tra i compagni di ventura, Turner, White, e “Gonzo” Gonzales segnano un Td a testa, e portano così Atlanta al Divisional. Che è già un grandissimo risultato, ma occhio a “sedersi”: le insidie sono sempre dietro l’angolo.
Tampa Bay Buccaneers – New Orleans Saints 23-13
Da un lato possiamo chiamarlo “upset”, ma permettetemi, è un upset rimasto a metà. Nel senso, Tampa Bay doveva fare il suo dovere, vincere, e sperare che i Giants facessero un passo falso in quel di Washington. Come Green Bay. Invece….invece i Bucs conludono la stagione sì con 10 vittorie, ma rimangono a casa. Come d’altronde anche i Giants. Ad ogni modo, guardiamo alla partita del Superdome.
Nel primo tempo Tampa mette subito in chiaro che le cose per NO sono più difficili del solito: infatti gli ospiti, con il FG di Barth e il Td di Briscoe dicono che è in serbo una bella sorpresa per i Saints. Piccola nota sul Td che ha sancito il 10-7 Bucs: sul quarto e lungo, Tampa manda in campo lo special team per calciare; il calcio è buono, ma NO, con uno dei suoi uomini, commette uno stupido, inutile, sanguinoso “Offside”: Ergo, dieci Yards di penalità primo down automatico per i Bucs, che in due azioni, segnano il Td. Torniamo a noi. Nel terzo quarto il match si infiamma: i Saints si manifestano solo con Hartley, mentre Tampa, ancora con Barth e il Td di Williams, si riporta avanti e in apertuta di ultima frazione, si trova in meritato vantaggio. L’ultimo periodo è invece un po’ scevro di emozioni forti. Solo Tampa contiuna sulla buona strada e con l’ultimo FG di Barth mette sul tabellone il 23-17 “quasi” finale. I Saints, si portano sotto con il kicker Hartley, ma non è bastato. Quindi, come premesso, Tampa, nonostante la vittoria, esce dalla corsa ai playoffs. New Orleans invece raggiunge la Wild Card, dove se la vedrà con i “perdenti-vincenti” di division Seattle Seahawks. Peccato per Tampa, che ora dovrà riflettere durante la off season su cosa non è andato nel verso giusto. New Orleans invecepotrà difendere il proprio titolo.
Jacksonville Jaguars – Houston Texans 17-34
“End of the road” per entrambi gli shieramenti. Jacksonville, fino alla gara contro i Colts, era prima nella Division, e ad un passo dalla post season. Invece, è successo un “patatrac” che ha tagliato le gambe ai giocatori della Florida, e con le sconfitte contro i Colts, e i Redskins, i Jaguars hanno detto “Bye bye post season”. i Jaguars dunque finiscono in pari l’annata, 8-8 con un record casa-trasferta “palindromo”: 5-3 a Jacksonville, 3-5 fuori. Houston di converso, ha un altro “record”: da quando è nata(2002) non ha ancora raggiunto i playoffs. Tutti gli altri “Expansion” team o quelle squadre che si sono spostate di città, almeno una volta, un “Post season trip” l’hanno fatto. Torniamo però al match.
I Texans nel primo tempo mettono a segno 2 Tds e due FGs che sembrano un altro duro scoglio per i Jaguars, che però rispondono prontamente, e accorciano le distanze con Scobee, Lewis e Jennings. Nel secondo tempo, tra terzo e ultimo periodo, Daniels e Foster chiudono definitivamente la contesa, e danno ai Jaguars una bruciante sconfitta. A parità di roster, Jacksonville ha lasciato innanzitutto Garard fuori dalla contesa; al suo posto è sceso in campo Edwards, che ha registrato discreti numeri: 12/25, 140 Yds, 1 Td, 1 INT. Da salvare solo Jennings-108 Yds, 1 Td e Lewis, un Td ricevuto. Sull’altra side line, Schaub non ha sfigurato: 18/22, 253 Yds, 1 Td. Del back-field, protagonista ssoluto è stato Foster, 180 Yds, 2 Tds su corsa. Che grazie al supporto di Ward e Daniels, hanno portato Houston alla vittoria.
Vittoria neanche consolatoria, dato che per l’ennesima volta, i Texans “scendono all’ultima fermata” della stagione. Quindi, niente post season per entrambe le formazioni, e in prospettiva, off season di riflessione per entrambi i management, perchè un crollo verticale di questo tipo avrà ripercussioni su tutto il coaching staff-dato che in questi casi, i colpevoli sono sempre quelli che non giocano.
