Charlotte Bobcats 91 – 75 Golden State Warriors
La sorpresa della notte viene senza dubbio dalla Baia, dove i Bobcats espugnano la Oracle Arena con la migliore prestazione difensiva da parte degli avversari dei Warriors in quasi un decennio. Golden State infatti viene tenuta ad un misero 31.2% totale al tiro e un inusuale 4-20 da 3 punti.
L’inarrestabile Al Jefferson di questo periodo segna 30 punti con 13 rimbalzi, facendo notare ancora una volta se ce ne fosse bisogno che una chiamata all’All-Star Game di New Orleans non sarebbe stata così sgradita.
Indiana Pacers 89 – 85 Atlanta Hawks
Indiana riesce finalmente a sfatare il tabù della Philips Arena in Atlanta, Georgia. D’accordo la vittoria più recente nella casa degli Hawks l’avevano ottenuta lo scorso maggio in gara 6 del primo turno playoffs, ma in regular-season avevano perso le ultime 12 giocate qui.
La partita trova un padrone a cavallo fra terzo e quarto periodo, quando, dopo la tripla di Jeff Teague, che aveva dato ai suoi il vantaggio di 6 lunghezze sul 41-35 a 1:06 dalla fine del primo tempo, I Pacers piazzano un parziale di 38-16 nei successivi 17 minuti. Un’altra bomba, questa volta di Cartier Martin, riavvicina gli Hawks a -2 con 14.9 secondi da giocare sul cronometro. C.J. Watson e Danny Granger combinano quindi per 3 tiri liberi con i quali sanciscono definitivamente la vittoria degli ospiti.
Lance Stephenson dopo aver convertito i liberi del fallo, è costretto a lasciare il campo nel terzo quarto per una rovinosa caduta sul terreno di gioco in seguito ad una delle sue classiche scorribande in transizione verso il ferro. George segna 18 punti, West 22. Nessuno degli starter per Atlanta raggiunge la doppia cifra nelle realizzazioni.
Los Angeles Lakers 99 – 109 Minnesota Timberwolves
Si rivede Nash fra i giallo-viola, assente dal 10 di novembre. Prima segna il canestro che apre le danze per i suoi e dopo qualche minuto manda a schiacciare in alley-oop Wesley Johnson. Non riesce però ad evitare che i Lakers incorrano nella settima sconfitta consecutiva. Né si arresta la maledizione degli infortuni: fuori nel primo quarto Meeks (caviglia) e Jordan Hill (stiramento al collo).
La banda D’Antoni concede 100 e più punti agli avversari (di cui 38 nel primo e 30 nel secondo periodo) per la quattordicesima serata di fila – è la più lunga striscia in attivo di tripla cifra di punti concessi.
Dall’altra parte i due Kevin, Love (31 pts + 17 reb) e Martin (season-high pareggiato con 32 pts), conducono l’imbarcazione T’wolves a vele spiegate verso la vittoria numero 24 in stagione. Il nativo di Santa Monica in particolare sopperisce all’assenza di Pekovic attaccando il ferro in modo più feroce del solito (18 tiri liberi conquistati). Verso la fine della partita cade pesantemente a terra sulla schiena, battendo anche la testa sul parquet, ma rientra in campo senza apparenti problemi.
Chicago Bulls 101 – 92 Phoenix Suns
Probabilmente distratti dalle voci di mercato riguardanti il possibile acquisto di Pau Gasol dai Lakers, i Suns falliscono nel tentativo di portare la loro striscia di vittorie consecutive a 6. Non basta il solito Dragic da 24 e 7 rimbalzi.
Chicago manda 5 giocatori in doppia cifra e si riprende prontamente dopo la brutta batosta di Sacramento. Noah, dopo la follia della Sleep Train Arena, offre una delle sue classiche prove di solidità realizzando una doppia-doppia da 14+14. Grazie alla tripla di Dragic e alla penetrazione di Barbosa i Suns tornano a -4 a 3:46 dalla fine. Dopodiché un layup di Butler e un piazzato di Noah mandano i titoli di coda.
grande amante del basket, del vino e della scrittura, segue l’NBA dal 1994, quando i suoi occhi furono accecati dal fulgido bagliore emanato dal talento irripetibile di Penny Hardaway. Nutre un’adorazione incondizionata per l’Avv. Federico Buffa e non perde occasione di leggere i pezzi mai banali di Zach Lowe.
L’anno scorso, LeBron James è diventato il primo giocatore nella storia della NBA a ottenere una media di 26 punti, 8 rimbalzi e 7 assist a partita, tirando oltre il 55% dal campo, ed è difficile lamentarsi del suo rendimento finora in questa stagione. Pur non essendo un lungo, tira con un incredibile 59,8 per cento dal campo, con un 80,6 per cento ai tiri liberi (entrambi record personali). Ma i 5,8 rimbalzi a partita sono il valore più basso dal suo anno da rookie, mentre le 3,5 triple a partita sono il suo record. Saltano più all’occhio cifre come gli 1,1 recuperi e le 0,4 stoppate a partita, i valori più bassi della sua carriera, che forse non dovrebbero sorprendere tanto, considerando quanti minuti ha giocato nelle ultime tre stagioni, con 67 partite dei playoff senza mai scendere in media sotto i 41:47 minuti a partita. Nonostante il forte calo di recuperi e stoppate e l’aumento delle palle perse, James è stato comunque il quarto miglior giocatore al fantabasket e ha fatto segnare la PER più alta della lega. Quindi, in sintesi, James si è risparmiato un po’ dopo aver giocato troppi minuti ultimamente, ma segna ancora 26,2 punti a partita, nonostante tiri meno dal campo rispetto a qualsiasi altra stagione della sua carriera, grazie sia a una percentuale record del 48,1 da tre punti che al dato irreale di questo grafico dei tiri , che evidenzia come James abbia realizzato 100 dei 134 tiri da meno di 2,5 metri che ha preso in questa stagione. Inoltre, i suoi 6,3 assist a partita sono il record dell’NBA tra tutte le guardie tiratrici. Naturalmente, non c’è bisogno che vi dica che James sa giocare a basket, ma vale la pena notare come il suo gioco si sia trasformato nel corso della sua carriera.