Tante le prestazioni individuali assolutamente memorabili della Week 10, da Ryan a Vick passando per Gronkowski.
Anche le delusioni non scherzano, si parla di interi reparti o intere squadre…
TOP 3
ROB GRONKOWSKI
L’altra settimana era toccato al “gemello” Hernandez balzare agli onori della cronaca grazie a 2 TD che l’avevano consacrato nella sfortunata trasferta a Cleveland (a proposito, dal 2003 i Patriots sono 25 – 2 nei match che seguono una sconfitta…), mentre in questo Sunday Night è stato Gronkowski l’araldo dell’ever-green Brady, il quale ha confezionato 3 suggerimenti per l’ex Wildcats nella grande affermazione dei Pats contro gli Steelers.
Gronkowski è un altro dei tight end di nuova generazione, che da Tony Gonzalez in poi, portano la loro forza e la loro agilità per i campi della NFL, creando più di un mismatch favorevole contro i guizzanti, ma meno corpulenti cornerback, che spesso devono concedere a questi ricevitori “ibridi” diverse extra yard dopo la ricezione, ammesso e non concesso che riescano a fermarli del tutto.
Tornando immediatamente alle valutazioni post draft, in effetti molti addetti ai lavori sostenevano che con i due promettenti giocatori New England avesse estratto il coniglio dal cilindro, garantendosi un futuro roseo in primis proprio grazie all’acquisizione dei due rookie tight end.
D’altra parte era difficile immaginare un simile impatto dei due giovani virgulti in un team che contava già su diversi veterani, senza citare il duo intoccabile Moss – Welker.
Poi Moss viene ceduto (per la prima volta…) e l’attacco muta pelle, ma incredibilmente il giocattolo non si rompe: come detto, i due rookie tight end vengono responsabilizzati e rispondono alla grande, mentre una prima donna come l’ex Marshall viene sostituito da due agili ricevitori che non richiamano i riflettori come Branch e, il summenzionato, Welker (senza dimenticare il positivo Brandon Tate).
Nei Patriots da 7 vittorie e 2 sconfitte, anche la difesa presenta tante facce nuove: nella depth chart difensiva, su 11 effettivi, ben 3 rookie si possono definire titolari del ruolo (Cunningham, Spikes e McCourty) e altri 2 sono solo al loro secondo anno (l’ottimo Chung e Arrington).
Si potrebbe dire che i Pats sono venuti a patti con il diavolo: a dispetto di diverse franchigie che hanno chiuso un ciclo e, di conseguenza, sono finiti in fondo alla classifica e devono ancora riprendersi, in Massachussetts, zitti zitti, stanno costruendo la squadra del futuro senza perdere in competitività.
MATT RYAN
Non ci voleva un genio per presentare il match di giovedì scorso come la partita in cui i migliori due quarterback usciti dal draft di ormai 3 anni fa dovevano dimostrare di poter ambire a qualcosa di grande e, soprattutto, dire al mondo chi dei due fosse più avanti nella crescita personale.
Ed è stata una grande prestazione sia per Flacco, sia per Ryan, con quest’ultimo che ha avuto l’ultima parola con un TD pass per il solito Roddy White a meno di un minuto dalla fine, in un Georgia Dome che ormai preclude qualsiasi chance di vittoria agli ospiti da quando il numero 2 ha preso le redini dei Falcons (17 – 1 da quando Matty Ice è sbarcato ad Atlanta…), il che potrebbe riverberarsi sulla post season qualora i falchi riuscissero nell’impresa di chiudere da leader la loro conference.
Come detto, davanti alla grandissima prestazione di Joe Flacco, il quarterback dei Falcons si è però fatto preferire soprattutto per come è riuscito a condurre il suo team alla vittoria quando la tensione si è fatta altissima e nei momenti dove, ai più, le ginocchia tremerebbero, ma aspettiamo con ansia il prossimo scontro fra i due.
Avanzo una pronostico: che possa ripetersi il duello la prima settimana di febbraio?
MIKE THOMAS
Pazzi, pazzi Jaguars.