Dallas Cowboys – Philadelphia Eagles 14-13
Ai nastri di partenza, apprendiamo che, per quanto riguarda gli Eagles, questa domenica hanno deciso di lasciare in panchina i propri titolari. “Doppiamente male”, o come si suol dire “mal gliene incolse” per coach Reid e i tifosi della “Città dell’amore fraterno”. Perchè?? Primo, questa è una partita che da sempre riserva spettacolo e quindi, anche se Phila era sicura della Wild Card come East Division Leader, di fronte aveva i Cowboys. E sicuramente, i tifosi delle aquile non avranno accolto positivamente questa, diciamo così, “rinuncia”. In secondo luogo, è andata male perchè Dallas, come il passato gennaio, all’ultima partita, ha ancora sconfitto Philadelphia.
Bisogna essere sinceri, non è stato un spettacolo per gli occhi: parafrasando il soccer, la partita si è stancamente protratta con un gioco “fermo a centrocampo”. Tuttavia, Dallas doveva giocare soprattutto per l’onore, dato che i playoffs i giocatori del Texas, li hanno in pratica salutati dopo la sconfitta 45-7 a Green Bay; e per coach Garret, che stando ai rumors, sarebbe stato promosso a “full-time coach” dal vulcanico Jerry Jones. Come premesso, la partita non verrà inserita tra le “perle” di stagione. Comunque, Dallas ci ha messo l’impegno giusto. Tuttavia, è Philaldeplhia che si porta in vantaggio con Hall, su passaggio di Kolb. A fine secondo periodo, una delle giocate che cambia l’inerzia: Demarcus Ware e Spencer vanno alla caccia di Kolb, che sfugge al primo ma non al secondo, che “strippa” la palla al Qb Eagles, permettendo al compagno, Ware, di non solo ricoprire il fumble, ma di involarsi placidamente, in meta: 7-7 e squadre negli spogliatoi. Da dove Dallas esce ancora più convinta del possibile colpo esterno. Però, è nuovamente Phila ad essere più concreta, anche perchè in un paio d’occasioni, sia lo special team dei Cowboys, che anche la secondaria, si fanno “uccellare” e permettono agli Eagles di recuperare alcuni palloni, due in particolare, che vengono tramutati in 6 punti dai precisi calci di Akers. Ma, “The best has yet to come”: il terzo Qb di Dallas, McGee, che con Arizona aveva palesato parecchie deficenze, ora prende il pallone a due mani, e in chiusura di partita, recapita nelle sapienti e d’oro mani del TE Witten, che indisturbato, varca la end zone di casa e porta così, ad un minuto, i Cowboys avanti, 14-13, e infine, l’intercetto di Newman conclude la tenzone e permette a Dallas di “salire” a 6-10.
A parità di motivazioni, Dallas ha vinto su tutti i fronti. In più il “sostituto del sotituto” McGee ha disputato un’egregia partita: 11/27, 127 Yds, 1 Td. Del reparto offensivo, Witten è stata la chiave che ha permesso di scassinare la cassaforte di Philadelphia. A livello difensivo, a parte alcuni passi falsi a livelli di ball-handling, prova più che maiuscola per Ware: 1 Fumble recuperato e portato in end zone e tre sacks. Il compagno di reparto Spencer ne ha fatti “solo” due. Questo già dice chiaramente come per gli Eagles sia stata una lunga domenica. In più, Kolb, “scongelato” da Reid, non ha proprio dimostrato freschezza e chiarezza d’idee. Anzi. Per lui 18/36, 162 Yds, 1 Td e ben tre INTs.
