Oklahoma City Thunder 101 – 112 Utah Jazz
Ritrovatosi faccia a faccia col top-scorer della lega, Gordon Hayward si mette a fare il Kevin Durant della situazione. Career-high i suoi 37 punti, dei quali i 17 finali rappresentano l’intera produzione dei Jazz degli ultimi 7 minuti. L’ala di Utah mette a referto anche 11 rimbalzi e 7 assist. Dall’altra parte KD non scherza e se il diretto avversario riesce a emulare le sue stupefacenti prestazioni balistiche, The Original Kevin Durant si fa in quattro, o meglio in tre – viste le assenze di Westbrook e Ibaka. Segna 48 punti con 7 rimbalzi. Tuttavia non è sufficiente e i Thunder escono a mani vuote dalla EnergySolutions. Con 7 partite giocate dall’infortunio del numero 0 in maglia blu appare già evidente l’inversione di tendenza: sono ben 3 le sconfitte maturate , in casa con Brooklyn e Portland e in trasferta contro i non insuperabili Jazz.
Portland Trail Blazers 119 – 123 Sacramento Kings
Partita dai risvolti imprevedibili alla Sleep Train Arena di Sacramento. Dopo aver costruito un solido vantaggio durante i primi 3 quarti e qualcosa, grazie alle prestazioni super della premiata ditta Cousins&Gay (il primo 35+13 e il secondo 32 alla fine) che aveva fatto affacciare i Kings sugli ultimi 8 minuti di gara con 19 punti di dote sui Blazers, la squadra di coach Malone ha rischiato di rendere gli spettatori dormienti dell’Arena partecipi di uno dei più improbabili comeback della stagione. I Portland Trail Blazers infatti – anche se forse per l’occasione è molto più adeguato chiamarli Portland Lillards, dopo essersi fermati al misero bottino di 13 punti segnati nell’intero terzo periodo, ne hanno messi 46 nel solo ultimo quarto. Damian Lillard da solo ha segnato 26 punti (41 alla fine – career-high) riportando i suoi a -2 nell’ultimo minuto di gioco e realizzando così anche il record franchigia per punti in un quarto – che apparteneva a Terry Porter (25) da più di 21 anni. A dire il vero il punteggio era di 117-105 in favore di Sacramento a 1:12 dalla fine della partita, quando il rookie dell’anno in carica ha deciso di realizzare in fila 3 triple, un layup in contropiede e 3 tiri liberi in seguito a un fallo sul tiro da oltre l’arco. Risultato: 121-119 Kings a 16.5 secondi dalla fine. Dopodiché Thomas realizza due liberi e Lillard torna sulla terra sbagliando un paio di conclusioni.
Toronto Raptors 79 – 86 Indiana Pacers
Pronta rivincita dei Pacers sui lanciatissimi Toronto Raptors, dopo la sorprendente battuta d’arresto in terra canadese della scorsa settimana. Roy Hibbert fa la voce grossa e segna 22 punti con 8 rimbalzi, Lance Stephenson si ferma a 2 assist dalla quarta tripla-doppia in stagione, in una serata in cui la stella di Paul George brilla a fasi alterne, per usare un eufemismo. I Raptors dopo essere stati bloccati dalla tormenta di neve del Midwest ed essere stati costretti a prolungare il soggiorno a Miami di 2 giorni, arrivando a Indianapolis solamente 5 ore prima della palla a due, si dimenticano di presidiare il pitturato e vanno sotto nei rimbalzi (53-36 il parziale per i padroni di casa) e nei punti in area (40-26). Nonostante DeRozan metta a referto 28 punti, Toronto è tenuta al minimo stagionale di punti totali segnati di squadra. Il momento topico della gara si registra a cavallo fra i due tempi di gioco, quando il parziale di 12-5 Pacers sul finire del secondo quarto (44-36) viene corroborato da un 8-0 ad inizio terzo che da ad Indiana l’inerzia per arrivare fino a +17 nel corso del periodo.