La loro stagione parla di un andamento difficile da leggere, composto da: sonore sculacciate ( – 25 a San Diego e Philadelphia, – 27 in casa contro Tennessee, – 22 a Kansas City), affermazioni indiscusse con team in crisi nera ( + 10 con i Bills e soprattutto + 18 con i Cowboys) e, per il resto, vittorie sul filo di lana ( l’incredibile calcio di Scobee aveva condannato i Colts, mentre + 7 nell’opening game contro i Broncos e domenica contro i Texans).
La partita dell’EverBank Field di domenica non ha fatto eccezione confermando il cammino zigzagante della franchigia diretta da Jack Del Rio: primi due quarti pirotecnici con un grande Maurice Jones-Drew ( 235 yards corse nelle ultime 2 partite intervallate da una settimana di BYE, più 2 segnature, messe entrambe a segno domenica), poi la “solita” rimonta dei Texans, che ci hanno abituati a inizi letargici per poi scatenare tutte le frecce offensive a disposizione dell’arco di Matt Schaub.
Infine l’epilogo: a 3 secondi dalla fine sul 21 pari, Garrard, dalle 50 yards, manda nel cielo di Jacksonville la più classica delle preghiere, che avrebbe il destino già segnato, se il cornerback di Houston, Glover Quin, inspiegabilmente non respingesse il pallone in avanti, invece di schiacciarlo per terra, come scritto nel manuale del buon defensive back.
Il resto è noto: il lesto (ed incredulo) Mike Thomas afferra il pallone vacante ed entra camminando nella end zone, per quella che risulta la più classica delle beffe. Quinta vittoria e secondo posto in coabitazione con i Titans: l’organico non mi permetterebbe di porli come favoriti della AFC South, ma ho imparato che è meglio non scommettere contro questi Jags.
MICHAEL VICK
Straordinariamente per questa settimana, faccio uno strappo alla regola e nomino un TOP 3 + 1, dato che relegare nelle menzioni d’onore un atleta che mette a segno 6 TD mi sembrava un “tantino” riduttivo.
Impossibile fare il resoconto delle cose che sono funzionate per il quarterback degli Eagles nell’infuocata sfida contro i Redskins, perché, a ben vedere, è funzionato tutto.
Ciò che preme dire è che oggigiorno nessuno riesce a tenere in scacco una difesa NFL come lui, minacciandola sia come passatore sul profondo (20/28 , 333 yards lanciate e 4 TD contro gli ‘Skins), sia come rusher impressionante, che non ha nulla da invidiare (soprattutto in velocità) ai top runningback (80 yards corse nel Monday Night dietro solo ad un redivivo Jerome Harrison).
Alcuni di voi, come me, vedrà una somiglianza con Cam Newton di Auburn (o forse il contrario…): ma quello che riesce a fare il Tiger contro le difese collegiali, Vick in questo momento lo sta mettendo in atto contro difese professionistiche.
MENZIONE D’ONORE
DEZ BRYANT
La prima (partita e vittoria) di coach Garrett sulla panchina dei Cowboys conferma il rookie come grande protagonista con ben 104 yards conquistate in sole 3 ricezioni tra cui quella da manuale sul TD pass che ha spianato la strada alla festa di Dallas contro i Giants.
L’ex Coxboys (Oklahoma State nel caso) continua la sua positiva stagione d’esordio impreziosita già da ben 5 TD, nonostante nel draft fosse stato scelto solo alla ventiquattresima posizione; sebbene gli scout non dubitassero sul talento del ragazzo, molti di questi non se l’erano sentita di scommettere sul carattere giudicato, come in molti altri casi di suoi colleghi, “difficile”.
Ora, a Oklahoma State gioca un certo Justin Blackmon, altro atleta mostruoso dal temperamento irrequieto; vorrei consigliare agli scout di non prendere lo stesso abbaglio quando questi deciderà di rendersi eleggibile per il draft: errare è umano, perseverare…
Worst 3
GLOVER QUIN
Di lui leggete poco più in alto, sotto “Mike Thomas”.