L’unico che ha seguito la retta via è stato Hall. Ma non è valso a nulla. Così, Dallas saluta la fine di stagione con una vittoria di prestigio, e un record sotto Garret di 5 vittorie e tre sconfitte. Da lavorare, in casa Cowboys, in questa off season ce ne sarà molto: a parte migliorare il rendimento in casa(2-6), da registrare ci saranno principalmente gli assegnamenti della secondaria, perchè, se attaccata sul lungo raggio, i Cowboys vanno in ambasce. A livello difensivo, le cose vanno comunque bene. Per quanto concerne la offensive line, Kitna ha dimostrato di sapersi meritare la fiducia accordatagli. Però, serve un rinforzo di più alto livello. Perchè va bene raggiungere i playoffs, ma i Cowboys devono e possono ambire a più alti traguardi-NFC Championship e Super Bowl sono due traguardi, che fino a quindici anni fa, erano nel DNA dei Texani. Philadelphia invece saluta i propri tifosi con la quarta sconfitta casalinga, la seconda consecutiva. Domenica prossima, in casa, sbarcheranno i Packers, un cliente molto pericoloso. Che tuttavia, in trasferta, sono 3-5. Ma per questo importantissimo appuntamento, torneranno i titolari, e quindi, sarà uno spettacolo pieno.
New York Giants – Washington Redskins 17-14
I Giants dovevano vincere e sperare che si succedessero una serie di “incastri” favorevoli, perchè altrimenti, si sarebbe potuto parlare a ragione, di fallimento. E purtroppo per i Blu di NY il fallimento si è compiuto. Perchè, Green Bay, vincendo con i Bears, non ha permesso ai Giants di accedere ad una post season che era ad un certo punto, abbastanza facile. Veniamo alla partita. I Giants partono bene, e prima con Tynes, e poi con Jacobs, si portano facilmente sul 10-0. Washington risponde solo con Davis. Nel penultimo periodo Manningham, con una ricezione da 92 Yds, porta i suoi sul 17-7, che sembra poter mettere fine ai discorsi. Ma Washington, con Armstrong, mette un po’ di pepe sul prosieguo con il Td del 17-14. Ma Grossman, con quattro errori di fila, permette ai Giants di impossesarsi della palla e di inginocchiarsi e di concludere con un successo l’anno 2010. Per la terza partita, Washington presenta come partente Grossman, che firma un’altra buona prestazione: 26/44, 336 Yds, 2 Tds, 1 INT. Altrettanta buona prestazione del TE Davis e del Wr Armstrong. Ma non è bastata.
Sull’opposta side line, Manning anche lui non ha disputato una brutta partita-17/29, 243 Yds, 1 Td, 1 INT. Dal reparto offensivo, i due Tds sono arrivati da Jacobs e Manningham. In comclusione, NY ha letteralmente buttato alle ortiche un facile approdo ai playoffs con alcune partite che sembravano facilmente gestibili, e che invece si sono rivelate pesantissimi boomerang. E con il record di 10-6 conclude al settimo posto nella NFC. D’ora in poi, il posto di Coughlin si presume non sarà così sicuro. A meno che sia tutta colpa del Punter che non ha buttato fuori dal campo il pallone…..Washington, dopo l’ennesima mini-rivoluzione, si ritrova anch’essa a 6-10, ma i playoffs sono stati una chimera per tutto l’arco della stagione. Coach Shnahan è esperto, ha sempre saputo tirar fuori il meglio dai suoi uomini. Da adesso fino alla prossima stagione, il front office dovrà innanzitutto risolvere la grana-Haynesworth, e magari cercare di dare una solida fisionomia al roster. Anche per Washington, sono troppi gli anni lontano dalla post season.
Chicago Bears – Green Bay Packers 3-10
La storica, classica sfida della NFC North si risolve a favore dei Packers, che conquistano in primis la vittoria contro i rivali, ma soprattutto l’accesso alla Wild Card, dove dovranno vedersela con gli Eagles. Chicago, già sicura della Division, forse ha mollato già prima dell’inizio partita. E allora, Green Bay, vedendo quanto poca resistenza hanno opposto i propri dirimpettai, ha scalato la vetta, e drive dopo drive, ha attraversato il campo, e in più di un’occasione, ha messo in difficoltà la difesa avversaria. Chicago, ad onor del vero, non è sembrata molto concentrata, e infatti, si è limitata al “minimo sindacale”: FG di Gould. Dopo di chè, “buio”.
Green Bay, capito che dall’altra parte non si rispondeva, ha deciso di far da sola, e drive dopo drive, si è avvicinata al traguardo. Bisogna dire che Chicago ha tenuto a livello difensivo fino all’ultimo periodo. Certo, ci sono state alcune amnesie generali che potevano costar caro, ma comunque, la tenuta c’è stata. Però, GB è stata più pervicace, e infine, con Lee, ha coronato i suoi sforzi e il giocatore di casa, ha potuto effettuare il “Packer Leap” marchio di fabbrica della squadra del Wisconsin. Infine, l’intercetto di Collins, su passaggio di Cutler, ha sancito la fine del match. Dunque, Green Bay andrà a Philadelphia, a scontrarsi con Vick, Jackson e soci. Chicago, si riposerà e cercherà di ricaricare le pile, in vista del Divisional, che si terrà sul terreno amico del Soldier Field.
