Miami Heat 117 – 106 Dallas Mavericks
Al rientro dopo la pausa per l’All-Star Game, LeBron James ne mette 42 e regala agli Heat il terzo “cappotto” in 3 anni (6-0 totale) ai danni dei Mavericks, dopo la sconfitta nella finale del 2011. The Chosen One segna 10 punti all’interno del decisivo parziale di 14-0 che, fissando il punteggio sul 106-95 durante l’ultimo quarto, dà il là alla vittoria di Miami. Per Dallas l’immarcescibile Nowitzki chiude con 22 punti ma i suoi non riescono a dare continuità alla vittoria di Indiana con un’altra statement win.
Atlanta Hawks 98 – 108 Indiana Pacers
Indiana vuole cominciare la seconda parte di stagione con lo stesso piglio che aveva all’inizio, quando surclassava ogni tipo di avversario. I primi a farne le spese sono i seppur ostici Hawks, grazie soprattutto ad un Paul George che, mettendo a tacere i mugugni dell’ultimo periodo, segna 14 punti nel primo quarto all’interno di un parziale di 31-9 che contribuisce ad instradare la partita sul giusto binario. Chiuderà con 26 senza però sporcarsi le mani nel quarto quarto. West ne mette 17 e Lance Stephenson (unico Pacers a giocare più di 30 minuti) segna 13 punti con 7 assist e 5 rimbalzi. Dall’altra parte non servono a niente i 19 di Korver (5 triple, compresa ovviamente quella che allunga la striscia del suo personalissimo record) e i 18 di un positivo Louis Williams dalla panchina.
San Antonio Spurs 113 – 103 Los Angeles Clippers
Grazie a 16 dei 25 punti totali segnati nell’ultimo periodo da Patty Mills, gli Spurs conquistano allo Staples una vittoria di prestigio. I texani, che quest’anno non avevano certo brillato negli scontri diretti con le contender, avevano bisogno come il pane di un’affermazione del genere. Oltretutto si tratta di una vittoria che arriva con alcuni dei giocatori chiave dei nero-argento, come Parker, Splitter e Leonard, comodamente seduti in borghese ad osservare al di fuori del parquet. San Antonio, 21-7 in trasferta, si avvia a concludere la 17esima stagione consecutiva con un record vincente lontano dall’Alamo. Duncan segna 19 punti e cattura 13 rimbalzi ma ha le mani piene in difesa dove lo scintillante Griffin di questi tempi fa 35+12, coadiuvato da un DeAndre Jordan da 18 rimbalzi. Gli Spurs, che guidano la lega per percentuale di tiro da 3, vanno sul 73-69 con una bomba di Marco Belinelli proprio di fronte alla panchina a 3:18 dalla fine del terzo. Dopodiché Mills segna 11 punti consecutivi in 2 minuti e mezzo, per dare a San Antonio il +12 con 8:46 da giocare. I Clippers non riescono più a riavvicinarsi.
Phoenix Suns 112 – 107 Denver Nuggets
A Denver va in scena il Gerald Green Show. Dopo essere stato costretto ad osservare i compagni dalla panchina a causa dei falli per gran parte della prima frazione di gioco, l’ex-Pacers si rifa del tempo perduto e piazza il career-high di 36 punti, di cui ben 8 nell’Overtime. Dragic aggiunge 21 punti e 14 assist al fatturato dei suoi. Per i Nuggets ce ne sono 25 di Fournier e 21+10 di un solido Faried. Nei tempi regolamentari Wilson Chandler, dopo che Markieff Morris aveva pareggiato a quota 99 con un canestro a rimbalzo d’attacco a 5 secondi dal termine, ha l’occasione di diventare l’eroe di giornata ma il tiro in avvitamento allo scadere finisce corto.
Orlando Magic 100 – 104 Milwaukee Bucks
Con un record che recita la bellezza di 10 vittorie a fronte di 43 sconfitte, coach Larry Drew ha tutto il tempo di sviluppare i giovani giocatori presenti nel roster, concedendo loro importanti minuti in campo. Così se Giannis Antetokounmpo continua a far intravedere lampi del suo non ancora facilmente identificabile talento, Nate Wolters mette a segno la tripla decisiva che dà ai Bucks il 99-97 con 29 secondi scarsi da giocare e offre ai ragazzi del Wisconsin l’occasione di gioire per una rara vittoria.
Toronto Raptors 103 – 93 Washington Wizards
Nella notte del Verizon Center, Kyle Lowry segna 24 punti e distribuisce 10 assist, permettendo ai Raptors di rompere l’equilibrio che regnava sulla partita fino al terzo quarto e prendere il largo verso un’importante affermazione nell’ottica della griglia playoff. John Wall (22+7 assist) è l’ultimo a mollare per i suoi.
New York Knicks 93 – 98 Memphis Grizzlies
Alla tripla del +2 Knicks a un minuto dalla fine di Tim Hardaway Jr. risponde un altro specialista, quel Mike Miller acquistato in estate proprio per mettere questi tiri. Il 2-volte Campione NBA con gli Heat, fa registrare il season-high di punti con 19 ma soprattutto segna il canestro decisivo da oltre l’arco del 94-93 a 45.9 secondi dal termine. Il figlio della stella di Warriors e Heat degli anni ’90 chiude con 23 punti ma 15 tiri in 24 minuti. Sulla sponda Grizzlies, buona prova di Mike Conley che guida le realizzazioni con 22 punti.
Charlotte Bobcats 108 – 96 Detroit Pistons
Al Jefferson segna più di 30 punti per la sesta volta nelle ultime 9 partite (32 pts, 12 reb, 7 ast per la precisione), costringe la coppia di alfieri del pitturato di Detroit, Drummond&Monroe, a lunghi periodi di riposo a causa dei falli e infligge ai malcapitati Pistons una sconfitta sanguinosa – proprio perché arrivata contro una diretta concorrente per l’ultimo spot playoff ad Est.
Cleveland Cavaliers 114 – 85 Philadelphia 76ers
I Cavs erano arrivati alla pausa dell’All-Star Game come una delle squadre più calde del momento. Il break fine-settimanale pare non aver interrotto il flusso benefico di energia emanato dalla banda Brown, anche se l’inconsistenza degli avversari di giornata ha senza dubbio contribuito ad allungare la striscia di vittorie consecutive a 5 (la più lunga dai tempi del regno probabilmente). L’MVP della domenica di New Orleans deve giocare solo 23 minuti per avere ragione degli orribili Sixers di febbraio (0-8 il record mensile, 0-9 se ci mettiamo anche la sconfitta contro Atlanta del 31 gennaio). Va bene il tanking, ma insomma… Tyler Zeller segna 18 punti e cattura 15 rimbalzi (rispettivamente season e career high). Deng e Waiters (uscito per infortunio) ne mettono 13 a testa, Thompson 12+10, Miles 10. Sono 10 anche i punti di Bennett in 24 minuti.
grande amante del basket, del vino e della scrittura, segue l’NBA dal 1994, quando i suoi occhi furono accecati dal fulgido bagliore emanato dal talento irripetibile di Penny Hardaway. Nutre un’adorazione incondizionata per l’Avv. Federico Buffa e non perde occasione di leggere i pezzi mai banali di Zach Lowe.