La più grande schifezza della settimana e, forse, della stagione.
ELI MANNING
Sebbene pensi da inizio dell’anno che i Giants abbiano il materiale per far penare molta gente nei playoffs, continuo a essere un po’ dubbioso sulle “giornate storte” del più piccolo dei Manning. Il bilancio generale dice: ben 19 TD pass, ma anche 13 intercetti.
La statistica è comprensibile se si pensa l’ottimo reparto ricevitori che i campioni del 2007 si ritrovano, perciò Manning è chiamato a valorizzarlo e può succedere che nel farlo, esageri. Però mi è capitato di buttare un occhio sulla partita persa contro i Cowboys: lì il numero 10 mi è sembrato sempre impreciso, “fuori fuoco” e solo il grande talento, suo e di chi lo circonda, ha permesso ai Giants di rimanere in gioco fino alla fine.
Ricapitolando: un Manning che nei giorni “buoni” è inarrestabile (chiedete a Seattle, tanto per dirne una), ma nelle partite che cominciano con il piede sbagliato fatica a raddrizzare il match.
PITTSBURGH STEELERS
Difficilmente si sarebbe pensato che, nel big match della AFC, a tradire gli Steelers sarebbe stata la difesa.
Mi spiego subito: naturalmente sono troppe le 350 yards concesse condite da 3 TD pass, anche se il QB avversario si chiama Tom Brady, ma soprattutto la linea difensiva di Pitt ha perso alla grande contro la linea offensiva dei Pats, che non ha permesso neanche una volta che il loro QB venisse sackato, cosa che non vale a ranghi invertiti.
Infine, la miglior difesa sulle corse della Lega ha subito 103 yards sui giochi di corsa, di cui ben 87 yards da uno scintillante Green-Ellis. Troppo, per pensare di fermare un team ben organizzato come quello di Bill Belichick.
DAMNATIO MEMORIAE
TENNESSE TITANS
Nella domenica della “festa” per la prima di Randy Moss in maglia Titans, Tennesse si arrende a dei Dolphins (squadra che si diceva interessata anch’essa al fenomeno ex Vikings) ridotti ai minimi termini. Sul terreno di gioco, di Moss neanche (o forse solo) l’ombra.
MINNESOTA VIKINGS
Dopo la rimonta con career game annesso (questa settimana i Cardinals ci hanno provato anche con Hasselbeck a “regalargli” il career high), Brett Favre e i suoi vichinghi cadono sotto i colpi dei Bears e a causa dell’imprecisione dello stesso numero 4 (4 turnover).
Stagione partita con diversi propositi che sta per essere gettata definitivamente alle ortiche, a questo punto, se così fosse, si prevedono diversi addii dalle parti di Minneapolis.
I Vikings non cadono a causa dell’imprecisione del #4. I Vikings stanno andando male perchè in ogni reparto è una squadra che non funziona.
QB, Ricevitori, DIFESA (TUTTA), Special Team, C O A C H I N G S T A F F.
l’unica cosa che gira è Peterson.
Suggerisco di riguardare con attenzione la partita dei Giants. La sconfitta è maturata a causa della grande carica agonistica di Dallas nel primo tempo e per colpa di qualche episodio sfortunato, oltre che per l’erroraccio di Hakeem Nicks che in end zone sbaglia traiettoria e provoca l’interecetto riportato in TD dai Cowboys.
Eli ha poche colpe: dei tre intercetti il primo, come detto, è responsabilità di Niks, mentre gli altri due sono arrivati nel finale quando si stava cercando una rimonta difficile e viziata da altri episodi sfortunati (un terzo e 23 non chiuso per qualche centimetro e un TD annullato per un holding più che evitabile, ad esempio). Inoltre Eli ha superato le 350 yards in una giornata in cui il running game dei suoi stentava a decollare, segno che ha davvero imparato a caricarsi la squadra sulle spalle quando serve.
Sono più soddisfatto di questo Manning perdente che di quello che vincente ad inizio stagione contro Carolina e Chicago.