Tennessee Titans – Indianapolis Colts 20-23
Da un lato, la sconfitta interna con i Cowboys sembrava aver tremendamente complicato i piani per il prosieguo per Manning II e compagni. Invece, dopo quella scoppola, sono arrivate solo vittorie, l’ultima contro i derelitti Titans. Quindi, Indy può tirare un grosso respiro di sollievo, e concentrarsi sull’importantissima e delicatissima sfida di settimana prossima, sabato, ancora al Lucas Oil Stadium, quando “atterreranno” i Jets da New York.
Oltre ad essere la riedizione del Championship del Gennaio 2010, vinto dai Colts, è anche una delle partite e sfide che rievocano il football “dei tempi che furono”: Colts-Jets infatti ricorda le sfide tra “The Master” Unitas vs “Broadway” Joe Namath. Ma non è il momento propizio per i ricordi del passato. Ci sarà tempo per sviscerare a tempo debito i mille significati di questo match. Torniamo ai giorni nostri. Indianapolis aveva un solo obiettivo: vincere. E correlativamente sperare che i Jaguars incappassero in un’altra giornata storta. E così è infine andata. Ora, però un rapido recap.
Tennessee e Indianapolis vanno a braccetto per il primo quarto. Due FGs per uno. Nel secondo, i Colts, cominciano ad ingranare: ancora Vinatieri e Wayne danno un primo strappo alla gara. Tennessee risponde ancora con Byronas. Nel terzo periodo, è solo Garçon a segnare per i suoi, in quanto i Titans si sciolgono e condue ricezioni di Britt e di Johnson, rieuqilibrano il match. Infine, a pochi secondi dal termine dai tempi regolamentari, coach Caldwell si affida ai sapienti piedi di Vinatieri, che proprio sul gong, centra i palli delle hashmarks e manda Indy ai playoffs. Leggendo questi numeri, si capisce che la partita è stata “on the edge” per molto tempo, e le prestazioni lo confermano: Collins, il rientrante Collins, ha registrato un buonissimo 28/39, 300 Yds, 2 Tds. Manning ha risposto con un 27/41, 264 Yds, 2 Tds. Inoltre, le due squadre, hanno “fatto volare” in alto i palloni: Britt/Johnson, Wayne/Garçon sono stati i bersagli dei due Qbs.
Dunque, per Indianapolis, la corsa prosegue, e per sabato prossimo, i bianco-blu di Indianapolis devono farsi trovare pronti, perchè arrivano i Jets, alla ricerca di una grande vittoria in trasferta, e sicuramente desiderosi di una rivincita per l’anno passato. Sabato 8 gennaio da cardiopalma in quel di Indianapolis. Tennessee al contrario, finisce come peggio non poteva sperare: da 5-2 a 6-10. Forse coach Fisher ha perso la presa sul locker room, forse i giocatori sono logori, fatto sta che da quì al prossimo settembre ci sarà da lavorare a Nashville.
San Diego Chargers – Denver Broncos 33-28
Altra sfida calda per la AFC West, che però non aveva ripercussioni sulla volata playoffs. Denver più di San Diego giocava per l’onore, anche perchè questa stagione, per i Broncos, assomiglia a molte del passato. Sotto coach McDaniels, si era iniziato con un promettentissimo 6-0, poi, piano piano, i problemi sono affiorati nella loro pesantezza e complessità, e la carriera del giovane coach si è conclusa sul record(se non sbaglio) di 17-22. Al suo posto, è stato chiamato, interim, Studesville, che dopo un buon inizio, non è riuscito a tenere sulla frusta i suoi giocatori, che poi, hanno di nuovo mollato. E il record langue e piange: 4-12.