Philadelphia 76ers 93 – 111 Cleveland Cavaliers
Nonostante Cleveland, come buona parte del resto degli Stati Uniti, sia congelata sotto temperature artiche, la mano di C.J. Miles è incandescente. Fa registrare il record di squadra con 10 triple segnate e un season-high da 34 punti. Ne segna 8 solo nel primo tempo, quando i Cavs vanno sopra anche di 26, gettando le basi per una comoda vittoria. La seconda vittoria di Cleveland nelle ultime dieci partite arriva qualche ora dopo la trade che ha visto Bynum partire in direzione Chicago – per poi essere prontamente rilasciato – in cambio di un All-Star come Luol Deng, a cui è destinato lo spot di n.3 dello starting lineup di Mike Brown. Mentre Deng è costretto ad osservare ancora da fuori per il momento, si rivede in campo dopo lo stop di 3 partite Kyrie Irving che segna 16 punti e smazza 8 assist in 30 minuti di gioco. Meglio di lui fa il giovane play avversario Carter-Williams che chiude con il season-high di 33 punti (con 6 reb e 5 ast) ma si dimostra incapace di contenere l’ispirato Miles.
New Orleans Pelicans 88 – 107 Miami Heat
Grazie ai 32 punti di James e ai 22 con 8 assist di Wade, gli Heat recuperano uno svantaggio di 11 lunghezze maturato nel secondo quarto per giungere ad una facile affermazione, almeno nel punteggio, fra le mura di casa. Anthony Davis guida i Pelicans con 22 punti (+12 rimbalzi) la maggior parte dei quali però realizzati nella prima frazione di gioco. Decisivo il terzo periodo in cui Miami tira col 61% dal campo e surclassa gli avversari con un punteggio di 32-21 (16 punti di LBJ).
Detroit Pistons 85 – 89 New York Knicks
Niente derby italiano nella notte, in quanto Datome non gioca nemmeno un minuto. Di sostanza invece la prova di Bargnani che, chiamato a non far sentire la mancanza del febbricitante Chandler, a fronte dei normalissimi 13 punti segnati cattura 11 rimbalzi. La voce grossa la fa però Carmelo Anthony con le 3 triple di seguito segnate all’interno del parzialone di 15-0 dei suoi nel terzo quarto. Melo chiuderà con 34 punti (13 nel terzo) e il rimbalzone finale d’attacco sul libero sbagliato di Felton, commutato poi nei 2 punti segnati dalla linea della carità che con 2.9 secondi sul cronometro fanno scendere il sipario sulla partita. Quinta sconfitta in fila per gli altalenanti Pistons.
San Antonio Spurs 110 – 108 Memphis Grizzlies
Dopo aver sperperato un vantaggio di 16 punti negli ultimi 5 minuti di partita, gli Spurs hanno bisogno di un supplementare per sbancare il FedExForum di Memphis. La vittoria arriva – manco a dirlo – grazie a una pennellata mancina in penetrazione di Manu Ginobili che da ai suoi il 110-108 con 1.8 secondi da giocare. Sul ribaltamento di fronte, il tentativo disperato di Conley da 29 piedi finisce corto. Tim Duncan guida gli speroni con una sontuosa prova da 24 punti e 17 rimbalzi. Belinelli segna 19 punti, Leonard 17. Conley chiude la partita con un trentello (21 nel secondo tempo). Buon impatto del neo-arrivato Courtney Lee che segna 12 punti fra i quali anche il jumper del 106-104 a 1:27 dalla fine dell’overtime.
Phoenix Suns 87 – 92 Chicago Bulls
Taj Gibson segna 19 punti e prende 10 rimbalzi, Joakim Noah ne aggiunge 14 + 16 carambole e i Bulls trovano la vittoria sui Suns nella prima partita dopo la partenza di un pilastro della squadra degli ultimi anni com Luol Deng. Nonostante l’assenza di Boozer, Chicago conquista la sesta W nelle ultime 8 gare e lo fa con una prova corale, allontanando – per il momento – gli incubi di una lenta quanto opportuna (forse) rebuilding totale. Miles Plumlee sul finale di gara realizza il tiro libero che riporta Phoenix a -4 (81-85) ma il tentativo di riaggancio è respinto prontamente dalla tripla di Hinrich che estende nuovamente il divario a 7 lunghezze.
