Notte fonda ad Atlanta.
Ecco, lasciatemi spiegare: oltre all’ora in cui sto scrivendo questo pezzo, questa prima fase esemplifica al meglio la prestazione delle Dream contro le Indiana Fever di Caitlin Clark della scorsa sera.
Ma facciamo un passo indietro, anzi due.
Partiamo dalla mattina e dal mio primo contatto con il mondo WNBA. Che dire…Wow…
Liam Branley è il coordinatore delle public relations per le Dream e io il suo incubo in questi giorni. Si, perché già capire da dove incontrarci, è stata un’impresa.
Qui danno per scontato che tu abbia una macchina e quindi il parcheggio (che costicchia attorno al palazzetto, roba di 50$ a botta) è incluso nelle credentials che avevo per Play.It USA. Ma io vado a piedi e coi mezzi, quasi una bestemmia negli USA.
Conosciuto Liam, ritirate le mie credentials, è ora di assistere allo “ShootingAround” che serve alle giocatrici per prendere confidenza con il campo. Si, anche per le Dream, nonostante si giochi ad Atlanta.
Infatti per la prima volta quest’anno, si giocherà alla State Farm Arena, casa degli Hawks. Palazzetto da 19050 posti invece dei 7000 dell’abituale College Park.
Prima le Fever, poi le Dream a trotterellare per il campo e provare schemi, situazioni e concludere con tanto tiro. Sfrutto l’occasione per conoscere personalmente Lorela Cubaj che, dopo aver vinto lo scudetto con la Reyer, è volata da questa parte per giocare per il secondo anno con le Dream. Facciamo due chiacchiere in italiano, finalmente, e ci lasciamo con la speranza che questa sera per lei sia una grande serata. Fingers Cross.
Torno in albergo per rinfrescarmi un po’…ah, discorso temperatura…Bene, ma non benissimo: già alla mattina alle 8 qui fa un caldo atroce, con un pochettino di umidità. Immaginate alle 13. Comunque, ci aggiriamo sui 35/36 gradi e il 75% di umidità.
Si torna alla State Farm Arena, 3 ore prima della palla a due e ci sono già tanti tifosi, soprattutto di Indiana (e della Clark in particolare) davanti ai cancelli. Faccio una live per la pagina FB e poi dentro al fresco. Ecco, per farvi capire la differenza tra fuori-e-dentro, ho portato con me una felpa. E ho detto tutto.
Classiche conferenze stampa pre-partita delle due squadre con le rispettive coach e di una giocatrice. Indovinate un po’? Si, lei.
Faccio anch’io la mia domanda a Caitlin e poi una battuta a cui lei, e i presenti in sala stampa, sorride.
“Se vuoi, la maglia numero 22 della nazionale italiana di basket è libera“. Eh sì, perché la Clark potrebbe giocare per le azzurre, avendo la mamma di origini tricolori. Ma non avverrà mai. Purtroppo.
L’arena pian piano si riempie, io rimango sostanzialmente sul campo a godermi ogni singolo istante di questa fase. Entrano le giocatrici, entra Lorela e ci scambiamo il pugno. Stretching, tiro, andature, insomma…la routine. A -10′ mi dirigo verso il mio posto in tribuna da dove guarderò la partita e il colpo d’occhio è pazzesco.Stiamo sempre parlando di WNBA che, nonostante i suoi ormai 28 anni, non ha mai fatto breccia negli usi e costumi statunitensi. Invece quest’anno sembra essere cambiato qualcosa. L’hype attorno a Caitlin Clark, giustificato o meno che sia, sta facendo appassionare molti. E il risultato è sotto gli occhi di tutti in termini di numeri.
La partita. Torniamo all’inizio. Notte fonda. Atlanta fatica si da subito a trovare le avversarie in difesa: 35 punti concessi nei primi 10′ sono decisamente troppi. E l’attacco è figlio di quello che succede sotto il proprio canestro: confusione, palla che non riesce a girare come si deve.
La sola Tina Charles cerca di tenere a galla le compagne, ma i 10 e più punti di distacco accusati nel primo quarto, saranno un solco che le Dream non riusciranno più a colmare.
Dall’altra parte la “rookie-sensation” non fa cose mirabolanti. Oddio, forse per un normale essere umano, tirare con due addosso da 8 metri non è cosa normale, ma lei lo fa sembrare così. Ovviamente boato del pubblico ad ogni piè sospinto. Ma ci sta.
91 a 79 il finale per le Indiana Fever. Clark con 16pt, 4 rimbalzi e 7 assist, ma ancora 7 palle perse. Per Atlanta Charles ne mette 24.
Purtroppo, la partita di Lorela Cubaj non è come avevamo sperato nella chiacchiera della mattina: 7 minuti e un rimbalzo, complice anche il “momentum” in cui ha messo piede in campo nel primo e terzo quarto, quando la confusione regnava sovrana. Peccato.
Nel post partita, ovviamente facce diverse: se da una parte le Fever sono felici della quinta vittoria nelle ultime 6, fanno da contraltare le facce scure delle Dream che tornano ad un modesto 6-8 nel computo delle vittorie e sconfitte.
That’s It, for now
Stay tuned!!! Domenica, Dream vs New York Liberty @College Park
Latitante da troppi anni da PlayIt, ma con gli “inizi” nei primi anni 2000 ancora nel cuore. Reunion di Arenzano e Ferrara ancora ben impresse nella mia mente!