Tuttavia, posto che Orton è comunque un buon Qb, affidabile, un pallido raggio di sole c’è e si chiama Tim Tebow. Ma il front office Broncos deve essere in grado di costruire un buon “contorno”, sia attraverso un buon mercato della Free Agency, sia attraverso il Draft, che da quello che si può carpire, sarà davvero un fucina di talenti. San Diego, dal canto suo, è qualche anno che parte in sordina, e poi, settimana dopo settimana, esplode. Questo 2010 non sembrava far eccezione, invece, dopo la schiacciante vittoria contro i Chiefs, gli ingranaggi si sono fermati, e dopo la sconfitta contro i Bengals, hanno dovuto definitvamente salutare le speranze di post season.
Domenica, per i Chargers, quindi, la possibilità di finire almeno con un record vincente. Dopo il Td di Lloyd che porta subito davanti i Broncos, i Chargers si scatenano nel secondo periodo: Matthews e tre FGs di Kaeding danno a San Diego il 16-7 che chiude il primo tempo. Il secondo tempo però continua sulla falsa riga del primo, e San Diego segna ancora con Matthews e Kaeding. Denver risponde solo con Decker. In chiusura di match, Matthews segna il suo terzo Td personale. Denver si fa vedere in ritardo con Vaughn, 97 Yds di ritorno di Punt in meta, e infine con il solido Tebow. Come già premesso, Tebow è stata una gran bella scoperta, e anche in quest partita ha sfoderato una buona prestazione: 16/36, 205 Yds, però a fronte dei due Tds, ha anche lanciato due INTs. I compagni di back-field, Lloyd e Decker hanno tentato di “seguire” la retta via di Tebow, ma non è stato abbastanza. Di converso, Rivers, a parte i numeri personali, non ha trovato una gran giornata: 21/37, 313 Yds, 1 INT. Domenica da ricordare invece per il rookie Matthews: 120 Yds su corsa e 3 Tds. Ciòò detto, San Diego porta a casa una preziosa vittoria, e sale a 9-7, relegando i Broncos a 4-12. Quindi, per le due squadre, si prospetta una off season di ripensamenti.
Arizona Cardinals – San Francisco 49ers 7-38
Già il recente Monday Night aveva detto che i Niners erano più in palla rispetto agli spenti Cardinals. Inoltre, quel Monday Night aveva creato nei Cardinals un “caso” Anderson-il Qb venne beccato a ridersela con i suoi sotto 36-7. Comunque, per questa stagione, entrambi gli schieramenti volevano salutare possibilmente con una vittoria. Per quanto riguarda San Francisco, lunedì scorso, dopo la decima sconfitta, la dirigenza ‘niners ha deciso di licenziare Singletary ed affidare a Jim Tomsula il ruolo e la “patata bollente”.
Onestamente, il licenziamento alla penultima giornata non lo si è compreso totalmente. Tuttavia, il tabellone dice che è stata una scelta “vittoriosa”. Perchè, per la seconda volta in stagione, San Francisco banchetta al tavolo Cardinals e porta a casa una vittoria che può essere l’inizio dell’ennesima nuova vita in quel della Baia di San Francisco. Dopo un primo tempo interlocutorio, chiuso su un 10-7 ‘niners che lasciava ancor aperta la sfida, San Francisco, tra terzo e ultimo periodo, segnano ben 4 Tds-2 su passaggio, uno su corsa, e l’ultimo su intercettodi Brown.
Per quanto riguarda i padroni di casa, il ruolo di Qb è stato ricoperto dai due back-up Bartel-che firma un 16/28, 150 Yds, 1 INT, e Skelton, 14/25, 92 Yds, 1 Td, 1 INT. L’unico squillo viene da Fitzgerald. Sulla side line ‘niners, buona prestazione di Alex Smith: 15/29, 276 Yds, 2 Tds. Per Westbrook, due Tds su corsa; del reparto Wrs, Davis e Ginn hanno supportato la causa ospite. Infine il Cb Brown sigilla la vittoria.A questo punto, si possono tirare le somme: tanto Arizona quanto San Francisco, sono state due grandi delusioni. San Francisco, pensando al suo glorioso passato recente, si trova ora impantanata sul fondo della West Division, e sono oramai parrecchi anni che i giocatori che indossano questa maglia non riescono a far girare per il verso giusto la stagione. Adesso, è cambiato di nuovo il coach, e nessuno può immaginare cosa riserverà il prossimo futuro. Fatto sta che la dirigenza deve riuscire a muoversi nel verso giusto, per riportare in alto il glorioso, e pieno di storia, simbolo della Baia nei posti che compete ad una franchigia come San Francisco.
