Ancora una scelta criticabilissima da parte della National Football League, che dopo aver reintegrato Ray Rice decide di fare l’esatto contrario con Adrian Peterson, rispedendo addirittura al mittente l’istanza di appello, come comunicato ieri dall’ex dirigente della lega Harold Henderson, nominato arbitro, per le controversie tra la stessa e i suoi giocatori, dal Commissioner Roger Goodell.
Henderson, che secondo alcune fonti avrebbe incontrato Peterson la scorsa settimana a Washington, ha reso pubblica la sua decisione poche ore fa, motivando la scelta di negare l’appello al runner dei Vikes con le seguenti parole: “non ha dimostrato che le procedure seguite nel suo caso non sono state eque e coerenti, anzi, gli sono state offerte tutte le garanzie e i diritti che gli spettano, quindi non trovo alcun appiglio per annullare o ridurre la sanzione“.
Di diverso avviso l’MVP della stagione 2012, che in un’intervista rilasciata alla ESPN ha spiegato quanto segue: “Mi sento come se avessero gestito tutta questa situazione in una maniera sbagliata, non riesco a capire, sono sconcertato; mi domando come sia possibile che Ray Rice, che si è trovato in una situazione simile sia stato già reintegrato ed è libero di trovarsi una squadra, mentre io devo aspettare fino ad Aprile per giocare. Non fraintendetemi, sono contento per lui, per il fatto che possa tornare in campo, ma non capisco perchè a me, invece, è negato. E’ mai successa una cosa del genere, prima d’ora, in NFL?”
Una domanda alla quale dovrebbero rispondere in molti, in primo luogo lo stesso Commissioner della lega, un comandante in capo che continua a non mostrare alcuna coerenza nelle sue decisioni, come ha sottolineato lo stesso sindacato dei giocatori una volta appresa la notizia; “La NFLPA si attendeva questo risultato, che non è altro che un’ulteriore dimostrazione della poca credibilità della NFL e del fallimento della sua politica dei rapporti con i giocatori; questa decisione non tiene conto di nulla, ignora fatti e prove che gli sono state presentate dalla difesa del giocatore, ed ignora anche parte del contratto collettivo che ha firmato con i nostri associati. E’ una situazione illogica, e conferma ancora una volta che non esiste parità di trattamento tra i vari giocatori, proprio per questo, è molto probabile che valuteremo se muoverci per vie legali.”
Strada che invece non sembra essere nell’interesse di Peterson, che ha spiegato ai microfoni dell’emittente sportiva statunitense come gli sia stato fatto intendere in sede di arbitrato che, eventuali azioni di questo genere, non porterebbero ad altro che ad uno slittamento del suo reintegro; cosa che, quindi, lui vorrebbe assolutamente evitare, anche se da alcune fonti vicino al runningback è trapelato che lunedì potrebbe essere presentata, presso la Corte del Minnesota, una querela, da parte del numero 28, alla NFL.
Quello che invece sta vagliando seriamente Peterson, e da diverso tempo, è il ritiro anticipato dal football professionistico, soprattutto, stando sempre a quanto dichiarato da lui stesso, per la delusione accumulata in questi mesi sul trattamento a lui riservato; un’uscita di scena che gli consentirebbe di dedicarsi ai suoi interessi nel mercato immobiliare in Texas, dove ha già alcune società, e al suo grande sogno, ovvero quello di affrontare i trials per qualificarsi alle prossime Olimpiadi di Rio De Janeiro, nel 2016.
Il numero 28 dei VIkings si è detto pronto a giocarsi le sue carte sui 200 e sui 400 metri piani, discipline nelle quali ha già gareggiato ai tempi del liceo, prima di dedicarsi a quello che lui stesso definisce il suo primo e grande amore, il football.
Sport al quale spererà comunque di poter tornare fino all’ultimo, soprattutto se Goodell, o chi per lui, sarà disposto a rivedere la posizione assunta fin qui dalla National Football League, anche in considerazione del fatto che, dopo diversi mesi, Peterson ha potuto riabbracciare il suo figlioletto.
All’intervistatore che gli chiedeva com’è stato questo ricongiungimento, il giocatore, visibilmente commosso, ha confessato: “Ha corso verso di me e mi è saltato in braccio, so che il consulente, che era li con me, non era quello che si aspettava, invece è andata così; mi è saltato in braccio, si è stretto a me e ha strofinato la sua testa con la mia, prima di scendere, prendermi per mano, e tirarmi per terra a giocare con lui.”
Una scena che stride, decisamente, con l’immagine negativa che i vertici della NFL, e parte dell’opinione pubblica americana, continuano a creare intorno al runningback, ormai sempre più vicino a diventare un ex giocatore.
https://www.facebook.com/FootballNation.it
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…
Sembra chiaro che la lega voglia fare di Peterson un esempio, e mandare un messaggio alla NFLPA…
Decisione vergognosa, che non solo demolisce oltremodo l’uomo, ma che non fa onore neanche alla Lega, soprattutto in virtù della differenza di trattamento con Rice. Se vagamente quello di Peterson può essere considerato uno scellerato metodo di educazione del figlio (nessuna giustificazione sia ben chiaro, ha sbagliato), Rice ha steso una ragazza senza nessuna motivazione neanche lontamente plausibile.