E’ finita. Dopo due settimane di lotte, di fatiche, di infortuni, di sorprese, di lacrime e di sorrisi, il torneo olimpico di Sochi è giunto a conclusione. La foto ricordo è la stessa di 4 anni fa, con i giocatori del Team Canada che hanno la medaglia d’oro appesa al collo.
Ma andiamo per ordine e vediamo cosa è successo in questa finale.
SVEZIA – CANADA 0-3
Ha vinto la squadra più forte. Questo il riassunto in una manciata di parole. Forse è mancato lo spettacolo e qualche emozione, anche a causa degli incroci dopo i gironi iniziali e delle disfatte di squadre come la Russia, ma è pur sempre una finale olimpica, con le sensazioni che solo questa sa trasmettere.
Il Canada arriva all’appuntamento dopo aver vinto la sfida con gli Stati Uniti e si trova di fronte una Svezia menomata dalle assenze dei soliti (H.Sedin, Zetterberg) cui si aggiunge all’ultimo secondo quella di Backstrom (a quanto pare tenuto fuori a causa di un farmaco vietato dai controlli antidoping), ancora una volta il miglior centro a disposizione. Si capisce quindi che per gli scandinavi servirà la prestazione della vita ma anche un regalo canadese. Fin dalle prime battute si intuisce che non sarà così. Il Canada scende sul ghiaccio con la solita determinazione, imponendo il proprio gioco forte di una superiorità fisica e non solo. La Svezia ci prova ma fatica a costruire, senza riuscire a sfruttare le sue caratteristiche migliori, come la capacità di gestire il disco e sfruttare gli spazi della pista grande. Ci prova sfruttando la maggior velocità di alcuni suoi giocatori (Hagelin su tutti) ma è poca cosa e il Canada dopo un forcing iniziale passa finalmente con Capitan Serious Toews che sfrutta un assist nello slot bucando Lundqvist tra i gambali.
Il portierone svedese viene graziato un paio di volte (dai pali o dalla leziosità dei canadesi sotto porta) ma piazza anche un paio di interventi essenziali per mantenere in partita i suoi. Dall’altra parte Price (che zittisce tutti con un doppio shutout in semifinale e finale) quasi inoperoso da sicurezza e bravo e fortunato nell’unica vera grande occasione svedese con Nyquist.
Svezia che entra nel secondo periodo e che sembra già sulle gambe e anche il talento di Karlsson rimane inevitabilemente in ombra. Il Canada colpisce allora alla gola. Errore grossolano di Ericsson e contropiede micidiale di Crosby che fa sembrare tutto facile, si invola mette giù Lundqvist e infila il puck nell’angolo libero. 2-0 e capitano canadese ancora una volta a segno nella finale olimpica, dopo essere rimasto a secco per tutto il torneo.
Canada che mescola anche le carte lasciando spazio alla linea di St.Louis e Duchene, poco utilizzati fin’ora ma adatti contro il gioco svedese. La Svezia accusa ancora il colpo e la partita è praticamente finita. Alfredsson, alla sua ultima olimpiade, è l’emblema di una squadra stremata ma c’è ancora spazio per l’orgoglio svedese e tutti cercano di dare il massimo con gente come Daniel Sedin che getta il cuore oltre l’ostacolo e il proprio corpo contro il disco per fermare gli attacchi nordamericani. Canada in scioltezza, che in certi casi sembra non voler infierire nonostante la mole di gioco che riesce a creare. Lundqvist salva ancora quel che può ma a metà del terzo tempo Kunitz fa calare il sipario con una saetta che colpisce la traversa e si infila alle spalle del portiere. L’ala di Pittsburgh, anche lui al primo gol, zittisce con i fatti chi ha criticato la sua convocazione mettendo il timbro sulla finale.
Partita chiusa e vittoria meritatissima per il Canada che ha dimostrato ancora una volta l’umiltà e l’atteggiamento giusto per vincere questo torneo, unici fattori la cui mancanza avrebbe potuto minare la vittoria della squadra canadese, dal talento troppo grande e profondo per poter fallire se non mettendoci del suo. Ottimo lavoro di Babcock in tal senso nel riuscire a mettere il talento di tutti questi campioni al servizio della squadra. La Svezia dal canto suo si gode un argento meritato e forse oltre le aspettative dopo i tanti infortuni. Ha vinto la squadra più forte e ha vinto dimostrandolo ancora una volta sul ghiaccio. Dimostrandolo dove conta.
USA – FINLANDIA 0-5
Prima di chiudere un doveroso cenno alla finalina per la medaglia di bronzo tra USA e Finlandia. una finalina presa molto sotto gamba dagli americani che si sono trovati davanti un Rask e un Selanne strepitosi. Il primo ha parato tutto, il secondo ha messo a segno una doppietta e insieme la Finlandia ha letteralmente annientato gli Stati Uniti 5-0. Non spendiamo parole per la pessima figura dei giocatori di coach Bylsma, onoriamo invece la formazione finnica e il suo capitano Selanne che alla veneranda età di 43 anni si è appeso al collo l’ennesima medaglia Olimpica giocando da protagonista. Per lui in 6 Giochi Olimpici 1 argento e 3 bronzi. Non poteva finire in miglior modo la sua carriera internazionale.
Hockey Night in Cividale vuole ringraziare tutti coloro che si sono affacciati per la prima volta all’hockey e tutti coloro che lo seguono da tempo e l’hanno seguito insieme a noi. Abbiamo coperto il più possibile il torneo di Sochi per tenervi sempre aggiornati e la risposta è stata ottima. Adesso ci rituffiamo in NHL, dove inizia lo sprint finale per la qualificazione ai playoff, e torniamo a sognare la Stanley Cup.
FINALE
23 febbraio 2014
Svezia – Canada 0-3
Finalina per il bronzo
22 febbraio 2014
Finlandia – USA 5-0
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