Di converso, dopo le due ultime positive stagioni, concluse con un viaggio al Super Bowl, e un’altra dominando la Division, Arizona ha trovato grandissime difficoltà. Tra un ruolo di Qb che ha presentato protagonisti alquanto deficitari, infortuni, giocatori che hanno perso la grinta passata, i Cardinals sono infine ricaduti nei bassifondi della Division, come della Conference. Ora, in questa off season per il management Cardinals, il compito innanzitutto di trovare un “nuovo Kurt Warner”, che sappia cioè trasmettere ai compagni la giusta voglia e grinta, che possa riportare in alto una gran bella realtà, come quella dei Cardinals.
St.Louis Rams – Seattle Seahawks 6-16
Dulcis in fundo, una delle partite più attese in quanto, la “vincente” sarebbe approdata ai playoffs, e sabato prossimo si sfiderà contro i Saints. St.Louis, con una probabile vittoriam sarebbe tornata ai playoffs, dando ai propri tifosi un altro motivo per sorridere e per continuare il processo di risalita. Di contro, Seattle doveva vincere se voleva dare ai suoi rivali un grosso dispiacere, e trovare un posto nella Wild Card quanto mai inaspettato.
La partita. Seattle parte bene con Williams, ma St.Louis risponde prontamente, sebbene solo con un calcio. Nel prosieguo, la sfida continua a livello di FGs: in totale i Rams ne segnano solo due. Seattle tre, ma ciò che rende più aperto il divario è proprio il Td in apertura. Per ciò che concerne le prestazioni dei giocatori in campo, Bradford non brilla come al solito-19/36, 155 Yds, 1 INT; il contraltare Whitehurst invece si fa preferire-22/36, 192 Yds, 1 Td. E l’unico Td di giornata viene da Williams. Per il resto, grande prova dei due kicker.
Fu così quindi che St.Louis si bloccò proprio sul più bello. Seattle al contrario entra nella storia: è infatti la prima squadra dell’era moderna del football che raggiunge i playoffs con un record perdente. In molte occasioni, anche il giornalista-presentatore J.W . Stewart ha detto la sua sulla Division: infatti l’ha definita “The Worst Division”. E la “Worst Division” della Nfl ha decretato che i Seahawks vadano ai playoffs, e incontrino i campioni di New Orleans.
Per i Rams, finale amarissimo, ma comunque, all’interno delle stanze dei Rams, qualche buon motivo per sorridere lo possono trovare: l’anno scorso i Rams conclusero 1-15; in questa concludono 7-9, il miglioramento è netto. Quindi, la dirigenza Rams può lavorare con sicurezza e buone motivazioni per far fare ai suoi l’ultimo salto di qualità.
Con questo articolo, si concludono i recap delle appassionanti ed emozionanti diciassette giornate di questa bellissima stagione regolare 2010. Ora, però, inziano i playoffs e si comincia a fare sul serio: gare secche, “win or die”. Quindi, ci aspetta uno spettacolo che ha pochi eguali. Piccola nota: in vista dei prossimi impegni, provvederò a redigere articoli un po’ più approfonditi. Wait & see…
In seguito, vi dò alcune breaking news: come era prevedibile, i Panthers ringraziano coach Fox e gli mostrano la porta. Anche il presidente dei Browns, il grande Mike Holmgren, dà il placet al licenziamento di Mangini(11-22 il suo bilancio nelle due stagioni in panchina). Minnesota e Dallas “elevano” i propri coach da “interim” a “full time”-buone mosse, tutto sommato: Frazier ha concluso con 3-3; Garret con un migliore 5-3. Charlie Weiss lascia, dopo solo un anno, il posto di Offensive Coordinator dei Chiefs, e accetta l’offerta dei Gators di Florida: sulla panchina che fu del bravissimo Meyer, Weiss ricoprirà il doppio ruolo di Offensive Coordinator e Quarter-back coach. Gary Kubiak è inoltre stato confermato dai Texans-mi rimangono dubbi a riguardo. E, infine, una chiosa: Rex Ryan dei Jets, in conferenza, ha esplicitamente detto che la sfida di sabato la vinceranno i suoi; ne è sicuro, tanto che ha parlato della sfida come di una “faccenda personale” con Manning. MMah….Visti i precedenti….Ne vedremo delle belle!!!!
