New York Knicks 98 – 108 Charlotte Bobcats
A Charlotte si interrompe la striscia di 5 vittorie consecutive che ha dato nuovo slancio alla stagione fin qui sciagurata dei New York Knicks. Ci pensano Al Jefferson e Kemba Walker a riportare gli avversari sulla terra. Il primo si rende protagonista della migliore prestazione da quando veste la maglia dei Bobcats con 35 punti e 8 rimbalzi che sono il frutto di un dominio piuttosto vistoso in post basso. Il secondo segna 12 dei complessivi 25 punti della sua gara nell’ultimo e decisivo quarto, quando guida i suoi nel risolutivo parziale che allontana definitivamente gli avversari, tornati a -4 con 11 minuti da giocare. Per New York, che registra il rientro di Tyson Chandler (16 minuti e spiccioli), seconda partita delle ultime 4 in cui J.R. Smith è costretto a osservare i compagni dalla panchina per 48 minuti. Che siano finiti i suoi giorni nella Grande Mela? Stoudemire fornisce ancora una volta una prova solida dal pino con 17 punti (6-10) in 22 minuti, lasciando intravedere una buona mobilità (rispetto alle uscite dell’ultimo anno e mezzo, si intende).
Sacramento Kings 92 – 116 Indiana Pacers
Vittoria non da Pacers per Indiana, che per una volta si affida più all’estro offensivo di alcuni suoi giocatori che all’arcigna ed impenetrabile difesa corale, autentico marchio di fabbrica in questa trionfale (per ora) stagione. Il sigillo sulla partita lo mette Paul George, autore di 31 punti, quando chiude il terzo quarto con una tripla rocambolesca allo scadere con tanto di slalom speciale fra i paletti e apre il successivo con un’altra pesantissima conclusione dalla distanza. Dopo aver segnato solo 7 punti nella prima frazione (territorio esclusivo per le mirabolanti evoluzioni di Lance Stephenson – 13+5+5), PG si mette al lavoro e mostra agli spettatori paganti tutte le soluzioni del suo impressionante arsenale d’attacco: triple, penetrazioni concluse al ferro, step-back, arresto e tiro nel traffico e in condizioni di equilibrio precario. DeMarcus Cousins – lo sfidante – non è da meno (31 pts e 13 reb in 30 minuti) e nel terzo periodo di gioco, in cui segna la bellezza di 19 punti, mostra sprazzi di assoluta ed incontrastata supremazia all’interno del pitturato, quando riesce con continuità ad approfittare degli spazi aperti dalle sciabolate in mezzo all’area del piccolo ma dinamico Isaiah Thomas. Piuttosto inusuale per i Pacers la facilità con cui Boogie riesce con costanza ad arrivare al ferro. Ad ogni modo arriva la vittoria numero 30 in stagione per i ragazzi di coach Vogel, il quale prenota un posto in panchina per l’Est all’All-Star Game di New Orleans.
Oklahoma City Thunder 87 – 90 Memphis Grizzlies
I Memphis Grizzlies celebrano il ritorno sul parquet di Marc Gasol con una vittoria di peso contro una delle squadre migliori della lega. L’ultimo arrivato Courtney Lee segna 24 punti, compresi i 2 finali dalla linea della carità che fissano il punteggio sul 90-87 conclusivo, dopo che una tripla di Ibaka aveva avvicinato i Thunder a -1. Zach Randolph contribuisce alla causa con 23 punti e 13 rimbalzi. Per i Thunder arriva l’ennesima conferma che senza Westbrook si fa molta più fatica a duellare ai vertici della Western Conference, per usare un eufemismo. Durant che non si era allenato lunedì ed aveva fatto sapere di non essere affatto contento del suo gioco in contumacia Westbrook – troppe conclusioni personali era il problema – mette a referto 37 punti con 28 tiri. Reggie Jackson segna 17 punti ma con 7 palle perse (19 totali di squadra).
Cleveland Cavaliers 120 – 118 Los Angeles Lakers
I Lakers di questi tempi, che contano solamente 9 giocatori in uniforme da gioco all’alzata della palla a due iniziale, costituiscono lo sparring partner ideale per chiunque vada in giro in cerca di rivincite. Mike Brown, che non manca di sventolare ai quattro venti i suoi buoni rapporti con Kobe e gli altri non dicendosi a caccia di alcunché in terra losangelina, dimostra che le sue squadre possono anche segnare, oltre che difendere. Principale se non unico imputato per lo scarso rendimento in attacco della squadra quando allenava i giallo-viola – cosa è cambiato rispetto ad ora? – arriva allo Staples, si guarda un po’ intorno, saluta tutti e guida i ragazzi in maglia vinaccia a una cavalcata da 120 punti. Ok, fare 120 a questi Lakers non è impossibile, figuriamoci se ti chiami Irving, Waiters o Deng.. L’ex-Bulls segna 27 punti con 5 bombe, Waiters ne mette 13 dei 17 totali nell’ultimo quarto. Dall’altra parte Meeks segna 6 triple e 26 punti alla fine. Young, che nelle situazioni disperate si trova come un topo nel formaggio, conclude a quota 28, vedendosi però respingere dal primo ferro la conclusione oltre l’arco che avrebbe dato ai suoi il 119 pari a 12 secondi dal termine.
grande amante del basket, del vino e della scrittura, segue l’NBA dal 1994, quando i suoi occhi furono accecati dal fulgido bagliore emanato dal talento irripetibile di Penny Hardaway. Nutre un’adorazione incondizionata per l’Avv. Federico Buffa e non perde occasione di leggere i pezzi mai banali di Zach Lowe.