Washington Wizards 97 – 83 Charlotte Bobcats
Con un parziale di 17-0 all’interno del terzo quarto i Wizards prendono il largo dopo un primo tempo apatico e conquistano la vittoria numero 15 in stagione. Bradley Beal segna 21 punti, Wall 17. Marcin Gortat si rende protagonista di una solida prova da 18 punti e 12 rimbalzi ma soprattutto costringe il centro avversario, Al Jefferson, a soli 6 punti totali. A niente servono i 27 punti (season-high) di Gerald Henderson.
Golden State Warriors 101 – 80 Milwaukee Bucks
La decima W consecutiva per Golden State rappresenta la striscia di vittorie più lunga della franchigia della California dalla stagione 1975-76. Fresco di nomina a giocatore della settimana della Western Conference, David Lee domina la gara mettendo a referto 22 punti con 10-12 dal campo e 18 rimbalzi. Nella casella doppie-doppie in stagione segnate pure 21, e siamo solo al 7 di gennaio. Tutto facile per i Warriors che, come tutte le grandi squadre, rompono definitivamente l’equilibrio all’inizio del terzo periodo, quando fanno registare un parziale di 23-7 con cui seppelliscono i malcapitati Bucks.
Los Angeles Lakers 97 – 110 Dallas Mavericks
Dopo aver letteralmente litigato col canestro per tutta la partita (2-11 dal campo fin lì), Monta Ellis segna 5 canestri consecutivi con i quali da ai Mavs il +13 a 5:43 dal termine ed allontana lo spettro del maggior numero di sconfitte casalinghe in fila in 14 anni per Dallas (sarebbero state 5). I Lakers invece, la squadra più incerottata della lega, sono all’ottava ripassata (più o meno) nelle ultime 9 apparizioni. Nowitzki segna 27 punti, come ai vecchi tempi. Ma i dati più entusiasmanti per i texani arrivano sicuramente dalle statistiche d’attacco di squadra: 53% dal campo, con 32 canestri assistiti su 48 totali, 17 recuperi a fronte di 12 palle perse. Probabilmente l’apatia difensiva dei Lakers di Kendall Marshall (altra prova di tutto rispetto con 18 pts e 6 ast ma 6 TO) non è del tutto estranea alla fluidità di gioco ammirata nei padroni di casa.
Boston Celtics 98 – 129 Denver Nuggets
La terza vittoria consecutiva per i Nuggets dopo la striscia di 8 sconfitte in fila arriva in carrozza. Finalmente buona la prestazione di Randy Foye che segna ai Celtics 23 punti, crivellando il canestro avversario con 7 bombe, dopo aver sparato a salve per gran parte del suo inizio di stagione balbettante anzichenò. Sempre avanti nel punteggio, Denver raggiunge il massimo vantaggio (+32) nel terzo quarto, periodo in cui si verificano anche i due fatti di maggiore rilevanza della partita: l’espulsione di Sullinger, autore di 2 flagrant a distanza di 23 secondi l’uno dall’altro, e quella di B-Shaw, che prende due tecnici in rapida successione. Per il resto calma piatta, fatte salve le preoccupazioni in casa Nuggets per il lieve infortunio di Wilson Chandler.
grande amante del basket, del vino e della scrittura, segue l’NBA dal 1994, quando i suoi occhi furono accecati dal fulgido bagliore emanato dal talento irripetibile di Penny Hardaway. Nutre un’adorazione incondizionata per l’Avv. Federico Buffa e non perde occasione di leggere i pezzi mai banali di Zach Lowe.
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