complimenti per tutti gli articoli riassuntivi delle week NFL. E’ la terza stagione che col game pass riesco a vedere un numero incredibile di match e ritrovare qui risconti il giorno seguente è sempre piacevole. ci divertiamo a fare pronostici per i match del weekend? per me passano Saints(in carrozza..),Jets(manning almeno 3 intercetti),Chiefs(parla il mio cuore..),Packers(questi arrivano in fondo..). integro le tue notizie dicendo che cable è sempre piu in bilico,mentre proprio nn capisco come i titans si ostinino a confermare fisher che ormai li puzza di muffa.. un saluti a tutti e GO CHIEFSSSSSSSSSSSSSSSS
Bravo Alessio17, e grazie per il completamento. Io ontestamente, Cable lo terrei: innanzitutto, i Raiders hanno finito 6-0 nella Division, e hanno giocato altre buone partite…Poi, magari, l’anno prossimo…..Vedremo. Su Fisher concordo al 110%. Ma anche Houston ha deciso di tenersi Kubiak…Ribadisco: MMMMMMAH…..Sui Saints sto con te; i Jets secondo me “atterreranno” e fragorosamente…Ryan li ha montati più della panna….Sui Chiefs piacerebbe anche a me vederli andare avanti, ma occhio a Rice…I Packers potrebbero farcela, ma devono “mettere in cella” letteralmente Vick, altrimenti….A presto!!!!
grazie a te della risposta.. io riguardo al match coi ravens temo piu la loro difesa,i loro special team e il nostro Carr (Boldin o Mason da quelle parti e sono caz….).speriamo in cassel,charles,bowe,hali,flowers e berry (questo ragazzi il prossimo anno è secondo solo a polamalu)
Chicago non avrebbe segnato un TD nemmeno se la partita fosse durata due giorni, e green bay non è niente di trascendentale….mamma mia che squadre che vanno ai playoff….
scusa Amedeo,ma squadre fenomenali e rimaste fuori proprio nn ne vedo! Dallas e San Diego?? Con Romo e Rivers i Superbowl nn si vincono! Mi sarebbe piaciuto molto invece vedere i Rookies Buccaneers ai PO,se lo meritavano in fondo,e Blount è un vero fenomeno( il prossimo anno ne corre 2000!!)
Anche in questo caso, sto con te Alessio…Come ha detto oggi la spendida Michelle Beadle di Sportsnation, Seattle ai playoffs è IMBARAZZANTE!!!!!!!! Giants, Bucs, tanto per citarne due a caso, si meritano di stare a casa???
Seattle ai PO capita una volta nella vita (infatti è il primo record negativo ai PO nella storia NFL). Per il resto solo i Bucs meritavano secondo me, Giants no (da novembre nn esistono..).
Daccordissimo, con questo trio di giovani fenomeni Freeman,Blount,Williams i Bucs hanno fatto un salto di qualita’ notevole in attacco, non sto nella pelle pensando all’anno prossimo the sky is the limit per i miei buccaneers. un noto giornalista di sport illustrated ha dichiarato : i team della nfc qualificate ai playoff tirano un sospiro di sollievo alla notizia di tampa fuori dai playoff perche’ questa squadra lanciatissima avrebbe potuto competere con tutte. che peccato io penso che avrebbero potuto stupire .ciao a tutti GO Bucs
Sono d’accordo con Amedeo.
Alessio 17, sei sicuro al 100% che è il primo caso di record perdente ai PO, nella storia della NFL??
Io ricordo a tutti, ad esempio, che 8-8 non è considerato propriamente record vincente.
Grazie Brett ti risento con piacere, I Bucs bravi ma non illudetevi …ai playoff sarebbero andati fuori subito, troppo poca esperienza. Io penso : l’unica squadra NFC competitiva sono gli Eagles ( anche i Saints ma un po meno) e i Giants non erano meno forti, lo scontro diretto è stato deciso da episodi irripetibili, quindi peccato che i Giants non siano potuti andare ai playoff…. non i Bucs, NY avrebbe potuto dare spettacolo e fastidio a chiunque altrochè
Mi sembri un po troppo severo con Falcons,Bears,Packers.. Cosi come troppo esaltato dalle ‘imprese’ Eagles e sopratutto Giants. NY,equivale TB anche se come singoli giocatori è superiore NY. Comunque ricordati che Giants hanno perso entrambe le sfide con gli Eagles,per non parlare del massacro subito al Frozen Tundra dai Packers,da te tanto bistrattati,appena 2 settimane fa
In italiano record perdente credo significhi sotto il 50% di vittorie,CREDO. Ed è il primo caso della storia.. Invece con un record non vincente,non perdente ma PAREGGIANTE ( ahahaha…),vado a memoria,dovrebbe essere il quinto-sesto caso.
Saluto Amedeo con piacere.
Allora: non è vero che siamo davanti al primo caso di franchigia con record negativo ai playoffs. Nel 1982, causa sciopero e relative complicazioni andarono ai PO i Browns (4-5) e i Lions (4-5). Le partite disputate furono solamente 9.
I Seattle Seahawks di quest’anno sono invece la prima squadra a vincere una division con record negativo.
Le squadre andate ai PO con 8-8 dal 1990 (non ho controllato oltre) sono 8.
8-8 in America non è considerato un winning-record ma effettivamente neanche un losing-record. La stagione di definisce infatti “a 500 season”
brett sempre simpatico,come il suo benianimo.. con 8-8 ai play off sono andate 8 squadre nella storia nfl (browns 85,poi in 7 dal 1990 in poi!). pur documentandoti avevi sbagliato,come me a memoria. proprio ieri la ESPN ribadiva il fatto di seattle come unica squadra con record negativo ai play off (forse perche nell’82 oltre ad essere una stagione monca,sia regalas season sia play off avevano una composizione totalmente diversa dall’attuale ). infine ringrazio brett per la traduzione winning record (stagione vincente) +.500, losing record (stagione perdente) -.500, e 500 season ( il mio ..pareggiante) per la stagione 8-8. davvero delucidante,ora sara a tutti piu chiaro. grazie brett.
alessio perchè questo sarcasmo? Guarda che non volevo fare il professore. Mi sembri molto più bacchettone tu riprendendomi, erratamente.
SAINTS 90
JETS 91
COWBOYS 99
LIONS 99
VIKINGS 04
RAMS 04
GIANTS 06
CHARGERS 08
Sono 8 dal 1990, come ho scritto precedentemente.
La stagione 1982, ha una sua dignità. Non mi risulta che i Redskins abbiano un asterisco vicino ai loro 3 SB (neanche per l’altra strike-season del 1987, sempre da Washington vinta), come gli Spurs (NBA) non hanno un asterisco per la stagione 1999 (nonstante Phil Jackson avrebbe voluto).
La querelle sul record 8-8, non nasce per fare il perfettino, ma semplicemente perchè sostenevo, a diritto, che accedere ai PO con 8-8 non è accedere ai PO con un record positivo: ci sono infatti correnti di pensiero puriste targate USA che considerano addirittura 8-8 un losing-record. Tale interpretazione tuttavia mi trova in prima persona in disaccordo.
Per quanto riguarda l’antipatia di Brett Favre ti invito a guardare questo video di NFL Network
http://www.nfl.com/videos/nfl-network-gameday/09000d5d81d60a2f/The-legacy-of-Favre
Ti invito ad ascoltare la considerazione finale di Rich Eisen, l’unico giornalista del quintetto: è perfetta per capire che cosa è stato il personaggio Favre per i media sportivi statunitensi, ed è anche indicativa di come questi ultimi abbiamo spesso talmente esasperato ogni sua decisione per puri e legittimi fini commerciali da creare un aurea di antipatia intorno a lui.
Ragazzi, permettetemi di ringraziarvi sentitamente tutti, perchè, in vista dei prossimi articoli che dovrò redigere sui fantastici playoffs, utilizzerò anche le vostre preziose informazioni che avete gentilmente e sapientemente snocciolato. Mi saranno molto utili a scrivere quanto di meglio merita un fantastico sport come è il Football Americano. Buona serata a tutti!!!!
I Giants sono crollati a dicembre esattamente come l’anno scorso in piu’ con episodi irripetibili o no hanno perso tutti e due gli scontri diretti con gli eagles ed hanno beccato 45 punti nella sfida decisiva con i packers, non c’e’ stata nessuna sfortuna e nessun bel finale di stagione per poter rimpiangere cari tifosi giants a meno che non si ritenga entusiasmante la vittoria finale per tre punti contro i redskins guidati dal super qb rullo di tamburi: Rex Grossman!! i giants meritano di stare a casa, con sei turnover a partita come contro green bay si va poco lontano.